Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Ulisse85    31/05/2011    6 recensioni
Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giacomo aspettava Cinzia e Mara appoggiato allo sportello della sua macchina, una polo nera metallizzata, quattro porte e troppi chilometri percorsi. Spingeva con la schiena contro la macchina dondolandosi tanto da trasmettere una vibrazione fino all'arbre magique al pino marittimo attaccato allo specchietto retrovisore.

L'idea di Mara, subito condivisa da Cinzia, non lo convinceva affatto: che senso ha andare in quella casa? Non riusciva a individuare la ratio di quella spedizione, il senso. La donna che abitava quella casa era morta da più di due anni e sapeva per certo che ormai la casa era disabitata, incustodita e potenzialmente pericolosa: qualche tossico o vagabondo poteva essersi rifugiato lì dentro o magari qualche asse malmesso sarebbe potuto crollare sopra la loro testa se fossero entrati.

 

Ma Mara aveva bisogno di sapere, doveva verificare di persona che non esistesse alcuna donna con un abito blu che voleva fare del male alla sua piccolina, aveva necessità di vedere la casa degli incubi di sua figlia, per poterla accarezzare la sera e dirle, guardandola negli occhi, che non aveva davvero niente da temere, che poteva sognare cose belle perchè sua madre la avrebbe protetta. Sentiva quasi come un dovere andare lì.

Cinzia, da madre, aveva subito raccolto il senso di quanto pensato da Mara e si era offerta di accompagnarla per offrirle il suo conforto da amica e la sua maggiore lucidità grazie al minore coinvolgimento emotivo.

 

E io mi sono trovato incastrato... Cinzia è mia moglie, la macchina è mia.. la zona la conosco meglio di tutti, perchè ci venivo negli anni passati e ho amici qui... e mi tocca andare... con questo caldo...

 

“Adesso io devo andare... però mamma torna tra non molto, ok?” Mara era piegata sulle ginocchia di fronte a Veronica.

 

La bambina piangeva con gli occhi sbarrati che urlavano silenziosamente la sua paura, il suo “non mi abbandonare”.

 

Mara le diede un bacio sulla fronte scostandole i piccoli ciuffi castani che vi ricadevano delicatamente, la strinse a forte a sé , mentre questa rimaneva inerte, con le piccole braccia lungo il corpo, senza dire una parola.

Non appena la madre si rialzò, Veronica si girò e a testa bassa cominciò a camminare verso il centro della camera.

Marco le porse la mano, con sguardo dolce e rassicurante.

Chiara le sorrideva dolcemente da accanto al ragazzo.

La piccoletta li guardò e una nuova lacrima percorse il suo viso. Cominciò improvvisamente a correre e si lanciò in braccio a Sebastiano che la strinse a sé, guardando con rimprovero i due ragazzi più grandi, intanto che sussurrava impercettibili parole nell'orecchio della piccola impaurita.

 

“Chiara, noi saremo di ritorno tra un paio d'ore. Fate i bravi” disse Mara alla ragazza, pur di non rivolgere la parola al figlio che sentiva in qualche modo colpevole.

Si risistemò la magliettina azzurra senza maniche con la scritta “Beach” dorata al centro, proprio sul seno prosperoso, così che scendendo sulla pancia non ne sottolineasse i chili di troppo nè le forme generose già evidenziate dai jeans aderenti.

Cinzia salutò con un cenno della mano tutti i presenti. Si portò un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio, uno sguardo d'intesa con la amica e si avviarono verso Giacomo e la sua polo.

 

Il tragitto per arrivare dall'altro lato della baia non era particolarmente lungo, se non fosse che dovevano prima tornare sul lungomare principale attraverso un paio di stradine strette che tagliavano il Residence Miramare per poi correre paralleli al blu misterioso, fitto di riflessi di sole ora solo lievemente increspato da qualche ondina con la sua spuma bianca.

Arrivati all'altezza della scogliera presso cui sorgeva la casa, si addentrarono per le dune che separavano quell'ultimo tratto di baia dagli accessi principali e che lo rendevano più riparato e privato.

Si fermarono perchè la strada finiva e Giacomo non aveva intenzione di andare sulla sabbia con la sua vecchia Polo.

 

Percorrendo gli ultimi metri della stradina che li portò in vista della casa sulla scogliera si resero conto che una lieve nebbia circondava la zona. Da lieve si fece più fitta, tanto che quando scesero dalla macchina Giacomo lasciò i fari accesi per illuminare la strada verso la casa.

 

“non me la ricordavo così.. nebbiosa... anche sé da 4 o 5 anni che non ci passo vicino in realtà” pensò Giacomo ad alta voce.

 

Cinzia, si guardava intorno con aria incuriosita da quel luogo ameno ma così freddo... sembra di entrare in un luogo vuoto … beh, è vuoto.. non ci abita nessuno...

 

Mara si torturava le dita delle mani in modo nervoso intanto che guardava da dove si accedeva alla casa. Notò che dopo la spiaggetta privata vi era una scalinata intagliata nella roccia che permetteva di salire sulla parte rialzata della spiaggia, al di sopra della scogliera, dove sorgeva la casa, dall'aria un po' dismessa. Guardando gli scogli provò un brivido ricordando le parole di Giacomo.. su quelle rocce ci sono finiti pezzi di corpo e di sangue della tizia.. che schifo.. col cavolo che mi ci avvicino... Fece un'espressione disgustata e cominciò a salire i gradini.

 

Dietro di lei Cinzia che, con le mani nelle tasche dei morbidi pantaloncini color kaki, simulava una tranquillità che non aveva. Le leggere ombre di sudore che si intravedevano dalla camicia bianca che le aderiva alla schiena svelavano una lieve agitazione. Quel posto era strano. Anche quella nebbia: non vi era alcuna spiegazione scientifica... almeno che lei sapesse... ma in fondo io sono un avvocato... più che altro sarei curiosa di sapere a chi appartiene ora la proprietà e perchè non la sfrutta... potrebbe valere parecchio denaro...

 

Bisognerebbe proprio metterla a posto... sicuramente qualche lavoro di fondo e strutturale per le finestre, le travi di separazione dei due piani... la porta … lo sguardo di Giacomo correva veloce sulle strutture della casa, il suo occhio da architetto abituato a fare preventivi per le ristrutturazioni stava valutando in pochi minuti costi eventuali e valore ricavabile dell'immobile.

Il fragore di un'onda che si rompeva sugli scogli con più irruenza delle altre lo ridestò dai propri pensieri e si rese conto che Mara era già sulla porta a chiedere se vi fosse qualcuno...

 

“Mara, se anche c'è qualcuno... sarà un tossico o un vagabondo: ti aspetti ti risponda su.. “ lo sguardo di Giacomo era come per sottolineare che gli aveva dovuto far notare un'ovvietà.

 

“Se qualcuno ce lo chiede, noi stiamo entrando perchè Rufus è corso qui dentro e abbiamo paura che gli crolli casa in testa.. d'accordo?” La domanda di Cinzia era in sostanza un'affermazione che gli altri due non potevano che condividere.

 

La nebbia era anche dentro la casa, sfumava i contorni e attutiva i rumori. I cigolii delle assi, probabilmente marce, si sentivano comunque, così come il rumore di una porta mossa dal vento del mare che strideva sui cardini arrugginiti.

Era evidentemente una casa abbandonata.

 

“Ha ragione Sebastiano mi sa.. - disse Mara – Marco e Chiara avranno coinvolto in qualche stupido gioco di paura Vero e quella poi si è sognata tutto...” la donna scuoteva la testa triste al pensiero della condotta del figlio e della paura della piccoletta.

 

Agli angoli delle pareti si intravedevano grosse ragnatele. Qualche mosca ronzava tenendosene alla larga e rimanendo al centro della stanza. L'odore era denso e vagamente malsano.

Quasi tutti i mobili coperti da qualche telo rivelavano una forma pesante e lavorata.

 

“Facciamo una cosa veloce... io vado al piano di sopra... do un'occhiata... tu vai nell'altra stanza - Cinzia, con la mano indicò a Mara la cucina - e tu, amore, rimani qui.. ok?”

 

Non c'era motivo di non essere d'accordo.

 

La mamma di Marco si avventurò oltre la cigolante porta della cucina, sussultò lievemente trovandosi in volto una ragnatela dalla quale si liberò dimenandosi molto più del necessario... tu vai nell'altra stanza... adesso comanda lei! Sono io che ho deciso di venire qui... solo perchè ha una laurea si crede più intelligente... Mara notò il grosso tavolo al centro della cucina con due sedie su un lato e una superficie in marmo sull'altra per preparare le pietanze.

Le stoviglie di ferro erano appese sotto la credenza e sopra la superficie di marmo. I mobili erano di un buon legno che però dava segni di cedimento a causa dell'umidità.

Dal lato opposto della porta c'era uno specchio che aveva ceduto alla forza di gravità, rompendo il chiodo che lo sorreggeva e crollando sul mobile sottostante. La caduta lo aveva frantumato.

Alcuni pezzi erano adagiati sul legno e altri erano rimasti tenacemente attaccati tra loro dentro la cornice, ostinati come un pensiero molesto e inopportuno.

Mara affascinata dalla cornice nera in puro onice, intagliata a mano secondo motivi arabescati, si avvicinò ad ammirarla. Era davvero stupenda, nera, densa, quasi viva... in una casa morta...

Vide la propria immagine riflessa nei pochi frammenti rimasti nello specchio.

Vide il contorno del proprio viso, dolce e triste, l'inizio del suo seno prosperoso che faceva voltare tutti gli uomini per strada.

Vide parte della scritta sulla propria maglietta.

Vide una donna avvolta in un telo blu alle sue spalle.

Si girò di scatto quasi cadendo a terra.

Non c'era nessuno.

 

Giacomo era rimasto volentieri al piano di sotto. Sperava solamente che le due donne si sbrigassero a guardare nella casa: era palese come fosse vuota e disabitata. L'unica cosa di cui c'era bisogno lì era di un investitore, un acquirente e un buon architetto. Sorrise tra sé: mancavano i primi due...

Sentì i passi di Cinzia che saliva al piano di sopra.... quegli scalini devono essere veramente messi male se anche Cinzia che è così magra li fa cigolare in quel modo...

 

La bionda era arrivata al piano superiore dove notò il letto con le tende ammuffite e polverose, le pesanti coperte marroni e le decorazioni in onice nero della spalliera e dei quadri alle pareti. Vide anche il pianoforte poggiato di lato come un cadavere per l'assenza di una gamba.. una sarta che suonava anche il pianoforte.. una donna d'altri tempi quella che abitava la casa.. più che una signora .. una Dama direi..

 

Cinzia era sempre stata contrastata sulla propria idea di donna: adorava l'immagine di femminilità di altri tempi, dedita alla casa, ad arti raffinate, al focolare ma allo stesso tempo non era mai riuscita a pensare se stessa diversamente da una donna in carriera con una bella laurea e un percorso professionale avviato... e se invece Giacomo avesse voluto accanto una donna tutta casa e famiglia? .. beh non avrebbe sposato me!... ma ho un fisico così attraente che mi avrebbe sposato lo stesso.. io faccio fare bella figura... e tanto poi c'è la tua amica con cui spassarsela... con il suo seno generoso e le forme femminili, non magrolina come te.. con il suo tempo libero.. disponibile.. molto disponibile...

Cinzia si rese conto di essere immobile da un paio di minuti di fronte al pianoforte mentre i pensieri la sommergevano come le onde del mare con una donna che affoga.

 

“Tesoro tutto bene?” Giacomo la aveva raggiunta di sopra e ora le era accanto cingendole la vita con un braccio “sei sudatissima... ma.. eri tu che suonavi il pianoforte?”

Cinzia si girò lievemente come solo parzialmente riscossa dal torpore e inclinò leggermente la testa di lato con aria interrogativa... ti piacciono le forme di Mara TESORO ? Ti piace la sua disponibilità TESORO ?

 

Giacomo non capiva il silenzio della moglie e cercò di spiegarsi: “stavo aspettando di sotto quando ho sentito delle note appena accennate su un pianoforte un po' scordato e ho pensato fossi tu.. poi arrivo qui e ti vedo di fronte al piano.. allora...”

Cinzia continuava a fissarlo senza proferire verbo. Io non ti piaccio abbastanza? Non mi vuoi? Dimmi che mi desideri ancora, TESORO....

 

Si avvicinò al marito prendendo con decisione la mano che lui teneva sul suo fianco, ne baciò le dita, quindi tenendola con la propria la fece scorrere lungo il proprio fianco e poi fino alla coscia. Si avvicinò a pochi passi da lui.

I loro volti erano a pochi centimetri.

Con la mano libera Cinzia percorse il petto e il fianco del marito così come lui aveva fatto con il suo ma senza andare verso la coscia si accentrò verso il bottone dei jeans, sbottonandolo senza indugiare...

 

“ma che...” Giacomo era interdetto dal comportamento della moglie, di solito pudica e riservata fuori dalle mura domestiche. Non reagì solo perchè, anche dopo tanti anni, trovava la moglie troppo desiderabile e sensuale per riuscire a rifiutarne da subito in modo deciso le iniziative.

 

Allora.. ora mi vuoi? O stai ancora pensando a quella tettona di sotto? Qui c'è un bel letto per noi...

 

Cinzia baciò lievemente il collo del marito che indietreggiando di un passo andò a sbattere contro il cadavere del pianoforte. Le mani di lei erano dietro la sua nuca che gli sfioravano i capelli. Il corpo abbronzato e sinuoso di lei aderì veloce al suo, percependone i nascosti desideri attraverso i vestiti di entrambi.

 

Dimmi che sono solo io la tua Dama...

 

Mara dopo il colpo al cuore che aveva avuto nell'immaginarsi quella figura alle sue spalle velocizzò il controllo della stanza continuando a chiedersi che senso avesse avuto venire in quella casa.. era vuota, era VUOTA...

Uscì dalla cucina e tornò nel salone davanti l'ingresso. Giacomo non c'era. Sentì dei rumori provenienti da sopra... evidentemente ha raggiunto Cinzia...

Notò che c'era un'altra stanza al pian terreno, l'unica con la porta chiusa.

Vi si avvicinò e provò ad aprirla ma era chiusa a chiave e non si muoveva per niente. Decise che non era importante ma allo stesso tempo era maledettamente curiosa di sapere cosa nascondesse l'unico posto non accessibile della casa.

 

Giacomo che in tono di rimprovero sbottava: “Cinzia, basta!” la riscosse dai propri pensieri.

La voce proveniva dal piano di sopra. “Tutto ok, lassù???” urlò per farsi sentire..

 

Cinzia era perplessa e guardava il marito non capendo a cosa si riferisse il suo “basta”.

Giacomo era riuscito a trovare la forza di scostarla da lui e di non cadere nella tentazione di fare qualcosa di terribilmente malsano.. una casa abbandonata, dove c'è morto qualcuno.. con Mara di sotto e Veronica che ha gli incubi.. non certo il luogo migliore per fare sesso.

Ma non era stata certo l'etica o la paura a dargli la forza di reagire e a riscuoterlo dal torpore, semmai era stato a causa della mani di sua moglie che sulla sua pelle divenivano sempre più fredde e prive di ogni calore, mentre entrambi stavano sudando per il caldo.

Si riallacciò rapidamente i pantaloni mentre ancora stranito rispondeva a Mara “si si.. ora scendiamo e andiamo via da questa casa...”

 

Cinzia seguì il marito, ancora inconsapevole di quanto stesse avvenendo in quella stanza, di quanto stesse facendo.

Raggiunsero Mara al piano di sotto e avendo appurato che la casa era disabitata uscirono.

Un ultimo sguardo agli scogli attraverso la nebbia ora leggermente più rada e si avviarono verso le scalette di pietra per poi tornare alla macchina.

 

Mara passando di lato alla casa, si accostò alla finestra corrispondente alla porta chiusa a chiave, le tende erano tirate ma si intravedeva comunque all'interno la sagoma di qualcosa.

Era una culla.

Se ne era dimenticata: Giacomo aveva detto loro che la signora quando si era suicidata era incinta di molti mesi. Che triste destino... povera creatura.. nemmeno hai fatto in tempo a nascere che sei morta con tuo madre nell'oceano.

 

Le onde si infransero con forza contro gli scogli riscuotendola dal pensiero.

Raggiunse Cinzia e Giacomo, risalirono in macchina e ripartirono verso casa, intanto che alle loro spalle la nebbia si rifaceva nuovamente fitta e una triste melodia riprendeva su un pianoforte rotto suonato da nessuno.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Ulisse85