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Autore: TheWhiteFool    22/05/2011    4 recensioni
Quando un affascinante sconosciuto si presenta alla porta di Glenn Brennan dicendole che è una strega, lei lo prende per matto. Peccato solo che sia tutto vero, e che la realista Glenn si ritrovi catapultata nel bel mezzo di una lotta millenaria fra i maghi del Sole e maghi della Luna... e non è detto che lei stia dalla parte dei buoni.
E, come se non bastasse, ci si mettono anche il misterioso Nathan e il dolce Anthon a confonderle le idee...
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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La punta del motoscafo si impenna sulla sabbia bianca della riva. Barcollo e rotolo giù di peso, finendo a faccia a terra, con grumi di sabbia che mi finiscono in gola.

Intanto, Nathan scende del motoscafo verde con aria beata, aggiustandosi le pieghe della giacca scura. Mi guarda alzando un sopracciglio:

-problemi?-

vorrei tanto, ma davvero tanto dirgli di andare a defecare, ma la sabbia che ho in gola e gli scossoni del motoscafo sulle onde mi hanno rigirato lo stomaco e me lo impediscono. Mi premo una mano sulla bocca, giusto per essere sicura di non vomitare.

Di colpo, sento il respiro caldo di Nathan accanto a me, e le sue mani che mi scostano i capelli dal viso, come a dire: “ecco, se vuoi rimettere, almeno così non ti sporcherai tutta.”

Scanso via la sua mano di colpo, lanciandogli un occhiataccia: purtroppo lo stimolo è appena finito, altrimenti avrei colto al volo l'occasione di vomitargli in faccia il pane tostato e il caffè che ho mangiato a colazione.

-chi diavolo ti ha insegnato a navigare così, un serial killer in stato di ebrezza? Mi hai scombussolato tutto lo stomaco!-

lui alza le spalle e si avvia verso un sentierino deserto che risale la spiaggia e dovrebbe portare fino alla nostra meta, Distan Spring. La città degli adepti del Sole.

-Hey, aspetta, moretto!- mi rialzo e gli corro dietro, nervosa. Sento come una strana elettricità nell'aria, qualcosa che mi dice che non dovrei essere qui.

Nathan si gira, le mani nelle tasche e gli occhi blu fissi nei miei -ce la fai a camminare?- chiede, cogliendomi totalmente di sorpresa. Sembra serio, quasi preoccupato per la mia salute. Ma l'impressione dura solo un attimo, e il suo sorissetto sarcastico torna ad impossessarsi del suo volto -se stai male, possiamo sembre chiamare un ambulanza. O nel tuo caso il manicomio, per fare prima.-

-Ah. Ah. Ah. Ma che divertente.- la mia voce è impregnata di sarcasmo come una polpetta nel sugo. -e per te quale istituzione si dovrebbe chiamare, il carcere? A proposito, di chi è quel motoscafo? Per favore, non dirmi che l'hai solo “preso in prestito”.- È una frase così da film.

Nathan mi guarda divertito -”prendere in prestito” è uno dei miei verbi preferiti, Glenn. Comunque, lo riporteremo al legittimo proprietario prima di questo pomeriggio... anche se vedo che la notizia di un furto magico non ti sconvolge particolarmente.- osserva con un espressione da schiaffi.

Per la prima volta, arrosisco, guardandolo con espressione leggermente colpevole -dovrei essere scandalizzata. Immagino.-

-precisamente. Ma fai parte del Circolo della Luna. Dopotutto, la nostra moralità è sempre stata... particolare.-

lo guardo a bocca aperta -che intendi dire? Che il Circolo della Luna è formato da terroristi e maniaci?-

Beh, conoscendo Nathan, non mi stupirebbe...

-no, sciocca, ma diciamo che il nostro modo di pensare è generalmente più... aperto di quello di quei bigotti del Circolo del Sole. È una cosa che abbiamo nel sangue. Non pensare che siamo criminali: la maggior parte di noi ha la fedina penale fresca e pulita come una rosa. Siamo solo... un tantino più egoisti, per così dire. Avari, un po' più inclini al corrompere e a soddisfare le... passioni momentanee.-

mi fissa, e c'è qualcosa nel suo sguardo che mi fa sentire a disagio.

Bastardo.

-allora...- sbuffo -non dovevamo andare a Distan Spring?-

-Infatti. È a meno di dieci minuti a piedi, ormai... il motoscafo lo lasciamo indietro, nessuno lo scoprirà in questa baia deserta. Seguimi.-

 

*

 

Per trovarsi semplicemtne oltre la riva dello stesso lago, Distan Spring sembrava mille miglia lontana da Roven Lake. Invece che di pietra corrosa da muschio e salsedine, i muri delle case sono dipinti in stucchi dai colori vivaci, gialli, azzurri o lilla chiaro; dalle finestre pendono fiori di gelsomini dal profumo esotico, scarlatti come fuoco, tanto diversi dalle fredde rose timide e dalle edere rampicanti della mia città. Seppur la cosa non abbia molto senso, anche il clima sembrava più indulgente, di mezzo o forse un grado intero. Sia Distan Spring che Roven Lake hanno, come cittadine di campagna, una loro particolare bellezza, ma la città del Sole sembra più... calda, esotica, estranea. E, in un certo senso, questo calore mi fa venire la pelle d'oca.

Nathan cammina di fronte a me. Lo seguo a metà fra il guardigno e il curioso, bevendo con lo sguardo ogni singolo angolo delle strade e dei visi dei bambini ridenti. Se avessimo incontrato gli adepti del Sole, Nathan aveva promesso di dirmelo.

“e comunque, dopo l'armistizio, non ci farebbero niente. Non sono tipi da infrangere le regole” mi aveva ribadito, appena prima di entrare in città.

-non sei mai stata a Distan Spring prima?- mi chiede, senza voltarsi nè smettere di camminare -hai vissuto a Roven Lake per tutta la tua vita. Non ti è mai venuta voglia di fare una gita fuori porta?-

mi strinsi nelle spalle -gli abitanti di Roven Lake non vedono molto bene quelli di Distan Spring. Solo ora me ne rendo conto, ma credo che anche le persone comuni non amino molto avventurarsi qui. Loro... io... sentiamo qualcosa, ecco. Come di non essere bene accetti. Sono venuta qui solo una volta, in gita scolastica alle elementari. È finito che io e la mia compagna di banco ci siamo azzuffate per una girella al cioccolato e siamo cadute nel lago. A casa, mio padre mi ha fatto una sfuriata, quindi no, dopo il brutto ricordo non sono tornata spesso a Distan Spring.-

Nathan non si ferma, ma mi lancia un' occhiata a metà fra il sorpreso e il divertito:

-ed eri solita fare a botte con le tue compagne di classe, da piccola?-

-per una girella al cioccolato? Ma certo che sì- risposi, ricambiando il sorriso.

Solo dopo qualche attimo mi rendo conto che quella era la prima volta che ci scambiavamo un paio di frasi senza ringhiarci adosso.

Camminiamo fino ad un piccolo ristorante all'aperto. Nathan mi indica una sedia nel tavolo più appartato, sotto un gazebo, e io gli lancio un occhiata guardigna:

-rinfrescami la memoria, come può aiutarmi un romantico pranzetto all'aperto nel mio addestramento?-

Lui ghigna -Amore, se ti aspettavi un pranzetto al lume di candela, mi dispiace darti buca. Tu ordini qualcosa da mangiare e aspetti qui. Io devo sbrigare delle comissioni. Non ci vorrà molto.-

lo guardo a bocca aperta -e pensi di mollarmi qui da sola? Di cavartela con un “non ci vorrà molto”?-

lui rimane un attimo in silenzio, fissandomi con una strana espressione. Indecifrabile.

-credimi, se potessi rimmarei qui con te. Ma devo avvisare gli anziani del Circolo della Luna di Seattle che il tuo ritrovo è andato a gonfie vele. In teorie non c'erano problemi, ma sai come sono i vecchietti...-

-si preoccupano sempre?- azzardai.

Lui accenna un sorriso -non quelli del Circolo della Luna. Semmai, ti abbaiano adosso finchè non gli riporti tutto a dovere. Farò in fretta, dolcezza. Giusto una telefonata veloce- dice con la sua voce roca.

Prima di andarsene, si china verso di me, il suo viso diretto verso la mia bocca... solo che io cambio posizione della testa, e le sue labbra sfiorano la mia guancia.

-mai approfittarsi di una donzella in difficoltà per poi andarsene a telefonare ai nonni- gli dico con voce cupa, incrociando le braccia.

Se Nathan Fitzgerald pensa di averla vinta facile con me, dopo soli due giorni che mi conosce, ha preso una cantonata.

Lui si ritira con occhi spalancati, confuso ed offeso. Probabilmente, non è abituato ad essere respinto.

Si allontana senza neache salutarmi.

Mi stiracchio sulla sedia, cercando di scacciare la sensazione di disagio. In questa città, mi sento come il topo nella tana del gatto, anche se gli abitanti che abbiamo incontrato, tutte persone comuni, non sembrano aver notato nè la mia natura nè quella di Nathan.

-Non si riconosce un adepto della magia al primo sguardo- mi aveva detto lui sulla barca -a prima vista, nulla ci distingue dai comuni mortali. Solo coloro che hanno un addestramento avanzato possono percepire l'aurea della magia.-

Sono l'unica cliente del locale. Le campane suonanti della chiesa mi ricordano che è appena mezzogiorno. Se tutto va bene, dovrei riuscire ad essere al lavoro in orario. Il mio turno alla libreria comincia alle tre del pomeriggio.

Arrotolandomi una ciocca biondo paglia intorno al dito, prendo il cellulare (un aggeggio nero vecchio come il cucco, ma d'altronde una diciannovenne precaria non può permettersi grandi cose), e mando un messaggio a Dotty:

 

“Ciao cara, ti va se ci bekkiamo stasera? Ho bisogno di parlare con qualkuno. A k ora finisci il turno?”

 

Neanche due secondi dopo, mi risponde. Dotty è una cellulare-dipendente.

 

“finisco alle otto!!!! stavo per kiedertelo io. XD Nn ho dimenticato il tuo mess di ieri sera, devi parlarmi di mister dark!!!! guarda k nn mi sfuggi bella! ;)

 

Sorrido, mettendo via il cellulare. Dotty ha sempre esagerato con i punti esclamativi. È come se un pò del suo buon umore venisse trasmesso dai suoi messaggi.

-Mi scusi, è pronta per ordinare?-

Alzo lo sguardo, e vedo un ragazzo, della mia età o forse poco più grande di me, in divisa da cameriere. È alto, slanciato e asciutto, e i capelli sono una matassa di riccioli biondi, simili a quelli degli angeli dei dipinti rinascimentali. Mi fissa con un occhi a metà fra il verde e il grigio, con un aria timida e servile.

-in realtà non ho ancora guardato il menù... Anthon- dico, dopo aver visto il suo nome sul cartellino attaccato alla camicia blu della divisa.

-Anthon!- un' acuta voce femminile proviene dalla finestra che dà alla cucina interna -io mi prendo una pausa! Pensa tu ai clienti, e vedi di non mandare a fuoco il locale mentre mi faccio un giro, buono a nulla di un ragazzo!-

La voce senza volto è seguita dal rumore di una porta sbattuta e dalla messa in moto di una macchina.

Anthon, vicino a me, ha un aria imbarazzata.

-chi era?- gli chiedo, alzando un sopracciglio.

Lui sorride timido -Trisha, il mio capo.-

-Ha proprio l'aria di essere una grandissima stronza.-

lui mi guarda interdetto, poi ride -beh, non posso certo essere io a dirlo, visto che sono un suo dipendente.-

-invece dovresti essere proprio tu a dirlo: è il dovere di ogni cameriere parlare alle spalle del proprio padrone- dico scherzosa.

-la mia amica Dotty ne sa qualcosa, credimi.-

lui mi guarda incuriosito -la tua amica è una cameriera?-

-la migliore. Potrebbe darti lezioni private su come insultare il tuo capo senza farsi beccare. Se vuoi te la presento, anche se forse è un po grande per te.-

-beh, è il sogno di ogni ragazzo uscire con donne più grandi.- scherza lui.

Ha un sorriso bellissimo, molto aperto e solare.

-guarda, in questo momento non ho niente da fare. Starei aspettando un uomo, ma più a lungo non lo vedo meglio è. Senti, ti va di portarmi un martini e un piatto di gnocchi al ragù, e magari farmi un pò di compagnia mentre mangio?-

Si guarda in giro -beh, perchè no... tanto di altri clienti non ne vedo. Arrivo subito!-

Sparisce dentro la cucina per ritornare poco più tardi, con un martini sul vassoio e un sorriso in viso, servizievole come un cameriere di super gala.

-Gli gnocchi sono in preparazione- dice, sedendosi nella sedia di fronte a me.

-Grazie- sorseggio un sorso di martini.

-a proposito, io sono Anthon. Anthon Loring.-

-E io sono Glenn Brennan. Piacere, Anthon.-

ci stringiamo la mano: le sue dita sono lunghe, affusolate, calde.

-Allora, Glenn- mi guarda divertito -spiegami perchè non sarei adatto per la tua amica Dotty.-

-Beh...- dico, lasciando scivolare un dito intorno al bicchieri di martini -intanto, lei ha trentatrè anni. E tu ne hai quanti, diciotto?-

-diciannove. Ammetto che sarebbe un pò complicato, ma come si dice, l'età non conta in amore!- scherza lui, con uno sguardo pomposo che mi ricorda tanto i principi dei film Disney.

-Se ti interessa tanto, potresti diventare il suo toy boy. Ha una fissa al riguardo.-

Anthon alza un sopracciglio -una fissa sui toy boy? Oh-oh. Allora qualche speranza c'è l'ho!-

Scoppio a ridere. Chissà cosa farebbe Dotty, se sapesse che ho parlato delle sue preferenze sessuali con uno sconosciuto cameriere biondo. Probabilmente, ci riderebbe sopra.

-e tu, di anni, quanti ne hai?- mi chiede, a metà fra il timido e l'incuriosito.

-centonove. Perchè, non si vede?- faccio scherzosa.

-Cavoli! Devo dire che li porti davvero male. Io te ne avrei dati almeno cinquecento.-

-Lo so, lo so. Ma sai, i lifting non fanno per me. Preferisco andare in giro con la faccia che ho-

la conversazione si sta facendo sempre più strana, eppure mi mi sento sempre meno a disagio. L'angioletto biondo e i suoi sorrisi sembrano avere una qualche sorta di potere calmante... un pò come il cioccolato.

E dopotutto, la faccenda dell'età non è poi così strana. Devo ricordarmi di chiedere a Nathan quanto a lungo può vivere una strega. Magari fra duemila anni sarò ancora in circolazione, chissà. Oddio, ma questo vorebbe dire che dovrei sorbirmi Nathan per altri duemila anni?! Piuttosto mi sparo prima!

Anthon va in cucina e ritorna con un piatto fumante di gnocchi, che posa di fronte a me -bon apetit!-

-tu non prendi niente?- gli chiedo, mentre torna a sprofondare nella sedia davanti a me.

Alza le spalle -sono gli svantaggi di fare il cameriere. Guardi gli altri mangiare e torni a casa la sera con un buco al posto dello stomaco. Ma non ti preoccupare, ci sono abituato. Solo, non fare mai la cameriera se per caso soffri di calo di zuccheri.-

-Glenn?-

una voce fredda, roca, alle mie spalle. Mi volto, e Nathan mi fissa, con gli occhi gelidi come non glieli avevo mai visti prima.

-Oh!- Anthon schizza in piedi, con espressione imbarazzata -S-salve, signore. Se desidera far compagnia alla signorina, le posso portare qualcosa da bere, oppure preferisce...-

-non serve- lo interrompe Nathan duro -c'è ne stavamo andando.-

lo guardo infastidita. Per una volta che mi stavo divertendo!

-col cavolo, che ce ne stiamo andando! Questi gnocchi sono una delizia e non mi alzerò da questa sedia finchè non avrò leccato il piatto da cima a fondo. Ma ti sembra il modo?-

si gira verso di me, freddo. Anche se non sapessi che è uno stregone, in questo momento mi farebbe paura.

-Glenn. Andiamo.-

uno sguardo che non ammette repliche. Potrei anche restare qui a litigare, ma non voglio dare ulteriore fastidio ad Anthon. Mi alzo, e faccio per prendere il portafoglio ma Nathan mi precede, lasciando una banconota da venti dollari sul tavolo

-Lascia stare- mi dice.

Oh beh, almeno ha la galanteria di pagarmi il pranzo.

Mi prende per la vita e fa per trascinarmi via. Sento come un guizzo dove le sue mani toccano la mia pelle, e con più fatica di quella che normalmente farei lo allontano, camminando ad una certa distanza da lui.

Mi volto solo una volta, e faccio appena in tempo a vedere gli occhi grigi di Anthon e il sorriso in segno di saluto.

Non diciamo niente fino al motoscafo.

-allora- fà Nathan alla fine -ora che hai conosciuto il luogo degli adepti del Sole, è tempo di andarcene. Gli anziani mi hanno dato il loro consenso: da domani inizierà il tuo addestramento.-

-perchè mi hai portata via così di botto?- gli chiedo fredda, guardandolo mentre si affaccienda a sciogliere la corda del motoscafo. Non ho intenzione di dargli una mano, perchè:

Punto primo, mi deve una spiegazione.

Punto secondo, il suo fondoschiena fa proprio una bella figura quando è chinato verso il motoscafo, e da qua posso osservarlo meglio.

-perchè, perchè....- sbuffa Nathan. Alla fine si rialza e mi guarda con i suoi occhi di ghiaccio.

-ti ho portata via, Glenn, perchè volevo che vedessi la città degli adepti del Sole, ma non mi aspettavo che fraternizzassi con uno di loro. Oh, di certo il biondino non ha compreso la tua vera natura, è troppo giovane per percepire la tua aurea. Ma l'esperienza mi ha reso capace di riconoscere l'odore di un fattucchiere del Sole a trenta chilometri di distanza. Sei sorpresa? Beh, chiudi la bocca e vieni a darmi una mano col motoscafo. Voglio tornare a Roven Lake prima di Natale, grazie.-

 

 

Salveeee! *_* ecco a voi il nuovo capitolo, e scusate l'attesa.

Ho finalmente introdotto Anthon, un personaggio per cui ho un debole, lo ammetto. È che non resisto al fascino dei biondi. Ma non vi prreoccupate, se siete fan di Nathan: non c'è concorrenza.

O almeno non ancora...

Sappiate che dal prossimo capitolo si inizia a far sul serio, sia con l'addestramento magico sia con il rapporto di odio/attrazzione fra Nathan e Glenn.

Vi avviso, potrebbero esserci degli Orrori di ortografia nel testo, perhè l'ho riletto molto velocemente. Fatemi sapere cosa ne pensate, e non addolcite la pillola: andateci giù di brutto con le critiche! xD

Come sempre, grazie alle mie adorabili recensitrici! ** (ma esiste questa parola? Recensitrici? Boh xD ) Dark Eyes e Miss_Slytherin! <3 <3 <3

PS: l'attore che ho trovato per Anthon (adoro cercare immagini per i miei personaggi), si chiama anche lui Anthon. XD

Bene, basta con gli sproloqui. A presto!

TheWhiteFool

   
 
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