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Autore: Diana924    25/05/2011    1 recensioni
3 ragazze diverse, 3 Nazioni, uno spaccato nelle loro vite
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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storia partecipante fuori concorso al contest " Mondi paralleli "

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Roma 2010, mattina:

Questa mattina il sole brilla su Roma. Mi sveglio e corro in cucina, mia madre ha preparato una colazione deliziosa. Alla televisione il notiziario dice che Sua Santità ha deciso una nuova legge che sarà approvata entro tre giorni. Un’altra, sospiro. Poi torno in camera e mi cambio. Indosso la mia uniforme ed esco, sono in ritardo. Prendo la macchina e corro. Sono in ritardo. Ma per fortuna arrivo puntuale. << Signorina Barberini, siete sempre in ritardo >> sento la voce di suor Maria Grazia che mi rimprovera. << Scusi sorella, il traffico >> rispondo, sedendomi al mio posto. << La faccio partecipare alla mia lezione solo per la posizione che occupano suo padre e suo zio al Vaticano >> << Li ringrazio, ah, sorella, si ricordi con chi parla >> dico, prima di guardarla storto e riprendere quello che stavo facendo, in altre parole specchiarmi.

Firenze, 2010, mattina:

L’autista mi apre lo sportello e scendo. Mi guardano tutti, ma non è colpa mia se i miei genitori hanno deciso che devo essere l’unica ad andare a scuola, una scuola pubblica vorrei precisare, con l’autista. Entro in classe e mi siedo. La professoressa Donati è già presente. << Signorina Capponi >> << prof Donati >> << Oggi ragazze come già sapete c’è il tema, e oltre all’analisi del testo dovrete scrivere un testo in cui esporrete se siete favorevoli all’unità completa dell’Italia >>. La prof Donati è la solita sognatrice, rifletto, mentre prendo la penna, l’Italia unita è un sogno, accontentiamoci di aver unificato il Nord e la Toscana, rifletto. << Quale fai? >> mi chiede Anna. << Il primo, tu? >> << Il secondo >> << Attenta, conosci la prof >> << Starò attenta >> mi risponde, poi comincio a scrivere.

Napoli, 2010, mattina:

Ecco, come il solito sono in ritardo, corro, maledizione a Concetta e alla colazione che mi prepara. Entro velocemente << Rosalia Impastato, sempre in ritardo >> dice la professoressa. << Non se la prenda con me, ma con la colazione di Concetta >> rispondo, sedendomi. << Allora le cose cambiano, giovane, e ditemi, per la tombola? >> << Non lo so, devo parlare a Concetta, vedremo >> rispondo, possedere in casa Concetta è un toccasana; l’adoro, sebbene a volte mi scordi di chiamarla così e la chiami Paolo. D’altra parte, avere un femminiello a casa aiuta, e per di più porta fortuna.   Mi siedo e guardo la bandiera gigliata che campeggia sopra la lavagna, mentre vicino alla porta c’è un ritratto del re. << Sai che forse per Natale andiamo in Italia? >> sussurro a Maria. << Davvero? Beata te >> mi fa, prima di rispondere a un SMS.

Roma, 2010, pomeriggio:

A casa quest’oggi è ospite zio Antonio, cardinale. << Qual è la nuova legge? >> chiedo; sappiamo tutti che grazie al nostro appoggio zio può divenire Papa. << Un’altra legge sulla censura, per bloccare quelli che vogliono unirci all’Italia >> dice. Nonostante i quarant’anni sembra un vecchio. << Orribile >> fa mia madre, Maria Sacchetti, lontana cugina di papà. << Papà dov’è? >> << Tuo padre è a lavoro, ed io nel pomeriggio devo andare a Capodimonte. Vieni con me? >> << Non lì, non dagli Orsini >> dico, alzandomi ad andandomene. Accendo il computer e osservo lo schermo. Veloce entro in internet e scarico la versione di greco, non ho voglia di farla, mi limiterò a copiarla.

Poi prendo il libro di teologia e comincio a studiare. Sento il cellulare, un SMS. E’ mio fratello Francesco, che studia all’università: Km va Gio?Io stasera esco cn gli altri. Vieni cn noi?Risp. Una serata con gli amici di Francesco. Mi piacerebbe molto, ma dovrò chiedere il permesso a papà, a mamma, a mio fratello Ferdinando, gemello di Francesco e già vescovo, e per finire allo zio, devo affidarmi a Ferdinando, è l’unico che può aiutarmi.

Veloce scrivo la risposta e poi faccio un po’ di zapping. La TV in camera mia prende solo i canali statali, niente di che, ma io voglio i canali italiani, voglio cose trash, come quelle che fanno a Milano e a Firenze, non queste porcate.

Sono già le due, quindi è ora di chiamare Giuseppina e come ogni giorno chiederle se domani mi farà copiare; una Barberino come me non può certo fare i compiti.

Firenze, 2010, pomeriggio:

Esco da scuola e vedo che c’è già la limousine. Veloce entro e mi siedo. Ascolto un po’ di musica e poi entro in casa.

I miei non ci sono, ma in compenso Battistina sta vedendo l’opera.

<< Sono a casa! >> << Monna Clarice, il pranzo è pronto >> dice, per poi tornare a guardare il televisore. Mangio accompagnata dalle note immortali di Don Giovanni. Poi vado a fare i compiti. Ho pochi compiti ma impiego molto tempo per farli, sono una ragazza coscienziosa, e ho ottimi voti. Finito, accendo la TV, che delusione, la solita tv-spazzatura.

Quindi vado nel salone, e anche oggi il nostro salone è pieno di ospiti. Ascolto la conversazione per un po’, oggi si parla di cinema, prima di inserirmi e dire la mia. Oggi ci sono degli intellettuali, c’è persino il rettore dell’Università di Firenze. E’ un amico di papà, e ha giurato che volendo potrei entrare all’università, che l’esame sarebbe una formalità, ma io non voglio, se vi entrerò, sarà per i miei voti, e per la mia bravura, non per le amicizie di papà.

Stavo parlando con un giornalista, quando mi squilla il cellulare. << Scusate >> dico, esco sul terrazzo e rispondo: << Pronto? >> << Clarice, sono Leopoldo, volevo sapere se tu venivi alla proiezione di stasera >> << Certamente, dove? >> << A casa mia, alle 20:30, bussa tre volte, ho casa libera >> << Bene, aspettami >> rispondo, poi chiudo la comunicazione e torno dentro e resto ancora un po’ con i nostri ospiti, adoro la cultura che permea ogni angolo di casa.

Napoli, 2010, pomeriggio:

Oggi il pranzo era eccezionale, adoro le lasagne, le adoro davvero tanto. Mamma oggi non c’è, così devo badare io a Maria e ad Annunziata, perché Concetta sta lavorando. Non ho tempo per fare i compiti, devo badare a quelle due pesti delle mie sorelle. Finisco di sparecchiare e provo a studiare. Ho tempo un’ora, massimo due, poi dovrò fare la baby sitter. Il tempo vola, e le vedo entrare a casa. << Hai preparato qualcosa da mangiare?>> mi chiede Annunziata, sedendosi. << Sì, il solito, ma tu vatti a cambiare, perché non sei come tua sorella? >> urlò, mentre corre in camera sua. Veloce metto un pentolino di latte sul fornello e preparo del cacao. Mentre il latte cuoce, metto sul tavolo delle merendine preconfezionate, che loro due adorano.

Oggi dovrei andare con Luigi, Maria e Francesco a Pompei, ma mi sa che sarà difficile muoversi da casa. Il telefono << Pronto? Mamma! Cosa? Quindi arrivi tra cinque minuti >> chiudo alla conversazione e mi preparo, ho due ore di tempo per essere pronta.

A Pompei è uscito un nuovo film, uno di quelli esteri, italiano, di cui si parla tanto. Qualcuno lo definisce volgare e squallido, ma io sono curiosa.

Sono stanca dei nostri film in dialetto e imperniati sempre su Napoli, a Napoli ci vivo, non voglio vederla anche al cinema. Voglio vedere Roma, Milano, Firenze, Venezia.

Un clacson, deve essere Francesco, vado alla porta, e mia madre sta arrivando.

Roma 2010, sera

La serata sta procedendo più che bene. Sono leggermente sbronza, ma non abbastanza da ballare al centro della pista.

Voglio divertirmi, voglio sballarmi, questa è la mai serata. 

Francesco è scomparso, probabilmente è con la sua ragazza, Olimpia, o ha conosciuto una ragazza e ora se la scopando.

Io invece continuo a ballare, e mi struscio contro un bel ragazzo. E’ alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi, mi sembra. Ha capito che me lo voglio fare, infatti, mi sta stringendo, ma io non voglio averlo, non ora, voglio bere.

Mi allontano dalla pista, per raggiungere il bar. Cazzo, ho finito i soldi, ma ho ancora la consumazione gratis. << Vodka, aranciata, triplo >> urlo alla barista, solo quella roba mi sa rimettere al mondo. Non appena vedo il bicchiere, lo afferro e bevo, questo è paradiso.

Torno in pista mi sa che ho bevuto troppo.

Il ragazzo di prima è sparito, ma chi se ne frega, ce n’è un altro, biondo, che mi fissa con insistenza.

Io continuo a ballare, dimenandomi come una scema, una scema completamente sbronza.

Ma ora voglio sballarmi ancora di più. Francesco prima di entrare mi ha detto che qui vendono anche la migliore cocaina di Roma, e io la voglio provare.

La festa già di per sé è illegale, una Barberino drogata non farà la differenza, io non sono così importante da scomodare i giornali.

Tanto domani sarà un’altra giornata monotona, e io almeno per questa sera voglio divertirmi.

Firenze 2010, sera

Sono davanti casa di Leopoldo, e come lui mi ha chiesto busso tre volte. Si gela qui, e io sento freddo, forse dovevo venire in macchina invece che con il bus.

Per una volta non vedo la cameriera ma lui si scomoda a venire ad aprirmi, che cavaliere. << Ciao >>, lo salutò, prima di entrare, stavo gelando là fuori.

Entro e vedo che ci sono i soliti amici, Anna, Vittorio, Maria e Lorenzo, che a quanto sembra, sono stati più puntuali di me.

<< Sei la solita ritardataria >> urla Lorenzo, prima di prendere una manciata di salatini e ficcarseli in bocca.

<< Dovreste licenziare il vostro autista >> << Sono venuta col bus >> rispondo, per scusarmi, non è colpa mia se gli autobus sono sempre in ritardo.

<< Che film hai scelto? >> << Un film cinese, ne hanno parlato tutti bene >> << Sarà una mattonata epocale >> << Prima di giudicare guardiamolo >> replico, sono sempre incuriosita dai film stranieri, tranne quelli americani che con rare eccezioni trovo stupidi.

Adoro i film russi e indiani, ma anche quelli cinesi mi piacciono.

Mi siedo sul solito divano, e mi tolgo le scarpe. << Perché ci hai chiamati? >> << perché un parere è un bene, ma cinque sono anche meglio >> risponde, mettendo il DVD nel lettore. Non ho nemmeno visto il titolo penso prima di prendere alcuni pop corn e mangiarli.

Questa sera mi rilasserò vedendo un film, pronta per il domani e per il mio futuro.

Qualunque esso sia, io non ho paura dell’avvenire.

Napoli 2010, sera:

Il film era carino, anche se abbiamo passato più tempo a ridere e a mangiare babbà che a fissare lo schermo.

Sono leggermente ubriaca quando usciamo dal cinema, ma non abbastanza da arrivare fino al mare.     Giunti ci sediamo sulla sabbia, e cominciamo a ridere, senza motivo. Forse sono troppo sbronza, a causa dei drink che mi sono bevuta, almeno dieci, o forse di più. Un numero pari, ma quale sarà mai? Non devo pensare troppo, altrimenti sto peggio.

La testa mi gira, e non mi reggo bene in piedi, ma rido.

<< Facciamo un bagno in mare? >> se ne esce Francesco, che deve essere ancora più ubriaco di me.

<< Ma sono le 21:30 >> replica Maria, che è quella che ha bevuto meno di tutti. << E che te ne frega Marie’? Vieni accà >> le risponde Luigi, che si è già liberato degli abiti e sta avanzando.

<< Ha ragione >>, e detto questo mi spogliò anch’io, lascio i jeans e la camicetta  accanto a Maria che ci osserva sbigottita, e lentamente, con solo gli slip e il reggiseno, entro in acqua.

E’ gelida, e non so quanto sia pulita, ma non m’importa.

<< Vieni, è caldissima >> sento Francesco, che ormai si è allontanato a forza di bracciate, se continua così arriverà in Sicilia prima dell’alba penso osservandolo, mentre Luigi si diverte a fare il morto.

Maria ci pensa un po’, poi << Siete tre pazzi, col cavolo che vengo >> e si siede sulla spiaggia, prima che io esca, ho fatto anche troppo. Domani sarà malata, me lo sente, febbre, polmonite, bronchite e chi più ne ha più ne metta.

Questa è la mia vita, non sarò ricca, o famosa, ma non m’importa.

   
 
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