Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: BeckyPanda    23/05/2011    2 recensioni
Mick è un chitarrista pieno di vita che, però, ha perso ogni voglia di suonare.
Gabe è il suo migliore amico, ottimo cantante che ha un sorriso micidiale.
Anne è una ragazza dagli occhi color delle nuvole cariche di pioggia e, di certo, anche lei è in tempesta.
Una chitarra, una voce, un piano.
{MOMENTANEAMENTE SOSPESA.}
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The sound of our soul. (06) Si rese conto di aver passato il limite quando sentì il tintinnare di una monetina ai piedi della panchina sulla quale si era seduto.
Scosse la testa, facendo frustare i capelli bagnati per la pioggia contro le guance.
Quando aveva iniziato a piovere?
S'alzò, tenendo la chitarra con una mano.
Diamine, era completamente fradicio.
Imprecò, quando colto da un fastidioso capogiro, fu costretto a sedersi di nuovo sulla panchina.
Ci mancava solo la febbre, per completare l'opera.
Il cellulare aveva smesso di vibrare da un po', segno che Gabe aveva perso ogni speranza.
Meglio così, pensò Mick, dopotutto non voleva sentire le sue giustificazioni.
Sospirando si alzò nuovamente, barcollando verso la via del ritorno, lasciandosi alle spalla una scia umida.
I giramenti di testa si fecero sempre più forti, accompagnati da un atroce senso di spossatezza.
Starnutì diverse volte, poggiandosi a ciò che gli capitava.
L'unica cosa che lo spingeva ad andare avanti era la presenza della chitarra, che non poteva rimanere bagnata ancora per molto.
Ad un certo punto, però, crollò a terra, vicino ad una piccola villetta.

*   *   *   *   *  

Una piacevole sensazione d'asciutto fu la prima cosa che Mick sentì, una volta ripresosi dallo svenimento.
Subito dopo venne il calore, seguito da un odore deliziosamente dolce.
Aprì gli occhi, lentamente, quasi con timore.
-Oh, ti sei svegliato, finalmente!-
Una vocetta allegra, lo fece trasalire.
-C-che?-
-Ti ho trovato qui di fronte al mio vialetto, non stavi molto bene. Dicevi cose senza senso e poi sei svenuto. Ah, non ti preoccupare, ho preso anche la chitarra.- esclamò la proprietaria della voce.
-Aspetta un attimo, ma tu sei quella...-
-Sì, quella di stamattina, ti ho aiutato ad alzarti. Del tipo, ci dobbiamo sempre incontrare in situazioni assurde?- disse lei, con una risata.
Mick si mise a sedere, massaggiandosi con una mano il capo.
-Hai la febbre, ragazzo. Ah, a proposito. Qual'è il tuo nome? Io sono Anne.- mormorò, sorridendo.
-Mi chiamo Mick, piacere di conoscerti. Magari la prossima volta mi trovi investito da un camion, viste le situazioni...-
Anne rise, spostandosi dietro all'orecchio una ciocca di capelli scuri.
-Bene, Mick, mi sono permessa di dare una sbirciata al tuo cellulare, per capire chi dovessi chiamare...Sai com'è, qualcuno dovrà pure venirti a prendere!-
-Non dirmi che...No, non hai chiamato Gabe. No, figuriamoci, non puoi aver fatto una cosa simile.-
-Mi dispiace, c'erano qualcosa come venti chiamate perse, per cui ho pensato...-
-Cazzo.-
Anne abbassò gli angoli della bocca, corrugando la fronte.
Mick s'affrettò a scusarsi, gesticolando appena.
-Scusa, scusa, non è stata colpa tua. Anzi, ti ringrazio. Che ti ha detto Gabe?-
Anne sospirando, mentre un lampo scuro passò nel suo sguardo.
-Sta arrivando, mi ha detto. Posso sapere che ti è capitato? Eri bagnato fradicio. Ti ho, come dire, ti ho messo i vestiti di mio fratello. Giuro che non ho fatto nient'altro.- esclamò lei, alzando le mani in segno di resa.
Il giovane evitò di pensare troppo a quelle ultime frasi e si concentrò sulla domanda.
Che cosa poteva dirle?
Di certo non poteva e non voleva raccontarle tutta la verità.
Una via di mezzo, ecco.
-Ho litigato con quel ragazzo che tu hai chiamato. Sono scappato da casa mia, prendendo solo la chitarra. Poi mi sono messo a suonare nel porto e non mi sono reso conto della pioggia. Non lo so, non riesco a spiegarmi tutto questo. Suona un po' assurdo, ora che ci penso.-
Anne inarcò un sopracciglio, non del tutto convinta della spiegazione del ragazzo.
-Oh, beh. Non importa, se devo dirla tutta, l'importante è che tu adesso stia bene. Beh, tanto per la cronaca, ti ho fatto una camomilla, se vuoi puoi berla.- disse, accennando con la testa ad una tazza fumante.
Mick alzò gli occhi verso di lei, profondamente grato.
-Grazie, mi ci vuole proprio.-
Prese la tazza, bevendone il contenuto, fino a scottarsi appena la lingua.
La piacevole sensazione di calore lo scosse al punto da fargli venire i brividi per il piacere.
Sorrise, stringendo la tazza con entrambe le mani.
Anne abbassò lo sguardo, intrecciando le dita in grembo.
Era seduta su una sedia a dondolo, con le gambe incrociate.
La camera era molto semplice, una scrivania, un letto con comodino annesso, un armadio e la seggiola.
Bella, proprio carina.
-Grazie ancora, Annie, scusa per il disturbo.-
A quel soprannome la giovane alzò la testa, riducendo gli occhi a due fessure.
-Non chiamarmi Annie o ti spacco il naso.- sibilò, stringendo i pugni.
Mick scoppiò a ridere, stringendo ancora la tazza fumante.
-Va bene, va bene, calmati, cara.- esclamò, piacevolmente divertito.
A disintegrare la calma che si era venuta a creare nel giovane, per effetto della camomilla, fu il trillare quasi isterico di un campanello.
Mick fece una smorfia, poggiando la tazza sul comodino e seppellendosi sotto le coperte.
Anne rimase a fissarlo qualche istante, poi, scuotendo la testa, andò ad aprire ad un nervoso Gabe che entrò senza fare troppi complimenti.
-Dov'è?- chiese, in un lampo.
-Oh, grazie per aver chiamato, scusa per il disturbo! Dov'è il mio amico?-
-Sì, va bene, grazie e scusa. Dov'è?-
-Di là.-
La ragazza non fece nemmeno in tempo a riabbassare la mano che aveva indicato la stanza che Gabe si era già precipitato in quella direzione.
-Mick?- chiamò piano il giovane, entrando nella camera, senza ricevere alcuna risposta.
-Dai, Mick, so che sei arrabbiato. Mick?- ripeté, ancora, sedendosi sul letto.
-Fottiti, Gabriel.-
Un pigolio in risposta, per di più colorato dal nome di battesimo del biondo.
Perfetto, pensò Gabe, Mick era davvero incazzato.
-Mick, non possiamo stare qui tutto il giorno. Ti porto a casa, ci facciamo prestare qualche coperta da questa brava ragazza.-
-Sì, certo, come mi ci porti, volando? Sei un deficiente, preferisco morire qui, grazie.-
Anne s'avvicinò in silenzio alla coppia, prendendo nuovamente posto sulla sedia a dondolo.
Gabe si girò un secondo verso di lei, per poi tornare a dedicare la sua attenzione al fagotto sommerso dalle coperte.
-Non fare il bambino. Dopo mi potrai insultare, ma ora voglio portarti a casa. Ho preso il motorino.-
-Ripeto, preferisco morire qui. Tanto mi faresti schiantare contro un muro, conoscendo la tua guida.-
Il biondo gemette, sconfortato, passandosi una mano fra i capelli.
Anne, con un sorrisetto sulle labbra, decise di intervenire.
-Mick, va a casa. Ti presto qualche coperta che tu mi riporterai domani a scuola. Fammi contenta, non voglio che mio fratello torni a casa e mi veda con due ragazzi. Dammi la possibilità di vivere ancora qualche anno. Fa il bravo, okay?- esclamò, come se stesse parlando con un infante.
Il moro allora riemerse da sotto le coperte, guardandola con un sorriso beffardo sulle labbra.
-Avrò una scusa per rivederti, allora. Bene, andiamo.- esclamò, alzandosi e stringendosi la coperta sulle spalle.
Anne s'alzò di conseguenza, ignorando il commento del giovane.
-Va bene, allora a domani, Mick. Ciao, Gabe.- salutò, accompagnando i due ragazzi alla porta, porgendo la chitarra al moro.
Chitarra che poi venne presa da Gabe, visto che Mick era impegnato a tenersi la coperta sulle spalle.
I due camminarono per un po' in silenzio, dirigendosi verso il luogo in cui il biondo aveva parcheggiato il motorino.
-Senti, Mick, mi dispiace.- esordì Gabe, spezzando il silenzio.
-Non so che farmene delle tue scuse.-
-Per favore, potresti almeno provare ad ascoltarmi.-
Mick sbuffò, senza però protestare.
-Bene, come ho già detto mi dispiace. Non volevo baciarti in quel modo, prima. E non avrei dovuto farlo questa mattina, in bagno. E' stato...E' stata una necessità, più che altro. Ma mi dispiace, per cui non capiterà più.-
Il biondo parlò in fretta, quasi come se volesse liberarsi di un peso, il tutto con un imbarazzo crescente.
Mick si strinse ancora di più nella coperta.
-Non è il bacio in sé ad avermi sconvolto. Ma è chi me lo ha dato. Io...Credo di essermi ritrovato...Credo di essermi ritrovato ad avere a che fare con un aspetto di te che mi ha lasciato senza parole.-
Gabe sospirò appena, giocherellando con le chiavi del motorino.
-Sinceramente nemmeno io credevo di avere quest'aspetto, nel carattere. E' solo che stamattina, quando ti ho visto entrare in bagno...Beh, ho avuto come la sensazione che ti avrei perso. Lo so, è assurdo. Per cui ho staccato l'interruttore e...Il resto lo sai, no?- disse, facendo un risolino timido.
Il moro sbuffò, per l'ennesima volta.
-Gabe, io non voglio litigare con te. Sei il mio migliore amico, sono pronto ad accettare qualsiasi cosa che provenga dal tuo cervellino. Ma la prossima volta, se per caso ti assalgono impulsi nei miei confronti...Beh, dimmelo.- esclamò, sollevando un angolo della bocca.
Era ovvio che l'avesse già perdonato.
E Gabe si lasciò sfuggire un sospiro felice.
-Certo, te lo dirò.- rispose, avvicinandosi al motorino.
Oh, non si erano nemmeno accorti di essere arrivati, tanto erano presi dalla loro discussione
Mick starnutì, per poi ridacchiare.
-E così, da quanto tempo ti piacciono i maschietti?- chiese, con un velo di ironia.
Gabe si girò verso di lui, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.
-Come, prego?-
Mick scoppiò definitivamente a ridere, rauco.
-Da quanto tempo ti piacciono i maschi, Gabe?-
Il biondo storse la bocca, per poi sbuffare infastidito.
-A dire la verità non lo so. Per ora l'unico maschio che mi sia mai piaciuto...Beh, vedi tu, Mick.- rispose, inarcando un sopracciglio, per poi tornare a dedicare la sua attenzione al motorino.
Il moro finse di non capire, poggiandosi sulla sella, stretto nella coperta.
-Va bene, come vuoi tu, Gabriel.- disse, divertito.
-Non chiamarmi Gabriel, lo sai che non lo sopporto.- sibilò quello, fulminando l'amico con lo sguardo.
-Certo, certo, lo so. Sei o non sei il mio migliore amico?-
Gabe non rispose a quella domanda, visto che l'unica risposta che gli era balzata in mente non poteva essere detta ad alta voce.
"Io vorrei essere qualche cosa di più, per te."
Un pensiero che conteneva tutto ciò che il biondo provava per Mick.
Ma sarebbe rimasto tale, il pensiero, perché Gabe si reputava fortunato già così come era.
Mick sarebbe rimasto un sogno irraggiungibile.
Forse soffrirà, forse starà male, ma prima o poi l'avrebbe dimenticato.
Già, prima o poi.


BeckyPanda's Space.

In ritardo di...Due giorni.
Ottimo, ottimo.
Chiedo umilmente perdono, ma dovevo assolutamente finire un regalo per una persona impoVtanteH.
Bene, bene.
Questo capitolo si è fatto da solo, io non c'entro niente.
E non ve la prendete con me se Gabe soffrirà come un cane da questo momento in poi.
Che cavolo, non sarebbe palloso se fosse tutto perfetto?
No, magari no.
Però io sono una persona cattiva, che però ama il lieto fine.
Quindi, aspettatevi di tutto.
Ah, un annuncio sul prossimo aggiornamento.
Per la gioia della mia adorata mammina Sey (?) <3, il prossimo capitolo sarà...*rullo di tamburi* LO SPECIALE SU GABE!
Certo, ora mi sembra assolutamente il caso.
Bene, bene, spero di aggiornare entro Domenica.
Nel caso, voi aspettatemi da bravi, okay? <3
A presto, belli. <3






   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: BeckyPanda