Film > Sherlock Holmes
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Autore: Ziggie    25/05/2011    2 recensioni
Erano le cinque di pomeriggio e Sherlock Holmes, assorto nei suoi pensieri, degustava il suo tè e osservava l’atmosfera grigia e plumbea della città che tanto amava: Londra.
Erano giorni che non gli capitavano tra le mani casi in grado di impegnarlo completamente, ultimamente quelli proposti erano truffe, frodi assicurative e lui aveva la stessa espressione di un bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 :  Elementare mio caro Watson!

 

“Cognizioni di Sherlock Holmes:
  1. Letteratura: zero.
  2. Filosofia. Zero.
  3. Astronomia: Zero.
  4.  Politica: Scarse.
  5. Botanica: Variabili. Conosce a fondo le caratteristiche e le applicazioni della belladonna,dell’oppio e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticoltura.
  6. Geologia: pratiche, ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra.
  7. Chimica: Profonde
  8. Anatomia: Esatte, ma poco sistematiche.
  9. Letteratura sensazionale: Illimitate. A quanto pare conosce i particolari di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo.
  10. Suona bene il violino
  11. E’ abilissimo nel pugilato e nella scherma.
  12. E’ dotato di buone nozioni pratiche in fatto di legge inglese.”
 
                                                                                                                   -Dottor J. H. Watson in “Uno Studio in Rosso”-
 
Erano le sei del mattino e i rintocchi delle campane della cattedrale di Saint Paul si udivano in lontananza, quando la porta della ben nota abitazione al 221B di Baker Street si aprì e vi entrò una figura alta e abbastanza slanciata, con un cilindro in testa, un bastone da passeggio e una borsa da medico tra le mani; il portamento fiero dell’uomo però, non impedì di intravedere l’aria stanca che aleggiava sul suo volto, salì le scale guardandosi attorno stranito, era tutto tranquillo.
- Mrs. Hudson - salutò cordialmente la padrona di casa che stava scendendo le scale, con un inchino che si convenga ad un gentiluomo vittoriano.
- Dottor Watson, bentornato - ricambiò cortese quest’ultima sollevata dal vederlo.
- Sono contento di vederla, dato questo silenzio pensavo di aver sbagliato casa - fece con fare ironico l’uomo.
- Mister Holmes sta lavorando ad un nuovo caso, è stato fuori tutta la notte, ecco il perché di questa tranquillità - spiegò la donna.
- Correggo subito, Mister Holmes è appena rientrato all’ovile ed ha quasi chiuso il nuovo caso, trovandolo altamente interessante - disse prontamente il detective con la sua solita sfacciataggine alla signora che, di rimando, lo fulminò con lo sguardo. - Watson giusto lei, ho bisogno del suo aiuto!-
- Non crede che prima sarebbe utile espormi a che proposito le sarei utile? Sono abbastanza stanco, Holmes!-
- Ogni cosa a suo tempo - esclamò lui con fare sbrigativo.
Il dottore si armò di tutta la pazienza che era riuscito a coltivare negli anni passati al fianco del suo collega e lo seguì, curioso come ogni volta che si ripresentava una nuova avventura, felice e sollevato di vedere finalmente il collega impegnato in un nuovo caso e non abbandonato al divano, al tipico stato letargico che lo accompagnava nei periodi in cui di buone indagini non ve ne era nemmeno l’ombra, ma le uniche materie interessanti erano: il revolver, con il quale sparava e incideva sul muro l’insegna V.R., Victorian Reign, a simboleggiare il disprezzo che provava verso i ristretti canoni vittoriani e le futili regole in voga tra la polizia, fino ai comportamenti sempre uguali di questi ultimi di fronte agli svariati crimini; la sua fedele pipa, dalla quale non si separava mai e la siringa di morfina o cocaina, a seconda delle occasioni, per mantenere allenata la mente, o almeno così sosteneva lui, riuscendo a mandare su tutte le furie il povero dottore. Entrambi erano stati fuori tutta la notte, Holmes era sfatto, in disordine, il colletto della camicia sporco di fuliggine così come il suo volto; a volte per indagare si recava nei posti meno consoni, che nessun altro avrebbe sicuramente preso in considerazione. Watson dal canto suo, con grande meraviglia del collega, era sempre perfetto, colletto ripiegato sul gilet, nessuna macchia di sporco, sembrava fosse appena uscito da una boutique del centro città, se non fosse per l’ora tarda … Un bohemien e un uomo dabbene, un’ottima coppia di opposti.
- Allora Holmes di che si tratta stavolta?- chiese il dottore mettendosi comodo in una poltrona del salotto.
- E’ stato via solo un giorno e non ha sentito parlare del furto dell’Ofelia alla Tate Britain? Watson, mi meraviglia, un assiduo lettore di quotidiani come lei ….- Stava per continuare la frase, ma subito il dottore lo interruppe - Avevo giust’appunto letto qualcosa a riguardo, ma dopotutto è solo un furto,no?-.
- Si può considerare così se non si hanno dati certi, ma noi li abbiamo - puntualizzò con aria fiera il detective.
- Non mi dica che… -
- Esatto Watson, esatto, dietro al furto di quel quadro si nasconde un’oscura trama, che ha portato all’omicidio -.
- E lei tutto questo come lo ha scoperto, Holmes? Il furto è avvenuto solo ieri - fece notare il dottore, Holmes scosse il capo – In tutto questo tempo possibile che ancora non abbia imparato a conoscermi dottore? - Watson lo guardò con un’espressione interdetta – Venga con me, le devo presentare qualcuno -. Il detective si alzò e condusse il collega nella propria stanza, tenuta al buio come sempre, con un solo spiraglio di luce dato da due lampade ad olio e una candela, un odore forte e acre aleggiava nell’aria ….
- Dovrebbe aprire di più le imposte, Holmes, mi si seccherà la gola a doverglielo ripetere un’altra volta -. Holmes sorrise scuotendo il capo –Qui comunque non vedo nessuno-.
- Questo perché non sa dove guardare dottore, si giri, le presento mister Alec Davies, o per lo meno, ciò che rimane di lui -.
Il volto del dottore sbiancò a quel nome – Per l’amor del cielo Holmes, che ci fa il cadavere del più noto falsario d’Inghilterra in camera sua?-.
- Elementare mio caro Watson, aspettava lei. Ho bisogno di un’autopsia postuma sul nostro comune amico e solo quando avrò dati estremamente certi in mano, le regalerò un caso degno dei suoi annali e le illustrerò i fatti - esclamò sicuro di sé.
- Dalla sua espressione deduco però che conosce già la risposta, anche se non ho ancora attuato alcuna autopsia - osservò il medico.
- Esattamente caro collega, ma come le rammentai diverse volte, è un grave errore teorizzare prima di avere dati certi, così come l’arte preraffaellita è un insieme di simboli, così è anche la scienza della deduzione, dove il più piccolo ed insignificante dettaglio, si può rivelare la chiave di un enorme mistero -. 
  
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