Capitolo 4_ Punto di fuga

La mattina seguente Shinji si svegliò insieme al sole.

Le prime ore della mattina non erano ancora così calde, e stare sveglio non gli costò troppa fatica; era raro che Shinji si alzasse a quell’ora, e se ne meravigliò anche lui.

Circa un’ora dopo, la vibrante sinfonia di Mozart svegliò Asuka: il display segnava le 6 e mezza.

Cominciava un altro giorno; cominciava l’ennesimo giorno, uguale a tutti gli altri, diverso da ogni altro… cominciava così, con il sole e Mozart.

Di buon auspicio, se non altro.

Quaranta minuti dopo i due ragazzi erano fuori di casa, e si stavano incamminando verso la scuola.

Nessuno disse nulla: un passo avanti all’altro, in silenzio, pensando ognuno ai fatti suoi.

O ai fatti dell’altro…

"Che caldo…" Shinji ruppe l’imbarazzante situazione.

Asuka rispose con un mugugno: "Mmmh".

Non parlarono più fino all’arrivo a scuola.

In un angolo del cortile, con la testa bassa, stava una ragazza magra, non troppo alta, con i capelli corti di uno strano riflesso turchino e i grandi occhi rossi.

Doveva essersi fatta male, perché aveva un braccio ingessato e la testa fasciata.

Shinji sorrise e le si avvicinò allontanandosi da Asuka: "Ayanami !"

Lei alzò per un attimo la testa, poi rispose con un tono di voce profondo ma allo stesso tempo leggero, una voce che sembrava entrarti nell’animo: "Ikari."

Il ragazzo stava per parlare di nuovo, ma Rei gli girò le spalle ed entrò nel grande edificio bianco al suono della campana.

Shinji si girò verso Asuka, che stava parlando con la capoclasse Hikari e con un’altra compagna di classe.

Sospirò.

Come erano diverse, Ayanami ed Asuka… ma in quel momento era soltanto lui stesso a preoccuparlo.

Asuka non lo guardava nemmeno, e Rei non sembrava minimamente interessata a nessun tipo di contatto con il prossimo.

Guardò confuso l’entrata della scuola dietro la quale era sparita Rei, poi si girò verso l’uscita del cortile.

Voleva andarsene… non vedeva l’ora scappare, di muovere le gambe e correre via, ma era come se non riuscisse a muoversi…

Era sempre stato un piccolo ragazzino timoroso e confuso.

E adesso più che mai, si vergognava immensamente di sé stesso… si faceva quasi paura da solo.

Non voleva avere tentennamenti, non voleva avere problemi, non voleva essere come era…

Lui voleva essere come Asuka…

E invece, era solo uno stupi-Shinji…

Strinse il pugno, per rabbia o forse per paura.

La campana della scuola suonò un’altra volta, e Shinji venne investito dai ragazzi rimanenti che non erano ancora entrati nell’edificio: ancora una volta, qualcun altro decise per lui.