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Autore: Elly    01/06/2011    4 recensioni
" (...) se i muscoli fossero stati tanto stremati da rischiare di cedere ad ogni passo, la mente sarebbe rimasta ancorata al dolore del presente, senza indugiare sul passato. Passato di cui lui, adesso, faceva parte. "
Milly e Wolfwood, due vite separate troppo in fretta. Possibile che ci sia qualcosa di buono anche in questo?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“...take me home to my heart (and fading)

Let me go and I will run, (and holding)

I will not be silent, (silent) all this time (onto these tears)

spent in vain; wasted years wasted gain (i am crying)

All is lost but hope remains and this war's not over (i'm dying tonight)

There's a light, there's a sun (i'm waiting...)

taking all these shattered ones

To the place we belong (i am waiting...)

and his love will conquer all”

 

                                        (Shattered- Trading Yesterday)

***

Il piccone affondò nella roccia con un suono tetro ma la parete era talmente compatta che la forza del colpo fece vibrare tutto il braccio, intorpidendolo. Il manico di legno scuro, macchiato di sudore e sangue, gemette sotto la forza del colpo, indicando a Milly che non avrebbe retto ancora a lungo. Erano giorni che la ragazza lavorava in quel buco, talmente lontano dalla luce che sembrava di essere a pochi passi dall’inferno.  

 

O forse all’inferno ci sei già, vero, Milly? L’inferno, da quel giorno di tre settimane fa, ce lo hai dentro.

 

Tenersi impegnata; se il corpo fosse stato abbastanza stanco, con i muscoli tanto stremati da rischiare di cedere ad ogni passo, la mente sarebbe rimasta ancorata al dolore del presente, senza indugiare sul passato. Perchè adesso lui, che piacesse o meno, faceva parte del passato. 

Milly aumentò la forza dei colpi: voleva spaccarla quella maledetta parete di roccia, frantumarla, farla in minuscoli pezzettini.  E ad ogni picconata il suo braccio tremava, il piccone gemeva, ma Milly non si fermava, decisa più che mai a tenere fuori, attraverso la fatica, la devastante sensazione di vuoto che la morte di Nicholas aveva lasciato dentro di lei. 

Meryl continuava a chiederle perchè quel lavoro le piacesse così tanto, e Milly rispondeva sempre allo stesso modo, forzando un sorriso.

 

“Mi tiene impegnata...e poi è bello far qualcosa di utile per gli altri, mi fa stare bene”

 

Sapeva che il capo non si beveva la falsa allegria. Si conoscevano da davvero troppo tempo per non accorgersi dei reciproci sentimenti, ma Meryl era conscia che quello era il modo di Milly per reagire di fronte agli eventi drammatici. Sapeva che se l’amica ci avesse creduto abbastanza, prima o poi si sarebbe convinta sul serio che tutto andava bene e che Wolfwood era qualcosa di triste, sì, ma di superato. Per far questo, però, ci voleva tempo, il tempo necessario affinchè la farsa diventasse realtà. E mentre aspettava che il tempo passasse, Milly lavorava. 

Durante le sue lunghe ore dentro il pozzo, mentre la fatica le attanagliava ogni singolo muscolo, ogni tanto Milly si concedeva di vivere un pezzetto del suo dolore. Lo viveva poco alla volta, cercando di elaborarlo ed accettarlo e, quando diventava troppo violento da sopportare, si ributtava a capofitto contro la parete di roccia, ignorando le lacrime che si erano mescolate al sudore sul viso.

 

Non doveva finire così.

 

Che tra lei e il reverendo ci fosse una simpatia non era una novità per nessuno. Capitava spesso che Meryl facesse vaghe allusioni su come i due sembrassero affiatati e, mentre Wolfwood distoglieva lo sguardo infastidito, Milly rideva. Era sempre stata una ragazza di buon cuore, allegra, una ragazza che aveva sempre guardato il lato migliore della vita.

 

Ma dov’era, adesso, il lato migliore?

 

Wolfwood era morto, ucciso da quello che era stato il suo crudele maestro di gioventù. Era sepolto sotto due metri di terra secca e arida, in un paesino abbandonato, e come lapide non aveva nient’altro che una roccia piatta e ruvida, su cui era stato inciso il suo nome con grafia incerta, a causa della mancanza di strumenti adatti. Era stato Vash a scavare quella tomba di fortuna, mentre il rumore dei  colpi di badile si mescolava ai singhiozzi mal celati delle due ragazze. Milly non aveva voluto vedere il corpo di NIcholas; preferiva ricordarlo come l’ultima volta che l’aveva incontrato, tra il tepore delle sue lenzuola, quando il suo viso era acceso dai colori della vita e il suo cuore batteva allo stesso ritmo di quello di MIlly.  Pensare che ora, di quei due cuori che avevano battuto allo stesso ritmo, ne rimanesse solo uno, era un dolore troppo grande, che sembrava divorare l’anima un pezzo alla volta. Quando aveva sentito gli spari Milly aveva raccolto le ginocchia al petto e si era portata le mani sulle orecchie, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime; nonostante il suo inguaribile ottimismo, non era proprio riuscita a ricacciarle indietro; forse in qualche modo sapeva che Nicholas non sarebbe tornato. Fu Vash a portare a lei e Meryl la notizia; aveva trovato il reverendo chino sulla sua croce di acciaio, con il viso esangue e un’ultima sigaretta, ormai ridotta ad uno scheletro di cenere, stretta tra le labbra. Era dunque questa la fine che spettava ad un uomo vissuto nella disperazione, un uomo che non si era accorto di avere un’altra scelta? Ciò che Milly sperò, tra un singhiozzo e un altro, fu che il suo amore avesse donato allo spirito di Nicholas un poco di calore, in modo che il suo ricordo lo avesse consolato nel momento in cui il suo cuore si era fermato.

Un altro colpo di piccone; con un rumore secco, la parete di roccia si frantumò e Milly fu investita da un minuscolo getto d’acqua, che zampillò allegro fuori dalla fenditura. Ce l’avevano fatta; trovata l’acqua  la città avrebbe potuto diventare un luogo un po’ più ospitale. Milly si tolse i guanti da lavoro e si portò al viso un po’ di liquido, beandosi della sua frescura sulla pelle accaldata. 

 

I giorni successivi furono dedicati ai festeggiamenti sulla buona riuscita del lavoro e Meryl, lavorando al bar, fu impegnata come non mai. 

Milly si unì ai festeggiamenti, ingollò una birra o due, poi, quando fu certa che l’alcool le avesse annebbiato sufficientemente la ragione, uscì fuori dal bar e si recò vicino al pozzo; una delle cinque lune, la maggiore, si specchiava placida nell’acqua scura. Improvvisamente il senso di vuoto che la ragazza aveva cercato di tenere a bada per tutti quei giorni la assalì; Milly si fece scivolare lungo la parete di pietra del pozzo, si raccolse le ginocchia al petto e pianse. Non ci sarebbero più state pareti da picconare a distrarla dal suo dolore; ora restava solo lei, bravissima a frantumare la roccia ma incapace di gestire un dolore che minacciava di travolgerla. Lei, con le sue spalle da sempre troppo larghe, con le mani ruvide di calli, con una forza che spesso aveva spaventato i piccoli uomini, incapaci di vedere oltre. Uomini che non erano riusciti a cogliere la dolcezza del suo sguardo, la sua allegria, la sua voglia di trovare qualcosa di buono, sempre, in ogni cosa.  Nicholas era stato diverso e, anche se non aveva avuto il tempo di ammetterlo, Milly sapeva che l’aveva apprezzata fin dal giorno del loro primo incontro. Amata no, quello aveva imparato a farlo poco alla volta; pensava di non avere tempo per amare una donna o, forse, credeva di non meritarselo abbastanza.  A Milly sarebbe piaciuto aver avuto più tempo per guarire le ferite del suo animo, ma era stata concessa loro solo una notte, consumata in fretta, senza troppe parole. 

 

“Scusami!”

 

Urlò Milly alla notte, con la voce resa incerta dal pianto e dall’alcool. 

 

“Perdonami se non ho saputo fare di più!”

 

Aggiunse, affondando le dita nella polvere. L’unica risposta che ottenne fu lo sciabordio dell’acqua contro le pietre del pozzo e il mormorio, lontano, di coloro che nel bar stavano ancora festeggiando. 

 

Dov’era il lato buono in tutto questo? 

 

Milly trovò la risposta a questa sua domanda il giorno in cui si accorse di essere rimasta incinta. Riuscì a trovare la gioia vedendo il suo ventre crescere e riempire quel vuoto che la morte di Nicholas aveva lasciato dentro di lei. Pianse il giorno in cui il suo bambino vide la luce, perchè si accorse che a ricambiare il suo sguardo di madre furono due occhietti identici a quelli del padre scomparso. Qualcosa di buono, alla fine, la vita gliel’aveva lasciato. 

 

NDA

Vorrei tanto capire perchè tutti i miei personaggi preferiti muoiono :( Non sarà che porto un po’ di sfiga? Mha, tutto sommato preferisco pensare che sono troppo fighi per restare troppo a questo mondo (magra consolazione, lo so!). Ad ogni buon conto, un piccolo scorcio di ciò che è successo dopo la morte del mio reverendo preferito. Milly è un personaggio che mi piace molto (immagino perchè ci somigliamo così tanto che sembriamo sorelle) e mi rifiuto di credere che non sia rimasta incinta!  Un bacione a tutti!

   
 
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