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Autore: FlyChick    30/05/2011    1 recensioni
Carnilië voltò l’angolo.
Sentì qualcosa. Uno spostamento d’aria. Si fermò un istante ma senza voltarsi, dopodiché proseguì imperterrita.
Lo sentì di nuovo ma continuò a camminare con lo stesso ritmo. Ad un tratto sentì qualcuno alle spalle, ma non fece in tempo a voltarsi che questo l’aveva già messa con la schiena al muro puntandole alla gola...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carnilie

Ciao a tutti! :) Allora... 
Questa è una fanfiction originale anche se un personaggio è ispirato (anzi, forse è proprio preso anima e corpo) a quello di un libro,
“Le guerre del mondo emerso” di Licia Troisi… 
(capirete quale anche se, in effetti, di lui voglio che consideriate soltanto la personalità e l’aspetto fisico descritti nel libro, non il contesto in cui si inseriva essendo una ff originale).
Per quanto riguarda i nomi sono quasi tutti in Quenya, la lingua elfica de “Il signore degli anelli” e alla fine della ff ho messo la relativa traduzione.
Spero che vi piaccia, è una one-shot,
avrei in mente un seguito e diversi flashback ma se continuo a scrivere poi si toglie quel non so che di mistero che a me piace molto nelle ff da un capitolo,
perché ti lasciano libero/a di fantasticare sul prima e sul dopo, quindi la lascerò così.
Rating giallo, non ho scritto niente di che, si può leggere tranquillamente.
Vi lascio alla storia. Besos.
Poi ditemi cosa ne pensate mi raccomando!
Baci, Flychick


Carnilië

Carnilië voltò l’angolo.

Il vestito fluente ed il corsetto ad evidenziare le sue linee femminili. I capelli color ebano raccolti e le scarpette a scandire il rumore della sua camminata. Gli abiti della sua padrona in mano, mentre si dirigeva verso le sue stanze per metterli in ordine.
Sentì qualcosa. Uno spostamento d’aria. Si fermò un istante ma senza voltarsi, dopodiché proseguì imperterrita.
Lo sentì di nuovo ma continuò a camminare con lo stesso ritmo. Ad un tratto sentì qualcuno alle spalle, ma non fece in tempo a voltarsi che questo l’aveva già messa con la schiena al muro puntandole alla gola. Era un uomo completamente vestito di nero, incappucciato e che portava una maschera nera sugli occhi, anche se Carnilië non riusciva a vederglieli dato che l’ombra del pesante mantello gli copriva quasi tutto il volto lasciando intravedere soltanto delle labbra carnose e un mento a cui la ricrescita della barba scura dava ancor più un’aria misteriosa, affascinante, quasi terrificante. La stringeva forte al collo con la mano sinistra, mentre la destra teneva in mano il pugnale. Sorrise sinistro.
“Giochiamo a fare la gentile damigella.” Disse sarcastico. “Lo so benissimo chi sei, e soprattutto cosa sei.”
“Non so di cosa stiate parlando mio signore, io sono solo la servitrice di Lady Caterina e voi, villano, tenete giù quelle mani!” ribatté lei.
L’uomo fece di nuovo quel suo sorriso sinistro. “Tu non sei una semplice damigella, se lo fossi stata non appena ti avessi toccata avresti fatto un grido da far sopraggiungere tutte le guardie qua intorno e come minimo saresti già morta dalla paura.”
“Non l’ho fatto perché confido nella vostra cavalleria, signore.”
“Sciocca! Non l’hai fatto perché sapevi benissimo che ti avrei attaccato alle spalle.”
Carnilië non rispose.
“So con quali abiti sei solita muoverti tra le ombre della notte, so sotto quale mantello nascondi questi occhi apparentemente innocenti, so qual è il tuo vero dovere. Non certo lavare i panni a una sprovveduta. Perché noi due ci siamo già incontrati, ricordi?”
“Smettetela!” cercò di dire lei mentre lui con la mano destra si alzava la manica del braccio opposto lasciando scoperta una lunga e profonda cicatrice. Carnilië cercò di immaginare chi potesse essere, ma aveva ferito così tanti nemici in quel modo che le era impossibile distinguerlo.
“E inoltre se tu fossi un’ingenua vergine che lavora come servitrice non mi guarderesti in faccia mentre mi dai del villano, e di certo non lo diresti con quel tono. So benissimo chi sei.”
“Vi sbagliate.”
“No!”
Iolanda! Iolanda!!” era la voce di Lady Caterina che cercava la sua damigella. Era fuori da troppo tempo, troppo per andare a prendere i suoi abiti puliti al lavatoio nell’altra ala del castello.
“Allora è questo il nome sotto cui ti nascondi… Iolanda.”
“Perché questo è il mio nome!”
“Smettila di mentire!! Carnilië è il tuo nome e so benissimo da dove vieni!! Non giocare con me ragazzina.”
“Che cosa vuoi da me??” chiese lei ormai non fingendo più e riuscendo a liberarsi dalla sua presa.
“Sono qui per il tuo stesso scopo.”
“Quale scopo?? Io non ho nessuno scopo.” disse lei senza guardarlo e raccogliendo gli abiti della padrona.
“Cerchi informazioni. Vuoi avvicinarti al re. E’ questo il tuo scopo. Tu cerchi qualcosa che lui possiede. O meglio, che tu credi che possieda.”
Carnilië si rialzò guardandolo in segno di sfida.
“Ma oltre a questo sei una spia. E io ho bisogno del tuo aiuto.”
“Il mio aiuto? Io non mi faccio comprare da nessun sicario incappucciato qualunque.”
“Haha” rise lui prendendola in giro “Forse non hai idea di quello a cui vai incontro se non mi obbedisci.”
“Io non mi alleo al mio nemico.”
“E allora perché ti nascondi nel castello di re Nullatur?? Smettila di negare Carnilië, sappiamo entrambi che sei uno dei migliori sicari sulla piazza. Cosa ci fa un sicario nel castello del nemico?? Tu cerchi qualcosa. E io so che cosa.”
“E tu credi che mi lasci intimorire dalle tue stupide domande?”
“E se ti dicessi che è la mia setta ad avere il diamante?” disse lui minaccioso al suo orecchio attirandola a sé per un braccio. Il diamante? Quel diamante? L’aveva cercato per tutte le terre conosciute. Aveva ferito, rubato, ucciso per trovarlo. Erano anni che viaggiava senza trovarlo.
“Il diamante di Alcalimon, tuo padre, è nelle nostre mani.”
Non poteva essere così. Il gioiello in cui era racchiusa tutta la storia della sua dinastia era nelle mani del nemico. Era appartenuto a suo padre, e al padre di suo padre prima di lui. Era sempre stato un loro simbolo. La sua casata era celebre per essere una stirpe di abili sicari, ladri e guerrieri. Nella storia si erano narrate le loro imprese che poi, col tempo erano diventate leggenda e poi mito. Lei era l’unica figlia di suo padre e non aveva voluto essere da meno nonostante fosse una femmina.
“E’ inutile che lo cerchi tra i gioielli di Lady Caterina, lei non saprebbe riconoscere un sasso da un rubino e comunque non ne è in possesso. Ne lei ne suo padre. Lo abbiamo noi.”
“Non mi interessano le tue bugie!” ribatté lei liberandosi dalla sua stretta riuscendo a abbassargli il cappuccio.
Quegli occhi. Quel verde intenso. Ora ricordava.
“Lonerin!” disse con un tono di disprezzo e di stupore.
Ricordava perfettamente quando l’aveva ferito. Era una situazione simile a quella. Due sicari. Nemici. Nello stesso castello. Entrambi cercavano la stessa cosa. Entrambi volevano in loro possesso il diario del grande alchimista Hosseldon, antenato di Lonerin e fondatore della setta di cui lui ora faceva parte. Lui voleva quel manuale per poter acquisire i poteri del suo avo. Lei al contrario, voleva quel manuale per bruciarlo, impedendo alla setta di Hosseldon di ottenere virtù magiche. Si erano trovati li. Nella sala in cui era nascosto. Era arrivato prima lui grazie alle ultime indicazione dategli dal padre prima di morire su come trovarlo, ma lei era riuscita a intrufolarsi li dentro, a sorprenderlo e, dopo una lunga lotta, a sottrargli il libro e a farlo a pezzi. Lui non aveva avuto alcun tipo di riguardo sul fatto che fosse una donna e soprattutto che fosse quella per cui lui nutriva un amore incontrollabile.
Ricordava anche quella volta molto tempo prima nel castello della Regina Nolwë nelle terre del Nord in cui per un semplice cofanetto colmo di pietre preziose si erano trovati a battersi. Come sempre erano in conflitto non solo per le loro origini ma anche perché i loro obiettivi erano gli stessi. Ma quella volta era stata diversa, infatti una volta scoperti dalle guardie del castello non c'era stato bisogno di parole ma solo con uno sguardo avevano dimenticato di essere nemici cominciando a difendersi l'un l'altro schiena contro schiena, correndo un aiuto l'uno dell'altra e battendosi come consanguinei. Quello fu l'unico momento in cui accadde qualcosa del genere e in effetti alla fine Lonerin non era riuscito a resistere. Quando ormai tutti i loro avversari erano a terra sconfitti lui l'aveva presa per un braccio ed attratta a sé. L'aveva baciata. Lei prima si era lasciata andare tra le sue braccia rispondendo alla passione del suo bacio ed illudendo il povero ragazzo di provare dei sentimenti per lui; ma poi, quando si era resa conto di averlo incantato abbastanza, l'aveva colto di sorpresa mettendolo fuori combattimento e scappando col bottino. L'aveva sempre fatto. Lonerin non aveva potuto fare a meno di rimanerne molto deluso. Mentre le loro labbra erano unite stava già immaginando la lunga lotta che avrebbero dovuto affrontare per poter coltivare il loro amore, ma capì che era tutta un'illusione quando si ritrovò a terra. Stordito.
Lui, che prima di ogni combattimento pregava lo spirito di Hosseldon di farlo uscire vincitore per rivederla e che quando incrociava il suo sguardo, incappucciata sotto quel mantello nero, non poteva evitare di fantasticare su un loro futuro insieme in una missione o addirittura nella vita sapendo che ciò non sarebbe mai stato possibile dato che appartenevano a due culti diversi e rivali. Sapeva che i loro destini si sarebbero sempre incrociati. Ma mai uniti. Appartenevano a due mondi in conflitto. Lui a quello della lama e dell’arco accompagnati e fortificati dalla magia, lei a quello del combattimento d’astuzia, vinto con la strategia, con le arti marziali e con la conoscenza di diverse armi di piccola taglia.
Solo quel bacio gli fece toccare il cielo con un dito e sperare che nulla fosse già prestabilito e che il suo destino non fosse lontano da lei, illudendolo. Mentre lottavano per il libro di Hosseldon anche lei non aveva certo avuto alcun senso di pietà verso di lui dato che se Lonerin combattendo non si fosse riparato col braccio facendo finire proprio lì il fendente di Carnilië, lei gli avrebbe aperto la gola in due data la precisione della direzione del colpo. Era stato grazie a quello che gli aveva sottratto il manuale del suo avo. Era riuscita a vincere contro l’arte della magia usando l'astuzia. La sensazione di vuoto e di sconfitta che aveva provato quel giorno Lonerin l'avrebbe ricordata fino alla fine dei suoi giorni insieme al dolore che lei gli aveva provocato ferendolo così in profondità e non solo.
Aveva inoltre perso l’unica possibilità di riuscire a predominare sulla setta di Alcalimon, “la setta dei sicari neri” com’era conosciuta dai popoli delle terre nelle vicinanze a causa del fatto di vestirsi sempre di quel colore e di entrare in azione soltanto protetti dalla luce della luna. I suoi membri portavano tutti lo stesso marchio e tutti i figli maschi della famiglia regnante si dovevano chiamare proprio Alcalimon. Infatti il tatuaggio praticato a tutti i sicari, uomini e donne, era costituito da una “A” talmente decorata da non sembrare nemmeno più una lettera ma una figura oscura e addirittura paurosa. C'era chi l'aveva sulla schiena, chi sul malleolo, chi sul polso, chi addirittura su uno zigomo. Carnilië lo aveva nel basso ventre, a destra. Lonerin l'aveva visto. Forse in sogno, forse vittima di uno dei suoi trucchi.
Da sempre si erano battuti contro la setta di Hosseldon, ovvero “la setta degli stregoni”, per il possesso di quel gingillo luccicante a cui Carnilië bramava da tempo. Solo un legittimo erede della famiglia di Alcalimon sarebbe stato in grado, attraverso il potere del diamante e gli incantesimi del manuale, a liberare le terre conosciute dal male a cui erano sottoposte dalla tirannia di re Nullatur. Ma nessuna delle due sette voleva ammettere che l'alleanza con l'altra avrebbe determinato la pace, essendo l'unica soluzione per raggiungerla. Carnilië stessa non amava la magia e dato che ormai era impossibile applicare tale sistema, anche se fosse venuta in possesso del diamante nulla più sarebbe servito perché aveva distrutto il manuale di Hosseldon. Capì che molto probabilmente Lonerin pensava di ricorrere ad altri mezzi per raggiungere il suo obiettivo di pace: voleva ucciderlo. Voleva uccidere Nullatur.
“Qualunque cosa tu voglia fare non avrai mai il mio aiuto.”
“Hai già ucciso molta gente Carnilië non ti sarà difficile farlo un’altra volta.”
“Io non ucciderò nessuno!! Ho smesso da molto ormai.”
“Allora lo farò io! Ricorda che se vuoi il diamante di tuo padre ti conviene darmi quello che cerco.”
“La tua sincerità è alquanto traballante Lonerin, non credo che tu faccia qualcosa di simile per me dato quello che feci io con lo scrigno di Nolwë e col diario di Hosseldon.”
Lonerin stava per reagire alla provocazione alzando il pugnale quando notò che lei lentamente stava per portarsi una mano dietro la schiena. Uno dei suoi tanti assi nella manica. Era meglio lasciar perdere, non voleva che finisse come l’ultima volta. Non voleva uscirne sconfitto e inoltre non erano quelli né il luogo né il momento adatti per vendicarsi del passato.
“Devo ricordarti che non è possibile bruciare o rompere quel diamante??” Aggiunse “E d’altro canto a noi non serve. Senza gli scritti di Hosseldon ci è inutile.”
Carnilië esitò un po’ e poi cominciò a interessarsi alla proposta solo a scopo utilitaristico: voleva quel diamante a tutti i costi, perché sapeva che non era solo quello il suo fine. L'avrebbe riconsegnato alla sua famiglia e lì avrebbero deciso cosa farne.
“Che cosa dovrei fare?”
“Voglio che entri nelle stanze del re, questa notte, cerca il sigillo che apre le porte delle segrete del castello e…”
“Sigillo?”
“Si, una specie di grande moneta d’oro con lo stemma reale sopra.”
“A cosa ti serve?”
Lonerin sorrise di nuovo. Con quel suo ghigno ambiguo.
“Tu cercalo. E una volta che l’hai preso vieni al nostro covo.”
“So perfettamente dov’è. Non tarderò.”
“Lo spero per il tuo bel visino Carnilië.” fece Lonerin carezzandola sotto il mento e poi allontanandosi. “Perché se non fosse così un giorno molto vicino non sarà più attaccato a quel collo.”
Carnilië lo guardò con aria di superiorità e disse: “Tu non ce la farai mai a uccidermi Lonerin, tu mi ami troppo.”
Colpo basso. Sentite queste ultime parole Lonerin si ritirò il cappuccio sul capo e silenzioso come un’ombra se ne andò pensieroso senza lasciare nessuna traccia. Carnilië lo guardò sparire per poi dirigersi verso le stanze di Lady Caterina, la aiutò a cambiarsi d’abito per andare a dormire e poi, una volta tornata nel suo alloggio nella torre, poté essere finalmente sé stessa e togliersi quell’abito che non le rendeva affatto giustizia. I capelli raccolti in una lunga treccia che le cadeva fin sotto il seno; pantaloni, stivali, blusa, corsetto, mantello, e cintura con assicurate le sue beneamate e fedeli armi. Ora era davvero lei. Ladra, sicario, guerriera. Misteriosa, silenziosa, pericolosa, ricercata e temuta. Carnilië di Alcalimon.

fine

Traduzione nomi:
Carnilië: Martina, il mio nome.
Alcalimon: Roberto.
Hosseldon: Oliver.
Nullatur: deriva da “nulla” cioé “oscuro” e “tur” che significa “re”, le parole le ho combinate io ed il significato era adatto al personaggio.
Nolwë: Sofia, in quanto regina mi è venuta in mente la regina Sofia di Spagna.
Lonerin: come ho già detto è il nome del personaggio de “Le Guerre Del Mondo Emerso” della Troisi e ho voluto metterlo perché mi piace molto.
Iolanda e Caterina sono evidentemente due nomi in uso, Iolanda è il nome che usa la protagonista per nascondersi e Lady Caterina è solo un personaggio “di decoro”, detto come va detto è estremamente inutile e quindi non necessita di un nome particolare :D.
...Fine? Allora cosa vi pare? Spero che vi sia piaciuta, mi era venuta l’idea e avevo voluto metterla giù in queste poche righe. Lo so, lo so c'è una frase spudoratamente copiata dai Pirati dei Caraibi, quella che dice James Norringhton ad Elizabeth (“Elizabeth, i nostri destini si sono incrociati ma mai uniti.”).
Perciò avviso che l'ho inserita solamente perchè mi piaceva e che NON LA POSSIEDO, come NON possiedo Lonerin.
LA FANFICTION E' STATA SCRITTA DA ME PER PURO DIVERTIMENTO.
Grazie per aver letto e mi raccomando recensite! Voglio sapere tutti i vostri pareri!
Ciao! Flychick
  
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