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Autore: _AleAle_    25/05/2011    4 recensioni
I pensieri di Remus Lupin dopo la morte di James e Lily, dopo quella presunta di Peter e dopo la cattura di Sirius.
Perchè non sempre si riesce a sfuggire al dolore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono di proprietà di J.K. Rowling, questa storia è stata scritta per mero diletto personale e non ha nessuno scopo di lucro.

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Solo.

 

 

 

Da un minuscolo appartamentino sul limitare di Nocturn Alley provengono rumori molesti, come di vetri infranti, di mobili rotti.
In un’altra strada, in un’altra zona, qualcuno avrebbe anche potuto preoccuparsi per quel baccano, ma li, nella parte oscura del borgo magico, tutti sanno che conviene non impicciarsi dei fatti altrui.
È il piccolo bilocale di Remus Lupin quello che sta cadendo a pezzi poco a poco, quasi come l’anima del suo proprietario.
È distrutto, il povero ragazzo, disperato per ciò a cui ha dovuto assistere in poche ore.
James e Lily, morti.
Peter, morto.
Sirius, condannato.
Aveva sentito le parole del suo Codaliscia, le aveva udite forte e chiaro.
Felpato, il suo migliore amico, il traditore.
Poi lo schianto, il botto, le urla.
Ha un buco nel cuore, Remus, grande quanto la voragine che ha visto in mezzo alla strada.
Non potrà mai dimenticare quella scena, i corpi dei Babbani morti qua e la, il dito di Peter orfano del resto del corpo, la risata folle di Sirius mentre gli Auror lo portano via.
E c’è rimasto un solo modo per sfogare la rabbia, rompere tutto ciò che gli capita tra le mani.
Specchi, mobili, vetri.
Non importa cosa sia, deve essere distrutto.
Il licantropo prende in mano una foto da sopra il tavolo.
Sono loro, tutti e quattro.
Insieme.

“Ma dai, Rem, non puoi davvero voler vivere in una catapecchia come questa!” ridacchia James guardandosi intorno.
Remus sbuffa.
“Questa catapecchia, come la chiami tu, costa poco ed è a due passi da Diagon Alley, dove peraltro nessuno ha voluto affittare nemmeno un angolino
ad un licantropo diciottenne”.
James.
“Smettila di lamentarti, Ramoso, aiutiamo Lunastorta a rendere vivibile questo postaccio!”
Sirius.
Codaliscia se ne esce con quella sua risata così simile ad uno squittio, e si prepara ad un pomeriggio di lavoro e divertimento.
Peter.

Morto.
Azkaban.
Morto.

È così che finiscono i Malandini, invischiati in una guerra più grande di loro.
Remus prende la foto e la mette in tasca, e in quel momento sente un’ombra alle sue spalle.
Si ritrova quasi a sperare che sia un Mangiamorte, così da poter finalmente mettere fine a quel dolore, ma poi, quando vede la lunga barca argentea e gli occhiali a mezzaluna, sospira.
Silente.
“Buon pomeriggio, Remus” saluta il preside, cordiale anche in momenti del genere, mentre si guarda intorno “deduco che tu abbia saputo di Peter e Sirius”.
Il ragazzo non si degna neppure di rispondere, tornando alla sacrosanta distruzione della sua casa.
“Harry si è salvato” mormora l’uomo “è stato affidato alla sorella di Lily”.
Il licantropo non riesce a trattenere una smorfia.
“Se sono anche solo lontanamente come…lei” non riesce a pronunciare il suo nome “li aveva descritti, non oso immaginare l’infanzia infelice che avrà”.
Silente accenna un sorriso dispiaciuto, al quale sa perfettamente che l’altro non risponderà.
“Sarà al sicuro con loro, per ora è la cosa più importante” risponde.
Il ragazzo si ritrova ad annuire distrattamente, poi si infila una vecchia e logora giacca.
Non ha voglia di parlare con l’uomo, non ha voglia di ascoltarlo, vuole soltanto rimanere da solo e pensare alla sua vendetta.
“Stai scappando?” chiede Silente, ma di nuovo lui non risponde.
C’è un motivo per cui rimane in silenzio, e cioè che non riuscirebbe a sopportare di ammettere di essere un codardo.
“Remus” lo richiama il preside “so come ti senti”.
E quello scoppia davvero a ridere stavolta, ma è una risata amara, spenta, senza gioia.
“Lei non capisce” sibila “oggi ho definitivamente perso tutto”.
L’uomo si avvicina al ragazzo, poggiandogli una mano sulla spalla e costringendolo a voltarsi.
“Anche io ho perduto la mia famiglia, tanti anni fa” dice “e so che è in questi momenti che non bisogna lasciarsi andare, che bisogna farsi forza”.
Ed è un attimo, Remus si gira e si ritrova quei penetranti occhi azzurri addosso, e non può fare a meno di sentirsi piccolo piccolo, di nuovo un undicenne smarrito al binario 9 e ¾ .
Silente è stato uno dei pochi a guardarlo senza avere paura, a guardarlo e vedere solo Remus, non una bestia assassina che potrebbe ucciderti, o forse peggio farti diventare come lui.
“Dove andrai?”
Il ragazzo rompe il contatto, abbassando lo sguardo incerto e confuso.
“Non so” risponde a bassa voce “dove il mio cuore possa trovare un po’ di pace, credo”.
Silente annuisce, mentre il ragazzo lancia un ultimo sguardo a quella che è stata casa sua.
E si allontana così, il licantropo, senza ulteriori saluti, senza commiati, senza speranze di rivedersi.
È con il dolore e la morte nel cuore che lascia Londra, ed una consapevolezza.
È rimasto solo.

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Angolo autrice:

Questa one-shot era sepolta nei meandri del mio computer praticamente da una vita, ma solo oggi me ne sono ricordata :P
Non so se Remus abbia realmente assististo all'arresto di Sirius, però bo, mi piace pensare che sia così.
Spero tanto che questa breve storiella vi sia piaciuta! :)
Bacioni
Ale

  
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