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Autore: Bid you farewell    23/05/2011    0 recensioni
La luna è sempre stata la ragione di tutto. La luna controlla la vita. La luna controlla le verità degli elementi. La luna controlla ancora le trasformazioni. La luna è colei che controlla la morte. La luna controlla quello che siamo: rinati per uccidere, rinati per la sacra fame di morte.
Non posso più pensare che la mia dea sia una sciocchezza, come facevo quando ero mortale e stolta.
E la luna, quella sera, rischiarava il cielo brillante e piena, in attesa che il branco si riunisse per il sacrificio dei mortali prescelti per il compimento del loro destino. Ma la luna piena chiede sangue. E noi verseremo sangue per essa.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FULL MOON IS ON THE SKY        


                                                    
Capitolo 1

                  

                                       
La porta di vetro dell’ufficio che si chiudeva alle mie spalle produsse uno scocco e le successive vibrazioni. Dovevo andare a casa, era tardi, ma non era un buon motivo per fare a pezzi la redazione.
Tutti erano andati via, a me era rimasto il lavoro finale. Il direttore, per non caricarsi lui il peso dell’articolo di prima pagina, mi aveva persino lasciato le chiavi. Non riuscivo a sentirmi irritata, ci tenevo troppo a vedere per la prima volta il mio nome sotto l’articolo principale. Ovviamente il capo non aveva pensato che questo mi avrebbe causato problemi se sommato alla mia solita rubrica di Spettacolo. Avevo perso tutto il pomeriggio per l’articolo in prima che non avevo avuto il tempo di finire quello sulla nuova stella del cinema internazionale.
Era quasi mezzanotte e dovevo portarmi il lavoro a casa, da finire entro domani.
Pestai i piedi nelle pozzanghere che erano nel tragitto verso la mia auto, tanto per riempire con un qualche rumore il tremendo silenzio che mi circondava. Entrai e sbattei forte la portiera dietro di me. Presi la chiave e la inserii; la girai, ma delle familiari fusa della mia macchina non si sentiva neanche un accenno.
Rigirai e rigirai, quando non ce la feci più lanciai un acuto gemito e sbattei una mano sul volante, ma non c’era niente da fare. Valutai un attimo la situazione: trovare il problema, manco a dirlo, la mia conoscenza in fatto di motori era pari a zero; di chiedere un passaggio non era proprio il caso, per le strade poco trafficate di quell’ora si aggiravano solitamente solo persone non raccomandabili, ma non volevo neanche prendere il considerazione di dormire lì dentro; l’unica soluzione sembrava quella di ritornare nell’ufficio.
Sospirai, e mi rincamminai attraverso le pozzanghere. Stavo girando la chiave nella toppa, quando sentii uno scricchiolio di passi proveniente dalla mia destra. Mi voltai di scatto ed automaticamente mi spinsi verso il suono, ma riuscii a cogliere solo un’ombra che si scorgeva dall’angolo dell’ufficio, proprio dove cominciava l’altra strada.
Il lampione mandava una luce forte, quasi volesse sottolineare in ogni particolare il profilo dell’ombra. Era la chiara forma di uomo, di per sé non aveva niente di minaccioso, ma qualcosa mi spaventava. Spaventava ed incuriosiva.
Spalancai gli occhi e quasi persi i sensi quando la vidi cambiare forma. Feci un salto all’indietro, mettendomi attaccata alla porta con la schiena ed i palmi delle mani, cercando convulsamente di far scattare con un ultimo giro di chiave la serratura.
Era lì, l’ombra adesso era enorme, non aveva niente di umano, e soprattutto si stava avvicinando. La serratura fece un altro scatto, ma la porta non si aprì. Mi girai verso la porta ed emisi una specie di urlo, ma poco acuto, più che altro stridulo.
Accanto alla porta del mio ufficio c’era un enorme... qualcosa. Aveva i denti che ricordavano le zanne di un animale, e fuoriuscivano dalla bocca, nera come la pece. Il corpo, nero, sembrava quello di un orso, ma si teneva eretto senza apparenti difficoltà, e poi era troppo grande. Più grande del più grande degli orsi della storia del mondo. Il volto invece era inconfondibile. Lupo, senza alcun dubbio. Il naso e gli occhi, tremendamente gialli, lo confermavano. L’unico tratto che sembrava non appartenere a nessuna specie era la pelliccia che aveva sul collo, di un insolito rosso fiammante.
L’essere davanti a me ululò e spinse il naso verso la luna, mettendo in evidenza il suo collo martoriato. Ecco cos’era il rosso. Era sangue.
Quando lo capii ripresi il controllo di me stessa, mi girai con l’idea di scappare, magari di infilarmi in mezzo alla prima strada che avrei trovato, sperando che un guidatore si fermasse, ma intorno a me erano comparsi altri quattro esseri come quello di poco prima, il colore del manto come unica differenza.
Uno era marrone, uno grigiastro, uno rossiccio ed un altro di un opaco color sabbia. Una piccola parte della mia mente pensò che uno di quelli era l’ombra che mi aveva spaventato poco prima.
Girai su me stessa, osservando spaventata i loro occhi gialli. Presi a tremare da capo a piedi, quando capii che non avevo vie di uscita. Chiusi gli occhi e li strizzai fino a farmi male, sperando ardentemente che fosse solo colpa della mia fervida immaginazione, o di un sogno. Abbassai la testa e li riaprii, ed intorno a me era tutto come prima.
– Ruo reh ekam dna reh otni enihs, noom – mormorava una voce che non apparteneva ai cinque intorno a me, ma veniva da dietro, da vicino la mia auto.
Mi girai lentamente ed incontrai lo sguardo castano chiaro di un uomo. O meglio, una specie di uomo. Il corpo era indubbiamente umano, era il volto che dava qualche dubbio. Era ricoperto di peli lunghi più o meno dieci centimetri, che lasciavano allo scoperto solo gli occhi e la bocca e, come se questo non bastasse, aveva due profondi solchi che partivano dai lobi delle orecchie fino ai lati delle labbra.
Il terrore mi rendeva tutto più sfocato. Sentivo chiaramente soltanto il cuore che mi pulsava nelle vene fino a farmi male. Capii in uno scatto di lucidità che quella specie di uomo peloso non mi avrebbe aiutato, lui era un alleato dei mostri.
In un attimo capii. Mostri. Sì, mostri, ma non solo mostri.
Licantropi.

  
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