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Autore: fraya7x    29/05/2011    3 recensioni
Il mondo è strano.
Le persone che lo abitano sono strane.
Anche le persone che potresti considerare più normali sono strane.
E molto spesso sono lontane anni luce da te per quanto tu possa considerarle le più vicine che hai.
Molto spesso le persone non sono quello che tu pensi esse siano.
Le persone sono sempre diverse da quello che pensi.
A volte sono diverse, ma non troppo.
A volte appartengono ad un altro mondo.
No. Niente alieni. Solo persone di un altro mondo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrarono nel lussuoso vialetto contornato da cipressi, che conduceva ad un lussuoso parcheggio, dal quale si entrava in un lussuoso atrio di un lussuosissimo palazzo vittoriano situato nella periferia della cittadina.
Cacchio per essere quattro ragazzi così giovani, non se la passano male.
Presero l’ascensore per raggiungere l’ultimo piano del palazzo. Il loro appartamento consisteva in praticamente tutto il sottotetto. Era enorme. Probabilmente avrebbero potuto viverci anche più di quattro persone senza troppi problemi. Quando suonarono al campanello, aprì il ragazzo dai capelli rosso fuoco, il cantante, regalando loro un sorriso ad ottanta denti.
-Benvenuta! Tu devi essere Ivy, Frankie non ha fatto altro che parlarci di te, benvenuta-
-Ehi testina, la vuoi fare finita di chiamarmi Frankie e di sputtanarmi? Te ne sarei grato-
-Lo sai che più ti arrabbi e più io mi diverto-
Per tutta risposta, il rosso si beccò un pugno nella bocca dello stomaco. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso; iniziarono a rotolarsi per terra dandosele di santa ragione. La ragazza li guardava allibita.
-Ehi, ehm. Fatela finita-
Niente.
-Ok, basta. Fatela finita!-
Dopo quell’urlo acuto, i due si fermarono così com’erano. Frank teneva Gerard per i capelli e questo a sua volta era in procinto di tirare un calcio nelle parti basse all’amico.
-Ehi quelle mi servono-
Si ricomposero in fretta, tossicchiando imbarazzati.
-Scusa hai ragione, facciamo sempre così. Diciamo che è il nostro modo per dimostrarci affetto, non volevamo spaventarti-
-Siete pazzi. Questo è una gabbia di matti; vi siete fatti male?-
Alla domanda della ragazza i due si guardarono e scoppiarono a ridere.
-E ora che c’è da ridere?-
Si stava incacchiando. Di nuovo.
-Nulla, scusa-
Ci fu un silenzio imbarazzante.
-Che cazzo è questo casino?
Un ragazzo secco e molto alto, con i capelli biondo cenere entrò nella stanza, con un’aria parecchio incazzata.
-Vi state di nuovo ammazzando di b...-
Quando vide la ragazza si fece rigido e smise di parlare.
-Ah e quindi è lei la causa di tutto. Finalmente la conosco. Piacere Eve, e grazie tante-
-Ehi io mi chiamo..-
-Zitta Ivy. Mikey falla finita subito, torna di là con Ray-
Una testa riccioluta fece capolino da dietro una porta.
-Chi è che mi vu…oh-
Vide la ragazza che se ne stava lì ferma immobile, la bocca spalancata, le guance arrossate dall’imbarazzo.
Silenzio, sempre più carico di tensione. Stava per succedere qualcosa di brutto, l’aria era elettrica.
-Vieni Mikey andiamocene di qui-
Attraversò la stanza raggiungendo la porta di ingresso e uscì senza aggiungere altro.
Mikey lo seguì dopo aver rivolto un’ultima occhiata alla ragazza. Era lo stesso tipo di occhiata che le rivolgeva a scuola per i corridoi, ma questa volta in più c’era un odio profondo. Ivy rabbrividì. Quello sguardo le ricordava vagamente quello di..
Un borbottare fitto interruppe i suoi pensieri.
-..comportarsi così. Non possono!-
-Lo sai come sono fatti-
-No, non lo so. Perché non si sono mai comportati così-
-Lo sai quanto è costato loro-
-Potevano non venire, nessuno li ha costretti-
-Te come ti saresti sentito nell’abbandonare la tua squadra?-
-Io…-
Si interruppero quando si ricordarono che ad assistere alla scena c’era la ragazza. Gerard le rivolse un gran sorriso.
-Non ci fare caso, sono stupidi poverini. Io ti trovo molto simpatica. Se non ti da fastidio essere guardata un po’ male puoi venire qui quando vuoi, sarai sempre la benvenuta. Io raggiungo i ragazzi così vi lascio un po’ di privacy-
A quelle parole il volto di Ivy prese fuoco. Iniziò a balbettare.
-Oh no, ma..Tranquillo; insomma non dai noia. Non devi andartene-
-Stai tranquilla cara, ho voglia di andare a bermi qualcosa-
-O-ok-okay-
Dopodichè, le rivolse un altro luminoso sorriso e uscì.
-Finalmente si è eclissato-
-Guarda che ti ho sentito-
Una voce urlò da dietro la porta.
-Era il mio obbiettivo!-
Ivy si mise a ridere.
-Sei ancora più bella quando ridi, vieni ti faccio vedere la casa-
La prese per mano e se la trascinò dietro fra una stanza e l’altra.
La casa era ancora più grande di quello che sembrava. Dal salotto si poteva accedere a quattro camere, ognuna collegata ad un bagno gigantesco, e allo studio. Lo studio era… era una stanza di proporzioni non giganti, di più: c’erano quattro scrivanie coperte di fogli di ogni genere, libri sparsi dovunque, foto dei ragazzi attaccate alle pareti e un muro con decine di chitarre e bassi attaccati. Ivy si fermò estasiata a guardarlo.
-Ti piace?-
-O cazzo se mi piace. Sono tutte tue? Le chitarre, intendo-
-A sinistra sono quelle di Ray, le mie sono quelle sulla destra e i bassi sono di Mikey-
-Wow-
-Suoni?-
-Da quando ero piccola, ho una band, più o meno. Cioè assomiglia ad una band diciamo-
-Vuoi suonare?-
-Sarebbe fantastico se suonassi tu-
-Ma tu mi hai già sentito suonare, io no-
-Non saprei cosa farti sentire-
-Qualsiasi cosa-
-No dai, mi vergogno-
-Non fare tante storie-
-No, per la prossima volta mi studierò una delle vostre canzoni e ti farò sentire quella-
-Con piacere. “La prossima volta…”, hai intenzione di tornare quindi!-
-Oh io..ecco…-
Per tutta risposta il ragazzo le si avvicinò e la baciò teneramente.
-Vieni ti faccio sentire dove suoniamo e poi ti porto in un posto a sorpresa-
La sala prove era una stanza che era qualcosa tipo la metà dello studio, con le pareti imbottite in modo e maniera da isolare il suono. Dentro c’erano svariate casse della Marshall e una batteria.
Ebbe poco tempo per osservarla, perché il ragazzo la trascino subito fuori. Era euforico.
-Per di qua-
Da un angolo dello studio partiva una piccola scala a chiocciola in legno.
-Dove sono i tuoi cani?-
-Giù in giardino-
Sorrise.
Pure il giardino.
Quando arrivarono in cima alla scala, passarono per una finestrella.
Ivy sentì l’aria fresca avvolgerla.
Sul tetto si apriva una terrazza piuttosto grande, piena di piante di ogni genere e con svariate sdraio che avevano un aria assai comoda.
Quando guardò oltre la ringhiera che segnava la fine del terrazzo, vide qual’era il vero spettacolo: la città silenziosa e quasi del tutto buia alle 2 del mattino, al di là della quale si estendeva il deserto. Le stelle sovrastavano quello spettacolo, la luna si stagliava tonda nel cielo e illuminava quel magnifico panorama.
Ivy aveva la bocca aperta, non riusciva ad esprimere a parole quello che stava ammirando. Anche perché le parole per farlo, non esistevano.
Il ragazzo la guardò, lì impalata, con la bocca aperta e gli occhi lucidi.
La abbracciò da dietro.
-Bello vero?-
-Io, sono senza parole davvero…-
-Non servono le parole, tranquilla-
Si allontanò verso una tettoia, sotto la quale si trovava uno stereo e l’accese.
Poi tornò da lei, la abbracciò di nuovo e le baciò il collo.
-Sei bellissima-
Lei si girò e lo baciò. Uno di quei baci, dov’era la passione a parlare. E a dire tutte quelle cose, che le parole non avrebbero mai potuto esprimere.
Iniziò a giocare con i bordi della maglietta del ragazzo e gliela sfilò.
Lui le mise una mano sotto la maglietta, e iniziò ad accarezzarle dolcemente la schiena.
I brividi adesso non erano dovuti all’umidità della sera che avvolgeva la cittadina.
La prese delicatamente e la sdraiò a terra, continuando a baciarla.
Esitò sul bordo dei jeans a vita bassa della ragazza, ma lei sorridendo maliziosamente gli fece capire che non gliel’avrebbe impedito. Glieli sfilò, facendola rimanere col solo intimo.
La ragazza lo imitò.
Dopo averle sfilato il reggiseno e dopo averla carezzata dolcemente, la guardò con quei due occhioni verdi.
-Era tanto che ti aspettavo-
-Adesso sono qui. Sono tua-
-Grazie-
Lo stereo continuava a suonare dolci note che stavano accompagnando la loro piccola grande follia.
Move your body when the sunlight dies
Everybody are you runnin’ from the scarecrow
Everybody hide

Make a wish when your childhood dies
Hear the knock, knock, knock when she cries
All alone tonight.

No, quella notte non sarebbe stata sola.
Quella notte aveva lui. E lui aveva lei.
Quella notte non sarebbero stati soli.
Quella notte si sarebbero appartenuti.
 
 
Note dell’autrice
Ave killjoys. Spero vi sia piaciuto questo capitolo quanto è piaciuto a me scriverlo. Non volevo che la scena “hot” diventasse tanto volgare. Quindi non ho troppo descritto e ho inserito S/C/A/R/E/C/R/O/W che secondo me è una canzone dolcissima. Insomma via.  Sul prossimo capitolo non ho anticipazioni di alcun genere, perché il mio cervellino distorto non ha ancora partorito nessuna idea. Alla prossima MCRmy.
C.
  
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