Nome autore: _zafry_ (sul forum
Zafry)
Titolo: Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi
di vivere
Genere: One Shot
Avvertimenti: Missing Moment
Personaggi: Bill Weasley,
Fleur Delacour
Pairing (se
presente): Bill/Fleur
Rating: Verde
Citazione scelta: Non serve a niente rifugiarsi nei
sogni e dimenticarsi di vivere.
Nda: Dato che si poteva scegliere ho
deciso di non inserire la citazione come frase vera e propria, ma di lasciarla
come filo conduttore della Fic. La scena si svolge in un momento non ben
preciso del settimo libro, diciamo che è sicuramente dopo il matrimonio ma
prima dell’arrivo di Harry e company a Villa Conchiglia. Non so da dove sia
giunta l’ispirazione, ma è arrivata quindi mi limito a proporla. L’idea di un
possibile momento di debolezza di un personaggio mi aveva sempre affascinato,
quindi ho provato a descriverlo sfruttando la bella immagine che la Rowling ci
dà di Villa Conchiglia per i miei loschi scopi ;D
Non serve a niente
rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere
Il vento freddo gli frustò il volto, mentre immobile
si abbandonava alla forza di quell’elemento che sfigurava l’ambiente intorno a
sé.
Gli alberi si chinavano, oppressi da quella potenza
aggressiva, e attendevano inermi che passasse. Il mare in burrasca sbatteva
furioso le sue onde contro gli scogli e gli schizzi più audaci arrivavano a
superare in altezza la collinetta su cui si trovava, bagnandogli un poco le
scarpe. Le nuvole, invece, si rincorrevano spensierate come bambini in un
immenso parco, senza badare troppo a ciò che accadeva sotto di loro.
Sembrava quasi di essere in un sogno. Un sogno
terribile e angosciante, ma pur sempre un sogno.
Mancava quell’elemento inconfondibile che distingueva
la realtà dalla fantasia e quell’assenza stava rendendo il discernere l’uno
dall’altro più difficile.
Bill si sporse un po’ di più verso il bordo della
collinetta, incurante del vento, che pareva volerlo spingere giù, e degli
schizzi delle acque impetuose, che arrivarono a bagnargli i capelli. Li portava
ancora lunghi, nonostante il disappunto di sua madre, e in quel momento li
stava tenendo sciolti, liberi di svolazzargli attorno al volto finendogli un
po’ in bocca, un po’ negli occhi.
Dopo quasi due ore che si trovava lì, i cinque sensi
erano completamente assuefatti dagli impulsi che gli arrivavano dall’ambiente
circostante e sembravano non voler più rispondere alla realtà. Davanti a lui
danzava lento un mondo affascinante e assordante, lo toccava frenetico, gli
faceva sentire l’odore di salsedine, che si era impregnato sulla sua pelle e
sui suoi vestiti, e assaporare quello della libertà. Lo attirava a sé come i
ragni attraggono le prede cadute nella loro fitta ragnatela.
Gli sarebbe piaciuto poter fuggire da lì. Poter andare
via dalla guerra, dai problemi che lo sommergevano in quel periodo nero, da
quelli che gli aveva causato la ferita ormai cicatrizzata che gli deturpava il
volto, da tutto quanto. Poter sentirsi libero di girare per una città qualsiasi
senza doversi guardare in continuazione le spalle, senza sentire lo stomaco
attorcigliarsi ogni volta che il giornale riportava di nuove morti e sparizioni
per poi scoprire che –Merlino, grazie!- non erano suoi conoscenti.
Sarebbe stato bello, sarebbe stato un vero sogno.
A volte, quando la nebbia circondava Villa Conchiglia,
Bill si alzava e usciva in giardino. Lì, solo in mezzo al nulla, poteva
finalmente sognare ciò che la realtà non poteva offrirgli: la normalità.
La guerra aveva preso tutto senza risparmiare nulla,
così come il vento lo stava spingendo sempre più avanti.
Passo dopo passo.
Sogno dopo sogno.
Il mare era sempre più vicino. Il vento ululava la sua
vittoria sulla sua anima, che persa lo stava seguendo verso il sogno senza
fine.
Sarebbe stato bello poter fantasticare per sempre,
senza interruzioni dalla cruda realtà.
Come un flash, il volto di sua moglie gli danzò
davanti agli occhi. Sentì la sua voce preoccupata richiamarlo dalla casa, alle
sue spalle.
La realtà stava cercando di strapparlo al sogno, ma
lui lo voleva veramente?
Voleva tornare in un mondo di dolore, o voleva
rimanere in mezzo a quel paesaggio quasi fiabesco per l’eternità?
O forse la domanda da porsi era un’altra. Voleva
fuggire dai problemi, dai suoi parenti, dai suoi amici, da lei, oppure
voleva combattere e tornare a vivere?
Una mano delicata afferrò il suo maglione e lo tirò
indietro. La realtà lo risvegliò bruscamente e gli tirò uno schiaffo.
-Sei per caso impassitò?? Ti rondi conto di quanto eri
viscino a… alla fine della collina?? Mon Dieu, potevi cadere!!-
Come risvegliatosi, Bill abbracciò la sua donna
sovrastandola con il suo corpo, desiderando di poterle risparmiare l’attrazione
quasi irresistibile che il vento stava esercitando su di loro, mentre
cercava inutilmente di spingerli giù.
L’atmosfera irreale si sciolse tra i balbettii
angosciati e nervosi di Fleur e Bill si rese finalmente conto di quanto si
fosse comportato da stupido.
Avrebbe davvero lasciato sua moglie da sola? Sarebbe
davvero stato capace di una cosa così terribile?
Mentre la riaccompagnava a casa, giurò a se stesso che
non avrebbe più avuto un momento di debolezza del genere. Sarebbe stato forte.
Per Fleur, per i suoi genitori, per i suoi fratelli, per la sua sorellina, per
Harry e per tutti gli altri. E, in fondo, un po’ anche per se stesso.
Ormai aveva compreso che confondere il sogno con la
realtà faceva perdere la voglia di vivere e, nel periodo burrascoso che stavano
passando, era l’ultima cosa che si poteva permettere.
L'originalità della storia è innegabile; di rado si sente parlare delle insicurezze e delle debolezze di Bill, che in questa fanfiction vengono trattate ampiamente. Questo è insieme un pregio e un difetto della storia, che, pur essendo davvero innovativa, in certi punti non convince. Non è chiaro perché uno spirito combattivo come Bill dovrebbe farsi illudere dai miraggi di pace che vede; l'atmosfera da sogno è ben descritta, ma poco approfondita, tanto che l'immedesimazione nel personaggio non è mai completa. La penalizzazione nella caratterizzazione è dovuta principalmente a questo aspetto; d'altro canto, Fleur appare credibile e ben descritta.
Il lessico è generalmente buono e si adatta agli argomenti trattati; si riscontra unicamente un ossimoro (danzava lento un mondo affascinante e assordante, lo toccava frenetico) che appare decisamente fuori luogo.
La traccia, pur non essendo citata, è presente e fa da perno all'intera storia.
Gli alberi si chinavano, oppressi da quella potenza aggressiva e attendevano inermi che passasse: manca una virgola dopo aggressiva.
incurante del vento, che pareva volerlo spingere giù e degli schizzi: lmanca una virgola dopo giù.
dai suoi parenti, dai suoi amici, da lei oppure voleva combattere : manca una virgola dopo lei.
Grammatica | 9.2/10 | ||
Stile e lessico | 8/10 | ||
Originalità | 18/20 | ||
Caratterizzazione personaggi | 7/10 | ||
Uso della traccia | 15/15 | ||
Totale: 57.2/65 | Media: 8.8 |