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Autore: Sweet Soul    26/05/2011    0 recensioni
Per quanto si possa amare uno sport, un momento di crisi capita a tutti almeno una volta nella vita. E in quel momento ci si può aggrappare soltanto a se stessi e trovare la forza per mettercela tutta, anche se si pensa di non riuscire a farcela.La verità è che per realizzare le cose basta agire con il cuore, il resto viene da sè.
E' quello che capita a Debora, giovane schiacciatrice in una squadra di pallavolo che, vedendo continuamente la palla finire in rete, si demoralizza e abbatte.
Troverà il coraggio di risollevarsi?
"Doveva smettere di pensare e cominciare ad ascoltare.
Doveva ascoltare il suo fiato corto e la sua voglia di riuscire, solo così avrebbe fatto i passi giusti al momento giusto."
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pavimento freddo e colorato era circondato da mura giallastre e spente, un soffitto fin troppo basso, che costituiva spesso un grosso problema, completava quel rettangolo di palestra, sede e osservatrice di miriadi di emozioni.

Le panchine marroni erano ammucchiate davanti le spalliere inutilizzate, i canestri dimenticati erano spesso soggetti a tiri senza pretese e vedevano palloni di pallavolo rimbalzare contro l’anello di ferro.

Una rete di circa 2 metri si ergeva al centro esatto dei due campi di pallavolo; due file di ragazze nel fatidico posto quattro aspettavano educatamente il proprio turno: qualcuna scambiava una chiacchiera con la compagna davanti, qualcun’altra palleggiava sul posto, altre ancora aggiustavano i ciuffi di capelli ribelli che cadevano sulle spalle sudate.

Quando arrivò il turno di Debora, la palleggiatrice si sistemò bene nella sua posizione davanti la rete, quasi come se avesse paura di sbagliare l’alzata proprio a lei.

Le mani della giovane schiacciatrice sbattevano la palla freneticamente per terra, mentre la tensione saliva sempre più; ogni passo era una ripetizione:

*Lascia fuori i problemi dalla schiacciata, non pensarci mentre sei in volo.

*Ricorda bene i passi e rispetta i tempi prima di saltare.

*Indurisci il polso

*Mettici abbastanza forza.

Non sapeva esattamente cosa fosse, ma nel momento in cui la palla gonfiò la rete e scivolò per terra nel suo stesso campo, era quasi totalmente sicura che questo fosse dovuto alla sua incredibile paura di sbagliare, di deludere il suo allenatore che riponeva tanta fiducia in lei da dedicarle notevoli attenzioni.

Eppure lei non riusciva a fare tesoro di quei consigli, ci provava davvero con tutta se stessa a seguirli, ma proprio non ci riusciva.

Sarebbe stata messa da parte, ne era sicura.

Raccolse ancora una volta la palla e superò la rete per andare a sistemarsi nella fila opposta.

Avrebbe voluto evitare di pensare ancora a tutte quelle raccomandazioni, ma più sbagliava più ripeteva a mente ciò che doveva fare; ma più ripeteva a mente ciò che doveva fare, più sbagliava qualcosa e mandava la palla in rete.

Era un circolo vizioso e la sua poca convinzione – che diminuiva di più ogni attacco che sbagliava – di certo non l’aiutava.

Debs amava la pallavolo, era il suo modo per evadere dalla realtà, il suo mondo di salti felici e palloni volanti. 
Qualche tiro di calcio pure ci usciva, ma erano semplici modi per passare il tempo con le compagne di squadra.

Debs inoltre amava le sue compagne di squadra: riteneva che quelle amicizie nate tra un bagher ed una schiacciata, tra un punto ed un altro, potessero essere le più sincere.

Il tenersi forza a vicenda, la speranza di tutte, il battito dei loro cuori a tempo e l’urlo e gli abbracci di gioia alla fine della vittoria di un set, non può non unire determinate persone.

Era soprattutto la condivisione che le univa.

Il condividere tutto, dagli spogliatoi alle emozioni.

Ma durante gli allenamenti, quando gli occhi dell’allenatore erano puntati su ogni movimento di Debora, per lei non esisteva nessuna squadra.

Nessuno spirito di gruppo.

Nessun amore o passione.

C’era solo lei, quell’alzatrice, quella palla e quella dannatissima rete.

Doveva smettere di pensare e cominciare ad ascoltare.

Doveva ascoltare il suo fiato corto e la sua voglia di riuscire, solo così avrebbe fatto i passi giusti al momento giusto.

E in quell’attimo di sospensione massima, mentre il braccio era in perfetto accordo con il resto del corpo, lentamente aprì gli occhi e per un attimo le parve di volare.

Senza nemmeno accorgersi di ciò che stava facendo colpì la palla con tutta la forza che aveva e quest’ultima schizzò via e rimbalzò nel campo avversario con tanta forza da arrivare al soffitto.

Mentre ricadeva sui piedi quel silenzio intorno a sé si trasformò in un boato di complimenti volato dalle fila del suo allenatore e dei suoi collaboratori, e da qualche compagna che aveva assistito.

L’applauso fiero del suo allenatore e i suoi occhi compiaciuti la convinsero: non avrebbe mai lasciato questo sport.

Debs raccolse la palla, ordinò la sua maglietta con il numero 9 stampato dietro e si sistemò nuovamente nella fila opposta.

Intorno a sé tutto aveva ripreso a scorrere come sempre, ma quell’attimo che aveva vissuto poco prima, quell’attimo che era solo suo e che pur volendo non avrebbe potuto condividere con la sua squadra, le era rimasto impresso nella mente e non l’avrebbe mai lasciata. 

Lo avrebbe rivissuto ogni volta che avrebbe schiacciato, anche dopo anni e anni di pallavolo.

Bhè ma lei questo ancora non lo sapeva.

L’unica cosa che sapeva è che avrebbe continuato sempre, nonostante tutto.

  
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