La
luce fioca di una candela illuminava appena la sagoma di un ragazzo seduto su
un divano di pelle nera. I suoi occhi verdi indugiavano più volte sul pavimento
di legno, sulla finestra al lato da cui non si riusciva a vedere niente per il buio
della notte, e poi ancora sull’unica fonte di luce.
Su quell’unico bagliore di vita…
Su quel suo breve spaccato distrutto dai rimpianti…
Chiuse appena gli occhi, serrando forte le palpebre e poi
distendendole.
Si alzò lentamente e con passo leggero ma sicuro andò a prendere
quello che a prima vista sembrava un vecchio libro con la copertina rivestita
da un sottile filo dorato. Ma in quelle pagine c’era tutta la sua vita.
Tutto quello che poteva rappresentare le emozioni, nel bene e
nel male.
Peccato che ogni cosa era andata perduta, tutto lacerato dal
rimorso, in quel giorno non più forte ma solo più visibile che mai.
Poche immagini che potevano ricostruire ogni cosa, ogni attimo
trascorso da quando quell’esistenza aveva iniziato a chiamarsi realtà.
Da quel lontano primo settembre.
Da quando aveva conosciuto le persone più importanti della sua
vita.
Da quando avevano solo undici anni.
Da quando erano il trio più famoso di Hogwast.
Da quando lui era considerato il più forte…a quando si era
dimostrato il più fragile.
La foto di tre ragazzini che abbracciandosi sorridevano. Ognuno
diverso ma simile all’altro.
Uno alto, capelli rossi e viso lentigginoso con una visibile
macchia sulla camicia; l’altra capelli castano chiaro arruffati e divisa
perfettamente in ordine. Lui sempre con gli stessi capelli in disordine e con
gli enormi occhiale rotondi che contrastavano con il suo fisico mingherlino.
Diversi ma uguali. Questa era sempre stata la loro forza, il
loro essere speciali. Nulla di più.
Quel momento si delineava perfettamente davanti ai suoi
occhi…era il giorno prima delle vacanze estive dopo aver scoperto che
Grifondoro aveva vinto la coppa delle case.
L’unione fa la forza.
Perché non c’era mai stato un Harry senza Ron ed Hermione e
probabilmente non ci sarebbe mai stato.
Ora che loro non erano
più con lui sentiva di non esistere.
Non avrebbe dovuto lamentarsi, l’aveva voluto lui stesso, aveva
deciso di non volerli vedere più ed ora che aveva capito la verità era ormai
troppo tarsi. Perché non sempre si può tornare indietro e sapeva che questa
volta non avrebbe più potuto farlo. Loro erano felici, erano riusciti a trovare
quello che lui non avrebbe più trovato.
Lui aveva sbagliato. E gli errori si pagano.
Questa la risposta a quel senso di vuoto dentro di lui, quel
dolore sordo che partiva dal cuore e si spargeva ovunque…
La gola gli pizzicava e
gli occhi pungevano. Strinse forte i denti e con una mano tremante girò un paio
di pagine di quell’album, che riempivano poi faceva sentire freddo e vuoto.
Immagini, ricordi…rimpianti.
Di nuovo. Ancora.
Volti sorridenti che ferivano, spaccavano dentro. Ancora pieni
di fiducia nella vita, che ancora non sapevano di star facendo l’errore più
grande.
Felici perché ignoravano.
Non pensavano che tutto avrebbe avuto una fine.
Non immaginavano che tutto sarebbe potuto cambiare.
Non consideravano che un giorno tutto questo avrebbe fatto male.
Non avevano idea di non capire tutto quello che stava nascendo
in loro.
Forse questo l’errore più grande.
Non capire. Ignorare.
No, non per orgoglio e neanche per paura. Semplicemente per
ignorare il nome di qualcosa dentro, e per lasciare che questo uscisse e
distruggesse tutto, in un solo istante.
Ora quel nome lo sapeva.
Amore.
Vecchio, nuovo, futuro.
Indelebile come macchie d’inchiostro.
Tanto a lungo provato e mai rivelato.
Iniziato quando si pensava di essere ancora troppo piccoli per
provarlo. Trovava le fondamenta proprio in quelle poche pagine.
Passava attraverso una ragazza riccioluta e pietrificata stesa
su un letto dell’infermeria.
Attraverso un ippogrifo che portava in groppa due ragazzi…
Attraverso un giratempo che era stato insostituibile ma ormai
non più sufficiente…
Attraverso l’unica persona che gli aveva creduto quando tutti
non si fidavano…
Attraverso un gruppo di mangiamorte che avevano lottato, ucciso
e schiantato.
Attraverso l’unica, vera donna della sua vita.
Attraverso stampi, marchiati a sangue.
Bruciano dentro le parole che non ti ho mai detto.
Scotta quello che non hai mai saputo.
Mi fa morire quello che invece ti ho detto.
Il rimorso di averti potuta avere.
La gioia di saperti al sicuro.
Il dolore nel comprendere che tu mi odi.
Il rancore nel sapere che ti piace sentire quanto soffro per te.
Ormai è tardi. Solo una cosa mi interessava, saperti al sicuro.
La verità la sappiamo. Entrambi.
Tu, che mi hai sempre
letto dentro, non ignori che non avrei mai voluto rifiutare quel bacio, che non ti avrei mai dato quello schiaffo,
che non ti avrei mai detto di non essere niente per me.
Ti ho fatto male, molto.
Lo so.
Me ne sono fatto anch’io.
Fai bene ad odiarmi. Sono uno stupido, un illuso che pensava di
poterti tenere al sicuro lontano da me.
Ora lo so.
Questo non era possibile. Tua sarai parte di me, sempre e
comunque.
Il mio errore più grande. Ignorare.
Non capire e non crederti.
Non fidarmi quando mi dicevi che avevo bisogno di te, di Ron.
Quando mi ripetevi che non avrei mai potuto farcela da solo.
E io che non volevo darti questa soddisfazione.
Il tempo che passava inesorabilmente.
Nuove immagini.
Tracce di vita che si degrada. Che da gioia diventa dolore,
morte e vuoto.
Persone che non ci sono più.
Forse ormai felici, che hanno trovato una pace.
Forse.
Molte cose accadono e basta.
Questo quello che gli avevano detto.
Questa l’unica spiegazione e l’unico rimpianto.
Non poter far più nulla per cambiare la realtà e sapere che la
si avrebbe potuta evitare.
Spesso si dice che basta sopravvivere.
No, non basta.
Ora lo so.
Perché io ci sono, sono vivo.
Ma sono morto, dentro.
Il mio cuore si spezza nel vedere quest’ultima foto dell’album.
I tuoi occhi.
Il tuo sguardo.
La tua pelle candida.
Il tuo sorriso.
E il tuo abito bianco.
Non avrei mai voluto vedere ancora Hermione, ma ormai lo sai,
questo è stato solo un altro dei miei errori.
Non te ne deve importare però. Tu mi odi.
Non posso dirti altro. Solo una cosa: sii felice e vivi.
Godi fino in fondo della mia vita distrutta.
Ama chi non avresti dovuto amare e chi ha saputo amarti.
Adora quel tuo bambino dai capelli rossi in cui sono racchiuse
le mie uniche ragioni di vita.
Io lo amerò comunque. Perché parte di me.
E di me.
Il mio più grande rimorso. Non avertelo mai detto e sapere di
averti potuta avere. Di essere io quello a vivere ed altri a sentirsi morti.
Ti amavo Hermione.
Ti amo.
E ti amerò, sempre.
Una lacrima silenziosa scendeva lentamente fino a quell’ultima
foto dell’album, e della sua vita.
Strano pensare che ci potessero essere ancora lacrime.
Assurdo sapere di non averle orami versate tutte.
Ma a volte le cose accadono, senza la nostra volontà. Ci sono e
basta.
Voler fermare il tempo nei momenti più belli ed essere
consapevoli che questo non potrà mai accadere.
L’ultima goccia di cera bollente andava ad unirsi alle altre
prima di spegnersi definitivamente e lasciare solo un’ultima scia di fumo nel
buio.
Il tempo, che corrode.
Questa storia è solo una pura e semplice prova, quindi non esitate a dirmi che ho fatto game over! ^___^ Spero che siate così gentili da lasciarmi anche su questa una commento…
Come
sempre ringrazio tutti quelli che hanno commentato le altre mie storie.