Si sa, il lavoro di poliziotto non è certo il più tranquillo che ci sia. Immaginiamo Anna e Luca sposati. Cosa potrebbe accadere se, la mattina escono di casa in due, ma soltanto uno vi farà ritorno?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Una porta bianca chiusa, sbarrata. Impossibile da superare. Scomode poltroncine in plastica blu. L’ambiente è asettico, freddo, vuoto. Silenzio. Paura. Ansia. Lacrime. Ricordi. L’unico rumore è quello di porte che si aprono in lontananza, dei carrelli che passano, carichi di garze, medicine e stetoscopi. Ospedale. Sala operatoria. Diverse persone sono raccolte lì, in una veglia silenziosa. Dolorosa. Tutti raccolti attorno a lui, seduto, le mani macchiate di un sangue non suo. Tormenta la vera d’oro che porta all’anulare sinistro.
Sua moglie è là dentro Sua moglie è Anna
“Luca”… qualcuno prova a chiamarlo, continua a ripetere il suo nome “Luca, dai. Andrà tutto bene” Parole. Parole in cui si ha paura di credere
Perché si ha paura di soffrire. Di illudersi per poi essere distrutti dalla dura realtà
Lui sospira, chiude gli occhi e prega in silenzio. Anna non se ne può andare Anna non lo può lasciare Anna non può morire. Perché proprio lei? Perché proprio a loro?
Era solo un proiettile… Un piccolo, stupido proiettile. Come può un oggetto così piccolo recare un danno così grande?
Ora nulla è di conforto Nulla aiuta Nulla fa sorridere Nulla fa sperare.
La porta bianca si apre Un medico in un camice bianco, immacolato esce da lì Gli occhi esprimono sofferenza Timore Solo due parole: “mi dispiace”. Abbassa lo sguardo, quelle delle persone lì in attesa è troppo duro da sostenere. Soprattutto quello del commissario.
Gli avevano portato via la sua unica ragione di vita.
Silenzio ancora. Silenzio di nuovo. Silenzio, sempre e solo silenzio.
Ma dentro qualcosa urla Dentro qualcosa strepita Dentro qualcosa non lo accetta Dentro qualcosa si spezza Dentro qualcosa muore.
Le lacrime degli amici si sommano Gli urli silenziosi esplodono dentro ai cuori Gli abbracci scambiati sono i più tristi che si possano mai ricevere… Perché ti ricordano chi hai appena perso Perché non ti danno conforto Perché ti fanno desiderare la morte Perché ti fanno desiderare di avere tra le braccia la persona che ti ha appena salutato. Salutato per sempre.
La casa è vuota, ormai. Più vuota del solito Ma la sua presenza c’è La sua essenza è lì Però lei non c’è Ogni oggetto un ricordo Ogni respiro un ricordo
La prima volta che si sono incontrati La prima volta che le loro mani si sono strette, dando loro il coraggio che cercavano La prima volta che l’ha tenuta tra le braccia Tutti gli abbracci che ci sono stati I litigi Le riappacificazioni Le confidenze L’aiuto Il supporto psicologico Il primo bacio La loro convivenza, anche se come semplici amici
Scoprirsi innamorati, amarsi in silenzio e soffrire.
Trovare il coraggio di parlare “lo so, ho reagito male, scusami. È più forte di me!”
“sei solo geloso”
“si, sono geloso. Sai perché?”
“no, sentiamo”
“perché ti amo”
“cosa?”
“ti amo”
“…ti amo anch’io!”
La prima volta.
Poter uscire allo scoperto Niente più paura Niente più sofferenza. Amare. Essere felici.
Tutto strappato da quel proiettile… Tutto è finito.
Altri ricordi, amari e felici
La cena fuori quella sera I fiori per lei L’emozione di entrambi L’amore dell’uno per l’altra La proposta.. L’anello
Il matrimonio
“io, Luca Benvenuto, accolgo te, Anna Gori come mia sposa. E prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita”
“io, Anna Gori, accolgo te, Luca benvenuto, come mio sposo. E prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita”
gli occhi di entrambi luccicavano quel giorno. Avevano una nuova consapevolezza: nessuno li avrebbe mai separati.
Il silenzio è assordante La solitudine è come una presenza lì accanto C’è solo lo squillo insistente di un cellulare
“pronto?” “Luca, ciao”
Elena, la migliore amica di Anna. Una sorella.
“ciao” “come stai?” Solo silenzio. Un sospiro “la rivoglio con me, Ele” “anch’io… non sai quanto” “lo so, credimi” “senti… so che non è il momento, ma ti volevo chiedere se vuoi che mi occupi io o ti serve una mano per… le ultime cose e.. tutto, insomma”
È vero, il funerale. Manca ancora quello.
“magari, grazie” “ok.. allora ciao… e cerca di riposare” “…si”
Lo sguardo di lui cade su quella foto. Quella del matrimonio Un tripudio di fiori e palloncini Loro, sorpresi mentre si baciavano, sfuggiti al chiasso e all’invasione isolarsi con il loro amore per essere loro insieme uniti gioire ma quella foto ricorda ancora di più che Anna non tornerà.
Luca prende la cornice e la stringe al petto È quel poco che gli è rimasto.
Due giorni passarono lenti, il mondo là fuori continuava. Sembrava non essersi accorto che non c’era più vita. Luca non era più uscito dal suo ufficio in commissariato, come unica compagnia le pratiche e quella foto da cui non si voleva separare mai. Elena cercava di aiutarlo, per quanto fosse possibile. Vittoria cercava di occuparsi di lui. Gli altri gli stavano vicino, ma lui era solo
Solo, con il suo dolore Solo, con il suo amore perduto Solo, senza più la forza di andare avanti Solo, senza più paure, se non quella di vivere Solo, senza più certezze Solo, senza più sogni, aspettative, desideri Solo, senza più parole Solo.
“Luca.. vieni con noi?” Giuseppe era sulla porta. Niente divisa, una semplice giacca grigia e cravatta scura. Vittoria, accanto a lui, indossava un semplice vestito scuro. era il giorno del funerale e tutti avevano deciso di vestirsi normalmente perché salutavano un’amica, non una collega.
Il cimitero era vuoto, c’erano solo loro raccolti attorno ad una bara. L’ultima casa di Anna. Ora più che mai c’è la consapevolezza che non tornerà. Le lacrime scendono Una dopo l’altra Scendono giù lungo le guance Scendono Calde e amare Scendono Cadono a terra Lacrime che non verranno asciugate.
Lo sguardo di tutti è catturato dalla foto di Anna. La piccola Anna La dolce Anna Quel tesoro di Anna
La migliore amica e l’unico amore di Luca
Bella, raggiante. Splendente. Innamorata.
Ma non tornerà più.
Gli abbracci degli amici, per la prima volta non servono a niente. Danno quasi fastidio. Rattristano ancora di più.
“ti dobbiamo aspettare?” Domande stupide, sempre e solo domande stupide “no Ugo, andate pure. Voglio stare ancora un po’ qui da solo”
Solo Vuoto
Non ci sono termini migliori per indicare come si sentiva in quel momento, lui solo davanti quel marmo bianco. pensieri, dialoghi mentali. Parole mai dette. Una semplice lettera lasciata lì perché parlare è impossibile. Fa troppo male. Ma la lettera rimane, e le parole arriveranno comunque a destinazione.
“Ciao amore mio. Sai, in questo momento sono seduto a casa, al nostro tavolo. Quello che abbiamo scelto insieme per arredare il nostro salotto. Mi guardo attorno e vedo te, in tutto. Però tu non ci sei e la cosa mi provoca un dolore che va oltre l’immaginazione, tuttavia non posso fare a meno di guardare, perché questo significa ricordare. I ricordi sono la cosa più bella che mi è rimasta di noi. Te ne sei andata sa soli due giorni, ma già mi manchi come se fosse una vita… non capisco perché il destino deve essere così ingiusto: prima ci ha fatti incontrare, e questo è stato il regalo più bello che mi abbia fatto, ma poi ci ha sottoposto a delle prove durissime, che stavano per separarci… infine, quando tutto andava bene, benissimo, è stato lui a dividerci. Per sempre. Amore, non so stare senza di te, non ce la faccio a svegliarmi e trovare il letto vuoto accanto a me e la casa ancora più vuota. Non sopporto di andare in commissariato e trovare tutti che mi compatiscono e mi scrutano per capire se ho dormito, se ho mangiato, se ho pianto o come sto, e dover sentire domande inutili dalla risposta scontata… e a cui dovrò mentire, dicendo che va tutto bene.
Mi manca l’aria, Anna. Mi manca tutto se mi manchi tu. Più tardi dovrò salutarti ancora, e in maniera definitiva.. la sola idea mi riempie d’angoscia. Lo so, con il nostro lavoro non saremmo mai potuti stare veramente tranquilli, in un certo senso ce lo saremmo dovuto aspettare prima o poi. Quanti colleghi abbiamo salutato così? Troppi. Però c’eri tu accanto a me, come tu cercavi e trovavi forza in me, io la trovavo in te, nel tuo pianto sulla mia spalla. Ora questa spalla è vuota, così come le mie braccia. Non c’è più nessuno a piangere con me, abbracciato a me. E non c’è nemmeno più una spalla su cui possa sfogarmi io, è rimasta solo quest’aria fredda che non sa di niente.
Volevo dirti che siamo riusciti a prendere chi ti ha strappato la vita, ora non farà più danni… ma il più grosso è già riuscito a farlo.
Amore mio, mi sento vuoto senza te. Mi hai detto di andare avanti, di rifarmi una vita… vorrei poterti promettere che esaudirò questo tuo desiderio, ma so che non ci riuscirò: la mia vita sei tu. La mia vita se n’è andata con te.
Ti amo Anna. Continuerò a farlo comunque.
Ti amo
Tuo per sempre
Luca”
A casa. Sdraiato sul divano, con la mente persa in mille ricordi. Il disagio e l’ansia aumentano ogni secondo di più. Il telefono squilla continuamente, a volte risponde, a volte lo ignora. Vittoria piange mentre chiede come va Elena cerca di fargli forza mentre trattiene a stento le lacrime Gabriele chiede se può fare qualcosa per lui Lorenzo non sa come comportarsi, ma vuole far sentire comunque la sua presenza Ugo, seduto in archivio, scrive, scrive e scrive, scrive di Anna, pensando a lei, a quello che ha trovato, a quello che ha perso.
Luca continua a pensare. Al passato che hanno vissuto e al futuro che non hanno avuto. Per l’ennesima volta quel giorno il telefono non lo lascia in pace. Risponde stancamente.
“si?” “salve, è casa Benvenuto?” “sì, chi parla?” “chiamo dall’ospedale. Potrei parlare con la signora Gori?”
Un pugno allo stomaco
“lei.. lei non c’è” “ah, mannaggia.. posso dire a lei?” “certo” “sono pronti i risultati delle analisi che la signora ha fatto qualche giorno fa, potete venire a ritirarli quando volete, anche subito” “va bene, grazie” “arrivederci”
Su le chiavi della macchina e il giacchetto: perché cercare di stare bene? Tanto valeva andare subito. Porta la busta a casa, deciso ad aprirla lì. è il suo momento con Anna. Fogli, scritte.. Tutto incomprensibile, tranne una parola:
incinta.
Anna se n’era andata, portando con sé loro figlio.
Le lacrime, amiche di quei giorni di solitudine, tornano fuori, lente e inesorabili. Che senso ha tutto questo? Perché proprio a lui? Che cosa ha fatto di male?
Il giorno dopo non si presenta al lavoro. Non ha chiamato, non risponde al telefono. Elena e Lorenzo, preoccupati, vanno a casa sua per vedere se va tutto bene. Non apre alla porta, e i colleghi decidono di sfondare. La casa è vuota. Lui è nel letto.
Stretta al petto la fotografia del matrimonio. Sul comodino le analisi di Anna. A terra una boccetta di sonniferi.