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Autore: Jane P Noire    23/05/2011    6 recensioni
Astoria/Draco. | Maliconico, Introspettivo, Romantico. | OneShot
Astoria e Draco non hanno avuto scelta. Dovevano sposarsi per onorare il buon nome di entrambe le famiglie. Ma non si conosco, non sanno niente l'uno dell'altra... non si amano.
Ma gli obblighi dell'alta società magica, di cui fanno parte, li lasciano senza alternative. Ma se non fosse così male l'idea di passare la loro vita insieme?
"Ormai, erano talmente tante erano le volte che aveva sentito pronunciare quella parola che iniziava a crederci. Onore.
Ma in fondo, cos’era l’onore? Era davvero qualcosa di positivo, come diceva Joseph? Insomma, poteva essere positivo vendere la propria figlia ad un altro uomo solo per onorare il nome di due casate già importanti e influenti come le loro?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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It Is A Honor - Onore

All’interno della sua stanza, Astoria Greengrass sedeva davanti mobile da toletta in legno scuro e fissava il suo riflesso nell’ovale e vecchio specchio. Si guardava come se non riconoscesse affatto la fredda e algida figura che aveva di fronte: la pelle così bianca da sembrare una pallida imitazione della luna, gli occhi azzurri dai riflessi viola erano così spenti e vuoti da sembrare due fiori che cedevano ad una straziante morte, i lunghi capelli neri come il manto di un corvo che le ricadevano attorno alle guance scarne come una cascata di petrolio.

Tutti le ripetevano quanto fosse bella, ma l'immagine che aveva di fronte non rispecchiava affatto ciò che lei era veramente.

Cassandra, l’elfa domestica di Casa Greengrass, bussò lievemente sulla porta in legno nero. 

« Signorina Greengrass » chiamò con voce tenue, « siete pronta? »

Astoria non rispose, continuando a fissare con sguardo distaccato la sua figura riflessa in quello specchio dai contorni scuri e frivoli. Solo lunghi istanti dopo, disse all'elfa che poteva entrare l’elfa. Tentò un sorriso.

« Vostra madre e vostro padre vi aspettano. »

Astoria si limitò ad annuire.

Non aveva voglia di uscire da quella stanza, quel giorno. Ma i suoi doveri come figlia e come membro dell’alta società del Mondo Magico la costringevano ad alzarsi piedi, indossare un cappotto nero e un falso sorriso, mentre si recava con passo delicato al piano inferiore della sua tenuta.

« Sei bellissima » le disse il padre non appena la vide ai piedi della scala.

Astoria con un lieve cenno del capo mostrò la sua gratitudine per il complimento, poi afferrò il braccio che il padre le aveva porto e lasciò che la Materializzazione Congiunta la portasse nel luogo che lei più odiava al mondo: Villa Malfoy.

Lì, furono accolti da una poco entusiasta Narcissa Malfoy.

La madre di Astoria, con la sua caratteristica cortesia fredda, si avvicinò alla padrona di casa. « Diventi ogni giorno più bella, Narcissa » si complimentò.

La signora Malfoy abbozzò un sorriso. « E tu sei troppo gentile. »

Guardò il signor Greengrass e lo squadrò, provando una terribile fitta di nostalgia e invidia attanagliarle lo stomaco. Il signore e la signora Greengrass, pur essendo membri di una nobile famiglia di Purosangue, non erano mai stati al servizio del Signore Oscuro. Mentre per Narcissa e per suo figlio, le conseguenze delle scelte della loro famiglia erano state molto care e crudeli. 

Con un secondo sorriso distaccato, la signora Malfoy fece accomodare i suoi ospiri nella grande sala da pranzo. Qui, a disposizione di chiunque avesse voluto, c'era un tavolino ben rifornito di alcolici per l'aperitivo.

« Chiedo ammenda per il ritardo di mio figlio. » La voce calma di Narcissa smorzò il silenzio carico di tensione che aleggiava nella stanza. « Di solito è sempre così puntuale... »

Astoria fu la prima a rispondere: « Non si preoccupi, signora Malfoy. »

Era realmente sollevata all’idea di passare qualche minuto in meno con Draco Malfoy, un ragazzo che prima di tutta quella storia aveva visto solamente due volte e con cui aveva parlato solo una. 

Però si dovette mordere la lingua non appena ebbe pronunciato quelle parole, pentita.

Onore

Era un onore.

Era questo che il padre continuava a ripeterle.

E' un onore sposare un Malfoy.

Ormai, erano talmente tante le volte che aveva sentito pronunciare quella parola che iniziava a crederci.

Onore.

Ma in fondo, cos’era davvero l’onore? Era davvero qualcosa di positivo, come diceva suo padre? Insomma, poteva essere positivo vendere la propria figlia ad un altro uomo solo per onorare il nome di due casate già importanti e influenti come le loro?

« Intendevo dire... che non c’è alcuna fretta » tentò di recuperare la situazione, dopo aver ricevuto un’occhiata sbieca dal padre, aver sentito lo sguardo stupito della signora Malfoy posarsi su di lei e aver udito la risatina nervosa di Daphne, la quale sembrava decisa a voler peggiorare la sua situazione a tutti i costi.

« Già » assentì Narcissa, dopo aver bevuto un sorso di Whiskey Incendiario, « non c’è fretta... »

In quel momento, le due ante nere della porta che dava sul salone si spalancarono. 

La seducente figura di Draco Malfoy entrò nella stanza, mentre lui si dirigeva con passo lento ma deciso verso il tavolo degli alcolici. Si versò del Whiskey all’interno di un un bicchiere di cristallo e, solo dopo aver bevuto un lungo sorso, lasciò un fugace bacio sulla liscia guancia della madre.

Il liquido appena ingoiato continuava a bruciare nella gola fino a scendere e a scaldare un po’ il petto raffreddato dalla glaciale situazione in cui si trovava. Costretto a sposare una ragazza che conosceva appena...

Lui non l’amava. Lei non lo amava. Non si piacevano nemmeno. E le cose, molto probabilmente, sarebbero rimaste così per sempre.

Però seguire il consiglio, o meglio l’obbligo, della madre era l’unica cosa da fare. A causa del padre e del vile modo in cui aveva servito... Voldemort – faceva fatica persino oggi pronunciare quel nome, anche solo nella sua mente – il nome della potente e nobile casata dei Malfoy era stato infangato, marchiato. Così lui per riabilitare quel nome era stato costretto a chiedere in sposa una delle figlie di Greengrass. 

Niente era ancora ufficiale, ma sia lui che Astoria sapevano che sarebbe stato inutile pensare che prima o poi quel matrimonio non si sarebbe celebrato. Era così e basta.

Astoria nel vedere Draco, che era inutile negare quanto fosse bello con la camicia bianca che gli fasciava il petto e si tendeva contro i muscoli tesi della sua schiena, sentì il suo cuore sprofondare sempre di più nel buio della certezza di un matrimonio di convenienza e infelice. 

Quante volte da bambina aveva sognato l’uomo con cui avrebbe condiviso tutto. Di certo quella non era la situazione che desiderava, tantomeno l’uomo che agognava dall’età di sei anni.

« Scusate per il ritardo. » La sua voce di Draco Malfoy risuonò roca, ma ferma. « Sono stato trattenuto altrove. » 

Nessuno replicò e, dopo altri e interminabili istanti di silenzio, si spostarono nella sala da pranzo per la cena. Presero posto attorno ad un lungo tavolo in vetro. 

La prima portata non fu attesa a lungo e quando un elfo si affrettò a porgere i piatti pieni di zuppa di verdure agli ospiti e ai padroni della Villa, il loro silenzio tombale venne interrotto solo dai rumore delle posate che di tanto in tanto battevano sui piatti.

Astoria, mentre fingeva di mangiare quella zuppa insipida, lanciava fugaci occhiate al giovane Malfoy, cercando di trovare un suo pregio. Ma oltre la bellezza e l’eleganza che trasudava da ogni poro della pelle, non riusciva a trovare un qualcosa di positivo. 

Era certa che avesse qualche buona caratteristica, ma lo conosceva così poco. Non sapeva niente di lui...

Si ritrovò a desiderare di aver tempo da dedicargli, per conoscerlo, per capirlo... Ma perché? Era davvero così importante? Per Astoria, sì. In fondo quella era una piccola e vana speranza di vedere in Draco Malfoy almeno una caratteristica della persona che aveva sempre sognato di sposare. Ne aveva bisogno, un disperato bisogno. Doveva aggrapparsi a quel barlume di speranza...

E mentre Astoria sentiva di volersi avvicinare a Draco, lui sperava con ardore il contrario. Credeva con ogni fibra del suo corpo, con ogni cellula del suo cervello che fosse inadatto per una persona come lei, era certo che lei dovesse meritare di meglio. Non era il sogno di ogni donna sposarsi con chi si era sottomesso alla volontà di un altro, con un debole, con un ex-Mangiamorte che si vergognava di se stesso.

Ex-Mangiamorte. Poteva definirsi così? Poteva dire di non essere più quella persona di pochi anni prima? Il Marchio Nero che nascondeva sotto la manica sinistra della camicia sembrava urlare il contrario. 

Si alzò dalla sedia con violenza, tremante e sconvolto dai suoi stessi pensieri. Odiava se stesso. Come poteva, allora, pretendere che Astoria lo amasse?

Ignorò il richiamo allarmato della madre e si diresse con fretta al bagno del piano superiore, farfugliando un « scusate » rotto dal respiro affannoso. Doveva andarsene da quella sala in cui il silenzio regnava sovrano. 

Al piano inferiore, nella sala da pranzo, i presenti erano sconvolti. 

« Dovresti andare a parlarci » disse Daphne, sporgendosi verso la sedia della sorella minore.

Astoria si voltò, sconvolta e stupita. « Perché? »

« Perché è il tuo futuro marito. »

« Non saprei cosa dirgli » ammise. « Non so niente di lui. »

« Forse questa è l’occasione per iniziare a conoscerlo » la incoraggiò.

Inspirò, ammettendo a se stessa che la sorella maggiore aveva ragione. 

Si alzò e con una scusa andò al piano superiore.

Un lungo e buio corridoio l’accolse con un brivido lungo la schiena. Di certo casa sua non era luminosa e piena di calore, ma quella... era così fredda da far accapponare la pelle. Sarebbe stata così la sua vita? Cercò di non pensarci.

Mille o più porte si affacciavano su quel corridoio illuminato solo da delle fioche luci bianche. Centinaia di quadri erano appesi alle pareti; tutti rappresentavano persone eteree e dall’aspetto severo. Malfoy, pensò. Chissà se da qualche parte avrebbe trovato il ritratto di Draco? Chissà se un giorno anche il suo volto sarebbe finito su quelle mura?

Poi nel silenzio spettrale della villa, sentì dei singhiozzi sommessi e, con passo leggero si avviò in quella direzione. Aprì una porta e trovò Draco nel bagno dalle mattonelle nere e i lavandini di acciaio lucido. Lui era davanti ad uno specchio rettangolare, con l’acqua che sgorgava senza sosta dal rubinetto aperto.

Gli andò incontro, notando con sorpresa che lui non si ricompose subito. Con gesti lenti e calcolati, Astoria prese dal bordo del lavandino un asciugamano nero, con una M ricamata con fili argentati, e dolcemente lo passò sul volto bello e sconvolto di Draco. 

I singhiozzi, così, diminuirono fino a scomparire del tutto.

Solo in quel momento silenzioso ma significativo, la giovane notò l’oscuro segno che solcava la pelle diafana di Draco: il Marchio Nero. Trattenne in fiato, senza riuscire a evitare che lui vedesse la sua espressione sorpresa. Con una mano affusolata in un delicato movimento gli afferrò il braccio sinistro e sfiorò con la punta delle lunghe dita i contorni di quel segno, ormai sbiadito dopo la caduta di Tu-Sai-Chi: un tetro e spaventoso teschio con un serpente che usciva dalla bocca. Non l’aveva mai visto e sentì brividi gelidi di paura percorrerle la schiena. Allora era quella la forma del famoso Marchio che sfregiava la bianca pelle di Draco. 

Lo guardò negli occhi e notò in quelle iridi grigie la tristezza incupire maggiormente l’animo oscuro di Malfoy.

Sentì di volerlo strappare da quel loro mondo troppo scuro e grigio. Salvarlo.

Risalì con le dita sul braccio, accarezzando delicatamente il muscolo ben formato sotto la camicia arrotolata sul gomito. Giunse fino al petto, ampio e sicuro, toccandolo e esplorandolo con entrambi i palmi. Si accorse, avvertendo un rossore tingere le gote troppo pallide e una cupa vergogna, di volerlo conoscere anche fisicamente.

Sotto le mani sentì il cuore del ragazzo battere con più foga, che martellava nel petto sempre più forte, come se lui condividesse il suo desiderio.

Si alzò sulle punte dei piedi e posò dolcemente le labbra sulla sua guancia umida di acqua fresca. 

Draco chiuse gli occhi, abbandonandosi all’immensità che lei rappresentava per lui. Ma solo dopo essersi ricordato di chi realmente fosse, la fermò guardandola incuriosito e sorpreso.

« Perché stai facendo questo? » domandò lui. Non fu aggressivo, semplicemente stupito.

« Perché sappiamo entrambi che prima o poi ci sposeremo » rispose con voce appena sussurrata. Iniziò a giocare con delle ciocche bionde del ragazzo che ricadevano, gocciolanti, sulla sua fronte. « E sarebbe inutile sperare il contrario. Così ho pensato che sarebbe stato giusto conoscersi meglio. »

Tirò su con il naso e la guardò così intensamente da entrarle dentro, fino a solleticarle l’anima ingrigita.

« Saresti felice al fianco di un uomo che si vergogna di ciò che ha fatto, di ciò che è stato? »

« Il passato conta poco, Draco. » Era la prima volta che lo chiamava per nome e, pregò che Merlino lo perdonasse per quel pensiero, Malfoy amò la nota dolce e candida con cui venne pronunciato da quelle labbra così rosa e invitanti. « Quello che importa è cosa farai per riscattarti. »

Astoria sorrise nel vedere il caro vecchio Draco Malfoy e il suo ghigno beffardo comparire sul quel volto dimagrito.

« Sarai con me? » le chiese porgendole una mano.

Lei lo guardò negli occhi grigi, cercando di scovarvi un’eventuale presa in giro. Non la trovò. Vide solo la sincera richiesta di aiuto e di appoggio.

Sorrise nuovamente mentre, senza scostare lo sguardo dai quegli infiniti pozzi argentati, afferrò la sua mano. « Sarebbe un onore. »

§

Modifica del 13/09/2012

Note: Desideravo scrivere questa storia da molto tempo, ma ho avuto pochissimo tempo per scriverla... A dir la verità non so come sia nata, semplicemente dal desiderio di voler dare anche a Draco un lieto fine: nonostante tutto se lo merita anche lui. *___*

Spero vi sia piaciuta,

JANE

   
 
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