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Autore: Stupid Lamb    26/05/2011    67 recensioni
"Mi chiamo Edward. Ho ventiquattro anni. Vivo in strada."
Mini-ff, OOC, All Human.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 6

Capitolo 6

 

Today

 

Mi trovo nell’ufficio di Carlisle.

Sono rimasto con Bella per tutto il giorno. Abbiamo parlato del bambino, dell’opportunità che la moglie di Carlisle, Esme, vuole offrirmi, e di ciò che questo potrebbe significare per noi.

Potremo avere una casa, una casa vera.

Con una camera da letto vera, e una cameretta per il bambino.

Accetterò, Bella. Accetterò il lavoro.

Alice è venuta a trovarci nel pomeriggio, ed è rimasta con noi fino all’ora di cena.

La febbre di Bella è scesa, e il suo colorito è ritornato ad essere quello di sempre.

Al bar dell’ospedale le ho comprato due tortine alla fragola, le sue preferite. Ne ha mangiata una sola, ma l’ha fatto sorridendo.

Carlisle è venuto a svegliarmi alle 2 di notte, alla fine del suo turno, e mi ha convinto a spostarmi nel suo ufficio.

Lì c’è un divano, starai comodo.

Non voglio lasciarla, voglio rimanere qui, con lei.

Devi riposare, Edward. Devi essere in forze per loro. Vai a dormire nel mio ufficio. Domattina verrò a svegliarti.

I Cullen sono degli angeli. I nostri angeli custodi.

Non so cos’avremmo fatto senza di loro.

 

Carlisle arriva alle otto, con sua moglie. “Edward, lei è Esme.” Esme mi stringe la mano con calore, sorridendo.

“Piacere di conoscerla, signora Cullen,” dico, emozionato.

“Chiamami pure Esme, Edward.”

“Grazie, Esme.”

Carlisle ci annuncia che deve recarsi ad una riunione. Dalla grandezza del suo ufficio e dalle targhe che ho avuto modo di leggere prima di addormentarmi, immagino che Carlisle non sia un medico qualunque. Forse è un primario, forse è il direttore dell’ospedale.

“Tranquillo, caro,” dice Esme. “Edward e io ne approfitteremo per fare colazione.”

Esme è gentile e cortese. Mi chiede di Bella, vuole sapere come ci siamo conosciuti. Il suo sguardo è pieno di tristezza quando le racconto di come le ho salvato la vita.

“Sei un ragazzo molto coraggioso,” dice mentre beve un caffè. “Bella è stata fortunata ad incontrarti.”

Mi sento in dovere di essere onesto con lei, di dirle la verità. Le dico che sia io che Bella abbiamo avuto un passato come tossicodipendenti, e che entrambi abbiamo rubato per sfamarci.

Farlo va contro i miei interessi, ma non me la sento di mentire ad una donna così buona e compassionevole.

“Tutti abbiamo commesso i nostri sbagli, Edward,” dice quando torniamo nell’ufficio di Carlisle. “Ma non è mai troppo tardi per ritrovare la strada giusta.”

Dopodiché iniziamo a parlare di lavoro. La mia sarà un’occupazione manuale, faticosa ma di responsabilità. Costruire un giardino richiede ingegno e sforzo fisico. Avrò un salario di quarantamila dollari all’anno, e anche se sono relativamente pochi a me sembrano una fortuna.

“Grazie,” non faccio che ripetere a Esme. “Grazie, davvero. Grazie.”

Lei sembra profondamente commossa dal mio ringraziamento.

“La vostra è una famiglia eccezionale,” dico ad un tratto, soffermandomi sulle foto che tappezzano una delle pareti dell’ufficio. Esme non dice nulla, ma si avvicina ad una foto, la più grande, e ne sfiora il bordo con un dito.

“La gente di strada ci sta molto a cuore,” dice, quasi a se stessa.

Nella foto riconosco una Esme molto giovane. E’ al mare, seduta su una sedia. In mano ha una coppa di gelato e sulle ginocchia ha una bambina sorridente.

“E’ Alice?”

“No,” risponde subito, senza sorridere. “E’ suo fratello, Anthony.”

“Oh.” Guardando meglio la foto mi rendo conto che si tratta di un maschietto. Il viso è tondo, i capelli rossastri come quelli di Esme. “E’ anche lui-”

“No,” dice, prima che io possa continuare. “Anthony è…” Si ferma, sospira. Accarezza la foto come se il bambino fosse vero. Le guance, le braccia, infine i piedi. Sul tallone di quello sinistro c’è una macchia rossa, forse una goccia di gelato. “Anthony è scomparso,” dice, voltandosi e mostrandomi gli occhi pieni di lacrime. “Aveva diciotto mesi, eravamo in vacanza e… lo abbiamo perso di vista per un attimo, e lui… è scomparso,” ripete.

“Mi dispiace,” sussurro. “Mi dispiace molto.” Penso a come reagirei io se mio figlio sparisse. No, non posso neanche immaginarlo.

“Non ho idea di dove sia, di cosa… di come… Ad un certo punto le ricerche sono terminate,” dice, “ma noi non abbiamo mai smesso di cercarlo. Negli orfani arrivati in ospedale, nella gente di strada che va alla mensa. Ognuno di voi potrebbe essere mio figlio,” dice commuovendosi, “ed è per questo che vogliamo aiutarvi.”

“Grazie,” dico con un nodo alla gola. “Mi dispiace per Anthony,” aggiungo, guardando il bambino sorridente.

Esme abbozza un sorriso. “Spero che stia bene. Ovunque sia.”

 

Bella partorisce tre giorni dopo.

Temo di svenire, non appena iniziano i dolori, ma mi impongo di essere forte.

Carlisle e la dottoressa Weber mi permettono di assistere al parto.

Nella sala d’aspetto ci sono Alice, Esme, Jasper, Emmett e Rosalie.

Bella è forte dall’inizio alla fine, e piange quando la dottoressa le mostra nostro figlio, Michael Adam Masen. Ha i capelli (pochi) biondi e gli occhi sembrano chiari. E’ sano, ed è il bambino più bello del mondo.

Alice e Esme gli hanno comprato di tutto: tutine, biberon, una carrozzina, e Carlisle mi permette di rimanere nel nido anche oltre l’ora di chiusura.

“Sta sorridendo,” dico a Bella il giorno dopo il parto, mentre lo tengo in braccio.

“Dubito che sappia già sorridere,” dice lei.

“Secondo me sì. E’ molto intelligente. E’ felice. Sa che tutto andrà bene.”

Mi siedo sul letto, accanto a lei. “Troppe volte ho dubitato, ho avuto paura. Ma adesso… adesso so che possiamo farcela, Bella.

“Ho avuto paura anch’io, Edward. Ma con te e con lui… ce la faremo.” Si avvicina per darmi un bacio. “Ti amo.”

“Per sempre.”

 

Il giorno dopo un’infermiera mi lascia cambiargli il pannolino. Ed è mentre lo spoglio - Bella che mi dice di essere lento e delicato - che mi accorgo della piccola macchia rossa che si trova sotto il tallone sinistro.

“E’ come la tua,” dice Bella alle mie spalle.

“Cosa?”

“Quella voglia di fragola. Tu ne hai una nello stesso punto. Strano, vero?”

---

 

Quanti senzatetto nelle condizioni di Edward e Bella riescono a salvarsi? Pochi.

Quanti genitori ritrovano un figlio scomparso dopo più di vent’anni? Pochissimi.

Quanti bambini nascono in strada, in condizioni orribili, e muoiono poche ore dopo? Troppi.

 

Questo è un racconto di fantasia, e per questo mi sono permessa di andare oltre la cruda realtà. Ho scelto il finale migliore per tutti, il finale più bello sia per gli adulti che per il bambino. Ogni tanto c’è bisogno anche di serenità e di speranza, no?

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto Pop Tart e che si sono emozionati con questi Edward e Bella. Grazie anche a chi è rimasto in silenzio, ma ha comunque apprezzato.

E grazie a Lele Cullen che approva, supporta e incoraggia le mie idee ad ogni ora del giorno e della notte.

   
 
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