Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: flots    24/05/2011    3 recensioni
Lei è Erin e deve semplicemente ricominciare a vivere.
Lui è Justin e vuole solamente essere felice.
Poi c'è Savannah, troppo piccola per capire.
Ognuno di noi ha qualcosa che lo spinge ad andare avanti, qualcosa che gli ricorda cosa sia la felicità. Ognuno di noi ha la propria essenza: qualcosa per il quale vivere.
FAN FICTION SOSPESA PER ESIGENZA DELL'AUTRICE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo terzo.
Scars.

Quella mattina Erin si era svegliata con un luminoso sorriso stampato sul volto. Aveva indossato una felpa di suo fratello ed un paio di pantaloncini corti, aveva infilato i piedi nelle calde pantofole invernali e, dopo aver controllato sua figlia che dormiva beatamente nel suo lettino, scese al piano inferiore a fare colazione.
« 'Giorno. » salutò sorridente suo fratello.
« Buongiorno Nate, dormito bene? »
« Escludendo le due orette in cui Savannah ha fatto festa, sì, grazie. Tu? » i due fratelli risero di gusto. 
Erano l'uno parte essenziale dell'altra. Erano sempre stati insieme, mai un litigio era riuscito ad allontanarli. Avevano sempre superato insieme ogni avversità, ogni battaglia l'avevano combattuta insieme, con la loro mamma, unificando sempre di più quella loro piccola famiglia.
« Anche io. » disse Erin, poi continuò. « E non lamentarti, Nate, oggi Savannah ha dormito anche più del solito. Dovresti esserne felice. » concluse sorridendo. 
« Nessuno si stava lamentando, infatti! Anzi, credo che aprirò lo spumante, così brindiamo a questa notte speciale in cui abbiamo dormito più del solito! » le quattro mura della piccola cucina in cui i due si trovavano furono di nuovo riempite dal suono delle loro risate. 
« Dov'è la mamma? » chiese la rossa versando un po' di latte in due tazze e porgendone una al fratello.
« Dorme ancora. »
« Un po' di meritato riposo. » fece la ragazza dando un'occhiata all'orologio. Questo segnava le dieci e mezza. Erin prese il cellulare e scrutò lo schermo che l'avvertiva della presenza di un nuovo messaggio. Lo lesse curiosa e sorprese il suo cuore correre nel suo petto quando scoprì che il mittente del messaggio era Justin (la sera precedente aveva mandato un SMS al ragazzo, permettendogli così di salvarsi il suo numero).
'BUONGIORNO, CI VEDIAMO ALLE UNDICI DA STARBUCKS? (:'
La giovane digitò un veloce: 'BUONGIORNO, PERFETTO. A TRA POCO (:' e, congedando il fratello, salì al piano superiore per prepararsi. Dopo una doccia veloce si precipitò nella sua camera ed aprì l'armadio. Non ebbe problemi nel scegliere gli abiti da indossare: afferrò una felpa bianca e un paio di jeans. Poi, dopo essersi adagiata negli indumenti, infilò un paio di scarpe da tennis di colore bianco. Tornò in bagno, dove tracciò delicatamente il contorno degli occhi con la matita e pettinò i capelli, tentando disperatamente di domare quella chioma. Gettò una nuova occhiata nervosa all'orologio, che segnava le undici meno venti.
Stai calma, Erin. Non sei affatto in ritardo. E poi perché sei così nervosa!? Non è nemmeno un appuntamento! - pensò la ragazza.
Quando fu soddisfatta – non del tutto, ma si accontentò – del risultato che aveva ottenuto, Erin controllò la sua piccolina, le stampò un tenero bacio sulla fronte e tornò al piano inferiore.
« Nate, io vado a fare colazione con un amico. Ti dispiace tenere d'occhio Savannah per un'oretta? » domandò al fratello.
« No, ma ti pare! » sorrise quest'ultimo, poi continuò. « 'Un amico', hai detto? Erin stai frequentando qualcuno e non me lo hai detto?! »
« Sembri la mamma. » rise Erin. « No, Nate, non sto frequentando nessuno. E' un amico, posso averne uno? »
« Certamente, ma ricordati che ti tengo d'occhio! »
« Va bene, mamma » i due risero ancora, poi, dopo aver salutato il fratello e avergli fatto qualche stupida raccomandazione, la rossa uscì di casa, dirigendosi velocemente verso la caffetteria. Arrivò con quattro minuti di anticipo e trovò Justin seduto ad un tavolino al lato destro del negozio. Erin gli si avvicinò imprecando mentalmente contro il suo cuore che stava impazzendo.
« Sono in ritardo? » si sentì domandare, nonostante sapesse che non era così.
« Ehi, buongiorno! » esclamò il ragazzo sorridendo e si alzò dal tavolo, in un gesto galante che Erin apprezzò molto. « Non sei affatto in ritardo, anzi. » continuò a sorridere e la rossa credette di annegare nello sguardo dolce del suo 'amico'. I due si sedettero ed ordinarono, poi iniziarono a chiacchierare trovandosi a proprio agio l'uno con l'altro.
« Hai qualche hobby? » domandò Justin.
« Mi piace suonare il pianoforte. E' una passione che coltivo da quando ero piccola. Tu, invece? »
« Amo cantare. Mi piace davvero tantissimo. E strimpello anche un po' la chitarra, ma niente di che. »
« Stai scherzando?! Non è affatto 'niente di che'! Dovresti coltivare una passione come la tua, la musica è la cosa più bella a questo mondo. »
« La cosa più bella a questo mondo, già. Mi ha sempre aiutato tantissimo, è la mia amica più grande ed è anche la mia unica certezza .» Justin parlava dolcemente, guardando la ragazza dritta negli occhi.
« Hai delle cicatrici che fanno ancora male. » disse Erin rendendosi conto che non aveva fatto una domanda ma un'affermazione.
« Come fai a saperlo? »
« L'ho letto nei tuoi occhi. » rispose la rossa, torturandosi un filo fuori posto della sua maglietta. Il suo accompagnatore accennò un sorriso fantasticante biascicando un debole « Come...? »
« Sai, Justin, recentemente ho imparato che puoi riuscire a leggere l'anima delle persone semplicemente interpretando il loro sguardo. Gli occhi non mentono. Mai. Ho imparato che per capire le persone basta guardarli dritti negli occhi, loro ti diranno molte più cose di quanto riescano a fare le persone stesse. » anche la ragazza sorrise.
« Ti va di andare a fare una passeggiata? »
« Sì, certo. »
I due raggiunsero un parco piccolino, non molto lontano dalla caffetteria, circondato da alberi che lo ricoprivano di una debole ombra. Non c'era molta gente: una bambina stava saltando alla corda, mentre due bambini rincorrevano un uomo su i trent'anni che rideva guardando una giovane donna sorridente seduta su una panchina. C'erano anche due anziane signore impegnate in un'animata conversazione.
« Cinque anni fa i miei genitori si sono separati » iniziò a raccontare Justin. « Mia madre ha beccato mio padre con una sua collega e l'ha subito cacciato di casa. Purtroppo però il divorzio mandò in banca rotta mia madre, costringendola a fare sacrifici come lavorare tutto il giorno a salario minimo. Nemmeno lavorando giorno e notte, però, sarebbe riuscita a mandarci avanti. Poco dopo decise di vendere casa e tutti i nostri effetti personali, esclusa la mia chitarra e qualche vestito di entrambi. Ci trasferimmo dai miei nonni, che ci aiutarono tanto in tutto quello che potevano. Venivano a prendermi a scuola, mangiavo con loro, mi aiutavano quando ne avevo bisogno, mi stavano accanto quando mi sentivo solo. Un giorno, a scuola, il mio migliore amico disse a tutti che mio padre era andato via di casa e che io e mia madre eravamo stati costretti a vendere tutto per sopravvivere: da quel giorno diventai il bersaglio di tutti. Mi prendevano in giro, insultavano la mia famiglia e mi picchiavano. Mi gettavano la spazzatura addosso e mi rinchiudevano nei bagni, mi tiravano l'acqua e mi strappavano libri e quaderni. Come se il non avere soldi implichi che non si è più una persona... »
« Che schifo. » fu il commento della rossa che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare.
« Un giorno picchiai quello che era il mio ex migliore amico e finii in detenzione, non dimenticherò mai lo sguardo deluso di mia madre quando le diedi la notizia. Fu il giorno più brutto della mia vita: dopo tutti i sacrifici che faceva per me, io l'avevo delusa. Volevo sparire. Ma le cose andarono meglio con il tempo e, be', con la musica. Riacquistai la voglia di vivere e con lei anche le mie forze. Ed ora sono qui. »
« L'importante è che ora tu e tua madre stiate bene. Le cicatrici si rimarginano, prima o poi. E' normale soffrire, alla fine cadiamo tutti, fa parte della vita, no? L'importante è trovare sempre la forza di andare avanti, di combattere per quello che si vuole e mai vergognarsi del proprio passato. Cammina sempre a testa alta, Justin. Non vergognarti di ciò che sei. »
« Grazie. » mormorò il ragazzo a testa bassa, probabilmente trattenendo qualche lacrima.
« Quando vuoi. »
« E le tue? »
« Cosa? »
« Le tue cicatrici. »



Charlotte's corner.
Buuuon saaaalve!
Come state? Spero bene *u*
Prima di tutto, vi chiedo scusa se ho aggiornato dopo 80 anni,
ma prendetevela con la mia opprimentissima scuola çç.
Passiamo alle cose più importanti: questo qui è un capitolo
molto importante perché Justin si confida con Erin, raccontandole tutta 
la sua storia che, come avrete notato, è perlopiù frutto della mia immaginazione. 
Ed è un capitolo importante anche perché si inizia a capire il carattere dei personaggi :3
Nel prossimo capitolo anche Erin racconterà la sua emozionantissima (?) storia :')
Mi ero preparata una lista di precisazioni da fare ma l'ho persa, quindi ahahahah D:
Se avete domande o qualcosa non vi è chiaro dite pure (:
E che altro devo dire? 
Ah, grazie davvero tantissime per i complimenti che mi fate, non sapete quanto mi 
rendete felice :')
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere! :3
Grazie ancora.

Charlie.

P.s. (che appicciosa che sono! ahahaha) se avete Twitter e vorreste followarmi sono '@xdemsguitar'.
Scrivetemi se mi seguite e ditemi i vostri nickname così sono sicura di followarvi back :3

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: flots