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Autore: Zomi    28/05/2011    2 recensioni
-Ormai la conoscerai a memoria pure tu, no? Il liquore di Binks, la canzone che canto più di tutte è perfetta per quei due… te lo ripeto: quella canzone è l’elisir dell’amore, lo dice perfino l’ultima strofa della canzone…- e inforcando il suo fidato violino suono le parole magiche:
-…la canzone che io so e che mai mi scorderò!Viva Binks e il suo liquor, d'amore un elisir! -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brook, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Ciao a tutti… sono tornata!!!! È da un po’ che non scrivevo ma purtroppo il tempo è quel che è, e ahimè sono pure piena d’impegni. Sto comunque scrivendo varie FF, su carta per poi ricopiarle a Pc e renderle note a tutti voi. Vi prego non maleditemi per il troppo tempo che ci impiego ma sono davvero oberata di lavoro. Per perdonarmi dedico a tutti quelli che mi seguono (Nami Roronoa, Zonami, Izumi per citarne alcune ma anche a tutti gli altri che leggono e commentano le mie menate fin dai primordi…) e a quelli che la leggono questa FF… Commentate mi raccomando!!! A presto… =P
Zomi92
 
 

Il liquore di Binks

 
 
-…Ma ne sei sicuro Brooke? Io non ne sono poi così certo…-. La piccola renna della Sunny guardava con sguardo curioso e un po’ scettico l’amico scheletrico.
-Yohohohoho… ma certo Chopper, ne sono sicuro al 120%... mi ci gioco gli occhi… Si fa per dire perché io gli occhi non ce li ho… Yohohohoho!!!- .
Erano in cucina e dalla porta aperta spiavano di nascosto l’ennesima litigata tra la navigatrice e lo spadaccino di bordo. I due si stavano scannando a forza di insulti e parole poco, ma molto poco, carine sul ponte sottostante.
-Buzzurro-
-Strega-
-Squattrinato-
-Arpia-
-Ghiro verde-
-Ricattatrice-
-C*******- (si bhè, avete capito…)
Intanto il musicista, ben attento insieme al piccolo medico di bordo dal farsi scoprire nella loro osservazione dei due eterni litiganti, ripeteva la propria teoria che aveva reso tanto perplesso Chopper.
-Ormai la conoscerai a memoria pure tu, no? Il liquore di Binks, la canzone che canto più di tutte è perfetta per quei due… te lo ripeto: quella canzone è l’elisir dell’amore, lo dice perfino l’ultima strofa della canzone…- e inforcando il suo fidato violino suono le parole magiche:
-…la canzone che io so e che mai mi scorderò!Viva Binks e il suo liquor, d'amore un elisir! -
Brooke volteggiò sulle punte, cercando di rimanere nella penombra della stanza e di non attirare l’attenzione degli ancora strillanti rissosi amici.
Chopper si appoggiò allo stipite della porta e, prendendosi il musetto tra le piccole zampine, iniziò a riflettere ad alta voce, -In effetti, conosco vari articoli di rinomati dottori che sostengono che con la musica-terapia si possano risolvere diversi contrasti sentimentali e problemi psico-fisici… e poi Nami e Zoro stanno proprio esagerando con questi loro battibecchi. Litigano ogni giorno, anche per ragioni futili o a dirittura senza motivi, e inizio veramente a preoccuparmi che possa accadere qualcosa di pericoloso tra quei due…- rabbrividì un po’-… e se un giorno Zoro perdesse totalmente la calma e affettasse la povera Nami? Oh no, no, no, no… povera Nami, così dolce e buona con me… Brooke dobbiamo fare qualcosa!!!!-. La piccola renna aveva iniziato a disperarsi, piangendo e coprendosi il musetto con la visiera dell’enorme cappello rosso alla visione di quella terribile immagine.
In quel momento entrò in cucina Sanji, di ritorno dalla dispensa con tutto il necessario per il pranzo. –Che succede?- chiese vedendo le lacrime della renna, -Quel Morimo non avara per caso toccato la mia dolce sirena ramata, vero?- subito si era catapultato all’uscio occupato dai due presenti per verificare, ma si era ritrovato davanti una scena ben diversa da quella che si aspettava: Nami guardava con astio Zoro, i suoi occhi color cioccolato annebbiati dall’ira, mentre questi fissava a disagio il prato erboso.
-Sappi che non è stato certo per mai scelta che sono dovuta diventare una ladra… ricordatelo Roronoa-
-Nami, io…- cercò di scusarsi lo spadaccino per quel suo ultimo insulto maligno. La rossa gli voltò le spalle, salendo le scale che portavano a poppa, passando davanti a tre paia d’occhi (ops scusate) due paia d’occhi e un paio di bulbi oculari vuoti, sorpresi per quel quadro.
-Credo che Zoro l’abbia chiamata di nuovo “sporca ladra”…-sospirò Chopper di nuovo sull’orlo delle lacrime.
-Stupido Morimo… lo sa quando ci stia male la mia dolce Nami per quell’offesa, e come se lei lo chiamasse “lurido assassino”…- il commento di Sanji era arrivato anche alle orecchie del verde, che ora lo fissava accendersi una sigaretta, rimuginando su quelle parole…
Un’ultima boccata di tabacco e poi il biondo cuoco rientrò nella stanza per la preparazione delle pietanze per la ciurma.
Da coperta arrivarono sul ponte Rufy, Usop e Franky intenti a montare chissà quale aggeggio infernale per la pesca. Non si erano accorti dell’accaduto al contrario di Robin, che era accorsa dalla biblioteca in cui si trovava, nel sentire l’ultimo insulto pronunciato dallo spadaccino. Sperava di arrivare in tempo per evitare il peggio ma non c’era riuscita. L’archeologa sospirò e tornò ai suoi libri, i compagni ai loro giochi. Chopper e Brooke fissarono ancora per un paio di minuti Zoro, fin quando questi non si sdraiò sotto l’albero con l’altalena pensieroso.
-Okey Brooke… agiamo ora… prenderò nota degli effetti della canzone, potrebbero tornarmi utili-.
-Perfetto dottore, se ho la tua approvazione sulla mia cura allora posso pure iniziare…- e appoggiatosi al balcone davanti alla cucina, accarezzò dolcemente il suo strumento e compagno, iniziando a suonare la dolce melodia del liquore di Binks.
Le note riempirono l’aria come un’ondata di vento, rinfrescanti e leggere come carezze. L’archetto del musicista sembrava corteggiare sensualmente le corde del violino, esprimendosi in dolci parole d’amore sconosciute al mondo, in una lingua tutta nuova, creata solo per amanti segreti e preziosi come sole le note musicali potevano essere. Zoro, nascosto sotto la folta chioma dell’arbusto, ascoltava attento per l’ennesima volta quella melodia che aveva imparato ad amare e riconoscere fra mille. Il canto che si unì alla musica, sembrava esaltare ancora di più quell’atto di amore tra archetto e violino, elevando nell’aria una nuova ondata di musica. Corrugò la fronte, il giovane samurai, ripensando alla litigata di poc’anzi con la compagna di viaggio. Si, lo ammetteva, aveva usato la parola tabù: “ladra”. Gli era sfuggita il controllo della lingua, non aveva più ragionato per un decimo di secondo e quando era tornato in sé era ormai già troppo tardi.
L’immagine della bocca spalancata di Nami nel sentire quell’offesa gli si era marchiata a fuoco nella scatola cranica. Si passò una mano sugli occhi per lavar via quell’immagine, ma questa miserabile rimaneva indelebile sulle palpebre. Sospirò. Doveva chiederle scusa. Non poteva lasciare tutto in sospeso così…
Si alzo pesantemente da sotto l’albero e si avviò dalla ricerca della navigatrice. Era certo di trovarla sotto i suoi mandarini, ma si vergognava al pensiero di dover passare davanti ai componenti della ciurma lì presenti, per poterla raggiungere. Sarebbe stato come ammettere di non riuscire a rimanere lontano da lei. Deglutii, annegando con la saliva l’orgoglio che gli mordeva l’intestino, e con passo deciso attraversò il ponte della nave e il parapetto davanti la cucina. Lo scheletro continuava imperterrito a suonare la melodia che aveva smosso l’orgoglioso spadaccino, mentre il dottore prendeva appunti su quello che la canzone provocava nelle due cavie. I due scienziati si scambiarono un’occhiata d’intesa e appena Zoro voltò l’angolo, loro si diressero dall’altro lato dell’agrumeto della navigatrice.
Nami, dal canto suo, era sdraiata sotto i suoi mandarini e fissava il cielo. Zoro aveva esagerato. Come si permetteva di chiamarla “sporca ladra”? Non si ricordava forse perché aveva dovuto diventarla? Si era dimenticato così facilmente di Aarlong e di ciò che lui le aveva fatto? Una lacrima le segnò la candida guancia. Perché con lui finiva sempre così? Perché litigavano e basta? Perché non potevano essere amici come lo erano con tutti gli altri? Le note della canzone musicata dal cantante di bordo le arrivarono alle orecchie come la voce della sua coscienza :”Ma tu non vuoi essergli amica. La sua amicizia non ti basterebbe…tu lo ami”. Si mise a sedere e cercò di concentrarsi sulle note pur di non dar ragione a se stessa. Ma quei suoni invece di aiutarla a distrarsi, le fecero tornare in mente la litigata di 5 minuti prima. Di nuovo la tristezza si impadronì di lei, e un’altra lacrima le rigò lo zigomo.  –Stronzo…-mormoro, incurvando le labbra in un amaro sorriso.
-È così che vuoi far pace con me? Chiamandomi stronzo fin dall’inizio?-. Zoro era apparso dal nulla spaventandola.
-Vattene bifolco… non voglio vederti…-
-Nami, dai… lo sai che non volevo… mi è scappato… lo sai perfettamente che non farei mai qualcosa che ti renderebbe infelice o ti ferisse…-
-Sarà… però fatto stà che lo hai fatto lo stesso…-
Zoro si sedette accanto a lei e prese un respiro profondo. –Nami… ascoltami: lo sai che con le parole non sono affatto bravo… vorrei chiederti scusa per ciò che ti ho detto ma so che tra 10 minuti al massimo, saremo di nuovo a punto e a capo: tu che strilli, io che urlo e che ti insulto usando di nuovo quella parola… non dico che sarebbe inutile ma di certo non funzionerebbe a molto…-
-Quindi preferisci non chiedermi scusa e continuare a insultarmi senza rimorso alcuno?- chiese accigliata la rossa.
Ecco, Zoro proprio non sapeva usare quelle quattro acche che aveva nel suo già ridotto dizionario.
Il verde si passo una mano sull’intera faccia, sull’orlo di una crisi di nervi.
-Porco… Ascolta, io voglio fare pace con te, ma mi dici a che serve se poi litighiamo di nuovo?-
-Non mi sembra che questo sia mai stato un problema per te! È da quando ci conosciamo che litighiamo e ci urliamo dietro…-
-Forse è giunto il momento di cambiare, no?-
-E quindi dovrei perdonarti sempre, di sana pianta senza alcuna traccia del tuo rimorso, solo per non farti più sentire in colpa e per risparmiare tempo e fiato? Manco morta!!!!! Piuttosto preferisco vederti crepare per i rimorsi…- e dicendo così si volto dall’atra parte, lasciando Zoro a fissarle la schiena.
Accidenti, ma perché era così difficile andare d’accordo con lei? Il samurai stava per prenderla per il collo e strangolarla, quando la sua coscienza, risvegliata dalle notte accentuate da un ondata di vento, gli urlò di fermarsi:”Ma che sei scemo?!? Prendi per il collo la donna che ami?”. La donna che amava? Zoro arrossì per quella rivelazione. Cazzo, era vero. L’amava e continuava a litigare con lei perché era l’unico modo di starle vicino che conosceva. Era vero, l’avevano fatto dal loro primo incontro, dal primo secondo in cui il suo cuore aveva avuto un sobbalzo nel vederla, e continuavano tutt’ora, nonostante la separazione di due anni nei quali sperava di essere maturato anche su quel fronte… l’amava ma la rendeva triste con quel suo modo di starle vicino. Guardò la schiena della giovane e ne percepì i piccoli spasmi prodotti per il pianto silenzioso che Nami cercava di nascondere. Piangeva, non sopportava l’idea di dover sempre litigare con lui pur di potergli stare accanto. Mai una parola gentile, mai un segno d’affetto o di gentilezza per paura di compromettere l’equilibrio della ciurma e la loro già instabile amicizia. Il giovane era rimasto a fissarla, incapace di muovere un solo muscolo. Una nota alta e prolungata squarciò quell’attimo di silenzio, provocando in Zoro una starna forza. Abbracciò da dietro la cartografa e la strinse al petto.
-Scusa…-mormorò in fine –Scusami…-.
Nami si sentì mancare il fiato, non per il forte abbraccio, ma per il sentirlo così vicino, a portata di mano. Piano si girò verso di lui, cercando di non sciogliere quella stretta e cercando lo guardo dell’amato. Si asciugò le lacrime e rimase ad ammiralo in silenzio. I suoi profondi e cupi occhi neri come la notte senza luna, i capelli color menta, la cicatrice stranamente perfetta con la durezza dei tratti ormai da uomo, la bocca contratta in un sorriso triste di scuse… quello era Zoro, l’uomo che amava più della sua vita e con il quale avrebbe potuto affrontare anche l’inferno di Impel Down pur di rimanergli accanto. Solo lui, Zoro. Lo spadaccino la fissò per un lungo istante e poi decise che era veramente venuto il tempo di mettere fine a quelle sceneggiate che erano i loro litigi per nascondere i suoi sentimenti. Le accarezzò una guancia con un dito, non mollando per un attimo lo sguardo sui suoi penetranti occhi color cioccolato. Il sottofondo della canzone era perfetto per quell’attimo: dolce e romantico per l’effetto del suono delle corde pizzicate del violino, ma allo stesso tempo sensuale e accattivante per quel non so che con il quale Brooke suonava. Lo spadaccino passo nuovamente il suo in indice sulla mascella di Nami, fino a giungere e sfiorare le sue labbra, che a quel tocco si schiusero debolmente, desiderose di essere baciate. Esaudì il loro desiderio.
Un leggero sfiorarsi di labbra, un puro segno d’amore, un sospiro di pura estasi. Si stanziarono appena.
  -Zoro…-lo chiamò in un sussurro, riaprendo gli occhi chiusi per assaporare meglio quel momento. Nami era giunta alla stessa conclusione del compagno: basta fingere indifferenza o, peggio, odio verso di lui. Lo amava e non poteva più vivere senza confessarglielo.
-Zoro… ti prego, baciami ancora… non ti chiedo altro come scuse… ti prego, lo so che ti sembrerò pazza ma ti amo e ti chiedo solamente di permettermi di vivere ancora un po’ in un paradiso come un attimo fa, sentendo le tue labbra sulle mie… sentendoti per una frazione di secondo solo mio…-
Lo spadaccino sgranò gli occhi. Lo amava, glielo aveva appena confessato. Le mani gli iniziarono a tremare. Voleva risponderle, dirle che anche lui la amava, che la voleva, la desiderava come l’aria nei polmoni. Doveva, voleva, poteva essere sua. La strinse con veemenza a sé e la baciò, scartando definitivamente l’opzione “uso dell’linguaggio verbale”. Tanto non ne sarebbe stato in grado.
Le ultime note della melodia si spensero e il canto che le accompagnò sembrò quasi suggellare quel momento di amore incontaminato tra i due ragazzi: “…d’amore un elisir…”.
I due si divisero per riprendere fiato. Gli occhi incatenati tra loro. Zoro vide Nami ansante e in un leggero stato comatoso, racchiusa ancora nel suo sogno.
-Mocciosa…- la richiamo dal suo idillio, dal quale riluttante riemerse, -… se vuoi possiamo rimanere qui per tutto il giorno a sbaciucchiarci, ma prima dovrei dirti una cosa…-.
-C-cosa?- chiese preoccupata la navigatrice, immaginandosi già un diabolico ricatto da parte del samurai verso di lei e ciò che provava per quella testa d’alga.
Quello, vedendo lo sguardo preoccupato della ragazza tra le sue braccia, si chinò fino a sussurragli all’orecchio con un ghigno perverso –Ti amo anch’io…-.
Ci impiegò un po’ a comprendere quell’eresia Nami. La amava? La amava?!? LA AMAVA? Oddio, la amava!!!!!
Si strinse con immensa foga al collo del verde e con ardente passione lo travolse di baci. Dal mento risalì fino alla mascella per poi continuare la sua dolce tortura sul volto. Arrivata nei pressi della bocca, questa si appropriò con slancio della sua. I loro respiri si unirono in un unico fiato, e quando la lingua di Nami iniziò a disegnare i contorni delle labbra del divertito spadaccino, questi le socchiuse accarezzando con la propria quella dell’amante. Si introdusse nella cavità al mandarino e le accarezzò il palato, mentre la lingua solitamente tagliente della giovane accarezzava vogliosa la dentatura e di Zoro.
 -Non litighiamo più, okey? O almeno meno di prima…- propose la rossa, accarezzando il viso del compagno e riprendendo fiato quando questo si era leggermente distanziato sghignazzando della sua lussuria. Si crogiolò di quel contatto e inspirò a fondo la scia di profumo che la mano dell’amata gli lasciava sul volto.
-Okey… - sussurrò per poi riprendere a baciare la giovane, con baci sempre meno misurati, pudichi e contenuti. Un frusci alle loro spalle li fermò improvvisamente.
-Visto?!? Te lo avevo detto che avrebbe funzionato… - lo scheletro diede una leggera gomitata alla renna che gli era accanto.
-Che carini…-commentò questi, cercando di non scivolare dal tronco del mandarino a cui erano appoggiati per spiare i due amanti. Forse il commento però fu espresso con un po’ troppa enfasi, fatto stà che Zoro alzò lo sguardo da quello di Nami, incrociando quello dei due guardoni.
-CHE CAVOLO CI FATE QUI????- fu l’urlo che fece scappare di paura Brooke e Chopper.
-AIUTOOOOO!!!!!-.
Inutile dire che a pranzo i due mal capitati vi arrivarono gonfi di lividi, mentre Zoro continuava a fulminarli con lo sguardo e Nami a fargli il piedino sotto il tavolo per riportarlo alla calma.
 –Yohohohohoho… il liquore di Binks funziona sempre…-
-Già e le percosse sono ben accette in nome della scienza…- aveva bofonchiato Chopper rileggendo gli appunti presi durante l’osservazione dell’esperimento.
-Tutto quello che volete ma se vi scopro ancora a spiarci, i vostri corpi saranno donati alla scienza come cavie da laboratorio…- minacciò Zoro con occhi velati di un rossore sanguigno. Il resto della ciurma non chiese spiegazioni su quei lividi, ma si rasserenarono nel constatare che le litigate tra la cartografa e lo schermidore erano notevolmente diminuite. Chissà poi perché…
   
 
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