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Autore: edwardandbella4evah    26/05/2011    10 recensioni
Courtney e Duncan ai tempi dell'Olocausto. Courtney è un'Ebrea, Duncan un soldato tedesco.
TRADUZIONE ♪
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Restai sveglio nel mio letto per un po’, riflettendo sugli eventi di stasera. L’avevo fatta sentire tradita, sporca, disgustosa. Ho violato l’unica cosa che era importante per lei, la sua purezza. Sebbene non le avessi fatto molto, non avevo intenzione di stuprarla, almeno non ancora. Non potevo stuprarla quando più se lo aspettava, dov’era il divertimento? Avevo bisogno di aspettare fino a quando non avesse fatto un passo falso, qualcosa di sbagliato. Qualcosa che mi avrebbe dato ragione per punirla. Mi distesi sui miei cuscini, sorridendo al pensiero. Eppure la mia mente si avventurò su un sentiero diverso.
Lei urlava, mi supplicava di fermarmi, ma ho continuato. Mi sentivo davvero bene per aver disonorato una sporca Ebrea e di averne tratto qualche fatto, ma non potevo fare a meno neanche di sentirmi male. Voglio dire, le ho letteralmente strappato via l’orgoglio, la dignità. Diavolo, ho anche preso la sua innocenza.
“No, non ti senti male, è solo una sporca Ebrea, come tutti gli altri” dissi tra me e me. Scossi la testa, provando ad eliminare i miei pensieri turbati. Mi hanno insegnato ad odiare gli Ebrei sin da quando ero piccolo. Erano diversi da noi, e sudici, e meritavano di bruciare nelle fiamme dell’inferno. Avevano più successo di noi, e bisognava che fossero soppressi prima che si rendessero conto del grande potere che avevano su di noi.
Ma, non ho potuto fare a meno di pensare, cosa avevano davvero fatto di male? Non hanno cospirato contro di noi e nemmeno pianificato di ucciderci, come stiamo facendo noi adesso con loro. Alcuni di loro erano brave persone. Ho visto alcuni di loro nel campo, cercando di fare le cose al meglio e di vivere difficilmente con le dure condizioni che gli diamo. E’ uno stile di vita il nostro modo di pensare di loro, conclusi dubbioso.
Mi girai, provando a sbarazzarmi dei miei pensieri erranti. Ugh, stupidi Ebrei che mi fanno pensare a loro. Penso che mi sfogherò su Prinzessin la prossima volta che la vedo. Oggi era solo il primo giorno, poteva essere ingannata ed umiliata facilmente. Aspetta fino a quando non avrà acquisito una certa conoscenza del luogo.
Schifo. Era uno schifo. Sebbene avessi accumulato tanto odio nei confronti degli Ebrei, e non potevo sopportare molti di loro, questo non significava necessariamente che dovevano morire. Mandati a lavorare ed imprigionati, forse; ma uccisi? Non era un po’ troppo estremo? Ho visto neonati usati dai soldati al tiro al bersaglio. Ho gassato personalmente mucchi di ragazzine come quella attaccata a Prinzessin. Ho separato famiglie intere.
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Il giorno dopo ricevetti la notizia che la mattina seguente ci sarebbe stato un controllo. Sorrisi pensando che questo sarebbe stato il primo controllo di Prinzessin. Potrebbe risultare molto divertente giocarci. Prinzessin non sapeva ancora nulla della vita del campo, e questa sarebbe stata l’opportunità perfetta per giocare con lei.
Quello che non sapeva era che il comandante si aspettava che non ci fossero bambini sotto l’età di quattordici anni nel campo. Quindi, all’altezza di questa aspettativa, dovevano tutti nascondersi nella discarica. Certo, per noi era tutto uno scherzo perché lui sapeva che si nascondevano lì, lo sapevamo tutti. Era solo un altro modo per rendere le loro vite ancora più miserabili. Un senso di colpa mi tormentava in fondo allo stomaco ma me lo scrollai di dosso. Se i bambini non raggiungevano la discarica in tempo, erano spediti ad essere gassati, di solito venendo ingannati nel processo.
L’ho già visto succedere prima, l’inferno che ho fatto ai bambini. Non potevo farci nulla, anche se un crampo allo stomaco mi tormentava ogni volta che vedevo un ragazzino che non riusciva a correre velocemente alla discarica e farcela.
Sarebbe stata la punizione perfetta per Prinzessin, anche se non se la meritava. Non aveva ancora fatto nulla di sbagliato. Ma quando lo farà, questo scherzo le farà sicuramente ricordare quanto posso rendere la sua vita infelice.
La giornata passò in un’amara, lenta agonia. Degli Ebrei tentarono di ribellarsi, li spedii ad essere gassati. Catturai un uomo che stava rubando del cibo dalla cucina per sua moglie, mi supplicò di avere pietà di lui, sua moglie era incinta ed affamata. Ignorando di nuovo l’irritante sensazione alla pancia, l’ho scagliato contro il muro e gli ho calpestato una gamba, rompendola volontariamente. Quando arriverà il comandante domani e lo vedrà in infermeria, lo manderà ad essere gassato insieme a tutti gli altri che erano là o non riuscivano ad alzarsi dal letto.
Un forte dolore allo stomaco mi disse che questo era sbagliato. Non avrei dovuto far questo ad un uomo che stava solo cercando di aiutare la moglie. Il bambino sarebbe morto comunque, non importa quanto cibo avesse preso, mi dissi cupamente. Inoltre, sua moglie sarebbe probabilmente morta cercando di farlo nascere, o ammalandosi per qualche altra ragione. Qualche altra guardia l’avrebbe trovata e strappato quella merda vivente fuori di lei, uccidendo il neonato nell’azione. Non potevo farci nulla; quello era il sistema, c’erano delle regole alle quali dovevo obbedire e che dovevo seguire se volevo vivere.
Dopo aver consumato la cena e la mia serale bottiglia di birra lo stomaco mi faceva davvero male; come quando ogni volta che facevo qualcosa di sbagliato ad un Ebreo e passavo la notte a riflettere su quanto fosse moralmente sbagliato. Poco dopo, Prinzessin entrò,  avendo un contatto visivo con me prima di guardare il pavimento sporco.
“Cosa vuoi che faccia oggi?” chiese, trattenendo le lacrime. “Dovrei spogliarmi, signore? O volete farlo voi stesso?” continuò spaventata quando la sensazione nel mio stomaco diventò più profonda, facendomi rabbrividire.
“No, no, nulla del genere oggi. Vieni a sederti accanto a me” ordinai tranquillamente, accarezzando il posto accanto a me  sul letto. Lei si avvicinò in silenzio, alzando i suoi occhi onice per incontrare i miei affinché non la sgridassi per non avermi guardato. Senza una parola le presi il volto tra le mani e lo osservai lentamente cercando qualche segno di una malattia. La sua pelle aveva ancora la stessa carnagione scura, non troppo pallida, il che era un buon segno. I suoi occhi non sembravano troppo scarni, così mi rassicurai e lasciai andare il suo viso, guardando come il suo corpo si rilassò nell’azione.
“Come ti senti?” chiesi, volendo indagare ulteriormente sulla sua salute.
“In che senso, signore?” sollevai le sopracciglia, volendo sapere cosa voleva dire.
“Spiegati, Ebrea”
“Come mi sento fisicamente o emotivamente, signore?” disse con voce tremante. Mi fece un po’ male guardare come aveva paura di me per la notte precedente. Ciò fece riaffiorare le emozioni mascherate e nascoste nel mio guscio freddo di un cuore. Con tutto me stesso repressi questi sentimenti e misi su il ghigno più spavaldo di cui ero capace.
“Sorprendimi Prinzessin” vidi il suo volto contorcersi dalle diverse emozioni: rabbia, dolore, tradimento, e la lista continua. Rimasi in silenzio, guardandola lottare con i suoi sentimenti per vedere quale mi avrebbe almeno turbato.
“Mi sento bene, non mi sento malata, signore” disse finalmente dopo pochi minuti di silenzio. La sua testa si chinò verso il basso e la vomitevole sensazione riaffiorò. Diamine, perché riaffiorava adesso? Cosa c’era di così speciale in lei che mi faceva sentire di merda quando la ferivo? Perché era così diversa dagli altri? Ragazze tedesche, ragazze ebree, erano tutte uguali; ferisco, violento e abuso di entrambe.
“Be’, Prinzessin, ho delle notizie da darti” mi guardò torva ed io feci una smorfia, non sembrava sconvolta. Avrei potuto stuprarla. Non le ho fatto nulla di troppo cattivo, era lei che era esagerata.
“Hai intenzione di stuprarmi? O vuoi farmi qualcosa come mandarmi a morire?”
Ringhiai e la schiaffeggiai duramente sul volto senza pensare.
“Non parlarmi in quel modo, ora siediti dritta e non stare tutta depressa. So cosa ti ho fatto la scorsa notte. Piantala” sputai duramente. Lei tremò prima di fare quello che avevo detto e cercò di non sembrare tanto turbata.
“Domani avrai il tuo primo controllo. Il comandante girerà intorno al campo ed ispezionerà tutti per assicurarsi che nessuno sia malato. Tutti quelli che sono in infermeria e che domani non riusciranno ad alzarsi dal letto, non continueranno a vivere qui” Lei si limitò ad annuire, ed io sorrisi prima di continuare.
“Il comandante suppone che non ci siano persone sotto i 18 anni nel campo. Questo dovrebbe essere un campo per soli adulti” mentii, guardando il suo lento andare in crisi isterica.
“Così questo è quello che devi fare. Tutte le persone di età inferiore ai requisiti devono andare nella discarica, così il comandante non vi vedrà. E se fossi in te, mi toglierei i vestiti prima di andarci. Puzza di merda, e se vai con i vestiti, buona fortuna a sbarazzarti dell’odore”conclusi, godendo nel vedere la sua faccia abbattuta e dura.
“Va bene”
“E’ giunta l’ora di divertirsi” i suoi occhi mi supplicarono di non farle nulla, ma li ignorai e le presi il volto tra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi, ed iniziai a baciarla, e stavolta non me ne fregava nulla che non voleva ricambiare il bacio.
o 0 O 0 o
Mi svegliai e mi stiracchiai felice, ricordando gli avvenimenti della scorsa notte. Prinzessin stava per prenderle oggi. Vederla essere umiliata davanti a tutti i suoi piccoli amici Ebrei e alla sua famiglia sarebbe sicuramente stato il momento clou della giornata, conclusi. Trascorsi in fretta la mia routine quotidiana, mandando giù frettolosamente una leggera colazione ed affrettandomi a fare la doccia.
Mi allineai con le altre guardie Tedesche quando una grande auto bianca si fermò. Dato che ero stato incaricato, mi fu permesso di andare a salutare il comandante. Conoscemmo velocemente gli altri prima di iniziare la valutazione. Iniziò dalle baracche, e noi radunammo tutti quelli che erano malati a letto e che pensavano che se non fossero andati in infermeria, avrebbero potuto salvarsi. Poveri, stupidi bastardi. Strinsi i denti sottilmente mentre la valutazione continuava.
Appena uscimmo, sentii chiocciare- segnale che il comandante era qui per i bambini- e mi sedetti per vedere come il mio piano veniva messo in scena.
I bambini si stavano già accumulando nella discarica, togliendosi i vestiti vivaci e gettandoli a terra. Iniziai a ridere quando Prinzessin, sorprendentemente in ritardo da parte sua, corse alla discarica, dimenticandosi di togliersi il vestito e il maglione, e saltò nella sporcizia.
Mi vennero le lacrime agli occhi dalle risate quando il comandante mi guardò e poi iniziò a ridere tra sé e sé alla vista.
Lui andò all’infermeria mentre io restai a guardare il casino creatosi. I ragazzini iniziavano ad uscire e a rimettersi i vestiti mentre gli amici di Prinzessin circondavano la discarica, la più sconcertata era sua madre. Lei inciampò tentando di uscire da lì e cadde a terra di faccia. Non potei trattenere le risate e quasi mi piegai in due dal divertimento. La mia sensazione interiore mi schiaffeggiò letteralmente, ma questa volta lo ignorai allegramente, guardando come i suoi amici cercavano di tirarla fuori e come sua madre la sgridava per essere stata così stupida da correre nella discarica quando tutti la stavano cercando.
Si voltò arrabbiata, i suoi occhi scuri incrociarono i miei. Si accorse della mia espressione divertita e diventò rossa, chiaramente imbarazzata. Anche a distanza riuscivo a vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime quando i suoi amici la condussero via. Lo stomaco mi fece male e girai i tacchi, il sorriso non padroneggiava più il mio volto. L’ho ferita di nuovo, mi dissi cupamente tornando ai miei alloggi.
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Aspettai nervoso sul letto che Prinzessin entrasse. Mi sentivo uno schifo; e non potevo farne a meno, o negarlo. Come una sorta di scuse, le avevo preso un secchio d’acqua di medie dimensioni così avrebbe potuto lavarsi i vestiti in modo che non puzzassero malamente ogni volta che veniva a trovarmi.
La porta all’imrpovviso si aprì silenziosamente e lei entrò senza una parola, guardando a terra tutto il tempo.
“Mi sono preso la libertà di prenderti un secchio d’acqua così potrai lavarti i vestiti. Puzzi di merda”  Lei allora alzò gli occhi, ma non fece nulla, né chiedermi qualcosa, né annuire. Il suo volto era tranquillo, senza espressioni; non mostrando alcun segno di quel qualcosa che l’ha estremamente umiliata l’ora scorsa.
“Be’? Perché stai lì impalata? Inizia a spogliarti, Prinzessin, e lavati”. Il suo viso s’indurì, ma restò col naso all’insù ed incrociò le braccia intorno a sé.
“Non mi spoglierò di fronte a te. Hai già avuto un ottimo spettacolo questo pomeriggio” sputò. Stavo per ricordarle che avevo già visto tutto quello che aveva da offrire, quando un’idea migliore mi venne in mente. “Come vuoi” dissi prima di spingerla a terra. Oppose un po’ di resistenza insieme ad un urlo sorpreso. Attraversai la stanza in un gran passo, prendendo il secchio pieno d’acqua fredda e senza esitazione gliela gettai addosso mentre fissava il pavimento.
Sorrisi di piacere quando ansimò per l’acqua fredda. Alzò lentamente lo sguardo, ed aspettai la sgridata che stava per darmi, ma non successe nulla. Nessun espressione arrabbiata, nessuna parola che usciva dalla sua bocca, neanche un segno di umiliazione negli occhi. Sospirai, e la schiaffeggiai in faccia per farle dire qualcosa.
“Sì signore, volevate qualcosa?” . Feci correre una mano sulla faccia e mi sedetti sul letto.
“Vattene, adesso” .
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Passeggiavo per i capannoni di smistamento un paio di giorni dopo, semplicemente osservando abbastanza a lungo gli Ebrei che lavoravano duro per assicurarmi che stessero lavorando e che nessuno di loro sembrasse malato. Una volta finita l’ispezione mi stiracchiai e sorrisi, iniziando a dirigermi verso la postazione di lavoro di Prinzessin. Fischiettai un brano vago mentre camminavo, salutando occasionalmente le altre guardie con un brusco cenno del capo.
Entrando poco dopo in cucina, la vidi. Stava lavorando duramente lavando i pavimenti da sola, vidi gli altri andare a prendere più acqua. Dopo pochi istanti, si fermò e si riposò, strofinandosi le braccia ma tornando subito al lavoro. Per qualche ragione, mi sentii fiero di lei per aver ascoltato il mio avvertimento la scorsa volta. Sorrisi ammirato e mi appoggiai dietro il mio nascondiglio appartato.
Era così diversa dai molti Ebrei che avevo visto. La maggior parte di loro si lamentava, e non ci provava nemmeno, e si aspettava di essere trattata con lusso estremo. Quelli erano i primi che andavano nella ciminiera. L’avevo avvertita, e mi aveva ascoltato. Le avevo detto di non essere debole, e lei provava ad essere forte in pubblico. Le ho detto che era spazzatura, e che non avrebbe ricevuto trattamenti speciali, e lei lo ha accettato, senza replicare.
Le ho dato il nome Prinzessin per la sua natura orgogliosa e per lo stereotipo che fosse come tutti gli altri; lamentosa, che rende meno del previsto e che si aspetta ogni singola cosa su un fottuto piatto d’argento. A dispetto di questo tipico stereotipo, lei non lo era per niente e lavorava duro per provarmelo, quando già lo sapevo. Ridacchiai leggermente tra me e me; che ragazza che era.
Restai nel mio nascondiglio, semplicemente guardandola con estrema curiosità. Era una creaturina davvero strana; orgogliosa e che non lasciava mai che qualcuno la distraesse un momento, e subito dopo una cagasotto spaventata e piagnucolante. Quella notte, dopo averle giocato quello scherzo, avevo sentito qualcosa di strano. In realtà avevo lasciato che il senso di colpa mi sovrastasse invece di seppellirlo nel profondo degli oscuri meandri del mio cuore.
Come poteva essere così forte e coraggiosa quando tutto quello che avevo pensato di lei era un mucchio di stronzate?  L’avevo imbarazzata, e non se n’era importata ed era rimasta fiera. L’avevo violata, aveva continuato ad ascoltarmi e mi aveva permesso di continuare a farle cose che non mi avrebbe mai permesso di fare nella sua vecchia vita. Allora iniziai ad ammirarla, era così unica. Così speciale paragonata alle altre ragazze. Mi ritrovai più attaccato e a pensare molto di più alla mia piccola Prinzessin.
  
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