Uff...
Certo che a volte era davvero insopportabile.
Come facevo a sopportarlo?
Ancora non lo so, anche se sono passati tanti anni da quando ci siamo incontrati.
Lui era sull'altalena.
Io in un angolo della grande stanza colorata.
Penguin
Ah, l'asilo.
Il posto più bello del mondo.
Soprattutto se si incontra un ragazzo che sembra una ragazza che fa il pazzo sull'altalena e si schianta a terra.
Capelli bianchi.
Era venuto con la maestra in classe, con il ginocchio sanguinante, mentre rideva come un pazzo.
Per nascondere il dolore.
Dopo aver disinfettato la ferita e aver rifiutato il cerotto, fece per uscire.
Ma mi aveva visto.
In un angolo della stanza, singhiozzando.
-Cosa fai?-
-...-
-Dai, vieni fuori!-
-Non voglio-
Mi aveva guardato come per dire "Questo è un alien"
In effetti, tante volte avrei voluto uscire fuori e andare sullo scivolo.
Ma anche cadere per terra.
Anche farmi male.
Anche piangere.
Ma volevo fare qualcosa di diverso dal restare in un angolo a singhiozzare.
Le maestre ci avevano provato.
Ma io non volevo.
Preferivo farmi mettere in punizione e restare in quella maledetta, enorme, colorata stanza in un angolo.
-Ma fuori ci si diverte!-
-...-
Continuò a guardarmi.
Con quello sguardo penetrante, continuando a sussurrare qualcosa con quella calda voce.
-Allora sto io qua-
E si era seduto vicino a me.
Avevo alzato la testa e lo avevo guardato con aria interrogativa.
Lui aveva sorriso.
-Vuoi essere mio amico?-
Nessuno me lo aveva mai chiesto.
Ero sempre stato solo, per i fatti miei.
Ero sempre stato un po' pungente.
Ero sempre stato solo.
Solo
Solo.
Negli anni seguenti scoprì che lui odiava quella parola.
Con tutto il cuore.
Nessuno deve essere solo.
E io non dovevo mai sentirmi solo.
Fu all'incirca dal giorno in cui lo incontrai che cominciò l'inferno.
Non avevo nemmeno un attimo per rimanere da solo.
Mai.
Lui era sempre con me.
Voleva che fossi felice.
Voleva che ridessi.
Voleva che mi sentissi almeno un po' importante.
Riuscivo a stare per i fatti miei solo di notte.
Ma non sempre.
A volte veniva a casa mia.
O viceversa.
Dormivamo insieme e non avevo tempo per stare a pensare alle disgrazie della mia vita.
E ricordo le risate che ci facevamo insieme a Jude per colpa dei pinguini.
Lui teneva pinguini DAPPERTUTTO.
In camera.
In bagno.
Nello zaino.
In soffitta.
In cucina.
Sotto il pavimento.
In giardino.
Nella cuccia del cane.
Nel frigo.
E li curava, come fossero figli.
Come fossero vivi.
Un giorno, quando avevamo più o meno cinque anni, scrisse su un foglio, che poi appese in camera.
"Io amo i pinguini. E Genda"
Non era mai stato una cima in intelligenza, usava spesso le parole senza sapere il significato.
Ma quella frase.
Quella frase l'aveva scritta veramente.
-Gendaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Cosa fai da solo? Vieni ad aiutarmi, Pinguino n.54798 non vuole fare il bagno!-
Quello stupido pinguinomane.