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Autore: 1rebeccam    30/05/2011    10 recensioni
"Sono tornato...sono tornato solo per te Katy!"
E' una dichiarazione o una minaccia per la nostra bella detective?
Vincitrice 9° turno CSA: 2° posto categoria What if...
Vincitrice 11° turno CSA: 2° posto categoria Special Turn "Cattivo" - 3° posto categoria Suspance
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Tu puoi fermarmi definitivamente Katy, solo tu.
O il buio inghiottirà ogni cosa!” …




“Fantastico! Prima le sacre scritture, ora addirittura il Sommo Poeta. Che artista!”
Castle continua a camminare avanti e indietro mentre Beckett immersa nei suoi pensieri attacca alla lavagna l’ultimo messaggio.
“…Il sommo poeta?” chiede Ryan con la faccia stranita.
“Si, il Sommo Poeta. Quella frase è presa dalla Divina Commedia di Dante. Il terzo canto dell’inferno!”
“Da questo momento sei sotto protezione ventiquattro ore su ventiquattro…e fuori da questo caso!” sbraita Montgomery
“Capitano, ma che sta dicendo? Io devo…”
“Tu devi fare quello che dico io. Sei fuori dal caso e te ne starai buona a casa fino a nuovo ordine. Ragazzi organizzate i turni di protezione, voglio una pattuglia sotto casa di Beckett, 2 agenti all’ingresso del palazzo e 2 sul pianerottolo. Posizionate anche una pattuglia sul retro. Ora te ne vai a casa e ci resti!”
Si chiude nella sua stanza sbattendo la porta e non ammettendo replica.
Ryan ed Esposito si mettono subito al telefono per organizzare tutto, mentre lei resta a guardare la porta, spiazzata dal comportamento di Montgomery. Poi si siede alla sua scrivania con le mani tra i capelli.
Castle ha voglia di uno scotch, ma va bene anche di un po’ di caffeina.
Mentre prepara il caffè, pensa che il capitano ha fatto bene, quel tipo non ha sicuramente buone intenzioni e lui non la perderà d’occhio neanche un momento. Se dovesse succederle qualcosa…
Chiude gli occhi e inspira profonadamente per scacciare via dalla mente quell’orribile pensiero. Le si avvicina con una tazza fumante.
“Beckett, so già che ti arrabbierai e dirai assolutamente no, ma ci provo lo stesso. Io vengo a stare da te!”
“Se è una proposta Castle, non è molto elegante! E nemmeno nel tuo stile.” risponde con un sorriso, ma lui è serio e allora  anche lei cambia espressione e tono.
“No, non mi arrabbio, ma tu te ne vai a casa. Domani è domenica e devi stare con Alexis, non puoi trascurarla, un giorno potrebbe odiarti.”
Castle riprende la sua aria scanzonata. “Chi? La mia principessa? Mi adora! Dico sul serio Kate permettimi di stare da te!”
“No Castle…e non chiamarmi Kate…quante volte te l’ho ripetuto?”
 Il tono è ironico, vuole smorzare la tensione, è una cosa che ha imparato da lui.
“Dico sul serio anch’io, preferisco stare da sola dentro casa, visto che fuori sarò circondata dalle guardie del corpo! Ti accompagno, niente taxi stasera, e poi mi rilego nella mia prigione privata.”
Lui abbassa lo sguardo. “Come vuoi!”
 
 
In auto Castle è silenzioso, anche troppo. Non è da lui.
Guarda fuori dal finestrino, la testa reclinata sul sedile e il pollice appoggiato sulle labbra.
La radio sussurra parole che sembrano poesia.
Sono solo stasera senza di te
Mi hai lasciato da solo davanti al cielo
Mi vien da piangere
Vienimi a prendere
Mi riconosci?
Ho le tasche piene di sassi
Le scarpe piene di passi
Il cuore pieno di battiti
…e gli occhi pieni di te!
Lui continua a guardare fuori dal finestrino mentre Beckett ferma l’auto davanti casa sua.
“Mi stai chiedendo di lasciarti da sola davanti al cielo…e io non ne ho nessuna voglia!”
Lei si sente avvampare il viso, ma non risponde e lui continua.
“Chi ha scritto queste parole si sente perso senza di lei. Chissà se lei ne è consapevole!”
Senza guardarla scende dall’auto, si avvicina a Ryan e Esposito che sono dietro di loro. “Mi raccomando!” e va via.
Non avrebbe mai dovuto dirle quella frase. Non ha nessun significato…
Allora perché quando il portone si richiude dietro di lui, Kate si sente improvvisamente in pericolo, vulnerabile, sola.
Julius Garreth non c’entra niente. Si sente  sola perché quando arriverà a casa, Castle non sarà lì…
Castle…
 
Un’ora dopo, oltre Esposito e Ryan in auto all’entrata del palazzo, altri due agenti sono nel pianerottolo davanti alla porta.
Beckett dentro casa non ha voluto nessuno, su questo è stata irremovibile. La sua roba è sparsa un po’ dappertutto dopo che i colleghi hanno perquisito e rivoltato sottosopra ogni stanza.
Non si è cambiata, si siede sul divano e continua a rimuginare su Julius Garreth.
Perché si è fissato con lei? Soprattutto cosa vuole da lei? Come può farlo smettere? La figura sfocata di un uomo col viso sfigurato, lascia il posto a due occhi azzurri che non la guardano…Chiunque ha scritto queste parole si sente perso senza di lei…chissà se lei ne è consapevole… continua a pensare a quello che le ha detto Castle e alla frase del suo manoscritto morirei per lei!
Scuote la testa, se gli avesse permesso di stare con lei…
No, questa storia non può andare avanti.
Ma quale storia? Non c’è nessuna storia! Castle sarebbe capace di mettersi in un mare di guai e lei non glielo può permettere.
Decide che è ora di un bicchiere di vino rosso, per scaldare quello strano freddo che continua a sentire dentro le ossa da quando lui è sceso dall’auto, va in cucina per prendere bicchiere e bottiglia e il cuore le si ferma per un attimo.
Davanti ai suoi occhi, sul ripiano della cassettiera, c’è un narciso bianco con attaccata la solita pergamena…
Si guarda attorno con gli occhi spalancati e senza fiato…controlla le altre stanze.
I suoi colleghi hanno passato tutta la notte dentro quella casa e per tutto il giorno all’entrata c’è stato un agente di guardia. Come può essere entrato senza essere visto? Certo non poteva passare inosservato con le cicatrici delle ustioni sul viso.
Prende il cellulare per chiamare Ryan ed Esposito, ma poi ci ripensa, si morde il labbro inferiore e decide di il messaggio.
E’ lei che vuole.
Quello lo ha lasciato nella sua casa, perché lo leggesse solo lei…
Mentre i suoi occhi scorrono il messaggio, non riesce a muovere un muscolo, ha perfino la sensazione di non respirare…
 
Katy, salvale.
Fa finire tutto questo.
Fa finire la loro agonia.
E anche la mia.
Tu sola puoi salvarle.
Tu sola puoi salvarmi.
Ma devi fidarti di me.
Nessuno si è mai fidato di me.
Fidati di me Katy…
125ma West Upper Side… tra un’ora…da sola…o ne moriranno altre…
lo so, sono solo ragazzine, ma peccano
come ho peccato io
…perciò sono destinate a morire.
Per la redenzione!
Tu sola puoi cambiare il loro destino…
e il mio
perché tu sei pulita…
candida come i miei narcisi…
vieni solo tu Katy…
io mi fido di te!
 
Quella richiesta è assurda e pericolosa, una trappola! Ma si rende conto che è anche l’unico modo di fermarlo, forse.
E’ completamente fuori di testa e crede fermamente che la soluzione a tutto sia lei.
Se lo dicesse al capitano le impedirebbe di andare, manderebbe una marea di agenti e lui si dileguerebbe.
Ha già dimostrato di saperlo fare.
Non vuole la morte di altre ragazzine sulla coscienza.
Deve giustizia ad ognuna di loro…a Roxanne!
Si, ma come uscire senza essere vista. Deve solo riuscire a raggiungere il garage. E’ tornata a casa con l’auto di servizio, basta riuscire ad arrivare al garage. Controlla dalla finestra senza farsi vedere, Ryan ed Esposito stanno parlando con altri 2 colleghi fermi all’entrata. Stanno dando disposizioni per posizionarsi sul retro.
E’ il momento giusto. Deve sbrigarsi, una volta posizionati non potrà più uscire.
Lascia accesa solo una lampada, chiude le tende. In fin dei conti è relegata a casa, sono le 6 del pomeriggio, non ha niente altro da fare che rilassarsi.
Compone il numero di Esposito. “Allan Garreth è sempre sotto sorveglianza?”
“Si, è rientrato nel suo appartamento qui in città, il suo avvocato è rimasto con lui per circa mezz’ora e poi se ne è andato. Ora è a casa da solo.”
“Perfetto, che non lo perdano di vista. Io faccio una doccia e poi mi metto sul divano a riposare. Se non c’è niente di importante ci possiamo sentire fra un paio di ore, che ne pensi?”
“D’accordo, non ti disturberemo. Riposati, ti chiamo verso le 8.00 per ordinare la cena. A dopo.”
Lascia la pergamena sul tavolino, così se qualcosa fosse andata male, cosa molto plausibile, almeno avrebbero saputo dove trovarla. Per arrivare al luogo dell’incontro le ci vuole mezz’ora, parlare con Julius e riuscire a capire cosa vuole da lei, cercare di convincerlo ad arrendersi… le serve solo un’ora di tempo.
Si cala dalla scala antincendio e salta nel vicolo accanto al suo palazzo. Fa il giro dal vicolo interno e si ritrova nel garage.
Mette in moto e a luci spente, lascia il garage nel momento in cui i suoi colleghi si stanno spostando per l’appostamento.
L’attimo fuggente come si suol dire. Un attimo dopo e se ne sarebbero accorti…


Continua...



Angolo di Rebecca:
Mentre scrivevo questo capitolo alla radio andava la canzone di Jovanotti
Mi si è accesa una lampadina e non ho potuto fare a meno di inserirla, l'ho trovata perfetta per l'atmosfera che si è creata tra quei due.
Fatemi sapere.
Buona notte!!!


 


 
  
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