Film > La Fabbrica di Cioccolato
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Autore: MeliaMalia    22/02/2006    3 recensioni
Scusatemi, ma non ho resistito... E se Willy Wonka non avesse cercato un erede, ma una moglie?
Questo racconto vuole essere una gentile parodia di un libro e di un film che ho apprezzato molto; se vorrete commentare e consigliarmi, mi farete molto felice!
Completata! ^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUINTO

Fu un vero e proprio sollievo entrare nella fabbrica; le accolse subito un familiare tepore, che si sostituì al pungente inverno del cortile. Anzi, lì faceva addirittura troppo caldo!
“Potete levarvi le giacche e lasciarle… dove vi capita!” Cinguettò il cioccolatiere, procedendo in quella sua camminata che quasi sembrava una danza.
“Ehi…” Elmeda si guardò attorno, spaurita. “Ma… la francese, lì… Denise! Dov’è?”
Viola si voltò, in contemporanea con il signor Wonka, assolutamente inespressivo, e le altre ragazze. In effetti, la signorina perennemente attaccata al note-book aveva ragione: Denise non si trovava da nessuna parte.
“Ah, dite la signorina bionda?” Con una mossa agile, il signor Wonka fece roteare il bastone, sorridendo come il peggiore dei demoni. “E’ stata eliminata dal gioco, e gentilmente riaccompagnata a casa!”
Come a conferma di quelle parole, da fuori si udì uno stridulo urlo, qualcosa tipo: ‘Che schifo, gli hobbit! Lasciatemiii!’. Viola istintivamente cercò un qualche oggetto contundete che potesse servirle come arma di difesa, e per un istante invidiò la preparazione di Sara, già in posizione d’attacco.
“Vi prego di rilassarvi, mie signorine!” Wonka mostrò loro i palmi aperti, in segno di inoffensività. “Non vi accadrà nulla di male…”
La voce di Denise imprecò ancora contro la maleducazione degli hobbit, e sbraitò affinché la liberassero all’istante.
“Che… perché è stata eliminata dal gioco?”
Wonka scosse il capo, con aria seriamente addolorata. “Beh… cercate di capire… una che nel test nega di amare i dolci, che ci viene a fare, qui?”
Viola ci provò, ma proprio non riuscì a capire.
Quasi soffrisse di personalità multiple, il cioccolatiere abbandonò all’istante l’espressione triste, esibendo un sorriso che partiva da un orecchio ed arrivava all’altro, e fece un ampio gesto di invito. “Andiamo, seguitemi! Facciamo presto!” E riprese il cammino.
Mara trotterellò dietro di lui, bella felice. “Ora vedremo i dolci, vero?”
“Certo. Ora li vedremo.”
“Quindi, nel caso, dovrei colpire così, e così?” Viola, rimasta in fondo alla fila con Sara ed Elmena, ripeté timidamente due colpi verso uno sfidante fantasma.
“Sì.” Sara annuì, assai soddisfatta della sua improvvisata allieva. “Allora, siamo d’accordo: se va fuori di matto del tutto, noi due lo si pesta…” E indicò sé stessa e Viola.
“…E io inoltro una richiesta di aiuto via internet!” Annuì Elemdia, completando il tutto. Infine, fortificate dalla sicurezza del piano, le tre stettero al passo dell’uomo.
Ed entrarono in paradiso.

Wonka fece un buffo saltello sul posto, quando casualmente Viola, il naso puntato per aria, la bocca spalancata per la meraviglia, lo sfiorò. Ansimò terrorizzato, strisciando un po’ più lontano da quelle temibili femmine, quindi si fece forza, gonfiò il petto come un tacchino ed annunciò: “Ecco! La mia Fabbrica!” E allargò teatralmente le braccia, mostrando loro il fenomenale panorama.
Giardini di caramelle; piante gommose; il fiume di cioccolato; e la…
“… Fontana di cioccolato!” Mara strillò, tutta eccitata e corse verso il bordo del fiume. Cadde in ginocchio, manco fosse una pastorella di fronte alla mistica visione della Madonna, e contemplò il suo riflesso sulla bruna superficie di cioccolato.
“Nessuno ha una cascata al cioccolato! Solo io! E il cioccolato viene buono, spumoso, fragrante… solo se rimescolato con una cascata al cioccolato!” La voce di Wonka vibrava d’orgoglio, mentre le dita avvolte nei guanti color perla indicavano l’armonioso scorrere del fiume di cioccolata. “Nessuno ha questa cascata, ah-ah! Proprio nessuno, nessuno al mondo! Può sembrare incredibile, ma nessuno è riuscito a procurarsi una cascata come la nostra!”
“Per caso ha detto che nessuno ha la stessa cascata?” Mormorò Elemena, facendo involontariamente ridere Sara. Entrambe si aggiravano, ammirate, tra la lussureggiante e dolcificante vegetazione. Viola, non si sa bene come, inciampò in una specie di rampicante al sapor di anice, riuscendo a cadere in una specie di fossa di rovi al sapor di mirtillo, che risultarono piante carnivore estremamente affamate; ne riemerse solo molto tempo dopo, tremendamente spettinata.
“Questo cioccolato è così… così…” Mara allungò un dito, tremante e vogliosa.
“Una cascata di cioccolato! Nessuno al mondo…” Wonka non la smetteva più.
“Non crederete mai dove sono caduta…!” Viola scosse il capo con incredulità, spiegando l’accaduto alle altre, che ne squadrarono l'aspetto assai scomposto dall'avventura.
“Così… invitante… posso toccarla?” Mara si stese lungo la riva scoscesa, incapace di trattenersi.
“Se non si rimescola la cioccolata con una degna cascata, essa non sarà mai…” Wonka ormai non lo fermavano manco coi cannoni.
“E poi mi ha afferrata coi suoi tentacoli, io l’ho morsa – era buona! – e…” Ma il racconto visionario di Viola fu interrotto da un terribile suono. Un terribile, sinistro ed orrendo suono.
Più precisamente, uno: SPLUT!
“Ma cosa…?”
“EEEEEK!” Wonka, se possibile, diede ancora più fuori di matto. “Nella cioccolata! E’ caduta nella MIA cioccolata!”
Mara, sparita sotto la superficie di cioccolato, emerse per un secondo, agitando convulsamente gli arti. Sparì. Riemerse, mulinando le braccia. Risparì. Riemerse, alzando e riabassando le mani. Sparì di nuovo.
“Dite che non sa nuotare?” Azzardò Elemena, titubante.
“O è quello, o come nuotatrice sincronizzata è pessima.” Dedusse Sara, come sempre spiccia.
“Ehi, tu! Levati immediatamente dalla mia cioccolata! A nessuno è permesso toccarla!” Wonka puntò l’indice accusatore sulla malcapitata, al momento troppo impegnata nel cercare dell’aria per poter badare a lui.
“Dobbiamo salvarla!” Viola si tolse frettolosamente la camicia che sua nonna l’aveva costretta ad indossare, rimanendo momentaneamente in reggiseno, e fece per correre verso la riva. Peccato solo che questo suo nuovo look non felicitò il cioccolatiere; anzi: in preda a spaventosi spasmi fobici, si coprì gli occhi, strillando qualcosa circa le ragazze scostumate.
Due sottospecie di nani con meno peli del previsto spuntarono da due palme al sapor di fragolina di bosco, assalendola fulminei, e costringendola ad indossare una camicetta alla coreana pescata chissà dove.
“E questi che sono?! Fermi!”
“Splut… aiut…”
“Copritela, copritela! Aiuto!”
“Cinque dollari che ci ricoverano tutti prima di sera.” Propose Sara.
“Ci sto.” Annuì Elmena.
Dopo una decina di minuti, le cose erano più o meno tornate alla normalità. Mara fu ripescata da una specie di idrovora volante e – guarda il caso – dichiarata squalificata dal gioco. La sua espressione triste si stampò sul vetro dello strano macchinario che la portava via, e con una mesta mano salutò gentilmente le altre tre, abbastanza sconvolte.
“Signor Wonka…?” Una volta sparita la giocatrice, Elmena abbassò lo sguardo sugli omini. “E questi, che accidenti sono?”
“Umpa-Lumpa.” Fu la breve descrizione del cioccolatiere, rassicurato dall’abbondante strato di tessuto che copriva i seni di Viola. “Lavorano per me!”
“Davvero? Non ho mai visto nulla del genere…”
“Beh, ci credo: non escono mai!”
“Cosa? E le ferie pagate?”
“Eh?”
“E la mutua? Se si ammalano!”
“Ah?”
Elmena sbuffò: “Ma almeno, glieli paga gli straordinari?”
“Ovvio che sì!” Si scandalizzò il proprietario, raddrizzandosi il cilindro. “In chicchi di cacao!”
Elmena corrugò la fronte. Lo fissò con malvagità. Infine, sorrise, maligna. “BECCATO!” Strillò, facendogli fare un triplo salto mortale con avvitamento. “Io sono del fisco! Brutto, schifoso imbroglione, lei…”
“EEEK! Una del fisco!” Il cioccolatiere emise uno strillo simile a quello procuratogli dal tuffo di Mara dalla cioccolata.
Poco dopo, com’è prevedibile, anche Elemena fu legata, imbavagliata, e soprattutto trascinata fuori.
Sara e Viola, rimaste solo col pazzo e coi nani, si strinsero tra loro.
   
 
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