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Autore: Zomi    30/05/2011    3 recensioni
Okey. Questo è troppo. Non bastano mia sorella Nojiko e la mia migliore amica, nonché sorellona adottiva, Robin a ricordarmi la mia settimanale delirante pazzia del venerdì sera? Ora ci si mette pure la radio con le sue canzoni?!?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Okey, lo ammetto. Il mio più grande problema alla fine della scuola sarà il non avere più internet iper-veloce per pubblicare le FF a tempi record, e il dover utilizzare questa diabolica di una chiavetta internet che funziona ogni morte di Kizaru come vorrei io (per di più l’ADSL dove vivo la si può solo sognare)… Tralasciando questo mio piccolo sfogo, ora sapete perché pubblico a distanza di mesi e in quantità di 2-3 FF a botta. Chiedo scusa e spero di riuscire a meritarmi il vostro perdono con quest’ultima tega mentale sfornata nell’ora d’inglese con la Profssa Pomponio. Per favore commentate e perdonate il finale da vomito ma non sapevo come concludere… =P
Zomi92



…TI PRENDO PURE L’ANIMA…


Okey. Questo è troppo. Non bastano mia sorella Nojiko e la mia migliore amica, nonché sorellona adottiva, Robin a ricordarmi la mia settimanale delirante pazzia del venerdì sera? Ora ci si mette pure la radio con le sue canzoni?!?
Scocciata, scosto una ciocca dei miei adorati e lunghi capelli rossi che mi è piombata sul viso per la brusca frenatura che ho fatto per il semaforo rosso. Fisso la radio della mia Bluegoria con odio profondo. Stupida radio, che pretendi? Non è facile come sembra… mi mollo una manata sulla fronte. Ma che fai Nami? Ti metti pure a litigare con quella vecchia radio sgangherata della tua Tipo (intendo la macchina Fiat nda)? Che idiota!!! Tamburello le dita sul volante e fiso un punto ignoto sull’asfalto che ho davanti al cofano. Se mi trovo in questa situazione, è tutta colpa sua. Si, solamente sua. Tutta colpa di quell’insopportabile, maleducato, testardo, diabolico, orgoglioso, idiota, pigro, bastardo, affascinate, sensuale, eccitante, misterioso, oscuro, bello da morire di un Roronoa Zoro.
Mollo un pugno al volante, che piagnucola un poco per quella mia cattiveria.
-Scusa piccola… non ce l’ho con te… perdonami Bluegoria…-. Massaggio il cruscotto e poi ritorno a guardare la strada. Ancora rosso, sto semaforo? Che strazio. Un passante mi guarda male; che c’è? Lui non parla mai con la sua vettura? Bhè, io si e gli ho pure dato un bellissimo nome: Bluegoria. Qualche problema? Lo fisso anch’io male, e finalmente sposta lo sguardo su un altro automobilista imbottigliato e rabbioso come me. Torno ai miei pensieri. Stavo giustamente inveendo contro Zoro, se non sbaglio… sbuffo e prima di riprendere a insultare l’assente colpevole, cambio stazione radio. “Vittima” dei Modà non può certamente essermi d’aiuto, anzi mi manderebbe in confusione e basta.
-… wanna bad romance… - .ecco, “ Bad Romance” è perfetta. In fondo incita all’amore perverso e che fa male. Quello che fa soffrire e per il quale moriresti se ti fosse negato. Quello che sto provando io per quell’alga verde insomma. L’unica persona al mondo per la quale preferirei morire piuttosto che veder soffrire, ma che al momento stesso vorrei uccidere con le mie stesse mani piuttosto che vederlo tra le braccia di un’altra. Immagine un po’ impossibile vista la nostra situazione da 4 mesi a questa parte. Perché andare tanto in cerca di una ragazza da corteggiare per avere sesso in cambio, quando può averlo senza fatica e tanti problemi da me?
Eh, già perché io e quel signorino andiamo a letto insieme da quella sciagurata sera in cui ci siamo ubriacati insieme: lui perché Kuina l’aveva finalmente mollato, e quindi era leggermente triste (leggermente perché si era rotto di quella e dei suoi complessi d’inferiorità, mi aveva detto poi la mattina seguente), io invece perché ero strà felice della loro rottura. Si, lo so, le motivazioni erano agli antipodi ma ciò non toglie che l’alcol lega ogni uomo, e donna, su questa terra e che, bottiglia dopo bottiglia, ci siamo ritrovati ad ansimare e gemere sul suo letto nel suo appartamento. La mattina dopo era stata imbarazzante.
La luce che filtrava dalla finestra mi aveva svegliato dolcemente. Avevo solo vaghi e leggeri ricordi della sera prima, che però furono comunque pesanti come macigni nella mia testa, quando provai a sollevarmi dal materasso. Un forte capogiro mi aveva colto ed ero tornata distesa tra le coperte.
-Tutto bene?-. Quella voce roca e ancora impastata dal sonno mi aveva quasi fatto prendere un infarto. Avevo sgranato gli occhi, e girando appena il viso, avevo incontrato il suo sguardo. Lo avevo fissato senza parole. Con un braccio mi circondava la vita, mentre con la mano libera mi accarezzava teneramente una guancia. Una valanga d’immagini aveva sommerso la mia mente, aiutandomi a capire il tutto. –Zoro… io… scusa…-.
-E di che scusa?- aveva ghignato, mentre prendeva una coperta da terra per coprirci.
-Sai, non credevo ci sapessi fare così bene… la migliore sbronza e nottata di sempre…-.
C’ero rimasta secca. Ma che scherzava? Eravamo finiti a letto insieme e la metteva pure sul ridere?!? Gli mollai un pugno alla Chuck Norris tipico della nostra amicizia fin dai tempi dell’asilo. –Ma che sei scemo o cosa? Siamo andati a letto insieme e tu commenti così? CRETINO!!!!-.
-Ma che problemi ci sono? Io sono ormai single tu pure… e poi siamo amici da na vita, non dovrebbero esserci più imbarazzi tra noi… anche se facciamo sesso tra noi non cornifichiamo e non feriamo nessuno…-.
Ecco, era nato tutto così. In quella mattinata avevo firmato il mio patto con il diavolo pur di avere il mio paradiso in terra. Da quella sciagurata e meravigliosa notte avevamo iniziato a trovarci il venerdì sera, uscire insieme per poi finire la serata nel suo o mio letto. Tutto pur di sentirlo mio almeno una volta la settimana, tutto pur di alimentare la speranza di una storia d’amore con lui, tutto pur di poterlo amare senza più nascondere questo mio sentimento che mi chiude lo stomaco ogni attimo in cui sono con lui. Tutto per lui. Nojiko e Robin lo hanno capito subito quello che stava succedendo. –Soffrirai per niente… per lui… e quando troverà qualcun’altra, tu che farai? Lo lascerai andare, come niente fosse? Smetterai di amarlo? È un suicidio…-. Ai loro commenti ero diventata ormai sorda e indifferente, ma la mia anima e coscienza, dentro di me, le davano e le danno tuttora ragione. Che farò quando deciderà di mettersi con qualcun’altra? Quanto ancora può durare la nostra “relazione da letto”? Mi posso veramente abbassare a tanto pur di averlo?
Il rumoroso clacson dietro le mia spalle mi risveglia. Ingrano la terza e parto spedita. Oggi dobbiamo trovarci davanti al cinema Eliseo. Vedo annebbiato e fatico a respirare. Come previsto sto piangendo. Piango per questa assurda situazione in cui mi sono incastrata. Stringo forte il volante per non rischiare di finire fuori strada. Non voglio, non voglio. Non voglio essere per Zoro una con cui divertirsi per poi abbandonare quando si trova qualcosa di più soddisfacente. Cavolo, ma ce l’ha un po’ di rispetto per me quel cretino o no? Siamo amici da una vita, non può comportarsi così con me. Si, lo so che lui non sa che lo amo da impazzire fin dall’elementari, però questo non gli da il permesso di farmi morire in questo modo ogni venerdì sera. Giuro, ho provato ad uscire da questo circolo vizioso ma mi è impossibile. Ogni Santo sabato mattina dico che è l’ultimo in cui esco sgattaiolando dalla sua abitazione o in cui lo sveglio con piccole carezze per mandarlo a casa. Per tutta la settimana maledico il venerdì, ma poi quando arriva non vedo l’ora e trattengo il respiro fino al momento in cui non mi ritrovo tra le sue muscolose braccia e le sue morbide labbra sulle mie.
Singhiozzo cambiando marcia e non mi accorgo che stanno trasmettendo di nuovo per radio quella stupida canzone dei Modà:
Ti cerco solo quando poi, ho voglia di assaggiarti e di confonderti…”, si è vero, lo fai, perché fino a venerdì non mi chiami mai ne ti fai vivo.
Il gioco lo comandi tu…” con cavolo!!!! Decidi tutto tu senza che io opponga resistenza.
ti prendo pure l’anima…”, no non me la prendi perché è da sempre tua.
è quel mio essere un po’ bastardo che se ci penso è quello che ti piace di me…”, solo quello? No, amore mio, di te mi piace tutto.
Giurami che sei pazza di me…”, ti giuro amore eterno, un amore che è come un mattone perché per te ci potrei costruire un castello me per me è come un peso morto che mi sta facendo annegare in un mare di disperazione.
Chiedevo amore e tu, amore non mi hai dato mai…”, bugiardo. Io amore te ne offro e regalo fin dal nostro primo incontro, fin dal primo sorriso che ti ho dato. Mi asciugo migliaia di lacrime dal viso, ma sono troppe da fermare. Singhiozzo così forte da farmi venir male lo sterno. Perché? Perché? Perché ho dovuto innamorarmi di uno stronzo del tuo calibro Roronoa? Con tutti i ragazzi che mi fanno il filo, proprio l’unico che mi usa come un oggetto e non mi degna mai di uno straccio d’attenzione doveva rapirmi il cuore e l’anima?
Sospiro. Devo ritrovare la calma, o quando arriverò all’appuntamento di certo quel cretino mi chiederà che ho. Sono arrivata, ma decido di parcheggiare lontano dal cinema, in modo da avere tutto il tempo necessario per riprendere il controllo su di me e per ragionare. Posteggio perfetto per fino per una donna. Scendo dall’auto e mi avvio per la strada che conosco a memoria: è una scorciatoia che mi porterà direttamente da lui. È maggio ed è già un caldo infernale. Mi liscio le pieghe della gonnellina verde che indosso e mi accerto che la canotta bianca che indosso non sia troppo sfacciata, non voglio che creda che sia già dell’idea che andrò a letto con lui al 100%. No, perché ho deciso. Spedita cammino e rimugino sulle parole della canzone che mi ha fatto piangere. Basta, e tempo di smettere. I sandali producono uno strano rumore sul ciottolato della via, sembra quasi che scandiscano il tempo dei miei pensieri.
Guardo dritta davanti a me e mi convinco sempre più della mia decisione: voglio rompere questa tortura settimanale con Zoro. Non voglio, non posso, non devo permettergli di usarmi così. Devo liberarmi da questa dannosa dipendenza che mi uccide da dentro e mi lacera il cuore da sempre. Stringo forte la tracolla della borsa per darmi coraggio. –Dai Nami, devi riuscirci…- mi mormoro per darmi coraggio. Eccomi, sono davanti al cinema e il respiro già mi manca. Lo cerco con lo sguardo finché non lo intravedo appoggiato ad un muro dell’edificio. Indossa un paio di jeans malconci, tipico del suo stile trasandato, e una maglia senza maniche rossa. Sorrido. È bellissimo. Con gli occhi si guarda intorno. Mi sta forse cercando? Cerca me? Il cuore mi inizia a pompare a mille, la frequenza cardiaca è incontrollata e le palpitazioni al limite dell’infarto. Scuoto la testa con foga. No, non devo cedere. Faccio un respiro profondo e mi avvicino.
-Ciao…-
-Eccoti finalmente… in ritardo come sempre mocciosa…-. Scherza lui, non sa quanto mi faccia ora male il mio muscolo cardiaco per la mia amara e suicida decisione. Tagliare con la propria droga preferita è peggio che rimanerne senza per causa altrui.
-Dai muoviti o perderemo l’inizio del film…- mi lascia indietro e si avvia spedito verso l’ingresso dell’Eliseo. Io rimango ferma impalata vicino alla parete a cui era appoggiato. –Bhè? Che fai? Non vieni?-
-Devo parlarti…- mormoro a fil di voce. Dio, mi mancano già le parole. Come farò a dirgli tutto il resto?
- Basta che ti sbrighi…- . Si passa una mano tra i corti capelli verdi e si riaccosta al pilastro. Prendo tempo cercando di ricordarmi come si respira. Mi ero preparata tutto un discorso per lui, ma ora chissà dove s’è cacciato. Sospiro, non posso più temporeggiare.
-Ho deciso… ho… ho deciso che… che non voglio più… non voglio più soffrire…-. Ho una gran voglia di piangere e la testa mi si riempie della triste melodia dei Muse “Exogenesis Symphony 3: Redemption”. Una delle poche canzoni che adoriamo entrambi.
-Che vuoi dire che non vuoi più soffrire?-. Corruga la fronte e si mette ben eretto davanti a me.
-Intendo dire che non voglio più venire a letto con te, non voglio più essere la tua ruota di scorta nei momenti in cui non hai una ragazza con cui stare sul serio…- abbasso il capo e le prime lacrime iniziano a graffiarmi il viso. –C-Come?-.
Cerco di mantenere la voce salda, di non farla increspare dalle lacrime. Non so per quale santo ci riesco. –Ho detto che non voglio più venire a letto con te… non ci saranno più venerdì sera in cui usciremo assieme per poi andare a casa mia o tua per fare sesso… basta, è finita…-. Sulle ultime parole la forza mi viene meno, e le lacrime l’hanno vinta. Singhiozzo e mi stringo le braccia al petto. Se potessi mi rimangerei tutto e mi farei sua anche qui davanti a tutti quelli che stanno entrando nel cinema. Se potessi scapperei per non sentire la sua risposta, per non sentire i suoi commenti, ma le gambe sono incapaci di muoversi. Sanno stare rette in piedi a fatica.
-Posso almeno sapere il perché?-. La sua voce è seria, nemmeno turbata. Non un minimo segno di dispiacere o tristezza. Respiro piano. –Perché sono stanca di essere usata come una ruota di scorta, te l’ho detto…-.
-Fino alla settimana scorsa ti andava a genio, mi pare…-. Bastardo!! Lo sapevo che mi avrebbe rinfacciato una cosa simile. Stringo i pugni attorno alle braccia.
-Si è vero… ma perché nascondevo tutto ciò… ora ho però deciso di non eclissare più la cosa e di darci un taglio…-
-Solo per questo? È perché non farlo prima allora? Non mi pare di non averti mai costretta a stare con me… ti ho sempre lasciato libera di rifiutare se lo avessi voluto…-
Non riesco più a trattenere la rabbia che mi sta provocando per il suo modo tranquillo e distaccato di parlare. Di scatto alzo il viso, che fino a quel punto ho tenuto basso per nascondere le lacrime che verso per lui. -Non ho mai rifiutato perché ti amo, idiota… ma sono stata talmente cretina da credere che tu potessi provare un sentimento simile per me e che potesse anche nascere qualcosa tra noi… e invece per te è sempre e solo stato sesso mentre per me è stato sempre, da quella dannata notte fino a venerdì scorso, un assaggio di paradiso in terra… CAZZO, TI AMO E NON TE NE SEI MAI ACCORTO… e io mi sono stancata di morire per te, sono stanca di essere la troia di Roronoa del venerdì sera, sono esausta di aver paura di correre il rischio di poterti perdere perché potresti decidere di stare con qualcun’altra e mollarmi come un paio di calzini usati… sono sfinita di doverti amare di nascosto… sono svuotata e debole per questa situazione, ed è per questo che ho deciso di non volerti più vedere, nemmeno come amico perché sarebbe impossibile tornare a come eravamo prima…. Impossibile dopo quello che abbiamo fatto…-. Riprendo fiato e mi asciugo qualche altra lacrima. Zoro rimane a fissarmi con occhi atoni, vuoti, quasi infastiditi dalla mia decisione. Non m’importa se per lui è lo stesso, tanto sono morta di mio e un rifiuto non aggraverebbe ancor di più il mio stato d’animo. Tiro indietro una ciocca di capelli che per la foga nell’urlargli dietro mi è precipitata sulla fronte. Ok, la mia parte l’ho fatta, se lui non vuole ribattere o almeno cercare di riallacciare i rapporti sono cavoli suoi. Aspetto ancora 5 secondi poi gli do le spalle e m’incammino veloce verso la viuzza da cui sono arrivata. So già che arrivata a casa Nojiko e Robin, che convivono con me, mi faranno il terzo grado per il mio morale abbattuto.
Le lacrime testarde come la padrone, continuano a scorrermi sul volto. Una forte presa mi stringe un gomito e mi obbliga a voltarmi. –Almeno lasciami replicare mocciosa…- mi dice calmo come non mai. Mi attrae verso di lui e mi abbraccia fino a farmi mancare il fiato. Lo sapevo che in qualche modo avrebbe attentato alla mia salute fisica, tanto quella mentale è ormai andata. –Zoro…- ansimo in ormai apnea. Allenta la presa e poi inizia a sussurrarmi all’orecchio parole che mai credo di avergli sentito sulle labbra:
-Ti ricordi la nostra prima volta? Ci siamo ubriacati come spugne sul tappeto della mia stanza mentre Rufy e Sanji in cucina guardavano la partita… l’ho sempre detto che come inquilini sono perfetti: stupidi al punto giusto e perfetti comunque lo stesso… ti ricordi perché ci siamo sbronzati? Perché io ero “triste” per avermi mollato con Kuina, e tu mi hai fatto compagnia. La verità è però che ho lasciato io Kuina perché mi ero accorto di amare un’altra ormai già da anni, solo che avevo troppa paura di ammetterlo sai con me stesso che con la diretta interessata. Ti ho mentito. Lo so, è stata la prima, e ti giuro, l’unica volta che ti ho mentito. Perdonami. Ma quando ti ho vista vicino a me per consolarmi non ho avuto il coraggio di parlarti apertamente. Ho preferito che lo facesse l’alcol per me. Siamo finiti a letto è vero, e non sai quanto io abbia ringraziato il cielo la mattina dopo quando ti ho trovato accanto a me. Eri lì, vicino a me e non era un altro sogno di quelli che riempiono le mie notti ormai da anni. E da lì è iniziato tutto e credevo che niente potesse andare meglio: avrei avuto tutto il tempo che mi serviva per dichiararmi e per farti innamorare di me. Ma poi , oggi, arrivi tu e mi spezzi il cuore così? Dici che mi ami ma che non vuoi più essere mia perché ti faccio soffrire e nemmeno immagini quanto intanto io muoia mentre parli… Nami, mia Nami, io ti amo e mai, mai , ho voluto o vorrò renderti infelice… io, semplicemente, ti amo…-.
Credo di essere morta e risorta in tre secondi. Le lacrime che prima mi scendevano dagli occhi ora si sono seccate come l’acqua nel deserto e un sorriso di pura felicità mi si allarga sul viso. Restituisco l’abbraccio che mi sta regalando e inizio a baciarlo senza sosta sul volto e sul collo. Ogni millimetro di pelle che riesco a raggiungere con le mie labbra, lo marchio a fuoco con la mia lingua. Lui intanto si gode questa mia tortura e mi stringe ancora di più a se, mi alza perfino da terra e mi fa volteggiare su di lui. Raggiungo come una disperata, la sua bocca e ci scambiamo il più bel bacio d’amore che mi sia mai stato regalato. Il mio cuore riprende a battere, le sue ferite non sanguinano più, la tristezza e la malinconia sono miraggi lontani e finalmente lui è mio.
-Mi hai rubato l’anima mocciosa…- mi mormora ancora.
-No, amore mio, tu l’hai presa a me…- e lo accarezzo. Non importa se negli ultimi mesi siamo stati così cretini da farci del male con le nostre stesse mani, non importa se abbiamo sprecato quasi vent’anni delle nostre vite per poter stare assieme, non importa se a questo punto abbiamo perso metà del film, non importa se i passanti ci fissano nel nostro abbraccio stacca braccia, non importa… la mia anima ti appartiene e la tua appartiene a me. Sei il custode del mio essere è lo sarai sempre. Per mano ci avviamo alla mia Bluegoria e so già che questo venerdì sarà il primo di nuovi venerdì che caratterizzeranno la nostra storia. Come anche i sabati, le domeniche, i lunedì, i martedì, i mercoledì, e i giovedì… tutti i giorni della settimana da ora in poi saranno speciali, amore mio, perché, oltre al cuore, mi hai preso pure l’anima…
   
 
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