Adoro tutte le stagioni: ognuno per un motivo diverso.
La primavera, con i suoi colori ci invita ad uscire per poter ammirare gli alberi in fiore e ci dice gentilmente che l’inverno ormai è passato.
L’estate, ci porta in tantissimi posti a seconda di quello che più ci piace.
L’autunno preannuncia l’arrivo dell’inverno, ma ci regala l’emozione di poter vedere gli alberi sotto un altro aspetto, con le loro foglie che lentamente scendono come se stessero facendo una danza.
L’inverno. Un inverno senza neve ritengo che sia molto triste, anche se la nebbia del mattino con il freddo pungente è magnifica.

Ma l’estate... Un motivo in più per dover amare l’estate penso che siano i girasoli.
Il mio amore per i girasoli è un amore non corrisposto purtroppo, perché loro amano il sole. Senza il sole, non sono più gli stessi fiori. Un amore smisurato per il sole che sta nel cielo a guardarci seguendo il suo giro.
Lo seguono, lo ammirano, e con il vento danzano per farsi ammirare sempre di più. Può darsi che anche loro inseguano un amore non corrisposto, ma nonostante tutto non si arrendono e continuano ad ammirarlo senza distogliere mai lo sguardo.
Non mi dispiacerebbe diventare un girasole, ma sono certa che alla fine me ne pentirei. Pentirmene alla fine della stagione, quando il girasole deve salutare per l’ultima volta il sole, aspettando di poter rinascere la prossima estate. La gioia di poter rivivere ogni singolo momento passato ad ammirarlo, ma anche la tristezza nel non poterlo più vedere. Eppure ogni estate ritornano più forti che mai per farsi notare dal sole.

Anche i girasoli, come gli esseri umani, possono essere felici o tristi, ma c’è una cosa che li differenzia da noi: la fiducia.

Note di Henrietta:
Stavolta pubblico un piccolo monologo sui girasoli. Penso di averlo già scritto in una mia storia precedente (Himawari appunto) in cui affermavo di amare i girasoli. Volevo provare a spiegarlo in un altro modo, e spero di aver concluso qualcosa.
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