Sfregò i suoi denti per poi sputare delle gocce di sangue. Si buttò indietro e prese un cuscino e lo abbracciò.
La sua vita era come un passero, piccolo e minuto. Era stata imprigionata in una alta torre, li trascorreva tutto il suo tempo libero, viveva la sua vita li dentro. Prigioniera, pensò.
Da quel giorno che aveva attraversato quella porta, e aveva messo piede in quella struttura gigantesca dove risedevano tanti essere come lei, mostri per gli umani e per gli animali che riconoscevano immediatamente il loro vero essere. Umani che la mattina gridavano, esultavano , esseri dalla bellezza straordinaria, capacità illimitate, sguardi profondi e chiari, gentili e cordiali. Che dietro di loro si nascondevano un'altra personalità. Un'essere che quando il buio si faceva spazio tra le nuvole bianche immacolate, si trasformavano. I loro occhi si dipingevano di un colore che faceva paura. Rosso. Come il sangue.
Nessuno doveva venirlo a sapere, come segreto.
Nessuno doveva capire chi erano quei giovani. Studenti dalle capacità illimitate.
Nessuno.