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Autore: ChloeGates    23/05/2011    0 recensioni
Questa storia parla d'amore, di promesse, di legami, e di quel senso di possessione quasi perverso che si crea e che è in grado di crearsi solamente tra due persone che non si possono avere.
Chloe e Dorian, ma anche Henrie, Sophian e Alexis, Becky e Ren, e poi Sarah e suo fratello con il compagno...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riflessioni.

 
Sette stelle.
In tutto il cielo di Chicago c’erano solo sette stelle, frammentate da qualche confusionario aereo che si dirigeva prima verso ovest, poi a nord, poi verso est. Come al solito, avevo passato la notte nel porticato, leggendo Auden. Non dormivo da molto tempo ormai, e non avevo nessuno con cui passare la notte, nessun compagno come le mie Migliori Amiche, le ragazze con le quali dividevo un duplex nella periferia di Chicago.
Lo so, avrei potuto trascorrere la notte in un bar in compagnia di una vecchia Tuborg alla spina, ma l’alcool aveva perso ogni attrattiva per me, così come i baristi che lo servivano.
“La verità, vi prego, sull’amore”. Per la terza volta questa frase catturò la mia attenzione sul foglio di carta riciclata del libricino che avevo in mano. In trecentoventidue anni di vita, l’unica cosa che non avevo mai capito era proprio l’amore. Avevo imparato tredici lingue, conseguito due lauree in medicina e quattro in architettura, ma mai ero riuscita a capire il perché di quel vuoto allo stomaco, l’accelerazione del battito cardiaco, la gola che si secca, quell’improvvisa forza di volontà e la voglia di dare tutta te stessa ad un’altra persona.
Pensando a tutto ciò, ricordandomi di che fine aveva fatto l’amore, il Mio Unico Amore, mi morsi il labbro inferiore con rabbia crescente. Con un piccolo suono acuto, come d’unghie su una lavagna, il mio canino affilato tagliò di poco la pelle carnosa, dalla quale iniziò a scorrere veleno. Il mio subconscio si ricordò della sete crescente e per quanto non volessi, mi ricordò anche che cos’ero. PERCHÉ non riuscivo a trovare un compagno.
A volte avrei voluto dimenticarmi della mia natura, riuscire a metterla da parte per qualche giorno e dedicarmi di nuovo ad una vita normale, senza sete, senza doni, potendo crescere ed osservando il mio corpo cambiare.
Ma non potevo.
Leccai la ferita sul labbro che si arginò all’istante, fermando la fuoriuscita del veleno.
Mi voltai a riguardare quelle sette stelle, toccandomi la ferita a mezzaluna sul collo che trecentoventitrè anni fa mi aveva trasformata in vampira.
 
  
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