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Autore: Abirthofbrokendreams    27/05/2011    3 recensioni
Evelyn, una giornalista Echelon a Los Angeles. Jared e Shannon, finalmente a casa, si godono le vacanze. Cosa succederà quando le vite dei tre si incroceranno?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non uccidetemi vi prego :S So che dal primo capitolo sono passati due mesi, ma l'ispirazione era completamente svanita. Ora è tornata e sono riuscita a finire questo capitolo in due giorni e devo dire che ne sono soddisfatta. Spero che con questo mi perdoniate per la lunghissima assenza. Godetevelo, io aspetto le vostre recensioni. Un bacio a tutti quelli che la seguono, Jay.
 
 
 
One love to lose your mind.
 
Quella mattina i raggi del sole filtravano dalla tenda sottile davanti alla finestra della camera da letto di Evelyn. La ragazza aprì gli occhi colpita dalla luce e si riparò con un braccio per osservare l’orologio: erano le 7 ed era in perfetto orario. Si alzò pigramente dal letto e a piedi nudi, si diresse verso la cucina. L’appartamento di Evelyn non era eccessivamente grande, bastava per due persone, ma lei ci abitava sola. Le stanze erano perfettamente divise ed aveva a disposizione due camere da letto, una delle quali usava come studio quando non era in ufficio e un’altra camera che usava come “stanza per gli hobby”, come amava chiamarla lei. Lì vi erano le sue tele, i suoi pennelli, le sue fotografie e tutto quello che le piaceva fare quando non aveva impegni. Lì vi era il suo mondo, la sua vera anima. Solo all’interno di quella stanza Evelyn poteva essere libera di essere sé stessa, senza temere il giudizio degli altri. Iniziò a preparare il caffè e mangiò un paio di biscotti. Corse a vestirsi, indossando un paio di jeans e una blusa morbida color panna a maniche corte. Si fermò un momento ad osservarsi allo specchio. I capelli castani le ricadevano sulle spalle, finendo in quei boccoli che aveva sempre amato. Gli occhi verdi erano ancora assonnati, ma la luce li rendeva ancora più chiari, sottolineandone la bellezza. La bocca era arricciata in un sorriso, mentre contemplava il suo fisico, compiaciuta del fatto di essere dimagrita ancora. Decise che era meglio sbrigarsi, così si truccò leggermente, infilò le sue scarpe preferite, delle decolleté beige , e uscì di casa. Arrivata vicino alla macchina, cercò nella borsa il biglietto che Jared le aveva dato il giorno prima. Credeva di averlo sognato, invece era successo veramente. Girava e rigirava quel pezzo di carta, incerta se chiamarlo oppure no. Alla fine, fece per prendere il telefonino, ma una folata di vento le tolse il biglietto dalle mani e lo scaraventò lontano. Invano Evelyn tentò di afferrarlo, ormai era andato. Adesso il suo sogno era svanito per sempre. Non avrebbe potuto più chiamare il cantante e lui si sarebbe presto dimenticato di lei. Rassegnata, Evelyn salì in auto e andò a lavoro, pensando che il destino aveva voluto così. In fondo cosa se ne sarebbe fatto Jared Leto di una semplice giornalista?
 
 ***
 
[3 Mesi dopo]
 
Sono tornata alla mia vita, tutto è come prima di quell’incontro. Smarrito il biglietto, non avrei potuto fare più niente. Non sapevo dov’era. Infondo avrei potuto cercarlo andando ad un concerto, ma per qualche motivo avevo deciso che se quel pezzo di carta era volato, significava che dovevo lasciar perdere. Alla fine, cosa avrei potuto aspettarmi? Che mi avrebbe davvero aiutato con il mio articolo? Beh me la sono cavata da sola, come sempre. Ho imparato a non avere aspettative, così da non rimanere delusa. Perché come si dice: chi fa da sé fa per tre, e nel mio caso è sempre stato così.
 
Evelyn rimase in ufficio durante la pausa pranzo, mentre tutti intorno a lei si affannavano per tornare a casa dalle mogli, dai mariti, dai fidanzati. Lei non aveva nessuno ad aspettarla a casa, nessuno a cui dover preparare il pranzo. Non ci aveva mai pensato, ma in quel momento si sentì sola. Era stata lei  a volere quella vita, da bambina aveva sempre sognato di diventare una donna in carriera, una di quelle con tailleur e tacchi che non hanno mai tempo per i lavori domestici e assumono una cameriera. Una donna da film, insomma, e più o meno lo era diventata. Certo, il tempo per pulire casa lo trovava, ma quello per conoscere nuova gente e magari trovare l’amore, quello non l’aveva mai avuto. Sempre troppo presa dal coronare il suo sogno di essere una giornalista, aveva sempre trascurato questo aspetto. Ed ora non poteva fare a meno di invidiare coloro che tornando a casa, trovavano il calore di una famiglia.
Scosse la testa, scacciando i pensieri che le affollavano la mente e riordinò i fogli sparsi sulla scrivania del suo ufficio. Non mangiò niente, la fame non la sfiorava nemmeno, così decise di andare a fare due passi.
Los Angeles a quell’ora era molto meno affollata del solito ma molta gente, turisti compresi, pranzava nei numerosi ristoranti che si trovavano nella città, provvisti di posti all’aperto. Quindi sentirsi completamente soli era impossibile. Tuttavia, Evelyn non ci fece caso e si diresse verso il parco vicino alla redazione, dove amava rimanere a pensare o a leggere.
Si sedette sulla sua panchina preferita, quella dalla quale si vedeva la spiaggia, in lontananza. Rimase a contemplare il mare, senza pensare a niente. Non si accorse del tempo che passava. E non si accorse neanche di un’ombra che le si sedette accanto mentre aveva gli occhi chiusi.
L’ombra si schiarì la voce, ed Evelyn sussultò dallo spavento. Appena mise a fuoco la figura, spalancò ancora di più gli occhi, incredula.
“Mi scusi se l’ho spaventata.” Le disse cordialmente l’uomo che riconobbe subito.
“Salve, io mi chiamo Shannon.” Le porse la mano. A Evelyn sembrò un déjà-vu.
“Io..io sono Evelyn.” Rispose chiedendosi mentalmente come mai in soli tre mesi, aveva incontrato entrambi i fratelli Leto, coloro che aveva sempre sognato di vedere anche solo da lontano ad un concerto, e con i quali invece aveva addirittura parlato.
“Per caso l’ho disturbata?” chiese leggermente allarmato.
“No, assolutamente. Non stavo facendo niente di importante.” Disse mentre si domandava come mai non si facesse problemi per il fatto che lei avrebbe potuto riconoscerlo. E si chiese anche se sapeva del suo incontro con il fratello, ma probabilmente Jared non gliene aveva neanche parlato, visto che non aveva avuto nessuna importanza.
“Sa, la stavo osservando e mi chiedevo come mai una bella ragazza come lei è da sola in un parco, a quest’ora.” Chiese curioso.
“Oh beh, sono in pausa pranzo. E tutti i miei colleghi sono a casa dalle loro famiglie. A casa mia non c’è nessuno che mi aspetta e inoltre non ho fame, perciò sono qui che mi godo il silenzio.” Spiegò tranquillamente Evelyn.
“Allora le sto dando fastidio. Mi scusi, la lascio stare.” Shannon fece per alzarsi.
“Oh no, la prego non se ne vada. Il silenzio ad un certo punto diventa assordante.” Disse quasi supplicante.
“Già, la capisco. Possiamo smetterla di darci del lei? Mi sento un po’ stupido.” Sorrise e divenne ancora più bello di come Evelyn aveva sempre immaginato che fosse dal vivo.
“Stavo per chiedertelo io.” Rise.
Rimasero in silenzio per un po’. Evelyn non sapeva se dirgli che era un’ Echelon e mentre ci pensava, rimase a guardarlo. Aveva i capelli corti come sempre, gli occhi dal taglio felino e dal colore cangiante coperti dagli immancabili occhiali scuri. Evelyn aveva sempre pensato che fosse affascinante, ma ovviamente non lo aveva mai visto così da vicino. Aveva spesso sentito ragazze che lo consideravano brutto, ma non aveva mai dato retta loro, evidentemente troppo accecate dalla bellezza del fratello minore da non accorgersi della singolare bellezza di Shannon.
Indossava una T-Shirt grigia stampata e una giacca nera lasciata aperta, un paio di jeans scuri fino alla caviglia e un paio di scarpe classiche nere. Lo preferiva in questa tenuta, che lo rendeva ancora più interessante. Lui non si accorse che lei lo stava osservando, finché non alzò il capo e incrociò i suoi occhi, che veloci si volsero verso il mare. Sorrise e le chiese che lavoro faceva, visto che aveva detto di essere in pausa pranzo.  “Faccio la giornalista” disse, contemplando il viso di Shannon che da rilassato era divenuto improvvisamente preoccupato e infine allarmato. Evelyn rise ricordando la faccia di Jared quando aveva rivelato il suo lavoro. Il fratello maggiore però aveva avuto una reazione più tragica, per così dire. Iniziò a guardarla con sospetto, temendo ovviamente che lei fosse una giornalista a caccia di gossip e maledicendosi per averla avvicinata.
“Non preoccuparti, non faccio gossip. Anche se so benissimo chi sei.” Disse quando ebbe smesso di ridere.
“Davvero?” Ormai era arrivato il momento di dirglielo.
“Si, sono un Echelon.” Disse con il sorriso sule labbra.
Shannon finalmente si rilassò, ma aveva ancora un’ombra di preoccupazione sul volto, della quale Evelyn comprese il motivo.
“Ma non sono una di quelle che vi salterebbe addosso, altrimenti lo avrei già fatto, non credi?”
“In effetti hai ragione. Ma vedi, non sai mai cosa aspettarti. Certe ragazze sanno essere veramente furbe. Ti avvicinano con dolcezza e poi vorrebbero violentarti in mezzo alla strada.”
Evelyn sorrise ma comprese che dietro quella battuta, c’era un pizzico di tristezza. Pensò a quanto doveva essere difficile scappare da tutte quelle ragazze che davvero avrebbero fatto di tutto per parlare con loro, o fare di peggio. Una volta aveva persino letto di ragazze che sarebbero state disposte a vendersi a loro, pur di passare una notte nel loro letto. Ecco, aveva sempre pensato che per quanto potessero essere i suoi idoli, e oltretutto degli uomini affascinanti, la dignità andava oltre questi aspetti. Non si sarebbe mai sognata di accettare dei soldi per il sesso, neanche da loro.
“Mi dispiace che voi dobbiate sempre sentirvi sotto pressione per questo.”
“Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, se vogliamo fare questo lavoro dobbiamo accettare anche gli aspetti negativi. Jared però è messo peggio di tutti. Ci sono troppe ragazze che vengono ai concerti per vederlo, e non per la nostra musica. E questo ci dispiace, soprattutto a lui. Per questo si arrabbia quando ci presentano come ”la band di Jared Leto”. Per quanto possa essere egocentrico, mio fratello non vuole che il suo bell’aspetto influenzi sul nostro successo.”
“Molti non la pensano come lui però. So che è brutto da dire, ma credo che se non foste così belli, probabilmente gli echelon si dimezzerebbero, però in quel caso avreste dei veri, e non ci sarebbero fangirls.”
“Hai ragione. È quello che ho sempre pensato.”
Evelyn guardò l’orologio e si accorse che la pausa pranzo era finita. Avvisò Shannon e lui sembrò deluso di non poter continuare a parlare con lei. Così decise di non tornare a lavoro perché ormai aveva già sbrigato tutto nella mattinata. Continuarono a parlare del più e del meno, come se si conoscessero da tempo, ed Evelyn sembrò non fare più caso alla persona che si trovava davanti, le veniva naturale parlargli così disinvoltamente.
“Che ne dici di andare a fare un giro?” propose il batterista, e lei accettò di buon grado. Camminarono lungo la spiaggia per un po’ e poi si fermarono sulla sabbia ad osservare il mare. Shannon le propose di fare un bagno.
“Ma non ho il costume.” Si oppose lei.
“Non serve. Andiamo, è così bello qui, quando ti ricapita un bagno al tramonto?” Disse e iniziò a togliersi la giacca, poi le scarpe, infine i jeans e la maglietta. Il tutto davanti ad Evelyn che non riusciva a scollargli gli occhi di dosso, incantata dalla visione del suo torace e dei suoi muscoli ben evidenti. Pensò che quelle ragazze che lo definivano brutto, se fossero state al suo posto, avrebbero sicuramente cambiato idea. Shannon, rimasto in boxer, si chinò davanti a lei e guardandola negli occhi la convinse a togliersi i vestiti. Lei, molto titubante, rimase in slip e reggiseno e si fece trascinare in acqua. Lui la teneva per mano ed Evelyn non ci poteva credere. Le sembrava impossibile tutto quello che le stava succedendo e scelse di non pensarci e godersi quei momenti. Iniziarono a nuotare abituandosi alla temperatura dell’acqua e continuarono a chiacchierare. Rimasero quasi un’ora in acqua e quando iniziò  a farsi buio decisero di ritornare sulla sabbia. Evelyn fece per rimettersi i vestiti ma Shannon la fermò.
“Aspetta, sei tutta bagnata. Andiamo a casa mia, ti do qualcosa per asciugarti.”
“Non ti preoccupare, non serve. Posso benissimo metterli, tanto devo tornare subito a casa.”
“Andiamo, guarda che non ti mangio mica.” Scherzò Shannon.
“Non è per questo.”
“Forza, vieni con me.”
E così Shannon portò Evelyn a casa sua. In realtà era una villa con tanto di giardino e piscina. La ragazza rimase incantata solamente dall’esterno e non osò immaginare quanto fosse bella all’interno. Shannon la condusse sul pianerottolo e aprì con la chiave. Fece entrare per prima Evelyn e si chiuse la porta alle spalle. Lei si guardò intorno incredula. Era una casa da sogno, moderna ed esageratamente grande, troppo per una sola persona. Shannon le prese un accappatoio e glielo porse, facendola accomodare sul divano. Mentre lei si asciugava i capelli, lui rimase ad osservarla quasi incantato. Le sembrava ancora più bella di prima. Quando ebbe terminato Evelyn si accorse che la stava guardando e gli sorrise.
“Che c’è?” Gli chiese curiosa.
“Niente. È che sei così bella.” Lei arrossì e chinò la testa per non farsi vedere da lui.
“Ne avrai viste sicuramente di più belle.” Disse guardandolo negli occhi.
“No, ti sbagli. Quelle che ho visto erano tutte bambole di plastica, tu sei vera.”
“Su questo ci puoi contare” Disse ridendo.
“Lo vedi, quando ridi sei ancora più bella.”
“Smettila.” disse imbarazzata “Lo so che non è vero.”
“Smettila tu di negare l’evidenza!” Esclamò lui. Non riusciva a capire come potesse far finta di non accorgersi della sua bellezza. Le prese una ciocca di capelli tra le dita e iniziò a giocarci mentre parlava.
“Vedi, quando fai i complimenti ad una donna, lei nega. E quando non glieli fai, ti dice che non la ami abbastanza.”
“É vero, non siamo mai contente. Ma il fatto è che io non mi sento così bella come dici.”
“Beh dovresti rendertene conto invece.” Disse avvicinandosi pericolosamente a lei. Evelyn rimase immobile, non sapendo cosa fare. Lui la guardava negli occhi mentre le sue labbra si univano a quelle della ragazza che lo lasciò fare, presa alla sprovvista. Dopo qualche secondo, anche lei si fece trasportare dal bacio che sapeva di salsedine. Lui le accarezzava i capelli e lei faceva altrettanto. Presero fiato, lui sembrava quasi famelico, gli occhi felini incastrati in quelli dolci della ragazza. Ben presto il bacio divenne poco casto. Lui iniziò a scendere sui suoi fianchi con le mani e lei non fece niente per fermarlo, anzi iniziò a togliergli la maglietta con cui era rimasto dopo essersi tolto la giacca appena entrato. Lui decise di toglierle l’accappatoio e lei gli sfilò i jeans. Alla fine si ritrovarono uno sopra l’altra, in un amplesso quasi feroce, perché lui aveva fame di lei e lei, come una gazzella, si faceva mangiare con piacere dal leone che pronunciava il suo nome ad alta voce, quasi sofferente. Evelyn non era mai stata così con un uomo: c’era sempre stata dolcezza, cosa di cui adesso non aveva proprio bisogno.
  
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