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Autore: sillythebest    25/05/2011    0 recensioni
Quando tutto sembrava non avere più senso, un incontro casuale con un passeggero di un treno per un posto insignificante può cambiare le carte in gioco e farti ritornare a vivere...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un foglio bianco per un baratro nero.

Guardo il foglio bianco immaginandomi che prima o poi le parole sullo schermo inizino a scorrere lentamente, come una danza, come un ruscello alla fonte.
Ma niente.

Il foglio continua ad essere bianco.

E così rimarrà, per sempre.

Sono sicuro.

Non riesco ad immaginarmi più nulla.

Una volta non mi succedeva mai.

Il tempo di appoggiare le mie mani sulla tastiera e non dovevo neanche pensare a cosa scrivere perché erano loro che scrivevano per me.

Ora no.

Non più, cioè.

Ora, ogni frase che scrivo, che penso, è ponderata. Per scrivere una riga occorrono, a volte, anche dieci minuti, se tutto va bene.

Che mi succede?

Non mi riconosco più.

Io che ero sempre quello che a scuola finiva per primo il tema, che era addirittura felice di fare un tema, ora non riesce a scrivere più nulla.

Ed il foglio continua ad essere vuoto.

Sento il telefono squillare nell’altra stanza ma non ho voglia di andare a rispondere.

Non ho voglia di fare più nulla.

Niente.

Non riesco più a scrivere.

Non riesco più a vivere.

Fine.

Scrivere era vivere per me, e ora è tutto finito.

Punto.

Passano i giorni e quel foglio continua a rimanere bianco.

Poi ecco che qualcosa cambia.

Il foglio bianco si inizia, lentamente, a riempire.

L’ispirazione torna.

La vita torna.

Ricomincia a scorrere, lentamente, ma scorre.

Tutto sta riprendendo il proprio posto.

È come se il periodo di letargo fosse finito.

Cosa è successo?

Lui.

È successo che ho ritrovato la parte di me che avevo perso.

Dove era andata?

Non lo so.

Non ho mai saputo di aver perso una parte di me finché non l’ho ritrovata.

Era in un treno, seduto affianco a me, in un momento in cui avevo acceso il mio portatile e stavo fissando la pagina vuota, come sempre da mesi oramai.

Stavo andando a Tulsa da mio fratello, per un po’.

Non volevo andare.

Ma dovevo.

Sento una voce di fianco a me.

È lui.

Ma io ancora non lo sapevo.

“ scusi, va tutto bene?”

“ no, non va tutto bene”

Non so perché ho incominciato a parlare con quel ragazzo di fianco a me.

Erano mesi che non parlavo più con nessuno.

Almeno non con una frase contenente così tante parole.

“Posso aiutarla?”

“Non credo. Nessuno può aiutarmi”

“Che è successo?”

“Non riesco più a scrivere niente, è come se avessi smesso di vivere al momento in cui ho disimparato ad inventare, a creare, a divertirmi con le parole. Era la mia vita. E io l’ho lasciata fuggire. Ora, ora non so più che fare”.

Ma perché sto raccontando la mia vita ad un perfetto sconosciuto?

Non lo so.

E non lo scoprirò mai.

Ma so che è stata la cosa che più mi ha aiutato ad uscire da quel baratro in cui ero caduto.

Mi ha salvato.

Lui era la parte di me che avevo perso, che era volata via il giorno in cui, per la prima volta nella mia vita, il foglio è rimasto bianco.

Lo stesso foglio che stavo fissando su quel treno.

“Provi a scrivere di uno scrittore che ha il blocco dello scrittore”.

E così feci.

Senza accorgermene le pagine iniziarono a riempirsi di parole, di frasi e nello stesso tempo la mia anima si ricominciava a riempire di sensazioni, di emozioni che era tanto tempo che non provava più.

Tutto questo grazie ad uno sconosciuto.

Mi giro.

Non c’è più nessuno di fianco a me.

Cerco quel ragazzo che mi ha ridato la vita, ma niente.

Niente.

Non c’è più niente di lui.

Si sente solamente il suo profumo che avevo “registrato” involontariamente prima di ricominciare a vivere sul serio.

Vorrei ringraziarlo.

Poterlo conoscere meglio.

Mi ha ridato la vita.

Deve sapere quanto, inconsapevolmente, è entrato a far parte della mia esistenza.

Ma nulla.

Non c’è più.

Sparito.

Il treno è arrivato alla mia fermata.

Prendo la giacca, il PC e scendo.

Scendo con una nuova consapevolezza.

Di essere di nuovo me, l’Ethan che sono sempre stato.

Il mio periodo buio è finito.

Finalmente il sole.

È  tornato il sole nella mia vita.

Sorrido per la prima volta da tanto tempo e mi viene in mente la faccia rassicurante del ragazzo.

Come vorrei poterlo ringraziare.

Cerco nella giacca il telefono, devo chiamare mio fratello.

Sento nella tasca qualcosa che non dovrebbe esserci, un pezzo di carta.

Lo tiro fuori e c’è un nome, Matt, e un numero di telefono.

Giro il foglietto spiegazzato e dietro c’è una frase scarabocchiata di fretta.

C’è scritto “ Visto che eri così intento a scrivere non ho voluto disturbarti, ma mi piacerebbe conoscerti meglio. Chiamami se vuoi. Matt”.

Il mio cuore si ferma per un attimo.

Non è possibile.

Non l’ho perso allora.

Matt.

Matt, che bel nome.

Matt,il mio angelo custode.

Matt, la parte di me che avevo perso e che non volevo più lasciare.

E così fu.


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