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Autore: Umbreon    23/05/2011    0 recensioni
Il mio nome è Violetta.
Secondo le poche amiche che mi ritrovavo, il mio nome corrispondeva al mio essere: un fiore che doveva ancora sbocciare, doveva dimostrare agli altri che non è un fiore di contorno e che è capace di cambiare le cose, di rendere un insulso mazzolino di fiori in un bellissimo ricordo, un gradito regalo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando non ero ancora un fiore. 


Capitolo 1 – Credo di essere sull’Olimpo

 
*beeeeep….beeeeeeeep*
La sveglia aveva un suono talmente fastidioso che, a malincuore, dovetti alzarmi e spegnerla con un’energica manata (il tutto accompagnato da sonori sbuffi).
Dopo aver fatto colazione, come al solito in perfetta solitudine (i miei erano sempre fuori per motivi lavorativi), mi buttai sotto la doccia gustandomi il calore scaturito dal potente getto d’acqua.
Il nuovo bagnoschiuma ai fiori di ciliegio era così buono che avrei voluto passare tutta la mattinata ad annusarlo e a spalmarmelo sul corpo come Nutella sul Pan Carrè; purtroppo il primo giorno di liceo mi aspettava.
Ero speranzosa nei confronti dei miei nuovi compagni di classe: magari erano intelligenti, forse avrebbero almeno tentato di rivolgere qualche parola a me nonostante la mia aria da secchiona e il mio volto ricoperto da impurità e punti neri.
Ah, le mie speranze vane: appena entrata in classe era sceso un improvviso silenzio, accompagnato subito dopo da commentini sarcastici e stupide risatine sottovoce.
Mi trovavo in mezzo a quel branco di idioti da 5 minuti abbondanti, da sola, senza sapere cosa fare, quando qualcuno mi afferrò energicamente il braccio: mi voltai di scatto per poi soffermare il mio sguardo sulla donna più bella che avessi mai visto, praticamente una Venere dei poveri. Aveva capelli castano-biondi che colpiti da un raggio di sole si stemperavano in un arcobaleno di tonalità; occhi azzurro ghiaccio; pelle candida e assolutamente priva di imperfezioni, spruzzata di efelidi che le davano un’aria molto dolce.
- Non mi va che qualcuno si senta escluso; piacere, Sara! – disse allungando la mano verso di me e sorridendo, rivelando così una dentatura pressochè perfetta.
- P…piacerem Violetta – replicai io ricambiando debolmente la stretta.
Lei fece per dire qualcosa, quando la porta si spalancò lasciando entrare un’altra creatura di straordinaria bellezza (tutte a me!): un ragazzo alto, magro ma non per questo poco atletico (sebbene non fosse un palestrato), con capelli corvini lunghi ma non troppo e scompigliati per una presunta folata di vento, occhi verde smeraldo e pelle abbronzata.
Notai che Sara mi stava stritolando la mano che prima aveva stretto, guardando con occhi a cuoricino quella sottospecie di dio greco.
Osservandolo di sottecchi un dubbio terribile si insinuò nella mia mente: lo conoscevo già? Aveva un aspetto familiare…dove potevo averlo incontrato?
I miei viaggi mentali furono interrotti proprio dalla voce calda e sensuale dell’adone:
- Ehi, ma tu sei Violetta? –

 

Fine Capitolo 1

  
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