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Autore: Scath Panther    29/05/2011    0 recensioni
Racconto originale, autococlusivo ambientato a milano, ma non è citato alcun luogo. Il percorso descritto e lo stesso che facevo tutti le mattine per andare a scuola, e così in metro neilunghi minuti mi venivnao in mente tante idee, e poi chi di noi non ha mai voluto un suo personale angelo urbano?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Stesso posto... stessa ora
Personaggi: un protagonista, il cui nome non è indicato, ma in cui ognuno può rispecchiarsi, e un angelo urbano il cui nome è superfluo
Contesto: Città, mezzi pubblici, scuola. Il grigio nei suoni e nei colori. Un ragazzo di oggi alle prese
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, yaoi, non c'è neanche un bacio, ma il protagonista è un ragazzo e nella sua strada s'imbatte nel suo personale angelo.



STESSO POSTO STESSA ORA


 

Era una giornata come tante.
Stessa ora davanti alla fermata dell’autobus.
Stessa strada trafficata a tratti.
Stessa gente in attesa del mezzo che le avrebbe portate alle solite destinazioni. Stesse azioni di ogni singola mattina.

Prendo tra le mani il mio telefonino, guardo l’ora e mando un messaggio, l’unica amica che ho, che spesso m’ignora e mi fa sentire ancora più solo, ma cosa volete farci, io mi allontano da tutto e tutti, compresa la luce del sole. Ripongo il cellulare nella tasca della mia solita borsa e aspetto. Il consueto contenuto, il quaderno ad anelli, il blocco degli appunti, l’astuccio, l’Ipod, un mazzo di chiavi e persino un pacchetto di fazzoletti, tutto noioso e identico agli altri giorni. Tutto come al solito. Riguardo l’ora e allo scoccare del minuto il mezzo arancio compare al semaforo, si ferma come al sempre ed al verde riparte. Spacca perfettamente il secondo. Ci raccoglie tutti, io come al solito mi siedo nel centro dell’autobus dove posso osservare tutto e tutti.  Stessa strada, stesso percorso e stesse persone che salgono e scendono ad ogni fermata. Poche eccezioni e molta monotonia. Questo stato di apatia mi accompagna fino alla mia fermata. Scendo e in silenzio mi avvio verso la stazione della metro. Stesse azioni: metto la mano nella borsa, estraggo il cellulare controllando un’eventuale risposta della mia amica, che so non arriverà prima di due o tre ore, infine prendo portafoglio e biglietto. Entro nell’edificio mi sistemo la borsa sulla spalla, timbro e passo le sbarre girevoli. Poso il biglietto nel portafoglio mentre arrivo di fronte alle scale mobili. Sistemo il portafoglio nella borsa mentre salgo uno scalino e attendo di arrivare in cima. Mi guardo intono solo un paio di volte, nessuno di interessante... ormai cosa di norma. Tiro fuori le cuffiette e me le infilo nelle orecchie. Alzo a tutto volume e come al solito mi incammino verso destra così da poter salire sulle ultime carrozze. Come d’abitudine attendo quei pochi minuti osservando i binari e seguendo con la testa il ritmo delle consuete canzoni. Il treno come sempre, arriva con un suono sordo, un attimo prima che transiti davanti a me faccio un passo avanti arrivando sulla linea gialla, l’aria spostata mi avvolge.  Un altro passo prima che si fermi e il vento creato si sente di più, un’altro passo e quasi sfioro la metro che ancora mi sfila davanti. Mi volto verso sinistra come al solito e do una rapida occhiata a chi mi circonda. Vedo espressioni stupite e altre preoccupate... abituale reazione. Un secondo dopo le porte si aprono proprio di fronte a me. Io non guardo neanche in avanti.  Cammino e mi siedo in un angolo accanto alle porte per controllar meglio ciò che mi avviene intorno, non potendo sentire l’unico senso a mia disposizione è la vista.

Il treno riparte dopo due minuti.
Come sempre la mattina a quell’ora, non c’è molta gente, ma nel giro di dieci minuti chi starà in piedi si ritroverà compresso come una sardina. Divertito da questo pensiero mi scappa un sorriso, il primo della giornata... strano, non ci avevo fatto caso, ma come ogni giorno della mia vita non mi sono mai posto il problema se fosse normale sorridere o meno, così tralasciati i pensieri mi dedico a ciò che rende la mia vita interessante oltre la musica che ascolto. Il leggere: come al solito in metro sfoglio gialli, da qualche tempo è l’Imperatore di Ocean’s Park la mia lettura. Sottolineo però che non ho mai disdegnato fumetti o manga.
Riprendo il segno che avevo lasciato la settimana scorsa che come al solito è una foto del mio attore preferito “Jared Leto”. Mi immergo nella lettura abbassando leggermente il volume, non mi piace essere preso di sorpresa. Soprattutto in metro, così ad ogni fermata lancio un’occhiata di ricognizione e mi assicuro di ciò che sta avvenendo. Di solito vedo solo immagini noiose. Nessun bel viso, nulla di particolare... solo piattezza. Mi immergo nelle immagini che colorano finalmente la mia mente nate dalle parole del libro. L’unica nota colorata della giornata. La noia mi fa sbadigliare come ogni volta.

All’improvviso stanco di questa ripetitività decido di scendere dalla metropolitana, per farmi un giro in centro, magari tra i negozi, sotto la galleria, nella grande piazza assediata dai piccioni, ma in tre secondi la medesima idea si affievolisce e infine svanisce. Tutto come ogni mattina quindi, niente cambia! Volti, persone, oggetti, vestiti, tutto è identico agli altri giorni, nulla di nuovo. Sconfitto dalla mia stessa mente attendo la mia fermata. Come di consueto mi sistemo una fermata prima. La borsa ben piazzata a tracolla la giacca senza pieghe, il cellulare nella solita tasca. Mi alzo un minuto prima che il treno si fermi e osservo il paesaggio che scorre. Paesaggio... beh diciamo che come sempre è solo grigiore e tubi nerastri.
Il treno infine si ferma e io scendo. A capo chino inspiro profondamente.
Si ricomincia anche qui l’ordinaria solfa. Alzo il capo e guardo verso il tunnel che mi porterà alla banchina dell'altra metro che devo prendere.
Aspetto qualche altro secondo, giusto il tempo per far scorrere un po’ di persone, la calca non mi piace. Mi sento stranamente osservato, mi volto ma non c’è nessuno, questo non mi era mai successo!

Torno a guardare il tunnel, sospiro e mi decido a procedere, ma un guizzo attira il mio sguardo. Qualcosa di diverso dal gregge mi sta richiamando. Non ho realmente visto nulla, mi è solo sembrato qualcosa di nuovo, differente, un respiro d’aria pulita! Scrollo il capo e mi do dello stupido. Abbasso lo sguardo e controllo l’ora sul cellulare e quando lo rialzo perdo un battito: lui, bello, magnifico, un adone, però celestiale quasi fosse un raggio di luna che s’insinua fra le tende della camera e illumina con infinita dolcezza i volti addormentati,  Per un solo minuto lo posso osservare! I capelli lunghi fino alle spalle sono lisci e folti, ma stranamente stanno composti senza gel, il caldo color ambrato quasi mi acceca stagliandosi contro il colore cinereo di tutto ciò che mi circonda. I grandi occhiali neri coprono gran parte dei lineamenti oscurando gli occhi. Il viso pulito, dal colore roseo leggermente scurito non ha alcun segno espressivo. La fronte larga, il mento leggermente squadrato rialzato, il giusto per dare una certa importanza al profilo. Il naso sottile ma ben proporzionato al resto del viso e la punta leggermente alla francese. Il viso è ciò che mi rimane in mente perché in quell’attimo la mia mente registra la visione di quell’angelo, prima di andare definitivamente in subbuglio.
Una marea di persone alla fine si frappone fra me e lui, e così lui sparisce, non c’è più, quando lo cerco tra la folla non lo trovo da nessuna parte. Me lo sono immaginato? Scuoto forte il capo e mi do ancora del deficiente! È stato un attimo, questo vero ma io lo visto, e so che era reale. La noia che aleggiava nel mio cuore era scomparsa, in quel breve e concitato minuto. Ispirando profondamente mi avvio a prendere la metro chiedendomi se davvero ho visto quell’angelo dei tempi moderni o era un comune ragazzo, magari un modello sperduto nelle grande città. Cammino a testa bassa, conosco a memoria questo percorso non potrei perdermi neanche se volessi.  Arrivo al corridoio che mi porterà alle scale mobili con un po’ di amarezza in gola. Ora non solo sono avvilito e annoiato, ma una strana tristezza mi sta serpeggiando nelle vene. Mi sento quasi un magone alla gola, come se volessi piangere.  Chiudo gli occhi imponendomi di velocizzare i miei lenti passi. Perdere il treno ora, proprio no! Considero solo per un secondo la gente che prima di me si accalca per salire sulle scale mobili, poi torno a me. Ispirando di nuovo salgo un unico scalino e poi attendo, sono troppo abbattuto per camminare ancora. Mi concentro sulla musica, ho sempre trovato rifugio fra le note e lo farò anche ora finisce “I’m with you” grazie al cielo! E comincia una delle mie canzoni preferite.

1“Until you lie
Until you learn
Until you see
Until you believe
Until you fight...”


Rialzo lo sguardo come se la canzone mi dicesse di farlo ed eccolo lì! In cima alle scale mobili, a pochissimi metri da me! Si volta e mi da le spalle, non ho il tempo necessario per focalizzare, so solo che lui è lì proprio davanti a me! Continuando a fissarlo urlo al mio corpo di scattare ma non succede molto, faccio appena un passo! Ho così tanta adrenalina, così tanta energia, ma sono terrorizzato, e di nuovo succede. Io non mi muovo e lui sparisce! Atterrito serro ancora gli occhi e la musica mi avvolge.

“This is my chance, this is my chance
I'll take it now because I can
This is my chance, I want it now...”


Rialzo lo sguardo, di nuovo, e decido di agire. Passo velocemente due ragazze e una signora raggiungendo la cima delle scale, mi guardo in torno e non c’è, eppure avrei giurato che fosse qui! Deluso mi avvio alla banchina sperando che sia lì. E proprio in quell’attimo la fine della canzone…

1“Save me, save me, save me
Save me, save me, save me
I don't care”

“Col cavolo che non mi importa! A me importa, e come”  penso tristemente, mi sono deciso ad ammetterlo, c’è qualcosa che mi smuove, che mi fa sentire vivo!

Però lì non c’è quell’angelo che mi ha illuminato questa tetra e estremamente monotona giornata, lui non c’è. Mi guardo ancora intorno, le stesse solite facce. I ragazzini che vanno in centro, la vecchiettina chiacchierona che tormenta forse la nuora. L’uomo in impermeabile che mette sempre un po’ di inquietudine e quei due in giacca e cravatta con le cartellette in pelle nera. Il mio umore, una specie di tornado in piena attività, si cheta rinchiudendosi nel mio cuore insieme a tutti i miei sentimenti. E una delle mie canzone preferite canta…

2“It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me”


Stretto nella morsa dell’apatia mi avvicino alla linea gialla, la sorpasso con non curanza e attendo. Forse questa volta è proprio il treno che aspetto con tanta ansia, la sua massa, il suo peso, la sua velocità, chissà come doveva essere finirci sotto! Il treno fischia acuto e mi fa voltare un secondo solo, non apro gli occhi, non voglio più vedere più nulla! Sento il treno avvicinarsi e l’aria cominciare ad avvolgermi. Un altro passo e il vento è più forte, ispiro profondamente, un altro passo... forse stavolta lo raggiungerò davvero il treno! Ispiro ancora e lo sento! Mi sta passando davanti ma non è ancora abbastanza lento, potrei farmi male. Alzò la gamba e sto per fare l’ennesimo passo.

“Sta attento” qualcosa, qualcuno, una voce. Mi blocco, non so bene perché, io non ascolto mai nessuno e d’altronde nessuno aveva mai fiatato, mai in quei otto mesi che prendo regolarmente la metro, ho sempre agito così, eppure qualcuno ora mi aveva rivolto la parola, chi era stato? Riapro gli occhi e il treno si ferma, io mi volto di lato per capire chi si è permesso.

Il mio angelo!

Tre carrozze più a destra di me, è voltato, proprio nella mia direzione, ma quegli occhiali non mi dicono se guarda me o la ragazza che sta appena uscendo dalla carrozza e quando noto che non c’è più mi ricordo che devo salire, cerco di raggiungere lui, ma una ventina di ragazzini mi investono, ma proprio la classe in gita dovevo beccare! Mi lascio trasportare dentro il treno senza emetter fiato, e cosa avrei dovuto dire?! “Smammate impiastri devo correre dal mio angelo..?” uhm decisamente era una cattiva idea! Stringo gli occhi mentre una specie di brivido mi attraversa. Se non mi conoscessi direi che è rabbia, ma io questo sentimento non lo provo da molto tempo, come molte altre emozioni del resto. Ispiro profondamente e mi appoggio con una spalla a un palo. La musica per fortuna torna ad avvolgermi chiudendomi così in un bocciolo di calore e tranquillità.

3“And I get lost in the nothingness inside of me
I was confused
And I let it all out to find
That I'm not the only person with these things in mind
Inside of me
But all that they can see the words revealed
Is the only real thing that I've got left to feel
Nothing to lose...”


E “Somewhere I belong”, sottolinea queste parole, in fondo è così no? Niente da perdere! Mi guardo in torno, nessun posto libero, che strazio! Però poi faccio vagare lo sguardo e finalmente mi accorgo di quel piccolo particolare! No.. non ci credo! Solo ora noto che la metropolitana non è la solita a carrozze separate, bensì una carrozza unica! E io non ci avevo fatto minimamente caso!  Continuo così a cercare il mio angelo, ma non lo vedo, cerco di fare qualche passo, ma mi è difficile tra tutte quelle persone, soprattutto il “gregge” di ragazzini che impazienti, e maleducati chiacchierano, si spintonano e non mi fanno muovere da quel posto! Non che io ce l’abbia con i ragazzini, ma ora mi sento davvero alterato! Scrollo le spalle e aguzzo lo sguardo. Faccio il possibile ma mi è davvero impossibile rintracciare i suoi capelli dorati fra quella massa confusa e numerosa. Sospirando, rinuncio almeno fino a che non ci sarà più luce e meno gente. Mi volto verso il cartellone con l’immagine della linea metropolitana che sto seguendo e controllo la fermata. Mi trovo di nuovo a controllare il respiro e alla fine chiudo gli occhi.
La canzone mi scuote dentro:

4“I'll give up what I
Started and stop this, from end to beginning
A new day is calling, and I am finally free”
E poi: “Run away, run away, I'll attack
Run away, run away, go chase yourself
Run away, run away, now I'll attack
I will attack, I'll attack, I'll attack”

La musica si blocca all’istante, dimentico sempre che la canzone è rovinata! Apro gli occhi per poter dare un’occhiata alla prossima canzone che si andava caricando sull’mp3, il buio si dirada e la luce quasi mi abbaglia e poi lo vedo, ancora! È lui!
Sbatto le palpebre e sento quella voce!
Scusate questa porta a ****?   salto, beh almeno mentalmente.

È a pochi passi da me, ma io sono coperto da un cicciuto uomo di credo cinquant’anni che ha si e no quattro capelli in testa. Sento che nessuno gli risponde e così cerco di farmi avanti. È la mia fermata quella di cui ha chiesto! Quale miglior occasione? Prendo un bel respiro e cerco di aggirare cicciuto e ragazzini, ma sembro combattere contro della gomma piuma o della gelatina, sembro sempre rimandato in dietro o di lato.

Si è questa… io scendo una fermata prima gliela posso indicare il mio sangue ribolle prepotentemente. Non mi era mai successo prima di adesso, nessuna emozione mi aveva sconvolto così tanto. Sento le mie guance andare a fuoco, mi sento avvampare, credo che un inusuale l’istinto omicida stia crescendo in me. Rialzo lentamente lo sguardo per vedere chi è l’imbelle che mi ha intralciato verso la mia strada personale verso il paradiso. Alto credo uno e ottanta spalle larghe e fisico asciutto. Vestito da un cappotto nero molto elegante aperto sopra un completo grigio con camicia bianca. Se non lo odiassi a causa dei miei piani sfumati direi che non è male. Fisso con astio l’uomo e poi cerco il mio angelo, ma non lo vedo da nessuna parte, ho perso un’altra occasione! Maledizione! Le mie emozioni fuggono dal mio cuore mandandomi in subbuglio la mente, tremo e sento caldo, il viso è in fiamme e ho un mattone che preme sullo stomaco. Questa è… vera emozione, il senso di attesa che ti fa stare con il cuore in gola… non ricordo di aver mai provato una cosa simile!  Non potevo crederci: rabbia, frustrazione, delusione, tristezza, felicità, passione, tutto insieme, in quell’istante. Rabbrividisco sentendomi preda di una febbre sconosciuta, e tutto questo per un angelo caduto dal cielo. Preso dallo sconforto alla fine mi appoggiò al palo, per lo meno avevo una piccolissima speranza di rivederlo appena uscito dalla metropolitana, sulla banchina.

“Certo, come no! Non lo ritroverò mai, l’ho perso per sempre e non è neanche mai stato mio! Che sfigato che sono! L’ho perso già tre volte, per il calcolo delle probabilità… solo uno che ha rotto decine di specchi può essere più sfortunato di me! Ma che imbecille che sono! L’unica nota di colore della giornata… settimana, d’accordo diciamo di questo lunghissimo periodo… io me la lascia scappare da sotto il naso!”

Talmente terrorizzato dai miei stetti pensieri alzo di scatto il capo e lo cerco di nuovo. NULLA lui non c’è! E non ci sarà più! Mi mordo il labbro e cerco l’altro uomo, se sto vicino a lui dovrei capire dov’è il mio angelo, dato che tra poco scenderà dovrà comunicargli la fermata, giusto?! No? Dev’essere così! Faccio scorrere ancora la sguardo eh… nulla! anche lui svanito! Questa è una congiura! Finalmente si spezza la monotonia ma gli eventi causati mi travolgono e mi fanno male! No, meglio l’apatia.

“SONO RIDICOLO” mi urlò nella mente provocandomi altro dolore.

Stringo gli occhi, che stranamente stanno bruciando tizzoni ardenti, cerco di concentrarmi di nuovo sulla musica alla disperata ricerca di pace, mi sono bastati cinque minuti per mandare tutto alla malora, per far rompere l’unico schema che conoscevo e che mi lasciava vivere senza troppi scossoni, e invece, eccomi ora!

5“... in the end..
this is the story of my life
these are the lies I have created...”

Piccato dalla canzone però devo riconoscere che è vero, lo schema è tutta una finzione, la mia stessa vita lo è! Il grigio intorno a me è così cupo e fitto, non passa quasi più luce, e lui non c’è, non l’ho più visto. Manca una fermata, un’ultima, prima dell’oblio, o semplicemente del ritorno alla solita vecchia solfa, quella che mi accompagna da sempre, o meglio in quest’ultimo anno. Il treno si ferma e l’uomo scende, lo vedo con la coda dell’occhio quando ormai era già fuori e così una piccola scintilla di speranza si accende, forse ho ancora una piccola possibilità! Stingo forte gli occhi e i pugni, esprimendo un desiderio, pregando che si potesse davvero avverare. Con il respiro leggermente affannato, per l’emozione, mi sforzo di tener ben sotto controllo tutte le uscite, ma è impossibile, sono troppe e scenderanno centinaia di persone! Ma non voglio mollare! Non ora. Un lungo respiro e finalmente il treno si ferma! E ora?? Ora la fine? Io lo incrocerò, lo guarderò per un attimo, o due, e poi noi… Poi nulla, la mia vita tornerà ad essere sempre così! Vuota e opaca! Con il cuore oppresso dai pensieri lugubri, metto piede fuori dalla carrozza. Velocemente raggiungo le scale mobili, e guardo subito dietro di me, non c’è altro luogo da cui passare, eppure non c’è!

 Noo, non può essere!!
Giunto alla fine della scala mi devo voltare e spostarmi di lato per non farmi investire dal mare umano. Ho ancora gli occhi che mi dolgono, mi vengono anche le lacrime, bruciano come non mi era mai accaduto. Seguendo la massa passo lo sbarramento ad apertura automatica e mi apposto accanto all’edicola proprio di fronte all’uscita. Spero ancora, invano, ma spero!  Ancora nulla. Sormontato da un senso di abbandono e sconforto mi costringo a guardare l’ora, era già il momento di andare o avrebbe fatto tardi! L’apatia aveva lasciato il posto a un tumulto di emozioni contrastanti fin troppo accese e non sapevo proprio come gestirlo! Mi guardo ancora intorno ma decido che è meglio rinunciare, il peso che mi opprime lo stomaco mi affatica anche il respiro ora ma devo andare, è mio dovere, è ciò che devo fare!  Ispiro profondamente e chiudo forte gli occhi, non voglio piangere, devo rimanere tranquillo, anzi tornare ad essere senza sentimenti. La musica ancora una volta viene in mio aiuto per proteggermi.

6“I found tomorrow in today
Apocalyptic and insane, my dreams will never change”

Aveva ragione come al solito “Jared” ma ora era meglio andare. M’incammino stancamente verso l’ennesime scale mobili. Il bruciore non diminuisce e l’aria gelida che scende con violenza dalle scale non mi aiutava di certo!

Salito il primo gradino mi appoggiai al corrimano per aspettare di arrivare in vetta, gli occhi ben chiusi per non peggiorare la situazione e le mani sudate e tremanti, il respiro accelerato e una serie di brividi incontrollati, ma ormai è tutto passato, tutto finito! Il grigiore intorno a me sta lentamente inglobando anche i suoni, erano gli stessi rumori delle auto in corso, lo scalpitare delle migliaia di passanti sul marciapiede, il fischio ferreo dei tram sui binari. Insomma la medesima sinfonia di ogni giorno! Sospirando ancora abbasso il capo. Mi sento stanco, spossato, svuotato e anche… defraudato di qualcosa, mi sento come se mi fosse passato addosso un tornado. Le tempie mi pulsano paurosamente!
Il bruciore sempre lì che non smette!
“NON CE LA FACCIO PIU’”

Apro a fatica gli occhi nel momento in cui scendo dalla passerella mobile per trovarmi al mezzo piano. Guardo davanti a me e m’incammino pigramente, gli occhi che stanno andando a fuoco e quindi cerco un po’ di riparo dietro le palpebre, ma l’aria gelida che soffia da sopra le scale colpisce in pieno il mio viso, ero al limite, non potevo più trattenere le lacrime. Salgo gli ultimi tre scalini che mi dividono dal mondo esterno con dei grossi lacrimoni che gli scendono sulle guance e io non le fermo, lascio che scivolino via da me. La delusione brucia anche di più delle lacrime, per la prima volta dopo molto tempo, mi ritrovo a piangere e non so neanche bene il perché io lo stia facendo e soprattutto, perché non smetto? E poi… perché fa male? I polmoni, la pelle, gli occhi certo e il cuore?

Piango, due enormi grandi lacrime interminabili.
Quando arrivo in cima non mi volto neanche più, non mi interessa più. Osservo ciò che ho intorno giusto per non andare a sbattere contro lo stupido carretto di noccioline che ogni tanto si apposta a pochi passi dalle scale del sottopassaggio. Giro il capo a sinistra e tra le lacrime vedo che il semaforo segnala il rosso. La vista è distorta, l’udito ovattato e la non completa percezione di ciò che mi sta avvenendo mi fa agire avventatamente. Faccio un passo avanti, convinto che il verde stesse scattando, e non mi accorgo del movimento accanto a me, un’auto sta svoltando all’ultimo secondo e puntando dritto su di m. È un attimo. Tutto diventa buio, non sento e non vedo altro che una coltre nera! 
Inspiro profondamente e cerco di schiudere le palpebre. Sono vivo, respiro e credo anche di aver tutto il corpo sano! Riesco ad aprire gli occhi solo qualche attimo dopo e quello che vedo mi lascia perplesso! Ho il capo chino, quindi vedo l’asfalto, ma davanti a me a c’è anche una mano che tiene un fazzoletto tra le dita. Scuoto la testa convinto che fosse una specie di allucinazione, e invece la mano rimane lì, non sparisce! Così mi accorgo della presenza di qualcuno. È accanto a me, alla mia sinistra. Rialzo timidamente il capo mentre le lacrime ancora scendono indisturbate. Quello che vedo mi toglie il fiatoIl suo angelo... il suo bel angelo era lì.

E come una beffa, una presa in giro! E la canzone che sta finendo dice  7“we believe, we believe... in this love...”

Fisso il volto davanti a me e mi accorgo che il ragazzo davanti a me stava muovendo le labbra, e io però non lo riuscivo a sentire, dato che la musica mi stava rimbombando nelle orecchie.
Co..co..come?  chiedo balbettando.
Il mio angelo fa segno di togliere le cuffiette e io mi do del demente. Lo so bene che non posso sentirlo se ascolto i Good Charlotte a tutto volume!

Tolgo le mie fedeli compagne dalle orecchie e infilo la mano nella borsa per spegnere l’aggeggio e per prendere un fazzoletto, ma prima di afferrare il pacchetto ,la splendida voce che appartiene alla mia angelica apparizione si fa sentire.
Tieni  mi porge la stoffa nivea, e si toglie gli occhiali, sorridendomi.

Mi tramano le gambe così tanto che non conttollo alcun arto, scuoto il capo leggermente per capire se era vero o solo un'allucinazioni! Guardo il viso e poi la mano, li passo entrambi in rassegna e poi mi decido a prendere la stoffa. Le nostre dita si sfiorano e io... non ressi l'emozione, misentii trasportato in un atro piantera.

G..gra..grazie..  balbetto come se non sapesse parlare in altro modo! Mi asciugo le lacrime cercando di non perdermi per un singolo attimo quella meravigliosa figura. Anche lui mi guarda, chissà cosa vede? Un ragazzino con gli occhi gonfi? Povero me!

Osservo il suo abbigliamento, indossa un pantalone gessato dal tessuto strano, non il classico, sembra pesante e poi le tasche ai lati dei polpacci gli conferiscono un taglio sportivo o casual. La cintura, che mi colpì subito, ha la fibbia grande e rettangolare, il tessuto è nero e passa fra le asole, cosa che di solito i ragazzi come lui non fanno. La maglia è semplice, in cotone dello stesso colore del pantalone, un verde sbiadito. La giacca, dai toni castani, cade perfettamente poco sotto la vita dando un senso di compostezza al look. In più porta a tracolla una borsa intonata ai vestiti.
Gli occhiali, che ora tiene in mano, per altro perfettamente curata, con un anello al pollice e un bracciale che cade scomposto sul dorso, gli avevano nascosto due grandi pozze di smeraldo fuso. Incantato da tale visione non riesco a connetter con il mondo esterno, tanto che quando mi parla non lo sento per la seconda volta!

Scu..scusa.. che hai detto?  balbetto facendo l’ennesima figura da emerito idiota.

Dicevo solo che ora è verde puoi andare e sta attento prima poteva andarti male la voce meravigliosa mi scada il cuore, ma non mi permette di afferrare il discorso. Volto il capo e capisco di cosa parlava, il semaforo!  Annuisco e mi volto un’ultima volta per ringraziare il mio “bel tenebroso” angelo. Che invece e sparito di nuovo! Ma che diavolo! .
Rassegnato al mio destino mi giro e mi appresto ad attraversare.  Scuoto con violenza il capo e cerco di scioglie un po’ i nervi, cammino svogliatamente perso nel ricordo di quel volto, privo di vita, arrivo arrancando davanti scuola. Stringo i pugni e mi accorgo di avere ancora il fazzoletto del mio angelo. M’intristisco a quel pensiero, lo sconosciuto, venuto da chissà dove, mi ha regalato quel quadrato di stoffa ed è sparito. A capo chino e con la malinconia di qualcosa che non ci sarebbe mai stato nel cuore m’incammino verso l’edificio che per cinque ore sarà la mia prigione!  Cammino lento trascinando i piedi, non ha più importanza fare ritardo! Il mio povero cuore è stato percorso da una scossa elettrica per la prima volta, ma poi si è fermato, ho saggiato il paradiso, ma sono tornato sulla terra.  Un grigio e tetro oblio, un vortice plumbeo così opprimente non c’è nulla per cui valga la pena di alzare il capo e guardare, non c’era ragione alcuna per spostare lo sguardo da terra e osservare quella sbiadita società che ripetitiva e uniforme che si muove proprio come le pecore stipate in un recinto. Con estrema amarezza continuo a mettere un piedi dietro l’altro. Arrivo all’incrocio prima della chiesa, a pochi passi dalla mia scuola, e mi costringo ad alzare il volto, dopo tutto porto rispetto a quella costruzione e anche oggi voglio salutarla. E proprio mentre rialzo il capo vedo la strada finalmente capisco quello che mi aveva detto il mio personale angelo. Mi ha detto si stare attento “prima poteva andarti male” Dunque era stato lui, non c’era nessuno altro al suo fianco, ne dietro. Era stato lui a salvarlo. Grazie al suo Angelo, e così un attimo prima era in mezzo alla strada e l’attimo dopo di nuovo sul marciapiede. Mi volto di scatto, quasi sperando di vederlo piombare di fronte a me in quel momento. Sospiro e mormoro a fior di labbra angelo! E così… mi ha prima avvertito nella metro, poi salvato dall’auto e infine gli ha offerto il fazzoletto un estraneo, mi ha sorriso con estrema gentilezza e non scherno, è stato cordiale e la sua voce è stata rasserenante. La sua sola vista mi ha dato un po’ di colore un fremito alla mia schifosa vita piatta! Gli ero estremamente grato, eppure il mio cuore è sprofondato in un vuoto abissale, come se nient’altro al mondo mi avrebbe ridato il fremito e nuova vita. Sono ormai arrivato, la scuola. Mi fermo, penso un’ultima volta a lui. Tutto quello che è successo è stata solo colpa mia, in fondo lui non ha fatto proprio nulla!

8“Was it a dream?
Was it a dream?
Is this the only evidence that proves”


Sento la canzone da un’aut parcheggiata poco lontana da me, e lascio che un sorriso compaia sulle mie labbra. E sorrido come non mi era mai capitato.
Infondo sono stato io che ho immaginato, progettato, sperato, insomma, ho fatto tutto io! E poi se fantasticare ogni tanto cancella il grigio per dar vita all’iride con miliardi di colori, allora è bello fantasticare. Ma naturalmente c’è l’altro lato della medaglia, proprio come dice una canzone dei 30 Seconds To Mars

9“Do you live, do you die, do you bleed
For the fantasy
In your mind, through your eyes, do you see
It's the fantasy”


Ho ripreso la strada, e i passi che mi separano dal portone della scuola sono pochi, pochissimi, tra meno di due minuti sarò già nella mia classe e dopo altre due o tre minuti arriveranno i miei compagni, e io ricadrò nell’apatia… o invece sorriderò perso nei nuovi colori che custodirò nel cuore fin che… non rivedrò il mio angelo!
Solito orario, solito posto, stessa routine, appena scossa da quel ragazzo misterioso.
E quindi, stesso posto e stessa ora…


OWARI


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Questa è stata la mia prima storia autoconclusiva, scritta più di cinque anni fa, il racconto nasce da qualcosa che ho davvero visto, e proprio come il protagonista anche io stavo per seguire il mio angelo... ma ahimè non l'ho fatto. C'è un seguito di questa storia, che ho scritto in una sola notte! La zona di Milano descritta, volutamente senza riferimenti, è la zona di Corvetto, altro non dico perchè chi frequenta sa di che parlo e probabilmente non ci metterebbe molto a capire chi sono hi hi hi   Spero apprezziate e commentiate, grazie comunque per aver letto la storia. “I’m with you” Avril Lavigne album “Let go”

1 “Savior” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”
2“A Beautiful Lie” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”
3“Somewhere I belong” Linkin Park album “Meteora”
4“Attack” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”
5“The Story” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”
6“Edge Of The Earth” 30 Seconds to Mars album “30 Seconds to Mars”
7“We Believe” Good Charlotte album “The Chronicles of Life and Dea”
8 “Was it a Dream?” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”
9 “The Fantasy” 30 Seconds to Mars album “A Beautiful Lie”

Tutti i diritti delle suddette canzoni appartengono alle band, case discografiche,,, ecc, io ho solo citato alcuni versi, per spiegare il sottofondo musicale del protagonista. 

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