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Autore: lady black    22/05/2011    0 recensioni
Accanto ai tuoi sogni, la mia schiena dolorante poggia sulla tua innocenza, il tuo basso elettrico sfrega le corde ruvide sul mio viso.
Il profumo delle tue dita permea la fibra dura, metallica.
Non serve un plettro per suonare.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Corde ruvide sul mio viso

Lady . Black


Ti percepisco.

Avverto la tua presenza in ogni cosa. Tutto sei tu. Quello che vedo, quello che sento, un battito di ciglia, le mie lunghe ciglia scure che ti facevano il solletico.

Sei presente al mio risveglio.

Appena prima di scivolare nel sonno, se tutto è completamente muto e morto, riesco ancora a sentire la tua voce, un flebile sussurro vicino al mio orecchio: buonanotte.

 

Dove te ne stai? Dove consumi le tue maledette giornate grigie? Chi ti consola di questa vita?

Non ne hai bisogno. Sei nella luce ora.

Io, tenebra, come potrei mai affiancarti? Per quale strano scherzo sarebbe mai possibile per me starti accanto?

Bagliore tenero nella prima luce del giorno, ti guardo mentre il sole sorge alle tue spalle, e nulla potrebbe mai pareggiare la magnificenza della tua insignificante figura.

La presenza fondamentale nella mia vita.

Vita che galleggia in un cumulo di nebbia e sassi, ora che tu non sei.

Esisti per qualcun altro, ma per me, per me, per me... per me non più.

Sono nello scatolone dei tuoi ricordi di ragazzo, lasciato sul marciapiede in attesa dei netturbini.

Accanto ai tuoi sogni, la mia schiena dolorante poggia sulla tua innocenza, il tuo basso elettrico sfrega le corde ruvide sul mio viso.

Il profumo delle tue dita permea la fibra dura, metallica.

Non serve un plettro per suonare.

Tutto a contatto diretto. Fisico.

La tua fisicità così poco ostentata.

Faticavo a credere che ne avessi una.

Come gli angeli, puri e venerabili, così perfetti che nell’imperfezione ostentano l’abominio.

Come si può amare nella paura? È amore ciò che suscita una sconfinata ammirazione?

È amore ciò che non è vissuto?

Se lo è, deve per forza essere quanto di più autentico esiste al mondo.

Soffrire, respirare un’aria che dà la vita, quando l’unica cosa che volevo era potermi stendere al tuo fianco, e morire in pace, con la tua benedizione.

E spero che tu possa sentirmi. Spero che un giorno, senza amore, tu possa dire che qualcuno ti ha amato.

E che tu hai amato me.

Un amore folle, sbagliato, calcolato e perciò insano, marcio, ammuffito. Un amore sanguinante di possibilità abbandonate, perdute. Un amore incostante, sconfinato ma relegato, rinchiuso tra sbarre di ferro, ruvido metallo freddo. Il metallo che ci sentivamo addosso, che sentivamo nostro, che ci accomunava.

La stessa musica, gli stessi pensieri struggenti. Distrutti dalla nostra stessa attitudine. Alla ricerca dell’amore devastante. Io l’ho trovato.

 


  
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