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Autore: Martin Eden    23/05/2011    2 recensioni
Seguito di Compagni di Sventura - Across Middle-Earth. Continuano le avventure dei nostri eroi in compagnia di Lilian, la ragazza che ha scombussolato i loro piani ma che sembra acquistare sempre più importanza nella loro storia...e in particolare di uno di loro... :)) Per chi conosce il primo episodio di questa mia serie, e per chi invece non ancora, l'invito a leggere è rinnovato!! Spero vi piaccia...aspetto i vostri commenti e recensioni! Nel bene e nel male.. :)) Ciaoo
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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5 – NIENTE È COME SEMBRA!

  
- Accidenti, ci mancava anche questa!!- esclamò stizzita Lilian mentre osservava la pioggia battente che scendeva fitta fitta - Non bastava essere quasi morta annegata nel fiume, non bastava aver rischiato la vita per salvare un amico, oh no, anche le forze della natura si devono alleare contro di me! Anzi: noi, dico bene Aragorn?-
- Dici bene.- rispose pensieroso l'uomo, mentre guidava il cavallo verso il Fosso di Helm: era stata una fortuna averlo trovato poco lontano dalla riva del fiume.
A dir la verità, Aragorn non si sarebbe mai immaginato di essere ancora vivo, una volta caduto da quella rupe, ma le cose non erano andate precisamente co- me si era aspettato.
Era semisvenuto quando aveva sentito un grido provenire da poco lontano: la rabbia del fiume lo stava trasportando lontano, per lui ormai era finita, o così aveva creduto.
Sentiva le membra intorpidirsi nell'acqua gelida, la testa andare continuamente sott'acqua sempre con minor risultati di uscirne: aveva sbattuto un braccio con-tro una roccia, ma nemmeno il dolore era servito a ridestarlo da quella specie di lento oblìo.
Poi, una mano l'aveva riportato in superficie, alla calda luce del sole: c'era qual-cuno vicino a lui, qualcuno che lo voleva salvare da una morte certa.
Un'ombra benigna l'aveva spinto verso la riva del fiume, sentiva la tiepida aria emessa dalla sua bocca e il suo sguardo irrequieto: era stato trascinato sulla terra da una forza che non si aspettava.
Aveva aperto gli occhi, in preda alla curiosità e, non era possibile, davanti a lui era apparsa Arwen, la sua amata Arwen!
I lunghi capelli corvini le incorniciavano il bel viso elfico e i suoi occhi azzurri e-rano fissi su di lui: avrebbe voluto baciarla in quel momento, solo per un attimo, quell'ultimo attimo.
Invece aveva sentito qualcuno scuoterlo con tanta forza che anche un morto a- vrebbe spalancato gli occhi: l'immagine angelica di Arwen era scomparsa, e al suo posto c'era Lilian, sul punto di schiaffeggiarlo e farlo così rinvenire di certo.
Aragorn aveva supplicato pietà di fronte a tanta furia, ma la ragazza gli aveva semplicemente chiesto come stava: l'uomo si era tranquillizzato un poco, aveva sentito le forze ritornargli, sebbene con molta lentezza.
Aveva cercato di alzarsi, ma il suo tentativo era fallito, finchè Lilian non gli aveva dato un valido aiuto, facendolo appoggiare a sè: gli aveva riferito che Théoden era ripartito per il Fosso di Helm.
Non sapeva dire per quanto tempo avevano camminato, per uscire dalla gola del fiume, ma sicuramente più di un'ora, tutte e due così deboli da rendersi a malapena conto di dove si trovavano: e poi avevano trovato quel destriero che o-ra li stava conducendo verso la roccaforte di Helm Mandimartello.
Li aspettava ancora una lunga marcia notturna, sotto un cielo coperto e lampeg-giante:
- Proteggiti un po' con il mio mantello.....- propose Aragorn a Lilian mentre la co-priva con la sua veste -..o quando arriveremo non potrai nemmeno raccontare a Legolas ciò che ti è successo tanto sarai infreddolita!-
- Credevo che lo volessi dire tu come ci siamo salvati....-
- Lo so, ma credo che il nostro amico elfo tartasserà di domande te, e non me.-
- Perchè mai dovrebbe farlo?-
- Non lo indovini?-
Lilian gli tirò un orecchio, costringendolo a tacere per il suo bene.
Dei lampi squarciarono il manto cupo della notte, illuminando per un attimo il paesaggio desolato di Rohan; poi rombi, suoni fortissimi che parevano scandire la fine del mondo.
Eppure, mescolato a quelle trombe di guerra, un altro rumore giunse alle orec-chie di Aragorn e Lilian: un corno.
- Proviene da là!- affermò la ragazza, e indicò un punto imprecisato sulla colli-netta che stavano superando.
L'uomo, incuriosito, guidò il cavallo verso la sommità dell'altura, e quello che vi-de oltre ad essa lo impietrì: giù, la piccola valle brulicava di creature di Isen-gard: uruk-hai, orchi, goblin e altri inimmaginabili nemici usciti dalle fornaci di quella città.
Marciavano diritti, non erano meno di diecimila: viaggiavano in modo incredibil-mente veloce, incitati dalle grida di quelli che dovevano essere i capi e guidati dalle fiaccole.
Aragorn spronò il cavallo e andò giù dalla collina, al riparo:
- Non ho mai visto un esercito così grande!- esclamò Lilian - Siamo certi che Théoden e i suoi cavalieri resistano?-
- Lo spero, ma dovranno essere molto coraggiosi...e dovranno essere avvertiti prima: andiamo!-
Incitò il cavallo ad andare al galoppo in direzione del Fosso di Helm: dovevano giungervi prima dell'esercito nemico, o per Rohan sarebbe stata una fine certa.
La pioggia cadeva fitta, ma ad Aragorn e a Lilian non importava.
Man mano che si allontanarono dagli orchi, le grida funeste e i corni di Isengard si spensero; cavalcarono tutta la notte, senza mai fermarsi nemmeno per dormi-re almeno un'ora: non avevano tempo.
Oltrepassarono colline e rigagnoli ingrossati dalla pioggia, sfidarono saette e freddo pungente: quando giunsero al Fosso di Helm, ormai era l'alba.
 
Legolas aprì gli occhi e si sorprese nel vedere che non si trovava in paradiso, bensì in un luogo che gli parve molto familiare: era steso su un comodo letto, in una camera che si ricordava di avere già visto.
Scosse la testa, credendo di stare sognando, e si alzò a sedere con le poche for-ze che aveva, guardandosi attorno:
- Dove sarò mai?- si chiese massaggiandosi una tempia.
- NO, la domanda giusta è: DOVE SEI STATO??!!- una voce cavernosa esplose nelle sue orecchie, costringendo Legolas a proteggerle con le mani.
Si girò di scatto, e vide di fronte a sè il suo amico nano:
- Gimli! Io....ecco...-
- SAI COSA VUOL DIRE CERCARTI PER TUTTA LA ROCCAFORTE E NON TROVARTI NEMMENO NEGLI SGABUZZINI???-
Il nano si arrampicò sul letto e cominciò ad avanzare minacciosamente verso Le-golas, che fu costretto a indietreggiare:
- SAI COSA VUOL DIRE SCOPRIRTI MEZZO MORTO NEL FANGO SOTTO IL PONTE??? HO RISCHIATO DI RITROVARMI SOLO DEL TUTTO!!-
- Gimli, mi dispiace...io non..-
Legolas non fece in tempo a terminare la frase, perchè cadde giù dal letto, largo solo un metro: ora sopra di lui troneggiava l'ombra di Gimli, che non aveva smesso di urlare.
- Sai come ti hanno trovato le guardie? SVENUTO, SEMIASSIDERATO, INFRED-DOLITO A TAL PUNTO CHE QUANDO TI HANNO PORTATO QUI SEMBRAVI PIU' MORTO CHE VIVO!! Mi hai fatto prendere un colpo!!-
- Non volevo...è che..-
- "è che..", "è che..", lo so, il perchè!! Non ti è passato il rimorso per Lilian, ma da quello ad arrivare a morire di dispiacere!!!-
- Non scherzarci su! Se tu fossi stato al mio posto capiresti perchè mi sento co-sì...- Legolas si alzò e guardò fuori dalla finestra: era l'alba.
Vedendolo così malinconico, Gimli si pentì di avergli urlato così forte, e parlò con tono più pacato:
- La morte di Lilian ha segnato profondamente anche il mio cuore, ma devi ca-pire una cosa: non è stata colpa tua, nè mia, ma di quegli orchi maledetti e dei loro lupi...-
- Ma io ero lì, lo sapevo che non poteva farcela, l'ho solo avvertita, mentre inve-ce avrei dovuto prenderla per un braccio e trascinarla via da quel dirupo assassi-no!!-
Di fronte a una risposta del genere, Gimli non seppe più come rispondere. Saltò giù dal letto, e si avvicinò all'elfo:
- Adesso che sei vivo e vegeto, come ti senti?- gli chiese in tono amichevole.
- Molto depresso...- rispose Legolas e una lacrima gli bruciò la guancia.- Lilian mi manca tanto....e anche Aragorn..-
Poco più in là squillarono delle trombe, segno di un nuovo venuto: poteva essere una buona occasione per distrarsi.
- Andiamo a vedere chi è arrivato...- propose Gimli, e iniziò a tirare energica-mente la veste di Legolas.
Quest'ultimo lo seguì, più perchè non sapeva come resistere alla forza di Gimli che per vera voglia: ma non se la sentiva di uscire all'aperto, non voleva che la gente lo vedesse così.
Si vergognava del suo stato:
- Io ti aspetto qui..- affermò sicuro quando fu in mezzo all'atrio.
- Perchè? Ti farà bene stare a contatto con le persone..-
- Lascia perdere, non è il momento.-
Gimli capì che era meglio lasciarlo solo: in fondo sapeva il dolore che lo attena-gliava, quell'orribile, dolciastro rimorso che sarebbe rimasto per tanti anni, forse per sempre.
Il nano si diresse solo verso il cortile dove era squillata la tromba, e notò che molta gente si era accalcata intorno al nuovo venuto, e c'era una confusione che non s'immaginava di trovare:
- Fate largo, fate largo, voglio vederlo in faccia, questo visitatore!!- gridò, e co-minciò a spintonare la gente per crearsi un passaggio.
Quando la folla si diradò un po', potè constatare il perchè di tutta quella confu-sione: davanti a lui si ergevano le figure silenziose di Aragorn e di Lilian.
Sulle prime credette di stare sognando, tant'è che strabuzzò gli occhi, incredulo:
- Tu?- balbettò appena ritrovò la voce- Tu...sei l'uomo più fortunato che io abbia mai visto!!- e si aggrappò saldamente al corpo di Aragorn.
Quest'ultimo lanciò un'occhiata di supplica a Lilian, ma lei non sembrò raccoglie-re; decise di usare un altro stratagemma:
- Dov'è il re, Gimli?- chiese.
Il nano indicò con un cenno la risposta: Théoden era dentro il palazzo.
Aragorn ebbe una buona scusa per togliersi da quell'abbraccio fraterno e si di-resse spedito verso il salone e Lilian, che di starsene sola con Gimli non ne vo-leva sentire nemmeno parlare, fece atto di seguirlo.
Sentì una mano possente che le tratteneva per una manica:
- Ehi, non mi saluti neanche?- le chiese il nano con una nota d'offesa.
- Ehm...ciao Gimli.- disse con voce malferma la ragazza, ma immaginava che non sarebbe certo bastato quello a toglierla d'impiccio.
Il nano la guardava storto:
- Dov'è Legolas?- domandò Lilian, sperando di ottenere lo stesso risultato di A-ragorn.
- Dentro...-
La ragazza si liberò finalmente della stretta di Gimli, e si diresse verso l'atrio del-la roccaforte: sapeva che il nano non la perdeva di vista una secondo, e che la stava seguendo, ma volle tentare l'impresa di liberarsi di lui.
Fece pochi passi, e poi vide la sagoma snella di Aragorn ferma davanti a quella di un altro uomo: ma no, che stava dicendo, quello non era un uomo, era un el-fo!
(Legolas!!)
Decise di fargli una sorpresa, sperando ardentemente che Aragorn non gli dices-se che lei era viva e vegeta: si avvicinò di soppiatto agli altri due amici, ma fece solo in tempo ad ascoltare poche frasi del loro dialogo:
- Questa è tua.- disse Legolas, e tese all'uomo qualcosa di lucente: la collanina di Arwen.
Aragorn rimase stupefatto nel ritrovarsi quell'oggetto tra le mani, e guardò l'a-mico con aria interrogativa: Legolas gli sorrise semplicemente.
- Che brutto aspetto...- scherzò - Lo sai che sei in ritardo?-
- Già, c'era un traffico d'inferno!- esclamò Lilian, balzando fuori dal suo "nascon-diglio"- Vero, Aragorn?-
Legolas rimase sbalordito da quell'apparizione: spalancò gli occhi, e la voce gli si fece malferma:
- Ma tu...non è possibile, tu sei..morta...-
- Morta a chi?? Io sono viva e in buona salute: tocca se non ci credi!-
Lilian tese il braccio, per dimostrare di essere lei in carne ed ossa, ma l'elfo non parve per nulla convinto: tremante, lui le sfiorò la mano, credendo che anche al suo minimo tocco Lilian si sarebbe volatilizzata nel nulla.
La ragazza, però, rimase dov'era, senza muoversi, impaziente di vedere le rea-zioni dell'amico.
Sempre più incredulo, Legolas le afferrò le braccia:
- Come hai fatto..?- le chiese balbettando.
- Sai, devo essere sincera con te: non lo so.-
Lilian immaginava che le avrebbe fatto altre domande, come aveva predetto Ara-gorn, invece lui fece qualcosa che non si aspettava minimamente, che la lasciò di stucco: l'abbracciò.
- Non farmi più scherzi del genere!!- la rimproverò con voce rotta.
Lilian non gli rispose, paralizzata com'era dalla sorpresa, ma capì che qualcosa di strano era successo in Legolas, in quel poco tempo che lei non era stata lì, al suo fianco: lasciò che lui la stringesse forte, sapeva che ne aveva un infinito bi-sogno.
Aragorn tossicchiò imbarazzato e si allontanò per andare a cercare il re; Gimli, dal canto suo, appena vide la scena, sentì una rabbia ribollire nel suo cuore che tutto d'un tratto credette di scoppiare: avvertiva la terribile urgenza di afferrare la sua ascia, scagliarsi con-tro....no, non poteva.
Rimase lì, pietrificato, assolutamente cosciente dei suoi pensieri: jalousie, jea-lousy, jelosìa...in quanti modi si può dire gelosia?
Eppure non poteva lasciarla sfogare, no, non lì: troppo rischioso.
Fece uno sforzo sovrumano per controllarsi, e si avvicinò facendo finta di niente; tanto, Lilian e Legolas avevano sciolto l'abbraccio:
- Sono contento di averti qui..- disse l'elfo.
- Ti sono mancata?-
- Abbastanza...ma andiamo a mangiare qualcosa, sarai affamata.-
Con un ultima, indiretta carezza, la lasciò del tutto, e le fece cenno di seguirlo: ma Lilian non si mosse neppure quando lo vide avviarsi.
Quel suo "abbastanza" l'aveva confusa: si aspettava un “molto”.
- Non dargli retta, si disperava senza di te..non ha mai smesso di piangere un secondo.- grugnì Gimli passandole accanto: chissà, forse così avrebbe avuto almeno la minima speranza di creare una falsa figura di Legolas nella mente della ragazza.
Era convinto che a lei non piacessero i disperati, nè tantomeno gli smidollati.
Invece non si accorse che così aveva segnato la sua rovina.
 
A cena, Aragorn discusse a lungo con il re di quelle truppe di Isengard che si av-vicinavano ogni ora di più al Fosso di Helm: Théoden rimase colpito dalla notizia, ora sì che si sentiva nei guai.
Gli uruk-hai non ci avrebbero impiegato molto tempo a giungere alla sua rocca-forte, e non aveva abbastanza soldati per sconfiggerli.
Aragorn propose di mandare messaggeri in quel preciso momento, diretti a Gran Burrone o altri luoghi dove risiedessero elfi, che erano stati preziosi alleati in passato.
Il re non ne volle sapere: sosteneva infatti che le antiche alleanza erano morte, e che non avevano amici a cui chiedere aiuti in tempo: erano soli.
Aragorn, però, non si arrese di fronte a un semplice rifiuto del re, pensò sempli-cemente ad un altro modo per dare il via al suo piano: unica cosa, aveva bisogno di qualche alleato.
Dopo cena, diede appuntamento a Legolas e Gimli in una stanza appartata della roccaforte e cercò in ogni dove Lilian, senza riuscirla a trovare: non poteva per-dere tempo con lei, perciò, dopo molte e vane ricerche, lasciò perdere la faccen-da.
- Che cosa hai intenzione di fare, Aragorn?- gli chiese sussurrando Legolas appe-na vide il suo amico entrare nella stanza.
- Il re non vuole ragionare, quindi ho deciso che dovremo dargli un aiuto senza il suo permesso: dovremo organizzarci di nascosto, se lo viene a sapere potrebbe essere molto pericoloso per la nostra incolumità..-
- Hai già un piano in mente?-
- Credo di sì: pensavo di mandare qualcuno di noi a Lòrien, con un messaggio per re Celeborn, qualcuno che cavalchi velocemente e silenziosamente...-
- Non guardate me..- interloquì Gimli- io a cavallo non ci vado neanche se mi pagano in mithril..-
- Allora andrò io!- disse Legolas.
- E' proprio qui il problema! Non puoi andarci, sei troppo importante per il re: senza di te, come faremo ad avvistare i nemici in tempo?-
- C'è sempre Lilian....-
- Veramente...io pensavo di mandare lei a Lòrien: senza offesa, ma lei è molto più resistente e veloce di tutti noi a cavallo: è snella e credo abbia una certa esperienza della Terra-di-Mezzo, conosce sicuramente delle scorciatoie. Voi che ne pensate?-
- Che ne penserà lei?- domandò Legolas, ricordandosi della brutta esperienza nelle terre elfiche  - Lo sai che con gli elfi non ci vuole avere niente a che fare.-
- Purtroppo stavolta credo che dovremmo obbligarla, e ripeto, purtroppo...-
- Obbligarla?-
- E' la nostra ultima speranza: se non ci salva lei, il Fosso di Helm sarà perduto!-
- Hai ragione, Aragorn, ma come si fa a farglielo capire a un mezzano?- disse Gi-mli.
- Non lo so...-
- Anch'io penso che dovremo praticamente obbligarla, ma...con la forza? Mi sembra eccessivo. Del resto non si sa se...-
Il resto della frase si perse fra le alte colonnate della stanza, ma giunse comun-que alle orecchie di qualcuno che non avrebbe mai dovuto sentire quella con-versazione fattasi così dura.
Dietro al portone, chiuso per estrema sicurezza, a origliare esattamente come u-na qualunque ladra, Lilian se ne stava premuta con l'orecchio alla serratura: passando da quella parte, per caso, si era accorta delle voci dei suoi tre amici...e putroppo aveva udito anche i loro piani.
Al sentir parlare di obblighi, aveva avvertito l'ira scagliarsi come una freccia nel suo cuore, accendendo una miccia che di lì a poco sarebbe scoppiata: come si e-rano permessi di..?
Per i suoi gusti, l'ultima frase di Legolas era stata come la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: proprio lui, che lei credeva un amico!!
Alimentata dalla sua rabbia incontrollabile di mezzano, diede una calcio al porto-ne così potente da scardinare la serratura e aprirlo con un gran fragore: Aragorn e gli altri si girarono di scatto, spaventati da tutta quella confusione.
- Così è questo che stavate pensando, vero? Di fare finta di essere miei amici per poi usarmi al momento opportuno! Da voi questo non me lo sarei mai aspet-tato...soprattutto da te, Legolas!!- sibilò - Ti credevo un amico, invece ti sei preso gioco di me! Ora ho capito finalmente cosa sei: un elfo, proprio come tutti gli altri!!-
Respirò a fondo, mentre i tre amici la guardavano sbigottiti:
- Mi avete profondamente delusa: me ne vado! ADDIO PER SEMPRE!!-
Girò sui tacchi e si diresse in fretta verso il portone all'entrata della roccaforte; Legolas, il primo a riprendere coscienza di se stesso dopo quella piazzata, le corse dietro finchè non riuscì a prenderla per il braccio, supplicandola di capire le ragioni sue e degli altri amici.
Lilian non ne volle sapere, e cercò di scacciarlo a parole: ma l'elfo non mollava la presa, e lei fu costretta a usare metodi drastici.
In un unico, impensabile scatto, si girò e con un potente schiaffo mandò Legolas a terra, liberandosi dalla sua mano: ormai senza nessun ostacolo, aprì il portone e sparì nel paesaggio luminoso del mattino.
Aragorn tentò di raggiungerla, ma incappò in un paio di guardie che stavano tra-sportando armi, inciampò e cadde: quando riuscì ad alzare di nuovo lo sguardo sul portone d'ingresso, vide solo l'ombra fuggevole di Lilian che si allontanava a cavallo, troppo velocemente per poter essere raggiunta.
Mentre tentava di alzarsi, la figura snella di Legolas gli passò accanto e si fermò in cima allo scalone, intenta a guardare l'ultima speranza che si allontanava.
Aragorn lo raggiunse, e lì, accanto all'elfo, si fermò: non potevano fare più nulla.
Sembrava impossibile: si erano rovinati con le proprie parole.
Gimli arrivò poco dopo, e anch'egli rimase ritto e sconsolato di fronte alla verità.
E ora?
Sconcertato dal terribile futuro che si trovava davanti, Aragorn tentò di cercare aiuto in facce amiche: si voltò verso Legolas, sperando di trovare un po' di con-forto.
L'elfo non lo stava guardando: se ne stava silenzioso come una statua di sale a fissare il vuoto, i lunghi capelli biondi al vento.
La guancia che volgeva dalla parte dell'uomo era livida e tumefatta, sicuramente  quella colpita dalla pesante mano di Lilian: dalla bocca dell'elfo scendeva un pic-colissimo rigagnolo di sangue.
Aragorn stava per chiedergli se aveva bisogno d'aiuto, ma Legolas si pulì le lab-bra con il dorso della mano e si voltò: fu quello sguardo, quelle due fiamme az-zurre dei suoi occhi a fermare la voce dell'uomo.
Per un attimo credette che il messaggio fosse fin troppo esplicito: odio.
Legolas si girò di scatto e tornò nella roccaforte, i pugni chiusi dalla rabbia e dal dolore per quello schiaffo; Gimli e Aragorn si guardarono, indecisi su cosa pensa-re, che fare.
Poi Aragorn riprese coscienza di ciò che era successo, e di cosa stava succeden-do: si girò anch'egli, e in un lampo balzò al fianco di Legolas:
- Ce l'hai con me, per caso? Mi stai attribuendo la colpa di quello che è accaduto con Lilian?-
L'elfo non rispose e procedette per la sua strada:
- Lo so cosa stai pensando, ma ti prego di non metterti strane idee in testa: che dovevo fare secondo te?-
Aragorn afferrò l'amico per il mantello, costringendolo a guardarlo:
- Che avrei dovuto fare?- ripetè quasi sibilando.
- Non lo so, va bene? Non è vero che ti attribuisco la colpa di ciò che è succes-so! Vorrei solo aver avuto un'idea migliore di quella di usare Lilian per i nostri piani!-
- Secondo te c'erano altre alternative?!-
- Forse pensandoci di più le avremmo trovate, ma non l'abbiamo fatto: e ora..guarda gli uomini del re: sono afflitti, spaventati, sono a malapena qualche centinaio contro chissà quanti! Non hanno speranze, senza Lilian non riusciranno a resistere all'attacco di Isengard. Moriranno tutti!-
- ALLORA IO MORIRO' ANCH’IO, COME UNO DI LORO!!- gli gridò in faccia Aragorn, ma si pentì presto di averlo fatto: Legolas non aveva tutti i torti.
Lasciò il mantello del compagno, e si allontanò in tutta fretta, sparendo dietro la prima porta aperta che trovò; l'elfo, che non immaginava di averlo tanto offeso, lo seguì, ma appena fu di fronte alla porta chiusa qualcosa lo trattenne dall'en-trare: chiamò Aragorn, ma da dietro il viso legnoso di quel portale nessuno ri-spose.
- Lascialo stare..- gli consigliò Gimli, sopraggiunto alle sue spalle.
Legolas si chiese se non fosse meglio ascoltarlo: forse il nano aveva ragione, che senso aveva discutere proprio in quel momento?
L'elfo si allontanò dalla porta, e, sentendosi improvvisamente stanco, si abban-donò su una sedia lì vicino, massaggiandosi con una mano la guancia colpita: a-veva preso a bruciare peggio del fuoco.
- Te le ha suonate, eh?- scherzò Gimli, ma la sua ironia non fu affatto gradita: Legolas gli lanciò uno sguardo terribile, che lo fece zittire al momento.

  
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