Titolo: Discendente di Emiri di Nomadi Suicida
Autore: Nemeryal
Fandom: Nessuno
Rating: Giallo
Genere: Slice of Life,
Malinconico, Triste
Avvertimenti: FlashFic, Missing
Moments
Personaggi: Giuseppe Ungaretti, Mohammed Sceab
Pairing: Nessuno
Trama: -Qual era il suo nome?- chiede l’uomo,
strascicando le parole tra le labbra incolori e indicando con un dito la zolla
di terra accanto ai suoi piedi.
Il giovane
sbatte le palpebre, quasi si fosse svegliato d’improvviso da un sogno lontano,
e si toglie la sigaretta dalla bocca, soffiando un filo pallido di fumo.
-Mohammed Sceab-
Dedica: a Silentsky
Note: Ecco cosa portano il
caldo ed una giornata di studio di italiano. Pazzia. Pura pazzia.
Discendente di Emiri di Nomadi
Suicida
Il cielo
d’Ivry è cristallizzato nel fumo grigio di una sigaretta ancora accesa.
Il becchino
Bastien si passa una mano sulla fronte sudata, incrostandosi di terra la pelle
già sporca; si volta e si alza appena la berretta, come a salutare la figura
del giovane che ancora s’attarda in quel ritaglio di cimitero.
-Qual era il
suo nome?- chiede l’uomo, strascicando le parole tra le labbra incolori e
indicando con un dito la zolla di terra accanto ai suoi piedi.
Il giovane
sbatte le palpebre, quasi si fosse svegliato d’improvviso da un sogno lontano,
e si toglie la sigaretta dalla bocca, soffiando un filo pallido di fumo; rimane
con la mano ferma a mezz’aria, con lo sguardo fisso verso la nebbia, verso i
nembi sfilacciati che vanno riempiendosi di gemme di pioggia.
-Marcel…prima o
poi dovrai spiegarmi perché proprio questo nome-
Uno sbuffo. Una sigaretta schiacciata nel posacenere.
-Non vai ad ascoltare il Corano, questa sera?-
-No-
Lo sciabordio del caffè contro i bordi della tazzina. L’aroma intenso
intrecciato al fumo delle sigarette.
-Dimmi, amico mio..-
Labbra che aspirano. Occhi chiusi.
-Sì, Marcel?-
-Cosa ricordi della tua Patria?-
Il scivolare della schiena contro la poltrona. Il picchiettio della dita
contro lo zigomo.
-Ghirlande. Ghirlande di lumini..e tu?-
Una risata roca.
-Io non ho una Patria, amico mio-
Silenzio.
-Amico mio..-
-Dimmi, Marcel?-
-..In volo, forse, ritroverei la mia Casa-
-Mohammed
Sceab-
Il becchino
Bastien, che si era disinteressato quasi subito alla questione, copre la cassa
grezza di quel povero diavolo con un ultimo pugno di terra, e rialza la testa.
-Mohammed
Sceab- ripete il giovane –Dividevamo un alloggio al 5 della Rue des Carmes. Mohammed Sceab- dice
ancora, scuotendo il capo –Discendente di emiri. Di Nomadi. Suicida- un sospiro
–Lo conoscevate?-
-No- il
becchino Bastien non sa se sentirsi dispiaciuto della cosa oppure solo confuso
dalla domanda.
-No, come
avreste potuto?- un sorriso amaro solleva le labbra del giovane –Forse io solo
so ancora che visse-
Parigi. Estate.
1913.
§ ~{*}~§
In Memoria
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
Locavizza,
il 30 Settembre 1916