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Autore: HamletRedDiablo    30/05/2011    2 recensioni
Un corvo non dimentica... e neppure un assassino.
[Il rumore delle illusioni che se ne vanno è il più distruttivo del mondo.
La pistola fremette al suo fianco.
La vendetta avrebbe posto fine a quel trambusto.]
(scritta per la community 50 drabble)
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Bloody Waltz'
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Trentanovesima Piuma – “Non farlo!” (Memories)

Il legno della porta si sentì trasparente come vetro di fronte a quegli occhi sanguigni che lo scrutavano senza pietà, quasi riuscissero realmente a vedere attraverso di esso.

L’assassino si riappropriò dei vestiti senza proferire parola.

Il suo silenzio poteva essere paragonato a quello dei fedeli durante una funzione particolarmente significativa. Ma, visto l’individuo, era più corretto assimilare il suo mutismo a quello dell’inverno che, senza emettere il minimo suono, avvolge i malcapitati nel suo manto di gelo fino ad assiderarli.

L’uomo d’ombra mosse pochi passi verso di lei.

“Non farlo!”, avrebbe voluto gridargli la porta quando la sua mano cadaverica si posò sulla maniglia.

Ma l’assassino proseguì imperterrito.

Sapeva vivere nel silenzio, ma ancora non aveva imparato ad ascoltarlo.

[120 parole]

 

Quarantesima Piuma – Nuvole (Memories)

Se fosse nato in quel momento, non avrebbe mai capito cosa significasse la parola “cielo azzurro”: la sfera celeste, quel giorno, era affollata di cirri plumbei, talmente fitti da accavallarsi tra di loro ringhiando tuoni.

Ma le nuvole non cedevano nemmeno una lacrima di cielo al mondo sottostante: stavano lassù, gravide di temporale, senza concedere neppure un misero assaggio del frutto del loro ventre caliginoso.

Si ammassavano rombando, lasciando solo il desiderio della pioggia.

 

I tuoi occhi sono pieni di nuvole, vero?

Asciutti, ma pregni di pianto.

Che non verrà sfogato.

Perché tu non hai mai imparato

come si fa a piangere, Corvetto.

 

Il mondo era troppo grigio, quel giorno.

Gli mancava un tocco di colore.

Un tocco di rosso.

[120 parole]

 

Quarantunesima Piuma – Brivido (Memories)

Un brivido gli aveva azzannato il midollo spinale quando quell’irruente ragazzo aveva aperto la porta della sua prigione.

La libertà non era una culla calda e rassicurante, come la maggior parte della gente pensava: era gelida, era crudele e spietata, era responsabilità delle proprie azioni e l’obbligo di sopportarne le conseguenze senza potersi difendere dietro ad ordini impartiti.

Per questo aveva cercato immediatamente di richiudersi dentro: l’oscurità gli era sempre stata amica, e nel suo abbraccio poteva sopravvivere. La luce, invece, lo avrebbe ucciso.

Ma il Rubino non si era scoraggiato, e aveva continuato a violare la sua cella, assediandolo con promesse di ineffabili paradisi che avrebbero condiviso insieme.

 

Un nuovo brivido artico gli scosse la colonna vertebrale quando entrò nel bagno.

Rosso.

Troppo rosso.

Richiuse la porta, nauseato, ed uscì in fretta dall’appartamento.

Le nuvole sembravano deriderlo con i loro tuoni, e si divertivano malevole a soffiargli addosso gli zefiri più freddi.

Ma il Corvo quasi non li sentì.

Il gelo che gli abbrancava le viscere non era certo quello creato da degli agenti atmosferici capricciosi.

Era il tremito ghiacciato che scuoteva fino alle ossa chi era riuscito ad uscire dalla prigione.

Era il ghiaccio di chi era uscito, e aveva scoperto che non c’era più nessuno a tenergli aperta la porta.

 

Solitudine.

L’unica cosa più fredda della libertà.

[220 parole]

 

Quarantaduesima Piuma – Serenità (Present)

Aveva tolto il silenziatore di proposito: voleva che l’intera Gilda diventasse la cassa di risonanza dello sparo che avrebbe ucciso il Patriarca.

Un direttore d’orchestra sa che, tra un brano e l’altro, va fatto scorrere un breve respiro di silenzio, in cui il pubblico può assaporare le ultime note della prima sinfonia per poi essere avvolto dagli effluvi musicali della seconda. Allo stesso modo, il Corvo attese qualche istante prima di far deflagrare il colpo successivo.

Lo sparò verso il soffitto, poiché il primo aveva già raggiunto il suo scopo: il Patriarca giaceva riverso nel suo stesso sangue, ucciso con un unico proiettile dal più abile dei suoi figli.

Il secondo fu solo per richiamare ulteriormente l’attenzione.

Si appoggiò con la schiena alla parete, quieto, respirando l’aria immobile dal sentore mortifero.

Aveva ammazzato chi gli aveva ordinato di eliminare il suo personale astro cremisi.

Sentiva che, in qualche modo, un capitolo della sua tetra esistenza si era finalmente concluso.

E lì, circondato dall’odore rugginoso del sangue e dalle urla scoordinate degli assassini che accorrevano dal loro capo, percepì la vecchia serenità riprendere possesso nel suo animo stravolto.

Un’emozione senza emozioni, una sospensione della sofferenza.

Era tornato alla sua distaccata apatia.

 

[200 parole]

 

Quarantatreesima Piuma – Sempre (Present)

Non rispose neppure alle domande che gli vennero rivolte dai suoi sciocchi colleghi: il Patriarca giaceva a terra con un buco in fronte, e lui aveva ancora la polvere da sparo sulle dita.

Se non erano in grado di ricostruire gli eventi, allora non erano degni del loro titolo di sicari.

-D’ora in poi sarai sempre perseguitato dalla Gilda come traditore.-

La condanna venne emessa poco prima che lui varcasse la soglia dell’ufficio.

-Non ci sarà più un angolo sicuro per te.-

I presenti concordarono all’unisono che la cosa più terrificante di quella giornata non fu trovare il Patriarca morto; fu l’inferno dispiegato nel ghigno del Corvo ad agghiacciarli fino alla tomba.

-Cercate di non inciampare nel mio angolo, signori, se avete cara la vita.-

 

[125 parole]

 

Quarantaquattresima Piuma – Amicizia (Present)

-Un misero buco in fronte?-

Il disappunto del becchino rese la sua pelle ancora più grigia del solito.

-Avresti potuto sminuzzarlo, almeno un po’… Non capita tutti i giorni di seppellire un Patriarca.-

-Desolato. Ti recapiterò il prossimo cadavere per posta, un pezzo alla volta.- replicò il Corvo, finendo di lucidare la pistola.

-Oh, potresti portarmelo di persona, così ci divertiremo insieme a ricostruirlo.- latrò Undetaker, insozzando le parole con la sua immancabile risata gutturale. –Sai che non ti consegnerei mai alla Gilda.-

In tutti quegli anni, la figura più simile ad un amico che aveva avuto era stata la carcassa deambulante che in quel momento si stava schiantando dal ridere sul bancone.

L’unico che avesse mai decifrato i suoi silenzi, e che avesse avuto la cortesia di non condividere con il mondo quanto scoperto.

Chi era abituato ad ascoltare le storie dei cadaveri, riusciva a comprendere anche quelle di chi era morto in vita.

-Lo cercherai?-

La domanda gracchiata dell’uomo non lo sorprese troppo: Undertaker era incredibilmente sagace, dietro la sua maschera di bonaria idiozia.

-Cosa ti fa essere così sicuro che sia vivo?-

-Il bagno era coperto di sangue. Ma il corpo non c’era.- il tamburo della pistola venne rimesso a posto con uno scatto. –Quello stupido non sa neppure morire.-

-E tu glielo insegnerai?-

Undertaker non ebbe il lusso di sentire la risposta.

-Arrivederci, becchino.- lo salutò lapidario il Corvo.

Ma la intuì comunque.

Gli insegnerò a vivere come chi è morto.

 

[245 parole]

 

Quarantacinquesima Piuma – Mai (Present)

Era la prima volta che avvertiva l’asprezza della solitudine.

Fino a quel momento era sempre stato solo, ma si sentiva completo, come una perfetta macchina autonoma ed autosufficiente.

Ora sentiva che, da qualche parte, un ingranaggio non funzionava a dovere, ed arrestava tutto il sistema.

Era il vuoto di un caminetto spento in cui resta solo la cenere, un’assenza triste poiché porta con sé il ricordo di quanto era stato. L’insoddisfazione di chi, dopo aver assaggiato una pietanza particolarmente prelibata, sente il palato arido e sabbioso a contatto con ogni altro cibo.

Era tutta colpa di quello stupido.

Lo avrebbe trovato, e lo avrebbe costretto a pagare per le sue sciocchezze.

Non gli avrebbe mai più permesso di andarsene.

Mai.

[120 parole]

 

Quarantaseiesima Piuma – Tristezza (Present)

-Che ti prende, Undertaker?-

-Sei triste?-

-È perché il Corvo se ne è andato?-

Le marionette gli strattonavano le maniche, gli smuovevano il cilindro, gli tiravano i capelli; altre, rinunciatarie, si divertivano a dondolarsi usando le ciocche argentee come liane.

-Apprezzo i vostri sforzi, ma d’ora in avanti sarà una vera noia, senza il Corvo.- sospirò mortuario, accasciandosi ancora di più sul bancone.

-Potresti sempre seguirlo.- suggerì una bambola, sollevando un drappo di capelli per parlare nel suo orecchio. –Così non saresti più triste.-

-Geniale!- trionfò il becchino, alzandosi così di scatto che tutti i fantocci vennero lanciati a pioggia per l’ufficio, e si rialzarono in un brontolio di proteste.

-Coraggio, miei cari, dobbiamo partire.- li esortò Undertaker, dopo aver aperto una valigia in cui le marionette cominciarono a sciamare.

-Oh, sarà così divertente!- trillò, radunando le sue cose con l’entusiasmo di una sposina che compila la lista di nozze. –E mi garantirò l’esclusiva del loro servizio funebre!-

Quel giorno, la Gilda udì la risata del becchino per l’ultima volta.

[170 parole]

 

Quarantasettesima Piuma – “Sì” (Present)

I capelli nascosti dal cappuccio dell’impermeabile che lo schermava dalla pioggia battente, gli occhi mascherati dietro delle finte lenti da vista.

Chissà quanto ci avrebbe messo il Corvo a smascherare il suo trucco e a trovarlo.

Grell era morto. Definitivamente.

Si sarebbe accontentato di quello che avrebbe trovato alla fine della sua ricerca?

Scrollò le spalle ed entrò nel condominio salutando cortesemente la portinaia, una simpatica signora grassoccia dal sorriso sempre pronto.

Ma se, il giorno in cui si sarebbero trovati uno di fronte all’altro, il Corvo lo avesse accettato…

Allora si sarebbe tuffato tra le sue braccia, e gli avrebbe detto mille volte “sì”.

Per ora, poteva solo pazientare.

[110  parole]

 

Quarantottesima Piuma – Cielo (Present)

Il sole era tramontato e risorto parecchie volte da quando il Corvo aveva abbandonato la Gilda.

Si era liberato della sua corte di nuvole e aveva preferito la compagnia delle simpatiche brezze marzoline.

Ora rifulgeva al centro del cielo, sgombrandolo da ogni nuvola. L’aria era tiepida e piacevole, corollario immancabile di un pomeriggio primaverile.

Era una bellissima giornata.

Ma era scialba.

Il cielo era molto più bello al tramonto, quando era rosso come i rubini.

E come il sangue.

Nel sangue si sarebbero incontrati di nuovo.

Ti aspetterò cercandoti.

E io ti cercherò aspettandoti.

Ci incontreremo al centro.

Come sempre.

 

[100 parole]

 

Ultime Piume – “Sayōnara”

Quella città era tremendamente insulsa, in confronto al covo degli omicidi.

Ma doveva restare.

Stava affrontando enormi sacrifici per rimanere in quel posto: tratteneva ogni gridolino festante nel vedere dei cadaveri mutilati, e obbligava se stesso ad organizzare funerali in grande stile anche per morti totalmente anonimi che, dal suo punto di vista, non meritavano più di un buco nel terreno in cui marcire.

In un certo senso aveva nostalgia della Gilda e dei corpi sfigurati che rendevano così interessante il suo lavoro: la creatività degli assassini nell’aprire quei solchi che lui si divertiva così tanto a ricucire era impagabile.

Ma ogni privazione spariva di fronte al sublime motivo per cui si trovava in quella città: lì, in un tempo ancora sconosciuto, il Corvo e il Rubino si sarebbero incontrati di nuovo.

La sua risata metallica distrasse per un attimo le marionette dal loro lavoro di rifinitura delle bare.

-Che succede?- chiese quella che stava scartavetrando il legno.

-Perché ridi?- volle sapere la bambola impegnata con l’imbottitura del feretro.

-Stavo pensando allo spettacolo che siamo venuti ad assistere…-

Poggiò l’unghia nera in orizzontale sul labbro esangue, mormorando:

-Dobbiamo preparare un ricevimento adeguato… Le loro bare saranno il mio capolavoro!-

E il becchino rise, tornando al suo macabro mestiere.

Anche lui stava aspettando.

 

***

 

-Nome?-

L’uomo, troppo concentrato a fissare le porte della città, impiegò qualche secondo per rispondere.

Non smise di fissare il portone con cipiglio burbero nemmeno quando proferì, sistemandosi gli occhiali sul naso:

-William. William T.Spears.-

 

[250 parole]

 

 

 

 

 

Non posso crederci.

È finita. Questa long è davvero finita!

Cioè, “finita” è una parola grossa visto che il finale è piuttosto… aperto, diciamo xD.

Proprio per questo ho deciso di fare un sequel ^^ (e, se il tempo e l’ispirazione mi assistono, magari anche un prequel in cui spiegare come, esattamente Grell si è innamorato di Sebastian e tutti quei retroscena che, per forza di cose, sono rimasti fuori dalla narrazione vera e propria).

Non so quando, ma ci sarà un seguito a questa follia, per chiunque avrà la voglia e il coraggio di seguirmi xD. 

Ancora una volta grazie a IfHeavenFallsApart, Aphrodite, KikiWhiteFly e Shnusschen: non avete idea di quanto le vostre recensioni mi abbiano resa felice. Grazie infinite<3

Ah, potrete notare che il conto delle drabble non è cinquanta… non chiedetemi perché, ho controllato e ricontrollato e la tabella risulta comunque completa… probabilmente ho messo più piume insieme conteggiandole come una unica. Per rimediare alla mia svista (ulteriore prova che ho fatto bene a scegliere una facoltà che nulla ha a che fare con la matematica xD) ho aggiunto una piccola ending, “Sayōnara” appunto. Spero apprezzerete ^^.

Che altro dire…

Lieta di essere arrivata in fondo a questa avventura assieme a voi<3

Alla prossima, ladies.

Red.

   
 
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