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Autore: LaMicheCoria    23/05/2011    2 recensioni
-Qual era il suo nome?- chiede l’uomo, strascicando le parole tra le labbra incolori e indicando con un dito la zolla di terra accanto ai suoi piedi.
Il giovane sbatte le palpebre, quasi si fosse svegliato d’improvviso da un sogno lontano, e si toglie la sigaretta dalla bocca, soffiando un filo pallido di fumo.
-Mohammed Sceab-
[Parigi, Estate 1913] [Giuseppe Ungaretti, Mohammed Sceab]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Titolo: Discendente di Emiri di Nomadi Suicida
Autore:  Nemeryal
Fandom: Nessuno
Rating: Giallo

Genere: Slice of Life, Malinconico, Triste
Avvertimenti: FlashFic, Missing Moments
Personaggi: Giuseppe Ungaretti, Mohammed Sceab

Pairing: Nessuno
Trama: -Qual era il suo nome?- chiede l’uomo, strascicando le parole tra le labbra incolori e indicando con un dito la zolla di terra accanto ai suoi piedi.
Il giovane sbatte le palpebre, quasi si fosse svegliato d’improvviso da un sogno lontano, e si toglie la sigaretta dalla bocca, soffiando un filo pallido di fumo.
-Mohammed Sceab-

Dedica: a Silentsky
Note: Ecco cosa portano il caldo ed una giornata di studio di italiano. Pazzia. Pura pazzia.

 

Discendente di Emiri di Nomadi

Suicida

 

Il cielo d’Ivry è cristallizzato nel fumo grigio di una sigaretta ancora accesa.
Il becchino Bastien si passa una mano sulla fronte sudata, incrostandosi di terra la pelle già sporca; si volta e si alza appena la berretta, come a salutare la figura del giovane che ancora s’attarda in quel ritaglio di cimitero.
-Qual era il suo nome?- chiede l’uomo, strascicando le parole tra le labbra incolori e indicando con un dito la zolla di terra accanto ai suoi piedi.
Il giovane sbatte le palpebre, quasi si fosse svegliato d’improvviso da un sogno lontano, e si toglie la sigaretta dalla bocca, soffiando un filo pallido di fumo; rimane con la mano ferma a mezz’aria, con lo sguardo fisso verso la nebbia, verso i nembi sfilacciati che vanno riempiendosi di gemme di pioggia.

 

-Marcel…prima o poi dovrai spiegarmi perché proprio questo nome-
Uno sbuffo. Una sigaretta schiacciata nel posacenere.
-Non vai ad ascoltare il Corano, questa sera?-
-No-
Lo sciabordio del caffè contro i bordi della tazzina. L’aroma intenso intrecciato al fumo delle sigarette.
-Dimmi, amico mio..-
Labbra che aspirano. Occhi chiusi.
-Sì,
Marcel?-
-Cosa ricordi della tua Patria?-
Il scivolare della schiena contro la poltrona. Il picchiettio della dita contro lo zigomo.
-Ghirlande. Ghirlande di lumini..e tu?-
Una risata roca.
-Io non ho una Patria, amico mio-
Silenzio.
-Amico mio..-
-Dimmi,
Marcel?-
-..In volo, forse, ritroverei la mia Casa-

 

-Mohammed Sceab-
Il becchino Bastien, che si era disinteressato quasi subito alla questione, copre la cassa grezza di quel povero diavolo con un ultimo pugno di terra, e rialza la testa.
-Mohammed Sceab- ripete il giovane –Dividevamo un alloggio al 5 della Rue des Carmes. Mohammed Sceab- dice ancora, scuotendo il capo –Discendente di emiri. Di Nomadi. Suicida- un sospiro –Lo conoscevate?-
-No- il becchino Bastien non sa se sentirsi dispiaciuto della cosa oppure solo confuso dalla domanda.
-No, come avreste potuto?- un sorriso amaro solleva le labbra del giovane –Forse io solo so ancora che visse-

 

 

Parigi. Estate. 1913.

§ ~{*}~§

 

In Memoria

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse

Locavizza, il 30 Settembre 1916

   
 
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