Un incredibile silenzio regnava sulla Tana.

Un leggero alito di vento danzava tra le foglie del giardino che circondava i vecchi muri.

Molly non aveva mai voluto cambiare quella casa; non solo non si era mai voluta trasferire in una casa più decente coi soldi che i figli volevano darle, ma non aveva mai nemmeno sistemato quella.

Suo marito non le aveva mai rimproverato questa inspiegabile decisione, e i figli sospettavano che ne conoscesse i motivi.

L'anziana donna amava accogliere i propri nipoti sulle sue gambe, mentre sedeva sulla sedia a dondolo che aveva sistemato sotto un albero dall'aspetto particolarmente elegante.

La prima ad avere quel privilegio era stata Victoire; seduta in modo composto sulle sue gambe, la bambina l'aveva guardata con aria dolce, quasi aspettandosi una grande storia di principesse e cavalli bianchi.

Invece la nonna le aveva raccontato di un mago cattivo, un oscuro signore che rubava la felicità alle famiglie, di un castello lontano in cui abitavano migliaia di bambini, e di un principe.

Non come quelli azzurri che popolavano le fiabe, ma un principe dagli occhi verdi, che a cavallo della sua scopa aveva affrontato draghi feroci e le profondità di un lago nero, un principe dai capelli neri che, col potere dell'amore, aveva sconfitto il mago cattivo.

Victoire sapeva che quell'uomo doveva essere vissuto davvero, perchè alla nonna brillavano gli occhi mentre lo diceva, mentre una lacrima le scendeva lentamente sulla guancia.

Aveva rubato la felicità anche alla nonna, quell'orribile signore?

Non osando parlare, la bambina si allungò con le braccia candide verso il viso dell'anziana, bagnando le mani con la lacrima; avvicinò il volto della nonna al suo, e con un bacio le restituì la felicità perduta.

Molly non voleva allontanarsi dalla Tana.

Da giovane, appena si era sposata con Arthur, aveva visto cadere due lancette dall'immenso orologio che dominava la cucina di quella casa.

Aveva visto le bare gemelle dei suoi fratelli Fabian e Gideon attraversare il cimitero fino al luogo in cui avrebbero riposato per sempre.

In quella casa, aveva visto i suoi sette figli crescere e cadere, rialzarsi e vivere.

In quella casa, aveva visto per la prima volta sorridere Fred.

Lo aveva visto sorridere lì, sotto quell'albero, per l'ultima volta, prima che di Smaterializzarsi.

L'ultima volta l'aveva visto, vivo, ad Hogwarts, combattere per la liberazione magica.

L'ultima volta l'aveva visto, morto, nella bara, in giardino, prima che venisse portato al castello dov'era cresciuto, al castello da cui era scappato in sella ad una scopa.

Se voleva tornare, Fred l'avrebbe sempre trovata lì ad aspettarlo, con i suoi nipotini in braccio, l'avrebbe trovata sempre pronta ad accoglierlo, per un'ultima volta.