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Autore: kerfuffle92    23/05/2011    1 recensioni
Non sono mai stata un animale a sangue freddo, d'altro canto, ho sempre avuto poco spirito di riflessione, e fin troppa impulsività.
Mia mamma, una professoressa zelante e rigida, diceva -a volte con disprezzo- che avevo l'animo dell'artista, ero un genio incompreso: disordinata, lunatica, bizzarra e istintiva.
Ed è stato proprio il mio "istinto malato" -come lei stessa lo definiva- che mi portò, quella sera di fine Novembre, ad una svolta in quella che ormai definivo una triste e monotona vita di merda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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P&F 11
pef

"I might be a fool,
but you might be one too,
maybe we're all that we needed"
All that we needed, Plain White T's



Avevo fatto un patto con Cesco, un mio compagno di classe: se lui avesse avuto un voto superiore a sessantacinque, si sarebbe fatto la permanente blu, mentre se io avessi superato il 70, avrei tagliato i capelli, corti corti, come Emma Watzon; certo che non mi aspettavo minimamente di prendere 79 all'esame di maturità, ma così fu, e i miei capelli lunghi fin sotto le spalle sparirono come promesso.
Dicono che quando una donna si taglia i capelli, voglia darci un taglio con tutto, cominciare una nuova vita.
Quando andai dal parrucchiere, però, non sentii il benchè minimo disturbo nel liberarmi della mia criniera, né gioia. Semplicemente, ero sempre io, con gli stessi problemi e gli stessi occhi spenti con i quali avevo inquietato il commissario d'esame durante l'orale.
Scappare dai problemi non giova mai; puoi fuggire, fingere indifferenza, starci male, andare in capo al mondo, ma quei problemi torneranno a disturbarti nel sonno, mentre mangi un gelato o guidi per andare verso la spiaggia. E faranno male lo stesso, allo stesso modo.
Ora, che problemi avessi, nella vita di un qualsiasi strafelice neodiplomato, se lo potrebbero chiedere in molti: mia madre ne aveva fatto uno studio accurato, e aveva concluso che il mio amore per i Nirvana e per i Cure era la sola causa della mia depressione emocore e che sarei finita suicida come il buon vecchio Kurt, di quel passo; non aveva messo in conto il fatto che avessi passato, da quel lontano inizio maggio in cui per l'ultima volta, in biblioteca, avevo visto Paolo, un periodo di crisi totale.

Avevo provato a chiamare Paolo un numero infinito di volte, ma sul cellulare non rispondeva; avevo provato a chiamarlo a casa, ma sua madre si ostinava a dire che non era ancora rientrato, che gli avrebbe riferito della mia chiamata.
 Un giorno, sono pure andata sotto casa sua, per scusarmi, ma non mi ha fatto entrare, e dopo un'ora seduta ad aspettare davanti al citofono suo fratello è uscito per dirmi senza mezzi termini di sloggiare, così -permalosa come sono- decisi che se non voleva vedermi né sentirmi, gli avrei dato questa soddisfazione; non scrissi più, non chiamai più, per lui ero morta e forse morta un po' lo ero davvero.
Morta dentro.
Certo, Giacomo e Charlie erano sempre pronti a consolarmi, ma non volevo essere un peso per loro, soprattutto per Cha, che aveva -finalmente- preso in mano la situazione e in un torrido pomeriggio di fine maggio si era messa assieme al piccolo Giovanni; erano così carini assieme, che ti veniva allegria solo a guardarli, lui così dolce e accondiscendente, e lei così casinista e schietta.
Tornando a noi, mi ero decisa a non fare la vittima e rompere le scatole a mio fratello e alla mia migliore amica, concentrandomi ancora una volta sul successo della band; con la delusione in amore era nata in me l'ispirazione per comporre diverse canzoni, e in meno di un mese le avevo arrangiate tutte quante, avremmo potuto registrare un cd se solo avessimo preso la faccenda della band un po' più seriamente, non facevamo che suonare nei locali per pochi spiccioli ma per la nostra età erano più che sufficienti a sostenere le spese personali, -e dei soldi, comunque, non ce ne fregava granchè-.

Così quella sera di metà luglio, libera come un gabbiano, mi apprestavo a raggiungere l'Irish per l'ennesimo concerto della stagione (il terzo, per la precisione); quando entrai nel pub, sulle sette e mezza, trovai solo Clara che accordava il suo basso e Edoardo che montava la batteria, con i lunghi capelli color carota legati in uno chignon.
"Ehi gente! Come procede?"
"Non male, se non fosse per la temperatura da serra..." fece Edo, alzando volutamente la voce affinchè il barista -spilorcio- alzasse l'aria condizionata.
" Ma tu ti sei tagliata i capelli!!!" schizzò invece Clara, girandomi attorno e toccandomi la nuca, incredula "quando come dove?"
"Oggi, appena usciti i risultati" dissi, con un sorriso amaro " settantanove"
"Ehi ma è grandioso! Festaggiamo! Offro io!" fece Edo, andando verso il bancone per prendere tre belle birre ghiacciate; mentre Pel di carota bisticciava con Bepi, il barista, per il pagamento delle birre, Clara mi abbracciò da dietro, bisbigliandomi all'orecchio.
"Tutto bene?"
Sospirai.
"Si... è che... sai, non ho sentito niente quando mi tagliavano i capelli. Voglio dire, io ho sempre avuto il feticcio dei capelli lunghi fino al culo, e adesso che ce li ho quasi a spazzola, non me ne importa veramente tanto. "
"Non l'hai più sentito?"
"No, ho deciso di smettere di provarci dopo che suo fratello mi ha intimato di andarmene, quella volta"
"Mmmmh. Che dice Giovanni?" fece allora lei; ormai con la storia del gruppo eravamo diventate davvero affiatate, ed ultimamente non aveva avuto problemi ad integrarsi nel giro Frankie-Charlie-Jack, cosicchè aveva conosciuto anche rispettivi morosi e stretto amicizia con tutti, nel gruppo.
"Giovanni mi ha detto che ha passato la maturità per pochissimo, ha preso sessantuno e un calcio in culo." feci io, mogia "e poi è sparito. Non ha più fatto avere sue notizie, nemmeno i genitori sanno dove cercarlo"
"Ok, fin la c'ero arrivata. Ma Paolo, prima di andarsene, non ha mai parlato di te a Giovanni?"
"Giovanni non ne vuole parlare, in fin dei conti sarebbe come sputtanare il suo migliore amico. Ma mi ha detto che Paolo ha troncato i rapporti con me perchè non vuole soffrire, ed effettivamente lo capisco, abbiamo passato più tempo a tentare di riappacificarci che altro, da quando ci conosciamo. E forse ha fatto bene ad allontanarsi da me, sono troppo incasinata ora come ora, lo farei soffrire e basta."
"Si, ma voi vi piacete! E' palese!" fece Clà, spettinandosi il ciuffo rosso fiammante.
"Si, senz'altro, e a quanto pare lui ricambia, ma forse questo è il punto. Se ci vogliamo così bene e ci facciamo, al contempo, così male, forse semplicemente non era tempo per noi. Con il passare del tempo, se è davvero così forte quello che c'è, allora potremo un giorno ricominciare tutto da capo e incastrare i  pezzi di questo puzzle perfettamente."
"Ma come fai a sapere che lo incontrerai ancora, se nessuno sa dove si è cacciato?"
"Non lo so in realtà" feci io,accarezzando il manico della mia Fender "Ma se è davvero così forte, questa cosa, allora ci ritroveremo. Anche se fosse all'Inferno."
Terminai, giusto in tempo per vedere Edo arrivare con tre boccali di bionda gelati.
"Vero, Frank, proprio un inferno sto posto! Si muore di caldo!"
"Si ti te mori de caldo vedi de tagliarte i cavei, che ti xe l'omo e ti xé l'unico mona coi cavei de Raperonsolo, dighe singorine, dighe!" fece Bepi, in dialetto, facendo scoppiare a ridere Clà e me.
 
(N.B.= traduzione: Se muori di caldo vedi di tagliarti i capelli, che sei l'uomo e sei l'unico idiota con i capelli da Raperonzolo, diteglielo ragazze diteglielo!)

_______


Verso le otto arrivarono Luigi, il nostro cantante, e il nostro secondo chitarrista Fede.
"L'appuntamento era mezz'ora fa " disse Edo, scocciato.
"Si ma zio, io sarei arrivato anche in anticipo se non fosse stato per llittle Miss Sunshine che doveva incipriarsi il naso per il suo debutto sulle scene mondiali" Fece Federico, sfilando la Les Paul dalla custodia
"Senti bello, io non sono una ragazza spartana come la coppia di Belle-e-dannate qua dietro" fece con la sua vocina acuta e poco virile indicando me e Cla "Per noi ragazzi non è cool uno stile indie trasandato alla Kesha, ho bisogno di essere sempre in perfetto ordine e i vostri orari assurdi mi impediscono di brillare come dovrei!" Concluse lui, sculettando fino al bancone per chiedere una bottiglia d'acqua con la quale fare i gargarismi prima di iniziare a cantare; Luigi era fatto così, era l'esponente dell'omosessualità locale più accanito in assoluto e eveva uno spaventoso culto dell'immagine.
Fede, il suo esatto contrario, al suo fianco sembrava quasi un barbone, per i suoi modi rozzi e i suoi vestiti larghi e sformati Grunge; e i due, nonostante la diversità, stavano sempre assieme, bisticciando in continuazione.
"Jijì chiede se hai un testo stampato dell'ultima tua canzone, si confonde sempre con le parole" Fece Fede, riferendosi con quel nome da barboncino a Luigi.
"Si dovrei avercelo nella custodia, è solo una settimana che la proviamo, immaginavo potesse essere difficile ricordarsela subito"
Fede mi guardò strano.
"Cambio di vita?" chiese toccandomi i capelli.
" No, ho rispettato un patto  fatto con un amico" risposi fingendo un sorriso.
"Bella zia, sei una figa!"
"Come sei dolce fede... " feci ironica, per poi ripassare con lui gli accordi della canzone nuova, mentre Jijì provava le scale al bancone con Bepi.
Poco meno di un'ora dopo, il locale iniziò a riempirsi, e arrivati anche Charlie e Giò, decidemmo di iniziare lo show.
Adoravo suonare con il gruppo.
Suonare è già in sè un'esperienza fantastica, ma quando ero con il gruppo, e sentivo il cuore battere al ritmo della batteria di Edo, e il basso di Clà intrecciarsi con la melodia del mio solo o degli accordi di Fede, e Jijì mescolava tutto quello con la sua voce, allora accadeva qualcosa di assurdamente pazzesco, era gioia che scoppiava nel mio petto e una sensazione di appagamento ineguagliabile.
E mentre ero li che suonavo, entusiasta e felice come mai in quei giorni, accadde.
Era li, tra la folla, con una guinness in mano, lontano da Charlie e Giò, non l'avevano visto.
Ed in quel momento avrei voluto fare tante cose: stare li a fissarlo incantata per ore, accarezzarlo, tirargli uno schiaffo per come mi aveva sepolta viva tra i suoi ricordi, offrirgli da bere, implorare il suo perdono, urlargli contro, baciarlo; e mentre il suo sguardo si posava sul mio, e studiava i miei lineamenti più spigolosi, i miei occhi spenti e i miei capelli tagliati, Jijì mi dava in mano il microfono, per presentare la prossima canzone.
"emmh.. ecco.. io.. la prossima canzone..ah, si, la prossima canzone è un brano inedito, composto da me, s'intitola "Without you" ed è un pezzo che dedico al fotografo più in gamba che conosca"
Feci, guardandolo, senza però accennare nessun sorriso di circostanza; nemmeno Paolo sorrise, continuava, muto, a studiarmi.
attaccai con l'arpeggio iniziale, al quale si unì Fede, assieme a Clara; Edo si limitava a dare un leggero tocco ai piatti, di tanto in tanto, per creare atmosfera.
Quando Jijì cominciò a cantare, sperai vivamente che Paolo capisse un po' d'inglese;
"Boredom's taking me aparth
The world will stop for half a track
When i'll realize that life doesn't make sense

And when outside's a sunny day
And trees in bloom smell like fresh air
It's hard to see the beauty in rottern chests

But can't you see it's not hard to find
I like the way you burn your life  
Maybe i like anything you concerns

I'd love to be the smoke you like
just to be blown out of your mouth
just to be something you'd become obsessed

I'd like to be your dirty shoes
Just to go anywhere with you
to take a path known just by me and you

Boredom's taking me aparth
the world should stop for half a track
I've just realized that life doesn't make sense
(without you)*

Quando Jijì finì di cantare, e un po' di anime buone iniziarono ad applaudire, Paolo fece per andarsene, così presi la mia decisione; sfilai la chitarra e saltai giù dal palco, correndo verso l'uscita.
La gente era accalcata, iniziai a zigzagare nella folla fin quando non arrivai all'uscita, giusto in tempo per prendere per la manica Paolo e seguirlo fuori.
"Paolo aspetta!"
"Lasciami" fece lui, freddo, mentre io continuavo ad aggrapparmi alla sua maglietta
"Paolo ti prego..."
Paolo si girò giusto in tempo per vedermi scoppiare a piangere.
Come un papà con il figlio, iniziò ad accarezzarmi la testa, mentre mi stringeva in un abbraccio, come per calmarmi
"Capisci perchè non ce la faccio più, a vederti? Perchè mi fai male, ogni volta, e io faccio male a te. Non si può andare avanti così, lo capisci?"
Annuii, mentre lo stringevo sempre più forte, come per accertarmi che fosse li, davvero.
"Ma.. ma io sono mesi che ti vengo dietro... e anche io ti piaccio.. siamo due persone che si piacciono a vicenda, cosa c'è di più semplice?"
"C'è che non potremmo comunque stare insieme, visto che i miei hanno già pensato anche a questo, e che se anche scappassi da quella casa, poi tu saresti comunque troppo lontana, e non voglio tenerti ancorata ai miei problemi mentre vivi la tua vita in standby"
"Non sei più arrabbiato per quel giorno in biblioteca?"
Paolo sbuffò
"Se ci ripenso mi innervosisco, però so che non l'hai fatto per te, l'hai fatto per lui. Clara parla troppo." fece facendomi ridere, e poi continuò "L'unica cosa che mi scoccia, è che sia stato quel demente a baciarti prima di me"
Paolo si staccò dall'abbraccio, asciugandomi le lacrime nere di mascara con un pollice "Io parto, vado a vivere la vita che ho sempre sognato, conoscerò gente nuova, imparerò un sacco di cose. Anche tu dovresti vivere la tua vita, iniziare l'Università, farti nuovi amici e diventare qualcuno.. se io stessi qui, non solo vivrei una vita non mia, ma ti costringerei a sentire il peso di questa vita anche su di te, ed è quello che non voglio. Un giorno, se capiterà, ci ritroveremo, e magari tutto sarà come sognamo che sia" fece, dandomi un bacio sulla fronte e andandosene, veloce e silenzioso.
"Ma io sono innamorata di te" replicai a bassa voce, abbracciata alle mie ginocchia, mentre Bepi mi portava una Guinness media "Da parte de quel ragasso coi cavei longhi e la maglia rossa" aveva detto, descrizione che corrispondeva perfettamente a quella di Paolo.
Presi la birra in mano, la stessa che sorseggiai la prima volta che uscimmo insieme, in quello stesso posto ancora a novembre.
Sapeva di ricordi e di luppolo caramellato, un poco di  zucchero per addolcire quella pillola amara; e sotto, attaccato al fondo umido per la bassa temperatura del bicchiere, c'era un foglietto, con scritto
"you could say we were just a big mistake,
I think it's worth making
worth repeating"
Probabilmente il testo di una canzone, non mi ricordavo quale, ma aveva un ché di già sentito...
"Potresti dire che siamo stati solo un grande errore, ma penso sia valsa la pena farlo, varrebbe la pena ripeterlo"
Forse un giorno ci saremmo reincontrati, e allora senza fidanzamenti programmati, vecchie fiamme che scombussolano il tutto, e con la consapevolezza che l'uno voleva quello che desiserava l'altro, allora avremmo potuto pensare di vivere la nostra vita in funzione di noi stessi e basta.
In quel momento però non era possibile, avrei dovuto percorrere un sentiero lungo e tortuoso  e ritrovare me stessa, fare ancora molti errori e vivere l'attimo, prima che i nostri cammini, eventualmente, s'incrociassero di nuovo.
"Senza una chitarra più esperta non riusciamo ad andare avanti, la dentro"
Sussultai
"Oh, Fede, sei tu.. ma non avevamo finito, con il mio inedito?"
"Non ti si può proprio fregare vecchia" fece lui, rubandomi un sorso di birra "Ma quella fuga teatrale? Che è successo?"
"Ho rivisto un vecchio amico"
"Paolo"
Lo guardai, scioccata "Com'è che sai di Paolo?"
"Beh la gente si fa domande, se una tipa carina gira sempre sola e con il muso" disse grattandosi la testa, imbarazzato "E poi se chiedi a Jijì, quello li va dalla parrucchiera una volta alla settimana e si fa i cazzi di tutti mentre gli fanno i bigodini"
Risi di gusto, la demenza di Fede poteva tirare su di morale anche un depresso con manie di suicidio "E cosa ti avrebbe detto Jijì?"
"Mah, niente di ché, non capisco quando parla veloce veloce con quella vocetta acuta da modalità gossip; però, tipo, ho capito che c'era un inciuccio e nessuno dei due si è fatto avanti, poi avete avuto alti e bassi e poi è successo un casino..."
"Il succo è questo"
"E adesso? Che voleva?"
"Non lo so.. Ha detto che ci facciamo soffrire a vicenda, che deve andare e che devo farmi una mia vita. Poi però ha detto che se è destino, ci rincontreremo e vivremo il nostro momento."
"Deciso il ragazzo... porco cane! Ha una tipa carina, alla quale piace e che sta male per lui, e butta tutto via perchè scappa? Non capisco"
"E' complicato" feci io, con una delle uscite più banali che potessi sparare in quel momento.
Fede fissò per un attimo la strada, pensieroso; sotto la luce del lampione, vestiti larghi e bohemiennes a parte, i suoi capelli lisci e castani, con quella frangia lunga e spettinata lasciata cadere sulla fronte, gli davano un'aria da bello e dannato e gli facevano risaltare il profilo importante, con quel naso grande, ma dritto e perfetto.
Si massaggiò il pizzetto, pensieroso, e poi i suoi occhi verdi s'illuminarono.
"Sai che facciamo? adesso andiamo via dall'Irish, ci facciamo una birra tra amici e ce la chiacchieriamo, senza coppiette varie a buttarci giù il morale"
La proposta mi allettava, avrei ricominciato a vivere estraneandomi da tutte quelle persone legate, in qualche modo, a quel mondo in funzione di Paolo Vespucci nel quale avevo vissuto per tutto quel tempo.
"E' un buon inizio"
Feci, mentre andavo con Fede a prendere le chitarre per iniziare un bacaro tour coi fiocchi.



bacaro tour= tour del bacaro, ovvero giro per pub/bar/osterie fatto di varie tappe a sfondo alcolico (termine veneziano)
*= traduzione della canzone (molto alla buona, l'ho scritta i getto e l'inglese è grammaticalmente molto poetico)
La noia mi sta portando via
Il mondo si fermerà per metà traccia (canzone)
quando realizzerò che la vita non ha senso

E quando fuori è una giornata di sole
E gli alberi in fiore profumano d'aria fresca
é  difficile vedere labellezza in corpi lasciati a marcire

Ma non riesci a vederlo? Non è difficile da capire
Mi piace il modo in cui bruci la tua vita
Forse mi piace tutto ciò che ti riguarda

Mi piacerebbe essere il fumo che ti piace
solo per essere soffiata via dalla tua bocca
Solo per essere qualcosa dalla quale tu sia dipendente

Mi piacerebbe essere le tue scarpe sporche
Solo per andare ovunque assieme a te
Per prendere un sentiero conosciuto solo da me e te

La noia mi sta portando via
Il mondo dovrebbe fermarsi per una mezza canzone
Ho appena realizzato che la vita non ha senso
senza di te


Hey! Sono tornata, più in (S)forma che mai! Esami esami esami, non vedo l'ora che finisca questa tortura, non vedo l'ora di uscirne.
A parte ciò, è un bel periodo, tra sole, studio e tesina, non ho mai tempo per scrivere, ma oggi avevo una gran voglia perciò ecchime qua!
Per le frasi in dialetto, ho messo la traduzione di quella più "hard", l'altra si dovrebbe comprender (spero), e comunque non essendo io una cima in questa antica lingua, penso di averla già un po' italianizzata, cosa che renderà il tutto più comprensibbile.
Ahah, chiedo venia per eventuali misunderstandings, provvederò a tradurre nel caso, ma Bepi non comparirà più (credo O_o) perciò il problema sta solo in questo capitolo.
Detto questo, che ve ne pare? Commenti, suggerimenti?
La canzone vi piace? Si, scrivo anche canzoni, mi chiedo ancora perchè con tutto quello che faccio mi sia trovata allo scientifico. Sono un'incoerente =_=°
buona notte a tutti!
Besos,
kekka



 
  
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