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Autore: Faddo    27/05/2011    4 recensioni
"La Vita Secondo Navarro Adam" una storia che racconta semplicemente la storia di un "vecchio" 40enne, dei suoi amici e di molte altre cose che non dirò qui.
Questo libro ha una morale? Si, non vivete come lui, credetemi non è bello.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: L'INIZIO DELLA NUOVA VITA DELLO SCORBUTICO ADAM
Una giornata comune, questo lo era per molti, di sicuro non per me, laureato in psicolgia con il massimo dei voti ho passato anni a cercare un lavoro in un ospedale, cosa che non sono mai riuscito a fare, ho lavorato alle scuole elementari come psicologo scolastico, praticamente inutile il mio ruolo intervenivo in pochissimi casi, ma ricevevo comunque un buono stipendio, neanche male direte, ma alla fine il destino ha deciso di darmi un occasione nuova, ed ecco che oggi 12 settembre 2010 per me sarebbe stato il primo giorno come insegnante di psicologia nel liceo scientifico Alfieri, avevano da poco aperto l'indirizzo psico socio pedagogico e cercavano chiaramente degli insegnanti, fatto sta che ho avuto la fortuna di passare tra i primi candidati dopo il concorso.
Riguardo me, il mio nome è Adam Navarro, ho 40 anni, sono alto 1.81, di stazza robusta, non mi definirei grasso o magro, sono qualcosa di indefinibile, capelli marroni abbastanza lunghi, insieme ad una barba e dei baffi non troppo folti, occhi marroni e un espressione sempre tra il serio, triste e l'arrabbiato, ho una voce profonda, ma non troppo.
Sentimentalmente la mia vita fa schifo, non ho mai avuto una ragazza al di fuori di una ragazza quando ero giovane, si chiamava Railey, era davvero bella, ma dopo il...brutto fatto, non la ho più sentita.
Vivo a Selice in uno squallido bilocale in centro, un conodminio pieno di gente fuori dal comune, prima abitavo in un monolocale ma dopo quel...brutto fatto, ho passato tanto tempo via da Selice, ci ero tornato da 15 anni e non è cambiato assolutamente niente da quella volta, è sempre la solita città tra il vuoto e l'affollato.
Mi definiscono come un misantropo, un falso solitario, la verità è che mi piace davvero la solitudine, ma ho molte cose che rimpiango perchè non ho.
Caratterialmente oltre la misantropia, sono un tipo abbastanza scorbutico, critcone, sarcastico, odioso, e bastardo, ma tutto è dovuto fidatevi, inoltre mi piace molto l'ironia e odio chi è ripetitivo nei miei confronti, detto questo ritorniamo a quella giornata del 12 settembre.
La mattina mi alzai tra il fetore di quelle lenzuola che non cambiavo da 2 mesi, sceso dal letto con il piede spostai dei vestiti sparsi per la stanza alla ricerca di una camicia che potevo definire come pulita, ma mi scorraggiai presto e ne dovetti prendere una nuova dall'armadio, insieme alla giacca marrone con le toppe ai gomiti, tipico da insegnante universitario che mi ero preso 3 giorni fa in occasione del mio nuovo posto.
Appena vestito mi diressi in cucina dove presi solamente un bicchiere d'acqua in quanto non avevo mai niente da mangiare in frigo o in dispensa, solo in rari casi, non pranzavo molto spesso a casa e se lo facevo prendevo da mangiare dal take away dietro l'angolo, si trattava di un ristorante indiano, mi piaceva la cucina indiana, sopratutto il pollo al cherry, invece la colazione e il pranzo la facevo altrove, precisamente dove mi stavo dirigendo ora.
Dopo aver preso la mia 24 ore nuova, come la giacca, e con dentro, fascicoli e il libro di testo per insegnare mi diressi al Bar da Rinos, un luogo squallido frequentato da poco gente, ma ci andavo li perchè sono abitudinario, il cibo non costava molto, era a metà precisa tra la scuola e casa mia, conoscevo gente del Bar, ed era poco affollato.
Sceso per strada notai come nonostante fosse Settembre il caldo era tipico di una dannata giornata estiva, indossavo tutti abiti decisamente non estivi, compresi i miei vecchi Blue Jeans e le mie scarpe da ginnastica, so cosa pensate, giacca da professore, jeans da giovani e scarpe da ginnastica, dove sta il senso? vi dirò che mi piace l'abbinamento che somiglia vagamente ad un giovane vecchio.
Arrivato all Bar da Rinos, subito fui accolto dai soliti 3 clienti.
"Lars: h..heilà Adam"
"Kirk: Oh, ma chi è arrivato!"
"Demetria: buongiorno Adam"
"Ronald: giovinastro!"
Lars era un disoccupato 25enne che viveva 2 piani sopra di me insieme alla madre, era biondo alto 1.85, occhi azzurri, capigliatura sempre in ordine e un fisico mingherlino con una voce davvero bassa e tra l'acuto e il grave.
Caratterialmente era timido e riservato, spesso balbettava o si dimenticava parole, spesso molto insicuro specialmente quando ordina nei bar o nei ristoranti la pietanza o la bevanda.
Kirk è un mio amico da molto tempo, suonava la chitarra con me quando eravamo giovani, lui è il custode del condominio, ripara: tubature, doccie, caldaie ecc... fisicamente è alto 1.75, capelli neri con i boccoli lunghi fino alle spalle, un naso molto a triangolo una voce da ragazzo nonostante i suoi 38 anni, anche lui mingherlino come Lars.
Caratterialmente è un tipo che vive la vita in maniera serena nonstante lo squallido lavoro che si ritrova a fare, è circondato da una serie di eventi fortunati che si contrappongono ad altrettante serie di eventi sfortunati, inoltre è immune ai miei tentativi di offesa in quanto mi conosce meglio degli altri e sa che fino a un certo punto scherzo, lui è uno dei pochi che sa qual'è il punto preciso tra lo scherzo e la serietà
Demetria invece è una ragazza in carriera, una giovane 32enne che lavora in banca come segretaria, lei abita affianco alla mia porta, alla destra, fisicamente è alta 1.69 capelli marroni lunghi, tenuti separate a meta precisa sulla riga della testa, uno sguardo sempre tra l'acceso e l'ancor più acceso, e un fisico davvero da donna attraente, anche se denota forme piccole in punti caldi.
Caratterialemente è una donna alla quale piaccerebbe trovare una relazione seria, ma che non riesce a trovare in quanto nessun uomo sopporta il suo fare da perfettina nei rapporti, però per il resto è solare, allegra e ottimsita in molte cose, peccato pecchi nel realismo e nella razionalità
Ronald invece è un vecchiaccio che abitava con me nella vecchia casa-magione dove eravamo aggregati su due piani con 4 stanze monolocale ciascuna che erano chiaramente i nostri appartamenti in affitto e lui è uno dei pochi vecchi abitanti che ho reincontrato dopo il...brutto fatto, fisicametne è un vecchiaccio qualunque, capelli bianchi con il riporto, una pancia da vino, una postura molto gobba, se non sbaglio ha 73 anni, ma si sente vivo come se ne avesso 20 appena compiuti.
Caratterialmente è uno che cerca la neutralità in molte cose, però è vero che è uno saggio che sa sempre cosa dire se c'è da dire qualcosa e ogni volta che apre bocca dice qualcosa di mirato, per il resto è come altri vecchi un totale demente.
entrato nel locale chiusi la porta e dissi un monotono e annoiato:
"Adam: Salve gentaglia"
Subito mi sedetti su una sedia del bancone, l'unica altra libera che era rimasta, ce n'erano 6 ma tanto al massimo ne venivano occupate 4 da noi; appena mi sedetti vidi un giornale, sembrava quello di oggi così lo presi e mi misi a leggerlo, intanto Kirk si mise a continuare a raccontare la storia che stava raccontando:
"Kirk: e insomma, vi dico che era vero, dentro le tubature della signorina Ford ho trovato questo bracciale, non so come ci sia finito, vi assicuro che era sporchissimo con ben pochi altri gioielli abbandonati si possono trovare, ma con una bella pulizia è tornato ottimale e pronto per esser venduto a qualche bifolco" Kirk mostrando il bracciale di nuovo agli altri, la quale loro reazione fu un grande interesse, Kirk si rivolse verso di me e mi disse:
"Kirk: hey, Adam, non la trovi una botta di fortuna la mia?"
Ma io non stavo nemmeno ascoltando ciò che diceva e dissi solo:
"Adam: ah cazzo, il giornale è del 10, fanculo, hey dov'è Eveline voglio il mio caffè"
Demetria subito voltandosi verso di me mettendo giù il croassaint che stava mangiando disse:
"Demetria: è dietro la cucina, ha detto che vuole cominciare a fare le pulizie di primavera"
Con una risatina corta che si spense in un attimo dissi:
"Adam: ah! pulizie di primavera a Settembre, quella è fuori"
Kirk riprese con violenza la sua domanda e disse
"Kirk: hey Adam, mi vuoi rispondere si o no? cosa ne pensi?"
Guaradando quel bracciale la mia reazione più spontanea fu:
"Adam: oh bello...a chi l'hai rubato?"
"Kirk: davvero spiritoso, io ora devo andare, la doccia del signor Harris non funziona di nuovo, a dopo"
Gli altri salutarono Kirk, mentre io cercavo qualcosa di interessante nel quotidiano di due giorni fa, anche un necrologio di uno che mi stava sulle palle mi andava bene, ma niente di niente, così dopo essermi arreso arrotolai il giornale e lo lanciai su uno dei tavoli vuoti che era dietro di me, in tutta risposta Lars fu il primo a dirmi
"Lars: n...n...nervoso eh?"
"Adam: ecco a voi Lars lauerato con 110 e lode in ovvietà"
"Demetria: eddai Adam, smettila di accanirti sempre così contro Lars"
Con occhi di rimando verso il cielo dissi:
"Adam: si sono nervoso ok? oggi comincia la mia prima giornata come insegnante all'Alfieri"
Demteria guardandomi storto disse:
"Demetria: cosa? insegnerai la, allora facciamo la strada insieme no? la banca dove lavoro io è la vicino"
Molto tranquillo e in maniera liscia e sicura dissi:
"Adam: cosa? io e te fare la strada insieme, preferisco un ondata di tifo in piena estate, grazie lo stesso, ma dove cavolo è Eveline!?"
Subito misi un braccio sul bancone e sporsi la testa oltre il bancone e urlai
"Adam: Eveline! ho bisogno del caffè!"
Una voce dalla cucina urlò:
"Eveline: la cucina è chiusa per stamattina Adam va da un'altra parte"
Eveline era la propietaria del locale, era una giovane 33enne dai capelli ricci color nero, due occhi verdi non molti grandi e belli, un fisico ne sensuale ne da bruttona, di contro le piaceva vestirsi in modo provocante, la sua voce era abbastanza simile a quella dei telfoni erotici.
Carterialmente era una persona che non esprimeva molto le sue emozioni attraverso la faccia, aveva spesso la stessa espressione da...morta direi, le piacciono molto le relazioni mordi e fuggi fermandosi sempre al sesso, le piace stare sempre con una sigaretta in bocca anche se non è accesa le piace tenerla e quando ha voglia di fumarla, sta pochi secondi ad accenderla; ah si piccola parentesi lei è la figlia del vecchio propietario che è morto, ha eriditato il locale dopo la sua morte, ma la clientela che gira non è molta però riesce comunque a mantenersi nonostante i pochi introiti.
Mi misi di nuovo composto e subito girai lo sgabello girevole verso la porta e scesi dicendo:
"Adam: bene, la giornata comincia nel migliore dei modi"
Presi la 24 ore e mentre mi incamminavo fuori Ronald mi disse:
"Ronald: vai pure verso la scuola, sta attento ai giovani, io li conosco bene, non è vero Adam?"
Ronald si esprimè con una finale risatina di compiacimento e io uscendo dissi mentre cercavo un cigarilos nella taschina del giubboto
"Adam: sei il solito vecchio bastardo Ronald, ci vediamo a pranzo"
Uscendo il coretto dei rimasugli della feccia mi disse solo un ciao quasi sarcastico
Appena uscito mi accesi un cigarillos con un fiammifero, ultimamente mi piacevano i "che" una marca che un mio amico mi ha consigliato per anni ma che non avevo mai preso prima di 2 mesi fa.
La strada per la scuola non era molto lunga dal bar e arrivato davanti alla scuola feci giusto in tempo a finire il cigarillos, che buttai  di seguito per terra.
La scuola Alfieri era un blocco grigio con un piccolo spazio o per meglio dire giardinetto con dei tavolini per poter star fuori durante la ricreazione, dentro è come molte altre scuole, su due piani, puzzolente di prodotti chimici e flatulenze degli ormoni giovanili, piena di fogli attaccati nei muri a destra e a sinitra e infine corridoi lunghi pieni di porte, e ogni tanto piccoli atri con delle macchinette.
Entrato dentro la prima cosa che feci fu chiedere ad uno dei bideli una piantina della scuola.
Sapevo già quali prime dovevo addesstrare quest'anno, e mi era capitata solo due classe per mia fortuna, la 1^E e la 1^C.
Guardando nella piantina notai che la classe era al piano terra, il che mi rendeva felice in quanto avrei evitato la coda di alunni per le scale.
Decisi di andare in classe ma prima mi fermai ad una macchinetta per il caffè, per godermi un sano caffè lungo, il fatto che sia sano o meno è realitvo.
Suonò la prima ora e dovetti recarmi nella prima classe della giornata, la 1^E.
Come entrai in classe lo scenario che mi si presentò fu di una classe con gentaglia seduta sopra i banchi, chi invece in piedi chi invece al proprio posto che chiaccherava a vanvera per fare conoscienza.
Appena videro entrare in classe una figura come me ci fu il silenzio più totale, la situazione era imbarazzante sia per me che per loro, così dopo aver dato un colpo di tosse, poggiai la 24 ore per terra e mi sedetti sulla sedia, dietro la cattedra e decisi di presentarmi.
"Adam: salve il mio nome è Navarro Adam, guai a voi a chi mi chiama per nome prima che glielo consenta esplicitamente, sono il vostro insegnante di psicologia per quest'anno, per il prossimo si vedrà in quanto di questi tempi nulla è sicuro, ma intanto il vantaggio è che io sarò quello che vi rompera le balle e mi daranno pure soldi per farlo, non lo trovate figo? no chiaramente, scherzi a parte, siccome è la prima ora, non ci conosciamo e ne io ne voi abbiamo voglia di far qualcosa direi che possiamo cominciare con un giro di presentazioni rapidi, comincia pure te ragazzina in prima fila"
Una ragazza si alzò e cominciò a presentarsi e una dietro l'altra si presentò, e man man che loro parlavano io mi annotavo i loro nomi su un block notes; la classe contava 19 alunni di cui 13 femmine e 6 maschi.
Finito il giro di presentazioni, stavo per dire qualcosa, quando entrò una bidella a dare l'orario provvisorio, e la sfortuna volle che il giorno dopo c'ero io alla 2^ora.
Appena la bidella uscì io mettendomi le mani tra i capelli dissi:
"Adam: oh no ho ancora voi pure domani, comunque, già dalle vostre facce, dalla vostra postura e da come vi siete espressi nella presentazione mi son fatto una idea generale su di voi e se devo esser sincero, molti di voi non me la sento di chiamarvi per nome in quanto vi considero solo delle amebe in fase primordiale, ma tranquilli il mio scopo è pure quello di farvi crescere, perciò a molti voi non vi chiamerò ancora per nome ma userò dei soprannomi e nei prossimi 10 minuti mi impegnerò per trovare dei soprannomi carini"
Subito il mio sguardo si rivolto verso qualche vittima, c'era chi era impaurito chi se ne fregava altamente, e chi invece era attento ma non esprimeva un filo di emozione, i miei soggetti preferiti erano quelli che non si facevano toccare dalle mie angherie, perciò subito me la presi con i cagasotto risparmiando gli altri
"Adam: vediamo, a te, ragazzo in prima fila ti chiamerò, testa a spillo, ti piace? no ovvio ma tanto fino a quando non mi dimostrerai di meritarti un nome ti chiamerò testa a spillo, te invece ragazza in ultima fila ti chiamerò influenza stagionale, questo per la tua intensità vocale simile a quella di un germe e sinceramente non ho ancora sentito i germi parlare, invece te la infond..."
Subito una ragazza mi interruppe e disse:
"Ragazza: lei è un despota!"
Io mi girai verso di lei e dissi:
"Adam: vediamo, il tuo nome è Carlotta eh? bene Carlotta te hai vinto il tuo nome originale, brava Carlotta"
La ragazza che si era alzata in piedi rimase confusa e disse:
"Carlotta: questo su che base?"
"Adam: hai grinta, mi piace questo"
La campanella della prima ora suonò e io dovetti uscire dicendo solo
"Adam: bene cari alunni, spero che la lezione di oggi sia stata interessante, ahahah, ma non prendiamoci in giro, ci vediamo domani alla 2°ora, portate il libro che cominciamo a spiegare qualcosa, a domani gentaglia"
Usci dalla stanza con la mia 24 ore, avevo il resto della giornata libera, ma stetti in aula insegnanti a prepare le argomentazioni per il giorno dopo, il tempo passava, sentivo campanelle a destra e manca che suonavano fino ad arrivare alla terza campanella che di solito nel primo giorno di scuola è pure l'ultima.
In quel momento tutti i ragazzi uscirono, ma io dovevo ancora finire due robe così andai alle machinette a prendermi una bottiglia d'acqua quando non trovavo la monetina rimasta da quando mi ero preso il caffè e tra un cerca e cerca nelle tasche accadde che la moneta mi cadde dalla tasca; subito mi chinai per riprenderla quando un'altra mano la prese prima di me.
Una votla rialzato non guardai nemmeno in volto guardai le mani e dissi:
"Adam: hey è la mia moneta, da qua"
Le sfilai la moneta di mano, e la misi nella macchinetta per prendere la bottiglia d'acqua quando ad un certo punto, la persona che mi raccolse la moneta buttò a terra i libri che teneva sottobraccio e mi abbracciò da dietro dicendo
"???: Adam, oddio non credo che sia tu! oddio, Adam!"
In un primo momento la respinsi dalla paura e stavo per urlare "cosa credi di fare?" però quella voce simile al rumore delle rondini a primavera mi ricordava solo una persona, così una volta liberato dall'abbraccio, mi girai e guardai in volto quella persona e la riconobbi era lei, era proprio lei, esclamai solo:
"Adam: R...Railey?"

  
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