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Autore: Eredel    22/05/2011    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sia successo alle Gocce Astrali? Dove siano finite, con quale aspetto, se si incontreranno ancora? Perché l'Oracolo ha fatto loro quei "segni" sulla spalla sinistra? E cosa dovranno fare, quando quel segno si sarà illuminato?
Questa fanfic vuole essere una tra le tante possibili risposte.
E' tempo che le Gocce Astrali scrivano la loro storia e vivano finalmente la loro vita!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, The Oracle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Talia aprì la porta dell’aula e tirò un sospiro di sollievo: la prof non era ancora arrivata. In fondo era risaputo che la Dartle era ritardataria di natura.
Fece un cenno a Ione ed oltrepassò di poco la soglia, cercando un posto libero. In realtà gli altri studenti erano tutti in piedi, in gruppetti, a ridere e a sperare insieme di allungare la pausa pranzo di almeno un’altra mezzora. Nella folla, le parve di scorgere la ragazza asiatica che aveva rincorso Shara al bar. Talia non poté fare a meno di chiedersi se Shara fosse riuscita a defilarsi.
Osservando meglio la ragazza, Talia ebbe un tuffo al cuore.
 Ecco un’altra tipa strana.
Aveva appena formulato il pensiero che quella si girò e la guardò fisso negli occhi. Sussultarono entrambe in un riflesso incondizionato, poi l’orientale aprì la bocca in un largo sorriso e fece per avvicinarsi. Talia capì perché Shara si era data tanta pena per scappare: la sicurezza che mostrava quella ragazza, paragonata alla sua incertezza momentanea, la sconcertava.
In questa scuola sta davvero succedendo qualcosa di strano, rifletté. Com’è che le sembrava di aver già visto sia Shara che questa tizia? E perché quest’ultima era così determinata a parlare con entrambe?
Si accorse di essere praticamente ancora sulla porta quando una voce alle sue spalle, dal vago accento francese, la fece voltare.
-Vorrei entrare, se non ti dispiace.-
La ragazza che aveva parlato era alta, slanciata, dai capelli castani portati a caschetto molto curati; gli occhi azzurro ghiaccio facevano un bel contrasto ma c’era armonia sul suo viso ovale, tutto sembrava della giusta proporzione e simmetria. La sua pelle non aveva nulla da invidiare a quella delle bambole di porcellana: era del tutto senza imperfezioni, e Talia provò un pizzico di vergogna per le lentiggini che a lei inondavano le guance. Non di meno, quella ragazza…era proprio come Shara e quella orientale un po’ stramba che sembrava essere l’unica a capire cosa stesse succedendo.
 Shara arrivò in quel momento. Quello che scorse sull’entrata della classe bastò a farle accelerare il battito cardiaco: Ione e la sua amica, davanti a loro la cinese che si avvicinava, alle loro spalle l’ennesima persona che sentiva di aver già conosciuto, in qualche modo.
Era arrivata a quota quattro. Era decisamente troppo.
Con un gemito, si accasciò a terra.

***

Quello che accadde dopo fu un po’ confuso. La Dartle arrivò proprio nel momento in cui Shara perdeva conoscenza e cacciò un urlo tale da far precipitare in corridoio tutto il resto della classe. Per un momento i presenti dovettero chiedersi di chi prendersi cura per prima, poi la professoressa di Inglese riuscì in qualche modo a ricomporsi.
-Che è successo, signorina Millet?- domandò con voce ancora tremante.
-Non saprei, professoressa.-
 -Sarà stato un calo di pressione, o forse l’emozione. È il suo primo giorno al Voltaire.- intervenne Ione. Si sentiva in qualche modo responsabile per quella ragazza stesa a terra.
-Oh.- fece la Dartle –Oh, capisco…-
Talia accorse con una bustina di zucchero, una di quelle di riserva che teneva nella tasca dello zainetto, e una bottiglietta d’acqua. Ione l’aiutò a farne mandare giù un po’ a Shara, intanto che la Dartle si rendeva finalmente utile sospingendo gli altri studenti in classe.
-Via, via, lasciatele spazio per respirare…Serve qualcuno che l’accompagni in infermeria…-
-Io! Posso andare io?-
Talia alzò un attimo gli occhi, per vedere la ragazza orientale che si sbracciava. La Dartle la guardò dubbiosa.
-Ma tu…sei l’altra ragazza nuova, vero? Li Wei An, se non sbaglio.- aggiunse controllando il registro.
-Non credo che tu sappia dov’è l’infermeria. Mi sento più sicura a mandare un altro tuo compagno.-
La Dartle aveva tanti difetti, rifletté Talia, ma certo aveva una gran memoria per i nomi e le facce. Qualità che al momento presente la ragazza le invidiava da morire, mentre si chiedeva come faceva l’espressione sconsolata di quella Wei An a sembrarle così familiare.
-Signorina Millet, ci pensi tu? Appena si alza, accompagnala tu.- 
Detto ciò spinse i suoi alunni dentro l’aula, più decisa stavolta, come se dando quell’ordine pacato avesse ristabilito la propria dignità d’insegnante. Talia e Ione non poterono che seguirla, ma prima Talia si premurò di lasciare alla ragazza che sembrava una modella la bottiglietta e lo zucchero rimasto; dopodiché la porta si chiuse, lasciando Naide e Shara da sole in corridoio.

*** 

Shara aprì gli occhi. Si sentiva proprio stanca, e aveva male alla testa. Si accorse di essere sdraiata; quando provò a mettersi a sedere una mano gentile ma ferma glielo impedì.
-Resta giù. Adesso è meglio che ti riposi un po’.-
Shara spostò lo sguardo dal soffitto alla ragazza che si sporgeva su di lei. Un viso ovale e delicato, incorniciato da un caschetto castano. Shara credeva che gli occhi di ghiaccio fossero costantemente freddissimi e severi, ma forse gli occhi azzurri di quella ragazza facevano eccezione: non aveva mai visto quella strana luce in un paio d’occhi così chiari.
O forse sì?
La sensazione e il ricordo del motivo per cui era svenuta la investirono di nuovo e Shara fu sul punto di svenire un’altra volta.
-Ehi, ehi! Non fare scherzi, prendi un po’ questo!-
La ragazza si costrinse a ingoiare lo zucchero che l’altra le porgeva insieme a un bicchier d’acqua. Dopo che l’ebbe svuotato, Shara scorse da dietro le tende non tirate che circondavano il letto la sua soccorritrice alzarsi e riempirlo da un rubinetto dall’altra parte della stanza bianca.
-Dove siamo?- riuscì a dire con voce roca.
-In infermeria. Credevi che ti avessi rapita?-
 Shara la guardò incuriosita, cercando di scacciare il terrore che la prendeva ogni volta insieme a quella strana sensazione. Si era accorta in quel momento che la ragazza aveva una piacevole "r" moscia.
-Sei svenuta davanti alla classe di inglese, ricordi? Ti ho dovuta più o meno trascinare per il corridoio. Meno male che la bidella e il custode mi hanno aiutata, perché per arrivare fin qui avrei dovuto prendere le scale.-
Shara arrossì. Sapeva di non essere esattamente leggera.
-Ah…g-già, è vero…scusami..-
Quel giorno non ne imbroccava una giusta. Tuttavia lo sguardo di quella ragazza era sì un po’ seccato, ma rivelava anche sincera preoccupazione.
 -Comunque, io sono Naide.- disse tendendole la mano. Shara la strinse, accennando un sorriso incerto.
-Shara.-
Naide sentì un brivido correrle lungo la schiena, quando le loro mani si toccarono. Ad un tratto quel giorno le sembrò meraviglioso: era l’inizio di ben due amicizie? Per lei, che non ne aveva mai avute?
O forse sì?, si chiese. Era una strana sensazione, che provava sia nei riguardi di Wei An, che di Shara, che di quelle due ragazze davanti alla porta dell’aula di Inglese, con cui comunque non aveva mai parlato prima di quel pomeriggio! Aveva come l’impressione di averle già conosciute, in un’altra vita forse…Oltretutto, parlare con queste tizie si rivelava semplicissimo, naturale. Riusciva a esprimersi in maniera spontanea, senza dover né fingere di essere più forte né ignorare le emozioni le trasmettevano. C’era un sentimento nuovo che stava nascendo dentro di lei, e scioglieva quel ghiaccio che aveva sempre ricoperto il suo sguardo.
 -Naide, sei qui?-
Lupus in Fabula!, pensò, scorgendo la sua nuova amica orientale fare capolino dalla porta dell’infermeria.
-Ehi.- salutò –Ma la Dartle non ti aveva detto di rimanere in classe?-
-Sì ma sono passati venti minuti da quando me l’ha detto…e poi ho usato la scusa del bagno! Si fa così, no?- aggiunse l’altra orgogliosa, come se aspettasse dei complimenti per essersi ricordata di usare una trovata tanto comune. Naide trattenne a stento una risata.
-Come stai?- si rivolse poi Wei An alla ragazza stesa sul lettino. Naide si accorse in quel momento che era impallidita all’improvviso.
-Oh! Ti stai per sentire male di nuovo?- intervenne preoccupata.
La risposta non fu quella che si aspettava.
-Voi…voi vi conoscete?-
Non da molto…pensò mentre scambiava un’occhiata con Wei An.
-Sì.-
 Naide si sorprese di se stessa. Nonostante il pensiero, le parole che le erano uscite inavvertitamente dalla bocca le sentiva vere.
Wei An si avvicinò a Shara con un sorriso contrito.
-Ciao. Scusami se ti ho rincorso tutto il pomeriggio, è solo che…ho saputo che eri nuova anche tu e volevo fare la tua conoscenza. Mi chiamo Wei An, piacere.-
Di fronte alla parole così ad un tratto pompose dell’orientale Naide alzò un sopracciglio, ma quando fece anche l’inchino non riuscì a non scoppiare a ridere.
Dapprima Wei An la guardò sorpresa, poi la sua espressione si ammorbidì nel solito sorriso spensierato. La risata ebbe un miracoloso effetto domino, perché neanche Shara alla fine riuscì a trattenersi e sciolse la tensione nel riso.
Delle voci giunsero da dietro la porta.
 -Sei sicura di quello che fai? Se ci becca la bidellarpia siamo nei guai!-
-Insomma, voglio solo vedere come sta! E la lezione di oggi è decisamente inutile, è iniziata troppo tardi, in mezzora non riuscirà a spiegare niente.-
Le proprietarie delle voci sbucarono furtive dal corridoio ed entrarono in infermeria appiattendosi al muro. Mentre si scrutavano attorno come in una parodia di un film di agenti segreti, Naide riconobbe in loro le due ragazze che aveva incrociato davanti all’aula e il suo cuore fece un balzo involontario. Per la prima volta da quando era iniziata quella giornata provò una sorta di timore.
Ma cosa sta succedendo?
Non appena scorsero il gruppetto, i loro occhi ebbero un guizzo, come se le avessero riconosciute, e si fecero avanti. Naide notò che Shara era impallidita di nuovo.
 -Phew!- esordì la rossa appoggiandosi al lettino –È stata dura convincere la Dartle a farci andare a cercare Wei An in due!-
-Oh?- L’interessata intervenne, con una voce e un’espressione delusa. Non si diede neanche pena di chiedere come conoscesse il suo nome, e Naide la invidiò per questa naturalezza.
-Come ha capito che non ero in bagno?-
-Sei stata fuori più di un quarto d’ora!- ribatté Ione squadrandola divertita.
Naide batté le palpebre sorpresa. La sua sorpresa aumentò quando si scoprì a intervenire nel dialogo.
-Eppure è stata qui non più di cinque minuti.-
-Ehm!- Wei An arrossì: -Mi sono persa.-
 Per la terza volta in un’ora Naide dovette soffocare le risa, mentre la tizia dai capelli rossi non si poneva affatto questo problema. Naide osservò il suo profilo, affilato nonostante il viso minuto, mentre rideva e provò un’assurda scintilla di nostalgia. La rossa notò il suo sguardo e si voltò verso di lei. I suoi occhi bruni ebbero un altro guizzo e le sopracciglia lunghe e sottili si corrugarono.
-Ah…- esordì –Tu sei Millet…Naide Millet, vero? La figlia del proprietario.-
Naide si irrigidì immediatamente. Lo sapeva, le voci delle malelingue avrebbero rovinato tutto anche questa volta.
 -Sì.- rispose con un tono gelido, sulla difensiva –E allora?-
L’altra scosse le spalle, un po’ a disagio, dedusse, dato che si passava una mano tra i capelli corti e scompigliati, ma non smise di fissarla interessata.
-No, niente. È da quando sono arrivata l’anno scorso che sento parlare di te ma non ti ho mai vista..-
La bruna sentiva il cuore in gola. Ecco che arriva…
-…Insomma…È un po’ come una leggenda, no? Cioè. Ne senti tanto parlare però non lo hai mai visto.
Come Babbo Natale, no?-
Scese un improvviso silenzio. La maschera gelida e impassibile che Naide si era ricostruita in un attimo crollò miseramente e lasciò il posto a un’espressione completamente sconcertata.
-Come…?-
Prima che potesse fermarsi scoppiò a ridere, ma forte. Non aveva mai riso tanto in vita sua, forse perché a nessuno le era mai venuto in mente di paragonarla a Babbo Natale. Rise tanto che le vennero le lacrime agli occhi. Si sentiva leggerissima, come se qualcuno le avesse tolto un peso dal cuore. L’espressione sorpresa che aveva l’altra non l’aiutò certo a smettere.
 La ragazza che non aveva ancora parlato rise anche lei scuotendo la testa, poi si avvicinò alla testata del letto e porse la mano a Shara.
-Noi non ci siamo ancora presentate…Piacere, io sono Talia.-
Shara la osservò attentamente prima di stringerle la mano e presentarsi a sua volta. Tra tutte quelle tipe strambe, questa forse era quella che le dava la sensazione più forte, o forse era solo l’effetto di vederle lì tutte insieme, quattro sconosciute che si preoccupavano per lei.
Talia aveva il viso ovale, spruzzato da graziose lentiggini, un naso dritto e sopracciglia arcuate semi nascoste dalla frangia biondo paglia. Portava i capelli lunghi raccolti in una spessa treccia, un po’ spettinata, che le ricadeva sulla schiena. La cosa più meravigliosa erano però gli occhi blu, blu come il cielo notturno.
 Faceva un bel contrasto con la sua amica Ione, un tipino dall’aria decisamente ribelle!
-Ehi! E a me non ti presenti?- intervenne Wei An, che aveva riacquistato il suo larghissimo sorriso eccitato. Ma questa volta c’era qualcosa di diverso, perché lo sguardo dell’orientale brillava di una luce strana, quasi…commozione. Forse, rifletté Shara, lei non era l’unica ad avvertire quella strana sensazione.
-Insomma! Cos’è questa confusione in infermeria?! Tornate subito alle vostre classi!-
Le ragazze sobbalzarono tutte insieme quando una bidella bionda, bassotta e con gli occhi che mandavano fuoco e fiamme apparve alle loro spalle sbraitando. Wei An la riconobbe subito come la bidella che l’aveva accompagnata alla lezione della prima ora, mentre Talia e Ione la identificarono subito con il nome in codice di bidellarpia. Furono salvate solo dal suono della campanella. 

***

Da quel primo, stranissimo giorno di scuola, le cinque ragazze formarono un gruppo sempre più compatto. Sembrava che nei loro incontri ci fosse qualcosa di inevitabile, come se fossero decisi dal Fato. Solo Wei An avvertiva quella sensazione come naturale, anzi, forse sapeva anche da cos’era causata, ma nessuna delle altre ebbe mai il coraggio di iniziare l’argomento e l’orientale si guardava bene dallo spiegarlo di sua iniziativa. I suoi occhi dicevano che nascondeva qualcosa, ma le altre erano troppo impegnate a spiegarle come funzionava la vita in America per poter indagare. In effetti, Wei An a volte sembrava arrivare da un altro pianeta, piuttosto che dalla Cina.
 Senza che ci fu bisogno di tanto, tra le ragazze si era creato un legame solido, che né Talia né Ione, che, essendo le uniche della loro età all’orfanotrofio, avevano fatto affidamento sempre e solo l’una sull’altra, né Shara, che ora si svegliava ogni giorno eccitata all’idea di frequentare quella scuola che all’inizio le piaceva così poco, né Naide, che finalmente si scioglieva dalla sua solitudine e sentiva ogni giorno di più di avere finalmente un posto suo, né Wei An, avevano mai avuto.
Erano diventate un normale gruppo di amiche di 14 anni. Normale, almeno, fino a quella notte di circa un mese dopo.



 

Ehilà!!! Eccomi tornata! Scusate un po’ per il ritardo (periodo esami sigh sigh sigh) e per lo stringatissimo riassunto dell’ultimo paragrafo, ma mi rendo conto di non avere il dono della sintesi (se per un giorno solo ho impiegato due capitoli interi…) e voglio entrare subito nel vivo dell’azione! Come vi sono sembrate le Twins finora? ^^ Avete capito qualcosa di più su di loro? Ahaha devo ammettere che un po’ di cose le "scopro" anch’io poco a poco ^^ questi personaggi si stanno muovendo un po’ per gli affari loro nella mia fantasia, scrivere di loro è un po’ come vederle crescere… *^* (ma sono normale?! XD) Aaaah non vedo l’ora di svelare l’arcano mistero di "quella sensazione"!!! Il prossimo capitolo mi divertirò tantissimo e spero anche voi! A settimana prossima (spero!)!!! 

 

 



 

Da quel primo, stranissimo giorno di scuola, le cinque ragazze formarono un gruppo sempre più compatto. Sembrava che nei loro incontri ci fosse qualcosa di inevitabile, come se fossero decisi dal Fato. Solo Wei An avvertiva quella sensazione come naturale, anzi, forse sapeva anche da cos’era causata, ma nessuna delle altre ebbe mai il coraggio di iniziare l’argomento e l’orientale si guardava bene dallo spiegarlo di sua iniziativa. I suoi occhi dicevano che nascondeva qualcosa, ma le altre erano troppo impegnate a spiegarle come funzionava la vita in America per poter indagare. In effetti, Wei An a volte sembrava arrivare da un altro pianeta, piuttosto che dalla Cina. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

O forse sì?

La sensazione e il ricordo del motivo per cui era svenuta la investirono di nuovo e Shara fu sul punto di svenire un’altra volta.

-Ehi, ehi! Non fare scherzi, prendi un po’ questo!-

La ragazza si costrinse a ingoiare lo zucchero che l’altra le porgeva insieme a un bicchier d’acqua. Dopo che l’ebbe svuotato, Shara scorse da dietro le tende non tirate che circondavano il letto la sua soccorritrice alzarsi e riempirlo da un rubinetto dall’altra parte della stanza bianca.

-Dove siamo?- riuscì a dire con voce roca.

-In infermeria. Credevi che ti avessi rapita?- 

 


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Talia alzò un attimo gli occhi, per vedere la ragazza orientale che si sbracciava. La Dartle la guardò dubbiosa.

-Ma tu…sei l’altra ragazza nuova, vero? Li Wei An, se non sbaglio.- aggiunse controllando il registro.

-Non credo che tu sappia dov’è l’infermeria. Mi sento più sicura a mandare un altro tuo compagno.-

La Dartle aveva tanti difetti, rifletté Talia, ma certo aveva una gran memoria per i nomi e le facce. Qualità che al momento presente la ragazza le invidiava da morire, mentre si chiedeva come faceva l’espressione sconsolata di quella Wei An a sembrarle così familiare.

-Signorina Millet, ci pensi tu? Appena si alza, accompagnala tu.- 

 

 



 

Quello che accadde dopo fu un po’ confuso. La Dartle arrivò proprio nel momento in cui Shara perdeva conoscenza e cacciò un urlo tale da far precipitare in corridoio tutto il resto della classe. Per un momento i presenti dovettero chiedersi di chi prendersi cura per prima, poi la professoressa di Inglese riuscì in qualche modo a ricomporsi.

-Che è successo, signorina Millet?- domandò con voce ancora tremante.

-Non saprei, professoressa.- 

 


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La ragazza che aveva parlato era alta, slanciata, dai capelli castani portati a caschetto molto curati; gli occhi azzurro ghiaccio facevano un bel contrasto ma c’era armonia sul suo viso ovale, tutto sembrava della giusta proporzione e simmetria. La sua pelle non aveva nulla da invidiare a quella delle bambole di porcellana: era del tutto senza imperfezioni, e Talia provò un pizzico di vergogna per le lentiggini che a lei inondavano le guance. Non di meno, quella ragazza…era proprio come Shara e quella orientale un po’ stramba che sembrava essere l’unica a capire cosa stesse succedendo.

Shara arrivò in quel momento. Quello che scorse sull’entrata della classe bastò a farle accelerare il battito cardiaco: Ione e la sua amica, davanti a loro la cinese che si avvicinava, alle loro spalle l’ennesima persona che sentiva di aver già conosciuto, in qualche modo.

Era arrivata a quota quattro. Era decisamente troppo.

Con un gemito, si accasciò a terra. 

 

 

Da quel primo, stranissimo giorno di scuola, le cinque ragazze formarono un gruppo sempre più compatto. Sembrava che nei loro incontri ci fosse qualcosa di inevitabile, come se fossero decisi dal Fato. Solo Wei An avvertiva quella sensazione come naturale, anzi, forse sapeva anche da cos’era causata, ma nessuna delle altre ebbe mai il coraggio di iniziare l’argomento e l’orientale si guardava bene dallo spiegarlo di sua iniziativa. I suoi occhi dicevano che nascondeva qualcosa, ma le altre erano troppo impegnate a spiegarle come funzionava la vita in America per poter indagare. In effetti, Wei An a volte sembrava arrivare da un altro pianeta, piuttosto che dalla Cina. 

  
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