Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ___CASYeSILVI___    23/05/2011    3 recensioni
"[...] Fuori era buio, ma appena il suo occhio (visto che l'altro era coperto da una benda) si abituò, cominciò a camminare, non sapeva nemmeno lui dove stesse andando. Si ritrovò dietro la villa.
«Oh! Guardate! Eccolo lì il piccolo conte Phantomhive!» sentì dire da dietro, Ciel non si ricordava di esser stato seguito da qualcuno. Gli uomini dietro di lui erano molto più grandi e grossi, ma non fece nemmeno in tempo a fare un passo, che gli tapparono la bocca e lo fecero svenire."
Prima storia scritta da sola. D:
Per favore siate gentili con me, anche se so che è noiosa e stupida. ._.
Buona lettura.
-Silvi-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.~ The unexpected visit  ...  


Ciel si svegliò, era in camera sua e stava rannicchiato. Cercò di ricordare quando e dove si era addormentato. Ricordò che era in braccio a Sebastian e che l'ultima cosa che aveva visto era il suo viso e arrossì di colpo. Si guardò il corpo, notò che aveva varie fasciature. Immagginò le mani di Sebastian toccare la sua pelle... il rossore sulle sue guance aumentò.
Continuava a stare rannicchiato. Non faceva altro che pensare a lui, e non ce la faceva più a non dirgli ciò che provava.
«S-Sebastian... io... t-ti amo...» provava più volte a dire quella frase, in modi diversi, ma gli risultava sempre ridicola, come i sentimenti che provava. Dopo la sesta volta, sbuffò e si rassegnò. Avrebbe lasciato stare.
Dei passi lo fecero distrarre.

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Non faceva altro che osservare il suo Signorino. Non ce la faceva più, voleva farlo suo... non sapeva come aveva fatto per tutto quel tempo a trattenersi mentre Ciel dormiva. Non ce la faceva davvero più, ma qualcosa interruppe i suoi pensieri: era la voce del Signorino. A quanto pare si era svegliato.
«S-Sebastian... io... t-ti amo...»
Quella frase lo fece rimanere immobile, non ci credeva. Il Conte ripetè più volte quella frase, come per cercare di renderla meno imbarazzante. A quanto pare, non si era accorto della sua presenza. Sebastian sorrise.
Dei passi lo fecero distrarre.

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Meirin spalancò la porta, noncurante di quel che poteva fare Ciel.
«Signorino ci sono degli uomini che la cercano. Oh, Sebastian, allora eri quì! Ti stavamo cercando dappertutto!» Ciel si paralizzò. Si mise subito a sedere e si voltò: Sebastian era al suo fianco, che gli sorrideva in modo malizioso. Si sentiva morire dentro.
«Bocchan?» Meirin cercava di attirare la sua attenzione.
«Ah... sì arrivo!» Ciel non guardò il suo maggiordomo, se avesse incrociato il suo sguardo si sarebbe andato a seppellire vivo.
Appena si alzò dal letto provò a camminare, ma appena poggiò il piede a terra gli fece male: non si ricordava di aver preso una storta. Sebastian provò ad aiutarlo ma Ciel lo allontanò appena provò a sfiorarlo.
«Meirin aiutami a scendere.» la cameriera goffamente si avvicinò e lo aiutò.
«Bocchan ma come avete fatto a cadere?»
«Cadere?»
«Sì. Sebastian ci aveva detto che eravate caduto.»
«Ah... si... infatti ero inciampato...»
Arrivati giù Meirin se ne andò. Ciel era appoggiato al corrimano delle scale. Il Conte osservò gli uomini: erano cinque. Non ricordava di averli mai visti.
«Desiderate?» chiese Ciel, ma appena finito di domandare, uno di loro, dal giaccone, estrasse una pistola e sparò verso il Conte.
  
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