Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Gwendin Luthol    29/05/2011    1 recensioni
Samuel non rispose,mi strinse più forte.
Non capivo ed intanto ragionavo sul perché della fascia fino a che non udì un forte rumore.
Passi. Passi pesanti. Passi pesantissimi. Passi privi di sentimento. Passi di più uomini. Passi di soldati.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mamma di Samuel aveva gli occhi rossi del pianto ma con un sorriso stanco mi aprì la porta e mi fece entrare comunque.
-Ciao Fabrizio,cerchi Samuel?- disse soffiandosi per finta il naso.
-Sì signora…- risposi senza neanche capire la domanda,ero troppo impegnato a guardarmi intorno : sembrava esser cambiato qualcosa. Il pianoforte nero e lucido era sempre nella sala da pranzo in tutta la sua bellezza,il quadro della torre di Pisa era inchiodato alla parete come al solito e il candelabro a sette braccia era poggiato sulla mensola dell’ingresso come tutte le volte..ma qualcosa di diverso c’era. Qualcosa di diversamente losco e oscuro.
-Guarda Fabrizio,è di fuori all’angolo del ristorante..quello con la scritta Kosher- disse la donna ripiegando il fazzoletto.
Io risposi e per ringraziare,sorrisi.
Andavamo in giro da soli pur avendo solo 10 anni,nessun pericolo,niente di niente..era meraviglioso.
Svoltai l’angolo del ristorante e trovai Samuel seduto su un gradino di un palazzo con diverse macchinine davanti.
-Ciao Samuel – salutai con un cenno della mano.
-Ciao Fabrizio – rispose il bambino strizzando gli occhi per il sole che lo accecava.
- Com’è bello il furgoncino verde!- esclamai appena notai il giocattolo fra le mani di Samuel.
- No,è brutto.. – rispose Samuel guardandoselo.
- Allora me lo regali?- chiesi con quella sfacciataggine che non manca mai ad un bambino di 10 anni.
- No Fabrizio,non posso...- rispose con disappunto Samuel.
- Ho capito,scusa..- dissi tranquillamente. Ero un bambino calmo,non mi impuntavo perché un amichetto non mi voleva regalare qualcosa.
- Cosa facevi?- continuai non ricevendo parole da Samuel.
- Nulla di bello..- rispose Samuel mentre guidava annoiato il furgoncino sui san pietrini romani.
- Ma perché non andiamo a casa tua,qua fa caldo!- proposi sventolandomi la faccia con la mano destra.
- No a casa no. –
Samuel fermò il giocattolo di scatto,se lo portò al petto e fissò il vuoto ripetendo – A casa no-.
-Perché no?- chiesi privo di tatto.
Samuel non rispose,buttò il furgoncino a terra e mi abbracciò improvvisamente.
-Samuel ,perché hai quella stella sul braccio?- chiesi notando una fascia che non aveva mai avuto in vita sua,cioè io lo conoscevo solo da qualche anno perché abbiamo fatto la scuola insieme,ma quel pezzo di stoffa sul braccio non l’aveva mai messo. Ero bambino,ero ingenuo e piccolo..ma non mi piaceva,era come se il mio migliore amico fosse stato marchiato come una mucca.
Samuel non rispose,mi strinse più forte.
Non capivo ed intanto ragionavo sul perché della fascia fino a che non udii un forte rumore.
Passi. Passi pesanti. Passi pesantissimi. Passi privi di sentimento. Passi di più uomini. Passi di soldati.
Erano tristemente coordinati e si avvicinavano sempre di più all’angolo. Fui inondato da un’inspiegabile sensazione di paura e mi strinsi forte a Samuel.
Svoltarono l’angolo,un uomo grande e grosso li bloccò sul posto per un attimo.
Anche lui era marchiato,ma aveva una croce strana e a differenza di Samuel,pareva portarla con onore.
Il generale si voltò e con andatura meccanica ci venne in contro. Chiusi gli occhi e strinsi Samuel di più.
-Ebreo,perché abbracci un cittadino?- urlò l’uomo.
Non capii questa frase,mi ci impegnai ma non la capii. La capii solamente quando strattonarono Samuel dal mio braccio. Il mio amico mentre veniva trascinato gridò:
- Fabrizio,prenditi il furgoncino!Prendi il furgoncino che ti piaceva!-.
 
Lo presi in mano,lo strinsi forte quasi a scioglierlo poi mi alzai. Vidi Samuel per terra che piangeva.
Sgranai gli occhi e scappai.
Un passo.
Una sprangata sulla coscia destra di Samuel.
Un passo.
Un pugno sul piccolo viso pallido di Samuel.
Un passo.
E un bambino urlava in un bagno di sangue.
Un passo.
E io ero un vigliacco,ma a 10 anni non sai neanche cos'è la vigliaccheria.
Un passo.
E sono qui,con i capelli bianchi sulla mia poltrona di velluto rosso che bagno di lacrime quel furgoncino verde del bambino marchiato e soprattutto ebreo.


Note d'autore :
nulla da dire.
Moju <<
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Gwendin Luthol