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Autore: Trigger    29/05/2011    3 recensioni
"Se non sentissi il suo cuore battere, se non sentissi la sua pelle calda, l’odore del suo sangue che scorre lento nelle vene, probabilmente direi che è un vampiro, come me."
Alcuni momenti del telefilm, visti dal punto di vista di Damon Salvatore e la sua ossessione per Elena.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.
- Bloodlines –

 
Sono alla ricerca di un fottuto umano che viaggia di notte in questa strada deserta, ma non c’è anima viva, e il pensare troppo mi fa venire il mal di testa.
Poi il rumore di una macchina mi giunge all’orecchio. Tendo tutti i muscoli, pronto a scattare.
Finalmente
Vedo la luce dei fari in lontananza e aspiro a pieni polmoni l’aria per prepararmi ad attaccare e… Che diavolo ci fa Elena qui, a quest’ora?
Addio caccia notturna.
Mi muovo velocemente, prima che mi veda. Non ho intenzione di rivedere quegli occhi adesso.
Corro in mezzo agli alberi, cercando di scaricare la tensione accumulata per il falso allarme ma lo stridio improvviso delle gomme sull’asfalto, mi immobilizza.
Perché si è fermata?
Ritorno sui miei passi silenziosamente, e la scena che mi si para davanti mi congela sul posto.
C’è un corpo, disteso, e c’è la sua macchina. Capovolta.
Posso sentire da qui, il suo respiro affannato, e posso immaginare quei suoi occhi spalancati dallo spavento.
Che cazzo è successo?
Poi però lo vedo, ma non lo sento. E mi basta questo particolare, per capire.
Mi muovo alla velocità della luce verso l’uomo incappucciato che si dirige verso la macchina. Elena urla, ma prima che possa fare qualcosa, sono lì.
Gli basta un’occhiata e scappa via.
Mi abbasso al finestrino rotto della macchina, e lei urla ancora.
Mi perforerà un timpano, un giorno o l’altro.
 
- Come va? – le chiedo. È spaventata, lo vedo. E decisamente sotto shock.
- Damon.. –
– Sei incastrata. – le comunico.
- È la cintura di sicurezza, non riesco a sganciarla! –
Èil momento di fare l’eroe Damon, approfittane.
- Ti tiro fuori io, metti le mani sul tettuccio. – lei obbedisce, e Dio, sembra così strano.
- Sei pronta? Uno, due… tre. Presa. – la tiro fuori con un braccio, mentre con l’altro sollevo la macchina.
E ora il suo corpo è contro il mio, ed è come se tutto sparisse.
È leggera, è calda. È profumata.
Ha gli occhi bagnati di lacrime, e per un momento l’istinto di asciugarglieli striscia viscido tra i miei pensieri.
- Stai bene? Puoi stare in piedi? Niente di rotto? –
Lei borbotta qualcosa che somiglia vagamente ad un “no”, per cui provo a metterla in piedi.
Ignoro il senso di freddo che provo quando la allontano da me, e mi occupo del suo fragile corpo che a quanto pare, non riesce a mantenersi.
- Non ti reggi in piedi, Elena. – la chiamo ancora, ma non risponde. Non riesce a tenere gli occhi aperti, dannazione.
Le afferro la nuca, infilando una mano tra i suoi capelli e le blocco la testa, costringendola a concentrarsi su di me. 
- Elena, ehi, guardami. Concentrati. Elena, guardami. – la prendo per il mento, e sembra fare una fatica assurda per aprire gli occhi. Poi li fissa dentro i mei, di nuovo ghiaccio contro fuoco.
- Sono identica a lei… - sussurra.
Lo ha scoperto.
– Cosa? – e mi sviene tra le braccia.
Cazzo.
 
La riprendo in braccio e la stendo sul sedile anteriore della mia macchina.
Si va in Georgia, baby.
 
Lei dorme, non si è rotta nulla e sembra, dico sembra, quasi tenera così.
Passo tutta la notte al volante, ogni tanto il mio sguardo si posa su di lei.
“Sono identica a lei…”, mi ha detto. Ciò vuol dire che ha visto la foto che Stefan conserva in camera.
Così identica, eppure così fottutamente diversa.
 
Non me ne accorgo, ma è già mattino, il sole colpisce le mie dita sul volante, ma non sento niente. Ormai non ricordo più come sia il calore del sole. E guardo ancora lei, lei che può sentirlo quel calore.
Lei che è calore.
Una rabbia improvvisa si impossessa della mie dita, che stringono il volante con fin troppa forza.
Sembra quasi odio.
Ma non faccio in tempo ad assimilare questa sensazione, che lei si sveglia ed io passo il confine della Georgia.
 
Si guarda attorno confusa, spaesata.
- Buongiorno! –
- Dove siamo? – a quanto pare le buone maniere le ha lasciate a casa.
- In Georgia. –
- Georgia? No.. No, no, no, no. Non è vero. Sul serio, dove siamo? –
- Sul serio, siamo in Georgia. – com’è divertente questa situazione. – Come stai? –
- Io… -
- Non hai niente di rotto, ho controllato. – le dico con una punta di sarcasmo.
- La mia auto… C’era un uomo, l’ho investito.. ma poi si è alzato! Ma chi è? –
- È quello che vorrei sapere anche io.  – e di nuovo mi trovo a stringere fin troppo violentemente il volante.
- Dov’è il telefono? Dobbiamo tornare indietro. Nessuno sa dove sono. Accosta! – ma ha preso fiato almeno una volta? – Dico sul serio, accosta Damon. – Uh ma guarda che bel paesaggio che c’è qui… 
- Ferma la macchina! –
- Oh, eri più divertente mentre dormivi.. – dico accostando l’auto. Ed è vero. Mentre dorme non sembra quasi lei, o forse è proprio mentre non è cosciente che mostra la vera Elena. Poi si sveglia, si mette sulla difensiva e.. puff! Mi ritrovo a dover eseguire i suoi ordini.
Ti sei indebolito Damon…
 
Apre la portella e cerca di scendere, ma non è ancora nel pieno delle sue forze. La vedo e la sento debole e prima che svenga ancora, sono accanto a lei. – Ehi… -
- Sto bene. – risponde testarda, guardandomi come se fossi un alieno.
In fondo sono solo un mostro per lei.
Ed è giusto che mi guardi così.
 
- Torniamo subito indietro. –
- Oh, andiamo.. ormai siamo arrivati fin qui! –
- Perché lo stai facendo? Non posso andare in Georgia. Ho distrutto la macchina, devo tornare a casa! Questo è un rapimento! – Dio come la fa tragica.
- Un po’ melodrammatico, non trovi? – le chiedo retorico, appoggiandole la mano sulla spalla. – Non sei spiritoso – mi risponde con lo stesso tono. Mi piace stuzzicarla.
- Non puoi farlo. Io non voglio andare in Georgia. – Ancora? – Sei già in Georgia… senza il tuo ciondolo magico per giunta. Potrei molto facilmente renderti.. disponibile. –
Adesso come minimo mi picchia.
Ma lei non sa che non la soggiocherei.
Non lei. E non so perché.
- Che cosa cerchi di dimostrare? – la interrompe lo squillo del telefono. – Questo è il mio telefono! – Ma va?
Lo prendo dalla tasca, e faccio finta di controllare il display. So già che è lui, non c’è bisogno di controllare.
- Mmh, è il tuo ragazzo. – le porgo il cellulare, ma lei si volta dall’altra parte. Oh, ci sono guai in vista anche per Stefan allora. Bene.
- Rispondo io. – non si ribella, così lo faccio per davvero: - Telefono di Elena. – rispondo imitando malamente la voce di un segretario.
- Lei dov’è? Perché hai il suo telefono? Sta bene? –
Ora ho capito da chi ha imparato Elena.
- Elena? È qui con me.. e sì, sta bene. - le lancio un’occhiata.
- Dove siete? Fammici parlare. –
Ci riprovo, e le riporgo il telefono. – Vuole parlare con te. –
- … No. -
Damon 1 – 0 Stefan.
- Già, sai credo che lei non voglia parlare con te al momento.. -
- Damon, giuro che se provi a toccarla io… -
- Passa una buona giornata. Ci vediamo! – Lo interrompo e chiudo la telefonata. Non ho paura delle sue minacce.
Ma a quanto pare Elena ancora non si è rassegnata.
Quei due insieme sono una coppia perfetta.
- Senti, nessuno sa dove sono, ti prego, puoi riportarmi a casa? –
Non è più acida come prima, almeno. Facciamo passi avanti.
- Siamo quasi arrivati.. -
- Arrivati dove? –
- In un posto alle porte di Atlanta. Avanti Elena.. – le dico avvicinandomi – non vorrai tornare indietro proprio ora, vero? Che fretta c’è? Time out. I tuoi problemi saranno ancora lì quando tornerai a casa. Allontanati dalla tua vita, per cinque minuti. Cinque minuti!
La sento sospirare. Sta cedendo.
- Sarò al sicuro con te? -
- Sì. – e non sono mai stato più sincero. Lo sarà sempre quando è con me.
- Ma devi promettermi di non fare quel tuo giochetto del controllo mentale. –
- Sì. –
- Posso fidarmi di te? –
- Sali in macchina, avanti. –
Un altro piccolo passo in avanti.
Damon 2 – 0 Stefan.
 

- Trigger's notes - 

Oh, ma guardate, sono ancora viva.
Lo so, sono un disastro. Non aggiorno da una vita. Mi dispiace. Però avevo avvertito: la mia ispirazione cambia più o meno come cambia il vento.
Comunque, ce l'ho fatta. Certo non è granchè come capitolo, ma mi sono detta: "Sempre meglio di niente."
L'episodio di riferimento è Bloodlines, 1x11 se non sbaglio. In questa puntata c'è un momento "Delena" più importante di quello che ho descritto sopra, ma me ne occuperò nel prossimo capitolo, con maggior attenzione e dedizione, perchè cambierà molte cose.

Vado a rispondere ora alle vostre belle recensioni sullo scorso capitolo, e ringrazio le persone che me le hanno lasciate, o che semplicemente hanno letto i miei brevi capitoli.

Non vi dico "a presto", perchè non so quando arriverà il prossimo aggiornamento, ma non vi farò aspettare più così tanto, promesso.

Un bacio,
Rob.

   
 
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