In fondo Sum aveva ragione. Dovevo parlargli, ma dovevo capire la situazione e cosa avrei fatto al riguardo.
Decido di uscire dalla finestra e sedermi sul tetto, mi piaceva farlo, potevo vedere cosa faceva tutto il vicinato. Per fortuna camera mia affaccia sulla strada principale e posso, quindi, vedere quando sarebbe uscito di casa. Di solito andava a buttare la pattumiera verso le 8.40. Non che io lo spiassi solo che ogni volta che usciva, puntualmente, il cane del vicino cominciava ad abbagliargli contro. Chissà perché?
Eccolo! Ti pare che guarda dalla mia direzione? Ma per carità! Provo a chiamarlo a bassa voce, mia madre odiava che mi arrampicavo fin lì e quindi non potevo farmi sgamare.
“Pss…. Tom.. qui! Alza gli occhi... ”
Inutile a dirlo, neanche sentiva. Con lo schermo del cellulare cerco di far riflettendo la luce del lampione e provo a indirizzarla versi di lui prendendolo in pieno, finalmente si volta. Sbatte un po’ gli occhi cercando di mettermi a fuoco. Gli faccio segno con la mano di avvicinarsi e quando è arrivato sotto la mia finestre gli indico la scala.
“Ma sei matta? Mi uccido”
“Zitto e sali” li ordino.
Scompare dalla facciata della casa per poi far fare capolino alla sua testa dalla scala.
“Perché mi hai fatto salire?”
“Dobbiamo parlare”
“Su cosa?”
“Di quello che è successo”
“La vedo lunga” mi raggiunge sul tetto e si siede di fianco a me “quindi?”
“Cosa vuoi dimostrare?”
“È? Di cosa stai parlando?”
“Di Camilla, Kelly e Audrina”
“E chi sono?” lo guardai male “Intendi le ragazze?”
“Già”
“Tu mi hai detto di lasciarti in pace e lo sto facendo,non hai nulla da lamentarti”.
“Ma non intendevo di ignorarmi completamente”.
“Ti da fastidio se sto con altre ragazze?”