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Autore: Faddo    30/05/2011    2 recensioni
"La Vita Secondo Navarro Adam" una storia che racconta semplicemente la storia di un "vecchio" 40enne, dei suoi amici e di molte altre cose che non dirò qui.
Questo libro ha una morale? Si, non vivete come lui, credetemi non è bello.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: RAILEY ED MIEI AMICI IMPICCIONI

Ed ecco che in quel piccolo atrio con le macchinette il passato tornò a farsi vivo in un secondo, era lei, Railey, l'unica donna che abbia mai veramente amato e che persi tempo fa dopo...il brutto fatto.
Ero decisamente imbarazzato, scontato che non sapevo cosa dirle, erano passati anni dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Railey è una donna di 39 anni, la conobbi quando mi trasferii a vivere per 2 anni nella magione Sunflower, cioè un caseggiato con stanze monolocali affittabili, lei viveva con la madre dentro una stanza al piano terra, li la conobbi; fisicamente è una ragazza davvero molto carina, fisico magro ed esile, capelli mossi color arancione acceso, dei grandi occhi blu scuro, un sorriso sempre stampato in faccia.
Caratterialmente era una ragazza sempre felice, anche se ogni tanto aveva delle ricadute, dovuto a preoccupazioni che si creava solo lei in testa, caratterialmente era quasi l'opposto di me, ma eravamo come una bilancia, mi ricorderò sempre l'episodio di quando arrivai a casa arrabbiato per una delle mie solite giornate, mi lamentavo a destra e manca e lei solo parlando mi faceva calmare e tornare in me, insomma io ero lo yang e lei il mio yin, io ero razionale, serio, la aiutavo nei suoi momenti tristi e ad andare avanti, esattamente come lei con il suo modo di fare sorridente e gentile mi dava una mano quando ero arrabbiato mi faceva calmare con poco e infine mi supportava fino alla fine.
E indovinate? non era cambiata di una virgola esattamente come io non ero cambiato, ma qualcosa in me era cambiato di sicuro a differenza sua.
Railey subito tentò di riabbraciarmi fortissimo; era davvero felice, però io non ero lo stesso Adam, il...brutto fatto, mi aveva cambiato e cominciai a capire molte cose.
"Railey: mi sei mancato tanto Adam, amore!"
Sentita quella parola non potevo più trattenere il pensiero e subito dovetti esprimermi, così respinsi lei e il suo abbraccio.
"Adam: mancato? amore? ma cosa diavolo credi? siamo nel 2010 non nel 1989; comunque credimi, forse è stato meglio così Railey, io ora devo andare ci vediamo"
Railey subito impetuosamente disse:
"Adam: aspetta no Adam...Adam...non te ne andare ti prego..."
Stavo facendo una cosa giusta oppure stavo sbagliando? in quel momento non sapevo cosa fare, dopo il suo "non te ne andare ti prego" mi fermai, volevo dirle qualcosa ma non trovai le parole, in compenso trovai il coraggio di andare avanti senza guardarla, la sentii singhiozzare mentre raccoglieva i libri che le erano caduti, giusto o meno, mi sentivo male al pensiero che lei stesse male per colpa mia.
Era ora di pranzo, e durante la strada il mio unico pensiero fu Railey.
Mentre ero per strada incontrai Demetria uscire dalla banca che si dirigeva a casa per andare a pranzare, cercai subito un modo per svincolarle, mi guardai a destra e a sinsitra per vedere se potevo attraversare la strada trafficata in qualche secondo o scavalcare il recinto di qualche casa per fare irruzione e nascondermi ma niente, così mi arresi e appena arrivai davanti alla banca dove, per tutto il tempo che ho fatto questo mio giro di pensieri di fuga, lei mi stava aspettando.
Arrivato lì davanti lei mi disse sorridendo:
"Demetria: Ciao Adam!"
Io con tono un po' soffocato e arrendevole dissi sbuffando:
"Adam: si ciao..."
Demetria non potè far altro se non notare il mio stato e disse subito con un tono fermo:
"Demetria: Adam! quando la smetterai di fare così con noi? Sono una tua amica da tempo, puoi dirmi cosa succede"
Subito in maniera altrettanto ferma e con il piede ben piantato a terra dissi:
"Adam: Senti Demetria ora ascoltami bene, si è vero sei una mia amica ma questo non vuol dire debba dirti ogni cosa che mi passa per la testa e ogni cosa che mi crea confusione nella vita privata, ok?"
Demetria apparentemente offesa emanò un lieve risolino e disse:
"Demetria: tanto sò già come sei fatto, ti conosco da 10 anni, sò che cederai prima o poi e finirai per raccontarmelo, o raccontarlo a quelli del bar"
"Adam: si vedrà"
Demetria prese un'altra strada mentre io mi diressi al bar per pranzare e ci salutammo praticamente con uno sfocatissimo ciao.
La strada dal bar alla scuola non era così lunga ma quel giorno mi sembrava più lunga del solito, nel mentre per la strada stavo elaborando una espressione facciale e delle movenze che mi avrebbero permesso di non far notare minimamente il mio stato d'ansia e preoccupazione per via della storia di Railey, mi preparai pure un tono vocale che nascondesse la tristezza, ma facendolo avrei dato troppi sospetti d'altronde io ero sempre con un tono tra il serio e l'arrabbiato, movenza da persona stanca e appesantita e dall'espressione sempre triste ma arrabbiata, in pratica mi resi che conto che stavo perdendo tempo quando già il mio essere nascondeva le emozioni vere che provavo alla perfezione.
Arrivato dentro il Bar c'erano Ronald, e Kirk al bancone, mentre Eveline dietro il bancone stava preparando degli hamburger; ovviamente come sempre il resto del locale era sfollato, subito Kirk e Ronald mi accolsero salutando:
"Ronald: Oh guarda c'è Adam"
"Kirk: Ben arrivato Adam!"
"Eveline: ciao Adam"
Subito mi incamminai per sedermi e appena misi la giacca sul divanetto di uno dei tavoli dietro di me che era vuoto insieme al resto del locale, presi una delle seggiole rosse e mi sedetti; Ronald con tono ironico disse:
"Ronald: Allora prof.Adam, com'è stato il primo giorno? i ragazzi ti hanno bombardato di fogliettini di carta appallottolati e aeroplanini?"
Subito prendendo un tovagliolo e pulendo il bancone dallo sporco che si annidava sopra risposi dicendo:
"Adam: intanto mi chiamo prof.Navarro, quale alunno sarebbe così temerario da osare chiamarmi per nome? e comunque fidati che in un giorno ho messo in riga quei ragazzi, mi temono, per lo meno quasi tutti..."
"Eveline: secondo me non ti temono, ti trovano insopportabile, un po' come noi, solo che noi non ti diamo nemmeno affetto"
Io fissai con uno sguardo da arrabbiato Eveline come per darle della stronza e intanto da dietro Ronald e Kirk se la stavano ridendo sottovoce, però come mio solito ero pronto a rispondere a tutte le battute che mi venivano dette
"Adam: Strano che una donna dai modi facili come te possa parlare di affetto; piuttosto dov'è il mio hamburger?" Ronald per la mia prima frase si mise a ridere, come faceva sempre
"Eveline: non lo hai nemmeno ordinato"
Io quasi in preda alla disperazione dissi:
"Adam: per favore Eveline, sai benissimo che è da 4 anni che vengo qui e a pranzo prendo sempre un hamburger e un insalata di contorno"
Eveline sbuffando disse:
"Eveline: d'accordo professore"
Ci fu un attimo di silenzio tra di noi, Kirk stava sorseggiando un tè freddo, mentre Ronald tamburellava con le dita sul tavolo tenendo l'altro braccio appogiato al bancone, mentre per il bar si sentiva il rumore degli hamburger alla piastra quando vengono schiacciati con forza facendo partire pure degli schizzi.
Dopo poco l'hamburger con insalata di contorno fu pronto e finalmente potevo pranzare, dopo poco però Ronald notò che per tutto il tempo il mio sguardo era rimasto intorpidito tra i miei pensieri e così interruppe la mia mangiata chiedendomi una semplice domanda:
"Ronald: sicuro che vada tutto bene Adam?"
Quella domanda mi fece ricordare Demetria e il suo discorso, no non avrei ceduto, e così dopo aver fissato il vuoto aspettando di mandare giù il boccone oltre che aspettare di macchinare una risposta efficace dissi:
"Adam: assolutamente si, va tutto bene, tutto regolare, come ieri e l'altro ieri"
Tornai a mangaire, ma dopo due bocconi Eveline mollò un risolino lieve e disse:
"Eveline: non sono psicologa, ma anche un bifolco capirebbe che stai mentendo, avanti dicci pure cosa non va, sfogati"
Avevo quasi finito di mangiare l'hamburger, diedi un ultimo grande morso per poter scappare via il prima possibile e mentre masticavo presi il sale e l'olio per condire l'insalata, e così una volta mandato giù pure l'ultimo boccone del panino e aver rimesso il sale e l'olio al loro posto dissi:
"Adam: ok è vero ho qualcosa che mi va storto, ma di sicuro non ho voglia di parlarne con voi, ora se non vi dispiace preferisco finire l'insalata che devo tornare a casa per preparare la lezione di domani"
"Eveline: come vuoi tu professore"
Mangiai pure l'insalata di fretta, mentre io mangiavo Ronald Kirk ed Eveline parlavano per i fatti loro, appena finita l'insalata posai 5 euro sul bancone ed Eveline mi diede il resto di 60 centesimi, una volta presi li misi in una tasca a caso dei pantaloni, ripresi la mia giacca da professore e uscii subito seguito dal coretto di "ci vediamo adam" dei compagni di vita del Bar da Rinos.
La strada per arrivare invece a casa mia, era tanto lunga quanto fare quella da scuola al Bar, però per colpa di quella dannata di Railey, mi sembrò tutto ancora più lungo del solito.
Arrivato a casa, però mi sentivo come al riparo, tra il mio squallore, la puzza di vecchio e mal curato che regnava per il mio piccolo squallido bilocale, subito mi distesi nel letto per cercar pace nel dolce sonno, così togliendomi solo le scarpe e la giacca mi buttai sul letto in jeans e camicia, addormentadomi dopo pochissimi minuti.
Mi risvegliai alle 15.30 e subito mi misi ad aprire il libro e a preparare la lezione, il tempo scorreva, ma tra una nozione e l'altra mi stavo annoiando a morte, così mi presi una pausa, mi preparai uno snack con quelle tre cose che c'erano in frigo e mi misi sul divano a guardare qualcosa in TV, peccato che alle 17.15 non c'erano altro che cartoni animati per bambini, stupidissime sitcom per ragazzini e dibattiti inutili di persone inutili su cose inutili, quindi mi arresi e decisi di leggermi un libro.
Subito andai a prendere un libro sulla libreria che era affianco della televisione, una vasta libreria; scelsi un libro vecchio che lessi per le vacanze quando ero in 4^superiore, era un romanzo storico che mi era sempre piacuto, però il destino mi era avverso, infatti il mio momento di pausa e la lettura di alcuni passi di un libro che mi è sempre piacuto, furono bloccati dal bussare della porto dopo neanche due pagine e io subito dissi in maniera scocciata:
"Adam: avanti"
Dalla porta entrò Kirk che con un kit da idraulico mi disse:
"Kirk: sono qui per riparare il tuo bagno"
Con tono molto distaccato e senza nemmeno guardarlo tenendo gli occhi fissi sul libro dissi:
"Adam: non ti ho mai chiamato qua, ora esci, ci vediamo"
Kirk buttando subito giù la sua borsa con l'attrezzatura corse sul divano di fianco a me che ero indiferrente e non me n'ero ancora accorto che era ancora qua, finche non mi accorsi che Kirk mi stava fissando con uno     sguardo quasi da ebete e io dissi:
"Adam: si?"
"Kirk: sono curioso, dimmi cosa ti è successo oggi!"
Io buttando il libro sul tavolo senza guardare dove ero arrivato dissi a Kirk:
"Adam: tutto qui? lo sai benissimo come vanno queste cose Kirk, tu mi chiedi una cosa, io ti dico no, e ti mando all'inferno sbattendoti fuori di casa mia, cavolo Kirk credevo tu capissi"
Così mi alzai e accompagnai fuori dalla porta Kirk che nel mentre continuava a ripetere:
"Kirk: oh eddai Adam, ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, a me puoi dirmele certe cose, eddai Adam"
"Adam: si certo Kirk ti voglio bene anche io, è stato un piacere vivere insieme l'infazia e tutto il resto ma ora fuori"
"Kirk: ok ok ho capito..."
Kirk prese il suo kit da idraulico e se ne usci ripetendo la stessa frase.
Ero libero e tornai a leggere il mio libro, però bastarono solo altri 30 minuti che...
"Eveline: Adam, ci sei?"
Era Eveline che bussava alla porta, subito andai alla porta e dopo averla aperta dissi:
"Adam: cosa c'è Eveline?"
"Eveline: hai un minuto libero o ti disturbo?"
"Adam: la seconda"
"Eveline: simpatico...seriamente dimmi cosa avevi oggi a pranzo?"
Con tono desolato e stressato dissi:
"Adam: Eveline, non ne ho voglia di parlare, sei la meno cretina del bar dovresti capirlo, quindi ora torna a casa tua e fatti una delle tue solite sveltine con un ragazzo adolescente o vecchio o chi altro, oppure entra e fa di me il tuo uomo per un giorno,  ma è meglio se vai"
Eveline con tono quasi di superiorità disse:
"Eveline: preferirei farmi ogni giorno Ronald piuttosto che avere una sveltina con te"
"Adam: wow, anche io pensavo di farlo con Ronald ogni giorno piuttosto che parlare con te..."
"Eveline: stronzo"
"Adam: zoccola che mi fa il caffè..."
Chiusi la porta e tornai alla lettura del libro quando più tardi sentii di nuovo bussare la porta...  
"Ronald: Adam, Adam....professor Adam?...aprimi Adam so che ci sei"
Io ero in preda ad una crisi di nervi e con voce strazziata dissi:
"Adam: Ronald, maledetto vecchio giuro che se bussi ancora una volta farò tutto il possibile affinchè tu non riceva più la pensione"
"Ronald: allora posso entrare o no Adam?"
Mi alzai e andai ad aprire la porta, Ronald entrò e mi ringrazio di cuore
"Adam: a cosa devo tutta questa gioia?"
"Ronald: il fornello di sopra si è rotto, quindi volevo chiederti se potevo cucinare da te stasera"
"Adam: scusa ma hai provato a chiamare Kirk?"
"Ronald: Kirk? mi pare che non poteva"
Disse Ronald con aria molto da bugiardo, nonostante l'età la sua faccia era leggibile come un libro, ma a quanto pare non come il libro che stavo leggendo io che si stava trasformando in un qualcosa che il destino non ti lascia proprio nemmeno quasi guardare!
"Adam: ma scusa, sono le 18.45, mangi a quest'ora tu?"
"Ronald: si, mangio presto perchè vado a letto presto e mi piace fare i lavori a bocca piena"
"Adam: si dice stomaco pieno; comunque che tipo di lavoro?"
"Ronald: non sono affari tuoi"
"Adam: bella risposta, mi dai soddisfazioni vecchiaccio, cucini tu vero?"
"Ronald: volevi cucinare tu?"
Dopo aver detto la frase io e Ronald ci guardammo per qualche secondo finche entrambi non scoppiammo in una sonora risata.
"Adam: avanti fai pure Ronald, non ho prefernze perciò fa quello che vuoi con quello che ho in frigo"
Ronald ancora prima di aprire il frigo disse molto ironicamente
"Ronald: con la roba nel tuo frigo? quindi immagino si mangi tonno in scatola con contorno di birra e maionese?"
Mi ero appena seduto sul divano e avevo ripreso in mano il libro quando con voce abbastanza annoiata dissi:
"Adam: ho fatto la spesa la settimana scorsa, credo"
Aperto il frigo Ronald guardò la misera vastità di cibo e disse:
"Ronald: mmm, qualcosa riesco a cucinare di sicuro".
Non stetti nemmeno a sentire perchè mi ero precipitato di nuovo tra le pagine del libro, se non fosse che alla gente piace rompere e si sentì di nuovo la porta bussare, non chiesi nemmeno chi era aprii la porta e vidi che era Lars e subito senza che io gli chiesi nulla lui cominciò a parlare a vanvera dicendo:
"Lars: b...beh, i..io s..s...sono qua, p...p...beh vedi, ecco, s...sono..."
Io stetti tutto il tempo ad ascoltare ondeggiando ininterrottamente la testa e tenendo una faccia falsamente interessata, fino a quando con furia gli chiusi la porta in faccia senza dire niente.
E tornai dentro a leggere, quando Ronald mi disse:
"Ronald: eheh, sai sei divertente quando ti ci metti Adam, certo che sei cambiato dopo...il brutto fatto"
"Adam: me lo ripeti da quando ho concluso il periodo del...brutto fatto, e fidati che ogni volta che la dici non capisco cosa ci trovi di diverso in me, sono uguale a quando eravamo nella magione Sunflower, l'unica differenza è che io ero giovane e tu...beh tu un po' meno vecchio"
"Ronald: come vuole lei professore"
Dopo pochi minuti furono pronte le bistecche con contorno di carote al vapore e subito ci mettemmo a tavola a mangiare
Eravamo tranquilli a tavola e tra una chiaccherata e l'altra appena finimmo Ronald mi disse:
"Ronald: hey Adam, approposito che avevi a pranzo oggi?"
Subito buttando le posate sul piatto in segno di rassegnazione dissi:
"Adam: oddio non anche te, sapevo che eri qui per chiedermi questa cosa, esattamente come voleva farlo Lars, Kirk ed Eveline, ma Ronald, no non dirò una parola ora torna nel tuo appartamento a far il lavoro della quale non voglio saperne niente"
Ronald ridendo disse:
"Ronald: ok vado, grazie per l'ospitalità"
E mentre usciva gli dissi con voce bassa, quasi sussurrando:
"Ronald: ritienti fortuanto solo che ti abbia aperto la porta vecchiaccio, a domani"
Finalmente ero rimasto solo e in pace, ormai erano le 19.20 e nessuno mi avrebbe più rotto le scatole, difatti la serata si concluse con la fine del 5 capitolo del libro e il tentativo di addormentarmi presto per esser sveglio il giorno dopo, ma nel letto non riuscivo a dormire ripensando proprio a lei, a Railey; forse stavo sbagliando ma il ricordo del...brutto fatto, mi fece capire che invece stavo facendo qualcosa di giusto, anche se il dubbio principale era che forse tutto veniva reso difficile solo dalla mia incapacità nel perdonare, di mille pensieri questo è il più forte e non mi faceva dormire; grazie al cielo però pensare stanca e pure morfeo ci mise la sua mano, così dopo meno di un'ora di giramenti per il letto presi sonno.
Il giorno seguente mi svegliai tardi, così non feci nemmeno in tempo a passare per la colazione dal Bar da Rinos, la gioranta scolastica cominciava con la 2°Ora in 1^E poi avrei avuto la 1^C alla terza ora, e in quel momento appena svegliato erano le 8.30, mi vestii di fretta con gli abiti del giorno prima, diedi una sciacquata al viso, una spazzolata rapida dei denti e una accurata pettinatura ai capelli, scesi in strada con la 24 ore e mi incamminai verso scuola pronto per un nuovo giorno.
Arrivato li, c'erano solo bidelli per i corridoi in quanto mancavano 5 minuti al cambio d'ora e tutti erano, grazie al cielo, nelle loro classi.
Io passai per l'aula insegnanti per appoggiare nel mio armadietto un paio di cose e subito mi diressi con il libro di testo sottomano davanti alla 1^E, per mia fortuna, dovetti aspettare meno di un minuto prima che suonasse la campanella e tra me e me dissi:
"Adam: bene ora torniamo a torturare gli asini e incentivare i leoni"
La porta si apri subito e io entrai dicendo un sarcastico e ben scandito:
"Adam: Buon-gior-no!"
Credetemi che quando tutto sembra regolare, ecco che arriva il fulmine a ciel sereno, mi girai verso la prof e vidi che era proprio chi non volevo incontrare, Railey.
Subito lanciai la 24 ore a terra e cercando di nascondere il mio volto triste dissi con tono sarcastico e arrabbiato tutto fuorchè quello che Railey voleva sentirsi dire:
"Adam: Professoressa Acrington, potrebbe uscire dall'aula, sa minimamente cosa sia un cambio d'ora? no, non provi a dirmi niente, esca e basta su, vada"
Railey uscì senza dirmi niente, abbracciava i libri ed era diventata rossa in volto, la guardai andarsene e ora era di spalle, ero salvo dal suo sguardo, ma potei benissimo vedere che mentre era girata le scendeva una lacrima dagli occhi, non la vedevo in volto ma da dietro i suoi lunghi e mossi capelli arancioni, vedevo e capivo tutto, anche se avrei preferito non capire e non soffrire nemmeno io per lei, eravamo due anime con lo stesso desiderio ma diversa voglia di realizzazione di quel desiderio.
  
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