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Autore: Ulisse85    27/05/2011    7 recensioni
Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver dormito poche ore e anche in modo agitato, Marco si fece coraggio e scese al piano di sotto sperando di essere il primo ad alzarsi visto che erano appena le 6.30 e solo i primi raggi del sole illuminavano di sbieco il tranquillo giardino.

Alla sua speranza si contrapponeva però il forte presentimento che non sarebbe stato così, in fondo dopo una nottata del genere qualcuno sarà crollato esausto ma la maggior parte delle persone avranno dormito ben poco.

 

Le sue sensazioni furono confermate appena varcata la soglia della cucina.

Dalla porta finestra intravedeva suo padre Sebastiano, intento a sorseggiare il caffè da una grossa tazza grigia con lo stemma rosso di una squadra di hockey canadese.

Era seduto sugli scalini che dal giardino conducevano in cucina, debolmente illuminato dal primo sole del mattino e con l'aria assorta nella insistente osservazione di un certo filo d'erba a pochi metri da lui.

Per la cucina si muoveva lentamente Mara, con l'aria stanca di chi non ha chiuso occhio.

Era ancora, infatti, con la sua vestaglia da notte, in leggero tessuto celestino con qualche fiore giallo, leggermente sbiadito dai tanti lavaggi.

La vestaglia era tirata su un lato dalla manina di Veronica che seguiva la madre in ogni singolo passo attraverso la cucina tenendosi tenacemente a lei e tirando ogni tanto su con il naso come dopo aver pianto tanto.

 

Mara sentì arrivare Marco ma non si girò a salutarlo, limitando a prendere meccanicamente dalla credenza la tazza e il cucchiaio di DareDevil che il ragazzo adorava per poi metterglieli sulla tavola.

 

Si degna di venire tra noi...

 

Il tutto venne fatto sempre senza incrociare il suo sguardo, ma limitandosi a fare una carezza a Veronica sulla testa, più per rassicurare se stessa che la sua bambina fosse veramente lì con lei che per confortare la piccola.

 

Veronica si girò verso Marco, quando i loro sguardi spenti si incrociarono il ragazzo percepì tanto le parole che la voce di sua sorella senza che questa aprisse bocca: Cattivo, mi hai fatto incontrare la signora col vestito blu...

 

Perchè loro fanno così...

 

Dopo il silenzio e il tacito rimprovero della madre, quello sguardo della piccoletta trafisse Marco in modo spietato, rendendolo ancora più sconfortato e triste di quanto fosse già impaurito.

Prese la tazza e decise che sarebbe andato a bere il suo caffellatte altrove, vista l'aria che tirava.

 

Voleva anche qualche biscotto perchè al risveglio aveva sempre una fame incredibile ma non osava chiederlo alla madre... si fece coraggio infine, più per rompere quella cappa opprimente di silenzio e di parole non dette, sperando che la madre insieme ai biscotti gli desse anche una lavata di capo, una furia di rimproveri o qualsiasi cosa ritenesse necessaria.

Mara al timido bisbiglio del figlio capì cosa voleva, preso un pacchetto mono-porzione di biscotti e senza una parola scaricò tutta la rabbia verso il ragazzo nel mettergli la colazione con cosi tanta violenza in un piatto sul tavolo da sbriciolare i biscotti sottostanti.

 

Perchè loro fanno così: vogliono solo i loro biscotti.

 

Non c'era bisogno di aggiungere altro.

 

Marco li prese e si incamminò verso il giardino, ma Sebastiano gli fece segno di sedersi accanto a lui sui gradini della porta finestra.

Non guardò in volto il figlio, bevve un altro sorso di caffè rimanendo a fissare l'erba.

Il ragazzo capì che poteva solo attendere e ne approfitto per bere un po' anche lui.

Il caffellatte gli scese dolcemente nella gola, fresco e buono esattamente come prima che tutto ciò cominciasse: come era possibile?

 

“Veronica è una ragazzina in gamba. A volte sarà pestifera e mi rendo conto che essere un fratello maggiore soprattutto alla tua età è difficile, ma devi capire che non puoi raccontare certe storie di paura ad una bambina, portarla con te nei giochi che fai con Chiara e pretendere che capisca che è tutta finzione.. una recita... è normale che poi di notte faccia degli incubi e poi.. insomma.. - finì girandosi verso il figlio – succede quanto è successo questa notte”

Finì la frase con decisione, cercando allo stesso tempo di dare un'importante lezione di vita al figlio e di trovare certezza che la versione dei fatti cui aveva pensato tutta la notte fosse sensata, plausibile, realistica. Giusta.

 

“Papà lo so che sei arrabbiato con me... però.. io non volevo certo fare male a Vero.. io non sapevo che... e poi è lei che è voluta venire.. e comunque non è una storia il fatto che...” Marco si rese conto mentre parlava che stava farfugliando molte frasi senza concludere alcun concetto.

Ma c'erano troppe cose sbagliate in quanto diceva suo padre: non c'era stato alcuno gioco di ruolo o finzione, e le cose che lui dava per scontate erano tanto più misteriose dopo aver scoperto che la signora della casa sulla scogliera era morta da tempo.

 

“Marco – lo interruppe il padre – io non sono arrabbiato, sono solo deluso dal tuo comportamento. Non conta cosa volesse tua sorella, stava a te fare la scelta più giusta. Spero solo ti sia servita da lezione e che la smetterai di raccontare storie di paura a tua sorella. Me lo prometti?”

 

“Si papà...” era palese come non vi fosse modo alcuno di tentare di spiegarsi con Sebastiano al momento, in questo frangente non era l'uomo scherzoso e aperto a qualsiasi possibilità che era di solito, ma solo un padre preoccupato e deluso.

 

Marco si alzò, intanto che il padre tornava a fissare gli steli d'erba, facendo un lieve movimento con la testa in senso affermativo come a confermarsi da solo che.. si, sicuramente Marco aveva capito e non si sarebbe ripetuta la faccenda.

 

Continuando a camminare il ragazzo vide che Rufus non era legato alla sua catena, evidentemente nel caos di quella notte se ne erano dimenticati tutti.

Il piccolo meticcio non ne aveva approfittato però per scappare o per combinare guai. Si era sdraiato al centro del portone di ingresso del giardino e lo sorvegliava attentamente senza muovere un muscolo.

Marco decise di andare a sedersi accanto a lui.

Di sicuro sarebbe stato meglio che fare colazione con suo padre che aveva deluso e sua madre cosi infuriata. Ma soprattutto con la sorellina che sapendo la verità, per quanto si potesse sapere di quella cosa e soprattutto a 7 anni, lo fissava con tanto astio e riprovazione.

Camminando si girò a guardare la casa di Chiara e vide che tutte le finestre erano ancora chiuse, segno che nessuno di loro si era ancora svegliato.

 

Arrivato vicino al cane si sedette sull'erba umida di rugiada e si ritrovò a 2 metri dal cancello semichiuso del villino. Si sentiva un po' scemo a mangiare fissando le staccionate del cancello e un po' vigliaccio a dare le spalle alla propria famiglia.

Rufus girò il muso con ancora qualche macchietta di sangue tra i baffi, ricordo della lotta con la corda fatta in nottata.

Fissò i suoi occhioni neri su Marco e abbaio un paio di volte felice perchè si era seduto vicino a lui.

 

Il ragazzo tolse tre dei sei biscotti dal piattino su cui li aveva “poggiati” la madre e al loro posto vi versò un po' di latte. Poggiò il tutto davanti a Rufus che drizzò le orecchie, diede una prima leccata al latte che, seppur con un vaghissimo ritorno di caffè, era deliziosamente fresco.

Si girò verso il ragazzo che gli sorrise debolmente e abbaio felice di rimando per poi dedicarsi di tutto cuore alla inaspettata colazione.

Marco mangiò i propri biscotti accanto al cane, senza dire niente.

Avrebbe voluto far durare quella colazione il più possibile.

 

Solo quando il ragazzo era già rientrato in casa da un paio d'ore Chiara cominciò a girarsi nel letto dando segnali di risveglio.

Appena salita in camera era crollata dal sonno e dalla stanchezza. Tutta la tensione, la paura, l'ansia, la fatica della corsa a recuperare Veronica.... la avevano letteralmente distrutta. Non avrebbe mai creduto di riuscire a dormire così tante ore in una circostanza del genere ma questa era la prova che in fatto di sonno aveva, per fortuna, ripreso da suo padre e non da Cinzia.

Cominciava a fare caldo nella stanza chiusa e passandosi una mano sulla fronte notò come fosse imperlata di sudore, lo asciugò scostandosi i ciuffi biondi e umidi dal volto. Solo in quel momento si rese conto che la magliettina rosa e verde con cui dormiva era attaccata alla sua schiena umida.

Girando lo sguardo verso la finestra realizzò il perchè di tanto caldo. La notte prima di crollare, aveva tirato giù completamente la serranda, messo i fermi e chiuso le imposte come forma di difesa dall'eventuale entrata nella sua stanza delle nebbia.

 

Come se servisse a qualcosa....

 

Non era sicura che la avrebbe difesa e probabilmente la avrebbe più che altro portata a soffocare nella notte con le temperature previste nei prossimi giorni.

Morire soffocata è un po' come quando stai affogando...

 

Non vi avrebbe comunque rinunciato.

Cominciò a smantellare il sistema di difesa cercando di fare piano perchè aveva l'impressione che dormissero ancora tutti in casa nonostante fossero già passare le 9.

 

Aveva ragione in parte.

Giacomo dormiva infatti a gambe e braccia aperte sul letto matrimoniale. Le lenzuola spinte ai piedi del letto durante il sonno per non averle indosso a farlo sudare. I boxer storti e la maglietta bianca e aderente a sottolineare il passato di sport, con la prominenza della pancetta a ricordare come lo sport fosse solo nel passato. La sera prima si era preoccupato di rimettere a posto le torce, di ricaricarle perchè “non si sa mai, dovessero riservire.. “ e di dare una pacca sulla spalla a Marco prima di andare a letto: sentiva che in qualche modo non era colpa sua quanto stava accandendo.

Anche se si era dimostrato calmo e pratico come nella sua natura, l'ansia e la preoccupazione lo avevano comunque distrutto e ora si godeva un sano sonno ristoratore consapevole in profondità che qualche problema lo avrebbe atteso al risveglio.

 

Cinzia sul davanzale della finestra aperta a metà, con le spalle poggiate sulla persiana e i piedi su una sedia collocata sotto la finestra, proiettava la sua ombra in parte su Giacomo e in parte sul muro dopo di lui. Un'ombra obliqua e allungata dalle prime luci del mattino. Un'ombra silenziosa e densa di pensieri.

 

Basta che dorme lui...

 

Giacomo sfogava qualsiasi forma di stress nel sonno. Beato lui, lei invece non vi era mai riuscita. Dormiva già poco normalmente, se poi era preoccupata per qualcosa passavi interminabili nottate a fissare il soffitto o il lento scorrere dei minuti sulla sveglia elettronica. Ore a sorvegliare il pigro susseguirsi dei numeri luminosi sullo schermo con la certezza che alcuni indugiassero più di altri, quasi intimiditi dall'essere sorvegliati o forse per semplice malignità e sadismo. Contava i rumori che si susseguivano in una casa di notte. Riusciva a percepire il gocciolio di quel rubinetto che perdeva al piano di sopra, così come il ticchettio delle lancette dell'orologio blu appeso in cucina.

Dopo un po' che li ascoltava riusciva a rintracciare una sequenza in quei rumori, quasi un ordine...

 

L'ordine c'è in ogni cosa, e dove non c'è viene riportato.. e lui intanto dorme...

 

Adesso che ormai il mondo si era svegliato quei rumori non erano più udibili, sovrastati dalla vita quotidiana affannosa e inconsapevole di sé che già inseguiva un nuovo tramonto. E in tutto questo...

 

lui intanto dorme. Perchè loro fanno così: dormono.

 

Adesso con il sole che le sfiorava con lieve calore la parte bassa della schiena, scoperta dalla magliettina corta che indossava di notte, che ne evidenziava il fisico ancora elegante e in forma, i pensieri si accavallavano nella sua mente. Pensieri su quanto accaduto quella notte, pensieri su quante notti aveva passato e avrebbe passato ad ascoltare rumori ossessivi mentre Giacomo dormiva, pensieri su suo marito...

 

Perchè loro fanno così: dormono.

 

… pensieri propri e anche pensieri che non le appartenevano. Alcuni non li capiva nemmeno del tutto, forse era semplicemente stanca. … loro chi?

 

Gli uomini.

   
 
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