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Autore: SonLinaChan    24/02/2006    1 recensioni
Dopo la caduta della barriera e la sconfitta di Darkstar, Lina, Gourry, Amelia e Zelgadiss sono tornati alle proprie vite, ed il continente ad una apparente calma... ma gli equilibri del mondo al di qua della barriera sembrano destinati ad essere scossi, da una micaccia che si profila ai confini del regno di Sailune...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Philionel, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pochi assistettero a quella silenziosa sortita

Pochi assistettero a quella silenziosa sortita. Le lanterne nel castello erano ancora accese quando scivolammo fuori dalle nostre stanze, le borse riempite di pochi oggetti indispensabili e di una quantità di denaro sufficientemente generosa… Phil si era voluto assicurare che potessimo permetterci buoni cavalli, e l’acquisto di cibo sufficiente a sostenerci per tutto viaggio, una volta allontanatici dalla capitale. Era troppo rischioso partire eccessivamente equipaggiati, nel caso qualcuno ci avesse fermati e avesse voluto ispezionare le nostre borse. In fondo, non dovevamo apparire che come viandanti affamati dalla guerra, come sarebbe stato chiunque si fosse trovato nei pressi di Sailune in quella situazione. Le monete ingrossavano una delle tasche interne della malridotta tunica da viaggio del mio compagno, le missive che avremmo dovuto far pervenire a sovrani di vari regni circostanti, recanti il sigillo di Sailune, erano cucite all’interno dei miei stivali, capi che dubitavo qualcuno avrebbe mai potuto avere interesse a rubarmi. Il piano era raggiungere Raizerl, farci aggiornare sulla situazione, chiedere al sovrano di incaricarsi della spedizione delle nostre richieste di alleanza, portandogli allo stesso tempo una formale richiesta di aiuto. Phil si aspettava che venissimo accolti con benevolenza, da secoli i due regni erano legati da amicizia ed allenza…

‘Detta così sembra fin troppo semplice…’

Dato che non c’era possibilità di usare il Vision Spell, avevo stregato uno dei miei oggetti e creato una sfera riflettente ad esso collegata attraverso la Magia Nera, prima di partire. Se la nostra missione avesse avuto gli esiti che ci aspettavamo, mi sarebbe bastato lanciare un semplice Lighting sull’oggetto magico, affinché la sfera si illuminasse, come segnale di buona riuscita per il sovrano di Sailune. Phil avrebbe poi avuto modo di agire di conseguenza… così come se entro due settimane quel segnale non fosse arrivato…

‘Ma questo non accadrà.’

 

“Partendo ora dovreste raggiungere l’uscita del passaggio nel momento in cui i nostri nemici saranno impegnati nei preparativi della battaglia, al sorgere del sole. Dovreste sbucare poco fuori dalle linee nemiche, possiamo sperare che nessuno vi noti. Ma dovrete essere veloci. Nessun riposo, fino a che non sarete lontani dalla città. Dovete mettere almeno mezza giornata di viaggio fra voi e il grosso delle forze nemiche prima di rallentare, e di cercare delle cavalcature. Sono giorni piovosi, questi di inizio autunno, e questo può andare a vostro vantaggio… meno tracce lascerete meglio sarà…”

Ascoltai in silenzio le raccomandazioni di Phil, stringendomi nel mantello. Eravamo a diversi metri di profondità nel sottosuolo, in una delle armerie, ma la sala era piena di correnti d’aria, e il breve tragitto nel cortile semi deserto del castello esposto all’aria fredda dell’alba aveva contribuito a gelare il mio corpo fino alle ossa.

“Tenete bene nascoste le armi e non combattete a meno di non essere costretti.” Già, le armi… lanciai un occhiata al mantello di Gourry, dove era nascosta una spada lunga, invece della solita a due mani, impossibile da celare… anche la manica della mia tunica nascondeva un pugnale… e i nostri bastoni da viaggio celavano lame, sotto una falsa estremità in legno… ma speravo sinceramente che nulla di tutto questo ci sarebbe tornato utile nel nostro viaggio…

Phil trasse un lungo sospiro. “A questo punto… non posso che augurarvi buona fortuna, ragazzi.”

 

Forzai un lieve sorriso. “Non fate quelle facce. Presto torneremo alla guida di un esercito di alleati.”

Amelia si fece avanti. Solo lei e Zel accompagnavano Philionel nel nostro congedo, persino i fratelli del principe erano stati tenuti all’oscuro circa i luoghi di ingresso ai passaggi. ‘Unicamente il re e i suoi diretti eredi’. Phil era stato perentorio. Sinceramente, in quel momento non riuscivo a rallegrarmi di essere una eccezione…

La principessa mi abbracciò. Le labbra le tremolavano, e mi resi conto che stava facendo del suo meglio per non versare lacrime. “Lina…” Mi sussurrò. “Sei ancora in tempo… E’… è pericoloso…”

Mi accigliai. “Non più che restare qui.” La allontanai, gentilmente. “Sii forte, Amelia.”

Anche Gourry la abbracciò e mi imitò nello stringere la mano a Zelgadiss. Quando i saluti furono terminati, gli lanciai solo una breve occhiata. “Credo sia meglio andare, ora.”

 

Lo spadaccino annuì, ed io lasciai che Ainos, inespressivo come sempre, ci precedesse nel cunicolo che si apriva all’interno di una delle spesse pareti della sala, munito di torcia. Il passaggio era tanto stretto che Gourry faticava a passarci, ed era costretto a camminare semi inclinato verso la parete… dopo un piccolo tratto, prendeva a scendere piuttosto ripidamente, seguendo gradini scavati prima nella terra battuta, poi nella roccia.

“Credo che il tunnel si allarghi, più in basso. Ma potrebbero esserci ostacoli sul terreno o parti franate, quindi state attenti a dove mettete i piedi…” Sussultai quasi, al suono della voce dello sciamano…

“Se è così speriamo che il passaggio non sia ostruito, o dovremmo tornare indietro… sarebbe una perdita di tempo che non possiamo permetterci…”

Ainos, di fronte a me, si strinse nelle spalle. “Non credo succederà. Penso che gli eredi del costruttore sottopongano questi cunicoli ad una qualche regolare manutenzione, registrando quelli ancora agibili e sistemando alla meglio quelli recuperabili…” 

Mi accigliai. “Quindi in realtà C’È qualcun altro che conosce la loro collocazione…”

“Mmm…” Questa volta fu Gourry ad intervenire… “… mi sembra che mio padre me ne avesse parlato… i sovrani di Sailune strinsero una specie di patto tacito con la famiglia dei costruttori, elevandoli di grado e ponendoli al servizio perenne della loro famiglia, in cambio del silenzio riguardo ai segreti della fortezza…” Il mio amico fece una pausa. “O forse erano i sovrani di Raizerl…”

Sbuffai, ma non replicai. L’ultima cosa di cui avevo voglia era mettermi a urlargli contro a metri e metri di profondità nel sottosuolo, con un soffitto che poteva crollarmi sulla testa…

“Una possibile alternativa alla scomoda ma efficace opzione dell’eliminazione del costruttore e di tutti i suoi collaboratori… ad ogni modo, per chi di loro, in passato, ha avuto la lingua troppo lingua, trovarsela mozzata è stata una delle più piacevoli fra le conseguenze…” Ainos terminò la discussione, secco.

Mi accigliai. Il nostro accompagnatore mi pareva molto ben informato per essere un giovincello appena accolto nella cerchia dei maghi al servizio della corte…

“Fate attenzione. Il passaggio si restringe di nuovo.”

Il mio compagno, alle mie spalle, soffocò un gemito di frustrazione, e si aggrappò al mio mantello per evitare che buio e insidie del percorso ci portassero a separarci inavvertitamente. Da parte mia, fissai lo sguardo sulla debole luce della torcia, che mi precedeva di pochi passi, pregando che non incappassimo in ostacoli o diramazioni…

Ad un certo punto, il passaggio si restrinse al punto che persino io mi trovavo schiacciata fra le due pareti… lanciai uno sguardo a Gourry, che stava letteralmente trattenendo il respiro per proseguire… e fortunatamente non aveva armatura addosso…

Imprecai, fra me e me. “Ainos… vedi un’apertura più avanti? Così non possiamo proseguire per molto…”

Il mago, a giudicare dal suo tono di voce, si trovava perfettamente a proprio agio… “Sì, fra poco. Una decina di metri, e raggiungeremo una sala…” 

E la ‘sala’, se così si poteva chiamarla, effettivamente c’era… un piccolo antro scavato nella roccia, da cui si diramava una serie di gallerie.

“Al diavolo.” Sbuffai. “E adesso, da che parte andiamo?”

“Il principe mi ha parlato di questo bivio. L’imboccatura all’estrema sinistra, ha detto. Le altre vie portano tutte a perdersi nel sottosuolo…” Una fine orribile, indubbiamente… speravo sinceramente che il nostro accompagnatore avesse ascoltato con attenzione le istruzioni che gli erano state impartite…

Segnai brevemente con la magia l’imboccatura della galleria da cui eravamo venuti, nient’altro che un piccolo disegno che sarebbe scomparso nel giro di qualche ora… quindi, mi avvicinai al tunnel che il mago mi aveva indicato… per trovare una brutta sorpresa.

“Al diavolo!”

Parte dell’imboccatura della galleria era crollata. Se prima il passaggio era piuttosto largo, ora rocce ai lati lo ostruivano, rendendolo accessibile solo da una sottile apertura a lato, in cui, calcolai, forse Ainos ed io saremmo riusciti a strisciare… ma non c’era modo per Gourry di farcela…

 

Mi morsi il labbro. “Manutenzione, eh?”

Lo sciamano si strinse nelle spalle. “Dev’essere un crollo recente. Qui siamo proprio sotto il campo di battaglia… può darsi che sia stata l’esplosione di un tuo incantesimo…” Mi lanciò un’occhiata, ed ebbi l’impressione di cogliere un lampo di malizia nel suo sguardo.

Che fosse immaginazione o meno, la cosa riuscì ad irritarmi. “Grandioso, ora che ho dato una spiegazione alla cosa mi sento molto meglio…” Ironizzai. “Ma come facciamo a passare? Quelle pietre sono troppo pesanti per essere spostate a mano, e se uso la magia l’onda d’urto rischia di fare crollare tutto…”

Ainos, se era toccato dalla cosa, riuscì perfettamente a mascherarlo. “E’ rischioso, ma io posso passare. E anche tu. Lo spadaccino dovrà tornare indietro.”

“Io penso proprio di no.” Fu la voce di Gourry a risuonare, perentoria. Lanciò ad Ainos un’occhiata che a molti avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene. “Siamo partiti insieme ed insieme andremo avanti. Non ci sarai molto utile se penserai sempre di evitare le difficoltà a questo modo…” Avevo l’impressione che la proposta dello sciamano non avesse ben disposto Gourry nei suoi confronti… evidentemente, non ero l’unica a non fidarsi…

Ainos non si lasciò scomporre. “Il mio era solo un suggerimento. D’altra parte le soluzioni non sono molte. A meno che tu non ritenga più produttivo perderti nel sottosuolo tentando un’altra via, o sprecare una giornata tornando tutti indietro…”

“Non dovremo tornare indietro.” Tranquillamente, Gourry estrasse la spada. Ponderò per un momento la posizione delle rocce di fronte a sé, misurando l’aria con la lama…

Ainos si accigliò. “Non so cosa tu abbia intenzione di fare, ma se pensi di aprirti un varco con la spada vedi di ripensarci in fretta. Non ho la minima intenzione di rimanere sepolto qua sotto perché hai inavvertitamente provocato un crollo…” Lo sciamano fissò Gourry in attesa di risposta ma, da parte sua, lo spadaccino continuò a concentrarsi sulla parete senza degnarlo di un’occhiata. Il mago emise un sospiro esasperato. “Inverse, spiegagli tu che…”

“Vedi di cucirti la bocca, Ainos.” Fu la mia, secca, replica. La spada di Gourry non ci avrebbe messo in pericolo.

 

Avevo (come –modestamente- spesso accade) ragione. Il movimento della lama fu pulito, rapido. Andò a scalfire il muro di rocce crollate proprio sotto una pietra in bilico. L’improvvisa mancanza di supporto trascinò la roccia verso il suolo, e con lei quelle che di essa avevano fatto la propria base. In breve, un fitto polverone si sollevò, mentre rocce crollavano, accatastandosi le une sulle altre. Il risultato che apparve ai nostri occhi quando la polvere si diradò, era che lo stretto passaggio all’altezza del suolo era definitivamente chiuso, ma sulla cima del cumulo di rocce c’era ora un’apertura sufficientemente larga anche per lo spadaccino.

 

Sulle mie labbra si disegnò un sorriso. “Ottimo lavoro, Gourry.” Lo apostrofai, semplicemente, in tono allegro, dandogli una lieve pacca sulla spalla. “Ora, direi che non è il caso di perdere altro tempo.” Gli offrii il braccio, e recitai brevemente la formula per la levitazione. L’aria ci sollevò magicamente fino all’apertura, e constatai con sollievo che al di là il passaggio sembrava sostanzialmente sgombro… atterrai dolcemente al suolo, e lanciai un Lighting, per essere certa che nulla e nessuno si annidasse fra le strette ombre del corridoio. Anche la torcia ci raggiunse presto, comunque, accompagnata dallo sciamano che la reggeva. Lo squadrai per un momento in volto. Mi ero aspettata di vederlo seccato, quanto meno colpito nell’orgoglio… ma la sua espressione non lasciava trasparire nulla di tutto questo… piuttosto, il suo sguardo, fisso sul mio amico, pareva… soddisfatto…

 

Mi accigliai. E a quel punto Ainos dovette accorgersi del mio sguardo, perché mi lanciò una breve occhiata, ed i suoi occhi tornarono ad essere inespressivi. “Bene. Niente altri ostacoli.” Si limitò a commentare, prima di precederci, nuovamente…

 

Continuammo a camminare al suo seguito, in silenzio, per il resto del cunicolo… il terreno si fece progressivamente più agevole, e nonostante le infinite gradinate e la presenza di qualche ulteriore bivio sul nostro cammino, riuscimmo a raggiungere l’uscita senza incontrare troppi problemi…

Quando sbucammo all’esterno, da una piccola grotta nascosta dalle rocce sulle montagne circostanti Sailune, il sole era ormai alto… il cielo era sereno, nonostante la temperatura avesse già cominciato ad abbassarsi rispetto ai picchi che ci avevano accolti quando eravamo giunti in quelle stesse zone, circa un mese prima… un mese, solo un mese… e mi parevano trascorsi secoli…

Sospirai. “Questo bel cielo terso non ci aiuterà a nasconderci…”

“Nasconderci? E perché dovremmo?” Lo sciamano sollevò il cappuccio del suo mantello, nascondendosi fra le sue ombre… “Noi siamo solo tre poveri viandanti, ricordi?”

Sbuffai, ma tacqui. Mi scompigliai i capelli alla meglio, e mi sistemai le vesti. La fascia per mascherare il seno, che Phil per prudenza aveva voluto farmi indossare –e NON ripeterò i commenti di Gourry a riguardo- stringeva in modo piuttosto doloroso, ma supponevo di poter sopportare. Sospirai. “E da ora, non ci si ferma finché Sailune non sarà lontana.”

 

Fu una marcia silenziosa. Fortunatamente, dovevamo essere usciti al di là delle retroguardie nemiche, perché muovendoci fra alberi e rocce non incontrammo anima viva. Per tutto il percorso mantenni lo sguardo fisso sulla schiena del nostro accompagnatore, non perdendolo d’occhio per un istante. Una nostra distrazione era una sua occasione per fuggire, e una sua fuga era la nostra morte, se era un traditore. Non mi sarei permessa errori.

 Solo verso mezzogiorno ci azzardammo a rallentare la nostra andatura sostenuta. Il terreno era accidentato, le gambe cominciavano a dolerci, e il fiato a farsi corto a causa dell’alta quota…

Consumammo un breve pasto fatto di carne secca e pane, il poco che ci eravamo portati, senza smettere di camminare. E nel primo pomeriggio imboccammo un percorso in dolce discesa.

“Superate le montagne saremo fuori dall’area della capitale…” Spiegò lo sciamano, in tono freddo, stringendosi nel mantello. “Ci troveremo di fronte ad un tratto in pianura, e saremo costretti a passare vicino o ad attraversare anche dei centri abitati, a meno di non voler allungare di giornate e giornate il tragitto…”

“Basterà non fermarsi ed essere prudenti.” Minimizzai. “Dormiremo all’addiaccio, o se sarà necessario non lo faremo affatto… e spero sinceramente che Phil si ricordi di questo, quando verrà il momento di pagarci…” Bofonchiai, a conclusione…

“Stasera sarà bene procurarci anche quei cavalli…” Puntualizzò lo spadaccino. “…oppure, anche mantenendo un ritmo del genere, non faremo molta strada…”

Annuii. “Pienamente d’accordo. Anche se sarà meglio cercarli in una fattoria isolata piuttosto che in una città… Non sappiamo se truppe del nostro nemico sono sparse a presidio della regione o se sono tutte concentrate nell’assedio… meglio non destare troppa curiosità…”

In realtà, il rischio di catturare l’attenzione si presentò sempre come remoto… nella marcia incontrammo alcuni rifugi sulla montagna, e baite, e fattorie, ma nessun cane ci venne incontro abbaiando, nessun fattore impegnato nel bruciare le fascine ci intimò di allontanarci dal suo territorio. Quel luogo, semplicemente, sembrava abbandonato dagli uomini e dagli dei. Sembrava abbandonato dalla vita

“Saranno… tutti fuggiti…?” Lo spadaccino, chiese, perplesso, all’ennesima fattoria deserta…

“Questo mi sembra evidente… ma da che cosa?” Non c’erano segni di razzia, non le tracce di distruzione che un esercito, passando, avrebbe lasciato alle proprie spalle… e d’altra parte, quella zona impervia era lontana dal percorso di marcia dei soldati… ma quella gente aveva avuto comunque paura… e non ero certa di voler conoscere il perché…

“Andiamo… andiamo via di qui…” Mi strinsi nel mantello. “…sarà meglio raggiungere presto la pianura…”

 

Proseguimmo il più silenziosamente possibile nel percorso che conduceva alla base della montagna. Quando alberi e boscaglia cominciarono ad diradarsi davanti a noi, aprendosi nella forma di una vallata, era ormai tardo pomeriggio. Il cielo, che fino ad allora ci era rimasto celato, nascosto dietro rami e foglie, aveva assunto un colorito azzurro cupo… il sole si apprestava ad abbandonarsi alla sua discesa verso occidente, resistendo aggrappato in cima all’arco del cielo e regalandoci un ultimo assaggio del calore dei suoi raggi…

“Sarà una notte fredda…” Commentai, accigliata…

Ainos mi scoccò un’occhiata indecifrabile. “Potrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi…” Si limitò a replicare, laconico…

Non feci in tempo a chiedergli chiarimenti… lo spadaccino al mio fianco si aggrappò al mio mantello, strattonandolo lievemente. Il suo sguardo era rivolto verso la pianura. “Lina, guarda un po’ laggiù…”

Seguii il suo sguardo, ma tutto quello che scorsi furono vallate e basse colline, e case raccolte in un centro abitato ad un paio di chilometri di distanza… “Cosa…?” Domandai, perplessa.

“Da quel villaggio… c’è del fumo che sale…”

Mi accigliai, mentre un groppo mi si stringeva allo stomaco, e i miei sensi si mettevano in allarme. ‘Dei falò… fuochi per una festa… fa che sia solo questo…’ “Da qui non riesco a vedere… forse è meglio andare a dare un’occhiata da vicino…”

Ainos si accigliò. “Forse invece sarebbe meglio farne a meno.”

Gli rivolsi un’occhiata cupa. “E’ sulla strada, no?”

“Potrebbe essere fonte di guai. Vale la pena di cambiare strada, se possiamo evitarli.”

“No, che non vale la pena. Non possiamo perdere tempo…” ‘E voglio capire che cosa è successo a quella gente…’

“Qualcosa di peggio che un po’ di fumo accadrà al regno di Sailune se non portiamo a termine il nostro compito. E’ QUELLA la nostra priorità, ora…”

Mi morsi il labbro. Detestavo ammetterlo, ma aveva ragione. D’altra parte… andava contro la mia natura non andare a ficcare il naso… “Ci passeremo vicino.” Conclusi. “E al minimo segno di pericolo lo eviteremo. Siamo pur sempre mascherati… e in ogni caso, sappiamo difenderci.”

Ainos sbuffò, ma il suo unico commento fu un freddo “Come preferite…”

Lanciai un’occhiata a Gourry, che si limitò ad annuire. “In ogni caso, è meno pericoloso andare laggiù che cercare di farti cambiare idea…”

Nella mia magnanimità mi limitai a compensare quel commento con un calcio in uno stinco…

 

Ci mettemmo in marcia, ancora una volta in silenzio… presto, il fumo divenne visibile anche ai miei occhi, e mi resi immediatamente conto che no, di una festa davvero non si trattava… erano solo rivoli sparsi, quelli che si intravedevano, non segni di un incendio recente, ma alla luce del sole calante la piccola cittadina aveva un aspetto spettrale… Il villaggio era privo di mura un pietra, unicamente terrapieni e difese in terra battuta la circondavano, all’apparenza un tentativo estremo di difesa contro un assalto quasi inaspettato… al di là di esse, i muri erano anneriti, le porte e le finestre divelte… nella strada principale, via d’accesso al centro abitato, non si vedeva anima viva…

‘Non ci sono nemmeno cadaveri…’ Notai. ‘Forse è stata solo una razzia, e gli abitanti sono riusciti a sfuggire al massacro…’

“Sembra che non ci sia nessuno…” Gourry allontanò col piede un pezzo di legno carbonizzato, che avrebbe potuto essere il resto di un carro… “Credo che a questo punto non cambi nulla entrare a dare un’occhiata…”

Anche Ainos fu d’accordo. “Potremmo avere anche la fortuna di trovare qualcosa di buono… cavalli fuggiti alla cattura, oggetti utili per il nostro viaggio…”

Tacqui, ma avevo l’impressione che il nostro accompagnatore fosse un po’ troppo ottimista a quel riguardo… chiunque avesse attaccato quel villaggio si era permesso di trascurare ben poco… non una casa non aveva subito danni, e molti edifici della zona centrale erano stati praticamente demoliti. C’erano segni di lotta, ma non di coloro da cui quel combattimento era stato condotto… non capivo…

“Saranno stati tutti presi prigionieri…?” Gourry diede voce ai miei pensieri… “Sembra che siano passati qui da non molti giorni, e di sicuro c’è stato un combattimento… che fine ha fatto la gente…?”

“Queste secondo me erano truppe che marciavano verso Sailune… non avrebbe senso il contrario…” Mi accigliai. “Che cosa potrebbero farsene di prigionieri catturati in un piccolo villaggio di collina? Non possono certo servirsene come ostaggi da scambiare con una proposta di resa…”

Gourry mi lanciò un’occhiata ansiosa. “Truppe che marciavano verso Sailune? Altre? Questo significa che quell’uomo sta radunando rinforzi?”

Annuii, cupa. “Questo non doveva essere un grosso contingente. Forse, una retroguardia lasciata sul confine, e richiamata a sostenere la lotta… o uomini venuti dal regno di Oberon, scelti fra quelli lasciati a presidiarlo mentre lui era lontano… e se così fosse, potrebbe essere anche un buon segno…” Lo fissai. “… forse Oberon sa di non poter concludere l’assedio a suo favore col numero di truppe che attualmente possiede, ed è costretto addirittura a lasciare scoperti i suoi possedimenti, per non soccombere… D’altra parte…” Mi morsi il labbro.”… il discorso muterebbe totalmente se si trattasse di truppe provenienti non da oltre la barriera, ma da regni di questo continente… perché in quest’ultima ipotesi…” Non proseguii… “Un motivo in più per muoverci ad arrivare a Raizerl, e procurarci prima di lui quanti più alleati sarà in nostro potere.” Conclusi, secca. Non avremmo trovato nulla, lì. E non avremmo trovato nulla in qualsiasi altro villaggio avessimo incontrato sulla strada, compresi. Quanto meno non sulla linea di marcia del nemico… mi chiedevo come avrebbe reagito Phil, se si fosse trovato con noi in quel momento…

 

“Quella dev’essere la casa del capo villaggio…” Gourry occhieggiò una piccola villa, ancora quasi completamente in piedi, e di dimensioni superiori alle case comuni che la circondavano… “Forse sono conservati degli annali del villaggio, una cronaca, un diario… qualcosa che possa farci capire che cosa è successo qui…”

“D’accordo.” Approvai. “Allora diamo un’occhiata lì dentro. Ma poi andiamocene di qui.”

L’edificio era organizzato su due piani, l’interno decisamente semplice, ma un tempo probabilmente dotato di una sua dignità. Ora, tavolo e sedie non erano che un mucchio di assi al suolo, i mobili e gli scaffali erano stati rovesciati e depredati di qualsiasi oggetto potessero un tempo sorreggere. Non ci era stato nemmeno necessario aprire la porta. Il colpo di quella che doveva essere stata un’ascia l’aveva prima spaccata in due, poi divelta dai cardini. “Se anche c’era un diario qui dentro, temo che faticheremo a trovarlo…”

“Forse nelle camere da letto…” Azzardò il mio amico. Scale di legno introducevano ad uno stretto soppalco, dove tre porte chiuse, una con una grossa spaccatura al centro, dovevano condurre all’area privata della casa… l’abitazione si esauriva lì, fatta eccezione per la sala, piuttosto ampia, dove ci trovavamo, e per due piccole porticine, anch’esse divelte, che conducevano una alle cucine e l’altra ad un piccolo bagno interno… un vero lusso, supponevo, che gli altri abitanti del villaggio difficilmente avrebbero potuto permettersi…

“Mmm… dato che siamo qui vale la pena di dare un’occhiata.” Annuii, e mi volsi verso il nostro accompagnatore, rimasto sotto lo stipite della porta.

“Rimarrò qui a controllare che non arrivi nessuno.” Spiegò, semplicemente.

Aggrottai le sopracciglia, ma non insistetti. C’era effettivamente bisogno di qualcuno di guardia… ma mi ripromisi di non perderlo d’occhio…

 

“Io penso alla libreria sul soppalco, tu dai un’occhiata alle camere…” Apostrofai il mio amico. Mi dispiaceva fargli fare il grosso del lavoro, ma volevo rimanere in vista della porta di ingresso…

Lo spadaccino non si oppose, comunque, semplicemente si limitò ad annuire… si avvicinò alla porta spaccata, aprendola con facilità e scomparendo all’interno… da parte mia, mi accinsi a sfogliare, con poche aspettative, i tomi impolverati accumulati sul piccolo mobile… ma fui interrotta, ancora prima di cominciare, da una sorta di gemito proveniente dalla stanza che il mio compagno aveva appena iniziato ad esplorare. Ed era proprio a lui che la voce apparteneva.

 

Lasciai immediatamente cadere il libro che avevo afferrato, e mi precipitai verso la porta. “Gourry! Che succede???”

Prima di poter mettere piede nella stanza, fui letteralmente investita dallo spadaccino, che mi afferrò con un braccio per spingermi fuori, e usò l’altro per premere il mio volto contro il suo petto, e oscurarmi la vista. “Non… non guardare Lina… non guardare…”

 

Ma era troppo tardi. La curiosità mi aveva già spinta a divincolarmi e a scostare la testa… per spostare lo sguardo su uno spettacolo che davvero mi sarei volentieri risparmiata…

Al suolo, gli occhi sbarrati, agonizzanti, le membra inerti, c’erano due corpi. Una donna e un bambino. O almeno, questo erano stati… perché ora la carne dei loro corpi era stata completamente divorata, e quello che rimaneva di loro erano praticamente solo i loro volti, ora una maschera di putrefazione. Mi portai una mano alla bocca, assalita dalla nausea… quegli occhi… quegli occhi… per quanto a lungo… per quanto a lungo quelle persone erano rimaste VIVE?

 

Mi aggrappai alla tunica di Gourry con tanta forza che temetti di strapparla. Il mio amico mi spinse fuori, con una gentilezza che in quel momento tuttavia non riuscii ad apprezzare… quasi non mi resi conto che anche Ainos ci aveva raggiunti…

“Ora capisco…” Lo sciamano commentò, imperturbato… “Sono i non morti… sono loro ad essere passati di qui…”

“Capisci…? Capisci COSA???” Per quanto lui non c’entrasse nulla, il mio tono suonava come un’accusa…

“Ricordate le informazioni che avete raccolto? I non morti divorano le loro vittime… chi è solo ‘infettato’ lentamente si trasforma in uno di loro… e chi muore dopo aver subito il loro morso rinasce come uno di loro… ma queste persone erano poche ed i non morti troppi… e la fame di carne vivente non cessa mai, in coloro che hanno sentito scivolare via da sé l’alito della vita… li hanno dilaniati mentre erano ancora vivi, il loro sangue ancora caldo… questi corpi non hanno la minima parvenza di struttura, non c’è più nulla che possa decomporsi e tanto meno che possa rinascere, qui…” Entrò nella stanza, afferrò una coperta di lino, e la depose sui due corpi…

“Ma… ma tutti gli altri abitanti del villaggio…?”

“Hai la fama di essere perspicace, Inverse… e allora ragiona… quei non morti non vagano liberi, ma sotto un comandante che in qualche assurdo modo ha trovato un sistema per dominarli… è plausibile che agiscano non solo a seguito dell’istinto, ma in rapporto a degli ordini… e tu quale ordine impartiresti se avessi in mano la chiave perfetta per crearti un fedele esercito…?”

E allora capii. Capii tutto. Ecco perché non c’erano cadaveri nelle strade. Trasformati, tutti trasformati in non morti. Quel bastardo si stava creando un esercito raccogliendolo fra gli abitanti dei villaggi di Sailune.

 

Le gambe mi tremarono, e fui costretta a lasciarmi sorreggere dallo spadaccino. “Non è possibile…non questo…”

“Eccome se lo è.” Il tono di Ainos era irritantemente indifferente. “Oh, non ovunque, è chiaro… non avrebbe senso crearsi un regno in cui nessun suddito è vivo… solo nei villaggi sulla linea di marcia… il che comporta comunque un consistente aumento delle truppe, con uomini in forze ed in grado di combattere…” Lanciò uno sguardo ai due cadaveri, ora coperti alla vista. “Tutti coloro che si trovavano in strada a difendere la città, insomma… mentre i deboli, rintanati nelle case, potevano essere tranquillamente lasciati in pasto ai non morti, a ricompensa del lavoro da loro svolto…”

 

Deglutii, incapace di rispondere in qualsiasi modo. Ero atterrita, semplicemente atterrita. Sailune sarebbe stata attaccata dai sui stessi abitanti… avrebbero ucciso uomini, trasformato altri in loro simili… forse, proprio loro avrebbero infine abbattuto la resistenza della città. Forse sarebbero stati loro a causare la caduta di Sailune.

‘No, questo non accadrà.’

Ma anche se lo avessimo impedito, nessuno avrebbe riportato in vita quelle centinaia di persone barbaramente assassinate.

 

“Andiamo via di qui.” La voce di Gourry. Lo spadaccino praticamente ci trascinò fuori, e né io né lo sciamano stranamente opponemmo resistenza…

 

Non più una parola fu proferita fino a che non ci accampammo. Era già buio da almeno un paio d’ore quando decidemmo finalmente di fermarci. Il più lontano possibile da quel villaggio dal destino maledetto.

Deviammo dalla vallata e ci addentrammo per un po’ nella boscaglia sul ciglio della montagna, fino ad una piccola radura… lì, avremmo dovuto essere sufficientemente riparati da occhi indiscreti… Dopo qualche discussione, decidemmo di accendere un piccolo fuoco. C’era sempre il rischio di essere individuati, ma per lo meno avrebbe tenuto lontane le bestie selvatiche… e anche qualsiasi altra cosa fosse annidata in quella foresta…

‘Chissà se anche gli abitanti di quel villaggio hanno provato a servirsi del fuoco… Chissà se sono stati proprio loro a provocare inavvertitamente quegli incendi…’

 

Mi abbandonai al suolo vicino alle fiamme, esausta. Non mi ero resa conto di quanto fossi stanca mentre camminavo, ma in quel momento avevo l’impressione che non sarei più stata in grado di sollevarmi da quella dura terra… un mese era stato più che sufficiente a farmi perdere l’abitudine di camminare per lunghi percorsi, e quel giorno non ci eravamo mai fermati, nemmeno per un attimo. Sapevo già che il giorno successivo i miei muscoli sarebbero stati completamente indolenziti… “Ci manca solo che mi vengano delle vesciche e che si infettino… sarebbe un modo veramente stupido per terminare il mio viaggio…” Bofonchiai, massaggiandomi i piedi.

Gourry si sedette accanto a me, rivolgendomi un mezzo sorriso… “Oh, sono certo che sopravviverai…” Commentò, porgendomi un pezzo di carne secca.

Gli feci la lingua, e mi concentrai sul misero cibo. “Questa e un po’ di formaggio… non ci resta molto… speriamo di incontrare qualcuno, domani…”

“Spera che quel qualcuno non ti consideri il SUO pasto…” Ainos ricomparve dalla foresta, dove supponevo si fosse recato per le sue funzioni corporali, reggendo un fazzoletto con delle bacche… “Ho trovato queste. Dovrebbero essere energetiche.”

Lanciai un’occhiata sospettosa alle bacche, e minacciosa a lui… non era la più felice delle battute, in quelle circostanze…

 “Sarà meglio fare dei turni di guardia.” Mi limitai comunque a commentare.

Gourry annuì. “Penso io al primo. Non ho ancora sonno.”

“Mmm.” Approvai. “Poi sveglierai me.” Non ero ancora certa che fosse prudente coinvolgere Ainos nella cosa… “Faremo meglio a dormire, ora… se non troveremo dei cavalli, anche domani ci aspetterà una giornataccia…”

Nessuno replicò, e presi la cosa come un assenso… cercai a tentoni la mia borsa, srotolai il mio giaciglio, e mi ci avvolsi fino a sopra il naso… la mia impressione era stata esatta. I boschi che ci ospitavano erano avvolti dal gelo, quella notte.

 

 

Sognai. Mi trovavo all’interno di una colonna, in marcia. Avevamo appena espugnato una città, e stavamo sfilando per le strade, attorno a noi i volti dei nemici presi prigionieri, solo ombre avvolte dal fumo e dalla polvere. Un frastuono assordante mi circondava, senza che potessi comprenderne la natura. Ma non volevo capire. Camminavo e basta, frastornata, senza nemmeno la cognizione di chi mi stesse accanto. Poi, al termine della strada, avvolta dalla luce delle fiamme, una figura. Ammantata di fuoco, Amelia, vestito regale, i capelli corvini raccolti dietro la nuca, si ergeva di fronte a noi, immobile. Il cuore mi si riempì di sollievo, e volli correrle incontro, per comunicarle della nostra vittoria. Tuttavia, quando feci per staccarmi dalla colonna, qualcosa mi trattenne. Sollevai gli occhi sulla principessa, in cerca di aiuto, e solo allora me ne accorsi.

Le sue guance erano rigate di lacrime.

E allora i volti attorno a me presero a farsi riconoscibili. Abitanti di Sailune, miei conoscenti, insieme a uomini che recavano sulle loro vesti e armi i vessilli del nemico. Riconobbi Zel, riconobbi Philionel, riconobbi generali di Sailune e nemici. Ma non erano quelli di sempre… i loro occhi… nei loro occhi brillava la luce dorata della non vita.

Le loro voci ci avvolsero, lamentose. Chiedendo il nostro sangue, chiedendo ciò che a loro era negato, e che ci rendeva vivi. E allora capii. Non eravamo soldati. Eravamo una colonna di prigionieri.

Mi volsi, in cerca di una via di fuga, ma ancora una volta venni trattenuta. Con frustrazione, cercai la causa della mia immobilità. Un cappio di ferro. Un cappio di ferro era legato attorno al mio collo. Una figura reggeva un estremità di corda ad esso legata, trattenendomi. La riconobbi. Era la donna che quello stesso giorno avevo trovato morta nel villaggio depredato.

‘Morte.’

Fu un semplice sussurro, levato dalle sue labbra putrefatte e senza vita… ma ben presto si mutò in un coro, a cui si unirono cento, mille voci spettrali.

‘Morte, morte, morte…’

Cercai di ritrarmi, inorridita, dalle mille mani ossute che si protraevano per afferrarmi, ma il mio tentativo di fuga era vano. E allora il mio boia arrivò. Gli occhi azzurri ora di un colore cupo, i capelli biondi incrostati di sangue, le guance scavate da fiumi di lacrime silenziose, mi guardò come se non mi riconoscesse. E sollevò la sua lama fiammeggiante.

 

 

Spalancai gli occhi. Attorno a me, non un filo d’erba si muoveva, non un alito di vento scuoteva le fronde degli alberi. Ma i rumori della notte risuonavano comunque, minacciosi, accompagnati, ritmati, dal martellare incessante del mio cuore in petto. Restai immobile per qualche istante, fissando il cielo stellato, avvolta dall’angoscia che sempre attanaglia al buio, dopo un incubo. Il mio respiro lentamente tornò alla normalità, il petto smise di alzarsi ed abbassarsi in modo incontrollato… ma la paura non se ne andò. Non sarei più dannatamente riuscita ad addormentarmi, quella notte…

“Lina… sei sveglia…?” Un lieve bisbiglio, da un punto imprecisato accanto al fuoco morente…

Quella voce mi fece sussultare. Rimasi in silenzio, per un momento, mentre il battito del mio cuore accelerava nuovamente. “Gourry?”

“Ho visto che ti agitavi nel sonno, ma improvvisamente ti sei immobilizzata …”

Facendo leva sui gomiti, mi sollevai a sedere, pur pentendomene immediatamente… lontano dal calore del mio giaciglio, l’aria era fredda, anche se immobile. Soppressi un brivido, e cercai a tentoni la mia coperta, avvolgendomela attorno alle spalle. “Mmm.” Risposi quindi, strofinandomi gli occhi. “Un brutto sogno…”

“Sicuramente questa atmosfera non stimola bei pensieri…” Ebbi l’impressione che mi stesse sorridendo, anche se non riuscivo, nella penombra, a scorgere distintamente il suo volto. “Vieni vicino al fuoco, stai tremando…”

Annuii. In ogni caso, dubitavo che se anche fossi rimasta dov’ero sarei riuscita a riprendere sonno. “Se vuoi, puoi andare a dormire. Tanto comunque io rimarrei qui, sveglia.” Lo apostrofai, mentre prendevo posto accanto a lui.

“Fra un momento.” Rispose, semplicemente. Ed io intimamente lo ringraziai. Per quanto glielo avessi proposto, quella sera non avevo la minima voglia di restare da sola… Mi strinsi nella coperta, e mi rannicchiai al suo fianco. Per qualche minuto, rimanemmo semplicemente così, senza parlare, fissando le fiamme… il calore del fuoco, il calore del suo corpo, il calore del suo silenzio lentamente mi fecero tornare alla calma… ODIAVO fare brutti sogni. Mi ricordava quando ero bambina, i miei genitori lontani per il loro lavoro, le notti buie in una casa semi vuota, e mia sorella che adorava prendermi in giro, e spaventarmi. Mi ricordava quando ero INDIFESA, e costretta dalla mia impotenza ad affidarmi totalmente alle persone che mi circondavano, tutte più abili, tutte più degne di fiducia di me… era stato l’odio per quella sensazione a farmi promettere che sarei diventata forte e non mi sarei mai, mai più affidata a nessun altro, per nessun motivo al mondo… da un estremo all’altro, insomma… e in effetti, la mia vita non era stata il massimo dell’equilibrio dal punto di vista affettivo… bé, o almeno così era stato… fino a quattro anni prima…

“Allora, che ne pensi…?”

Colta di sorpresa, sussultai, risvegliata all’improvviso dai miei pensieri… sollevai lo sguardo verso lo spadaccino, che mi aveva appena rivolto la parola, e mi fissava con aria perplessa. “D… di che parli?”

Lo spadaccino inclinò la testa. “Di lui…” Occhieggiò lo sciamano, apparentemente addormentato, e il suo tono di voce si abbassò. “…che ne pensi…?”

“Oh… ehm…” Lanciai anch’io una breve occhiata al mago steso su un fianco, battendo le palpebre… “Penso…” Sospirai. “… penso che sono sempre più contenta di non averlo lasciato a Sailune… e sempre più nervosa per il fatto di averlo qui…”

Il mio amico mi rivolse un lieve ghigno. “Se è così, allora non lo nascondi molto bene…”

Inarcai un sopracciglio. “Bè, la mia diffidenza tante volte mi ha salvato la vita…”

Lo spadaccino si strinse nelle spalle. “Oh, ma stavolta nemmeno io ho un buon presentimento a suo riguardo…”

Sospirai, mentre una goccia di sudore mi scivolava lungo la guancia. “Non dirlo così tranquillamente…”

“Perché non dovrei essere tranquillo? Sono qui con te, due contro uno, anche se fosse stato lui la volta scorsa ad attaccarti non gli permetterei di piantarti nuovamente una freccia in corpo…”

Mi presi la testa fra le mani, esasperata… “Non è QUESTO il punto…”

“Per ME è esattamente questo. Il resto posso tranquillamente lasciarlo a te, come sempre…”

“Oh, tu…” Sollevai lo sguardo verso di lui. Lo spadaccino vestiva un’espressione divertita. Non potei impedirmi di sorridere a mia volta. “Come sempre.” Tornai a guardare il fuoco, ostentando un’aria indifferente. “Già. In fondo ne abbiamo passate di peggiori. Mentre il tuo cervello fingeva che la cosa non lo riguardasse…”

“Mentre il mio cervello era impegnato a impedirti di distruggere il mondo, vorrai dire…”

Mi volsi verso di lui, con fare minaccioso, e per un momento semplicemente ci squadrammo, lui tranquillo, io indispettita, più per esigenza di personaggio che per reale rabbia…

Venni presto distratta da quella schermaglia visiva, tuttavia… quando notai qualcosa che non gli avevo mai visto indossare prima pendere dal suo collo…

“Ehi, Gourry… cos’è quello?”Al buio non riuscivo scorgere esattamente di cosa si trattasse, ma pareva una specie di pendaglio, senza pietra, formato da un nastro rosso…

Per un momento il mio amico parve restare interdetto, ma si rese velocemente conto di dove il mio sguardo stava ricadendo… “Eh…? Oh!” Afferrò l’oggetto, e con velocità spaventosa lo fece sparire al di sotto del suo mantello. “Nulla… un regalo… da parte di una persona a cui tengo… prima che partissimo…” Era… arrossito?

OVVIAMENTE la risposta non bastò a sedare la mia curiosità… per non dire che la fomentò… “Un regalo… ma chi…?”

Feci per allungare la mano e estrarre nuovamente l’oggetto dal suo mantello, ma la sua mano afferrò la mia, e la fermò. “Te lo mostrerò… lo farò, Lina… non ora, però.”

Stavolta, il mio sguardo si fece davvero indispettito.

 

Oh, non che fossi gelosa, chiaramente…

 

“Non guardarmi a quel modo, Lina…” Lo spadaccino emise una risatina nervosa… “Ti farai venire le rughe prima del tempo…”

“Se non mi sono venute finora, con la tua compagnia…”

La sua mano mi batté sulla testa. “Quanto meno pare che tu ti sia dimenticata del tuo incubo, mmm?”

Battei le palpebre. Era vero. Chiacchierando avevo smesso di pensarci… e, a posteriori, tutto non sembrava così spaventoso come prima…

Sospirai. “A volte sei persino più bravo di me nello sviare il discors…” Mi bloccai, a mezza frase. Un rumore insolito, fra gli alberi attorno a noi. O me lo ero solamente immaginato…?

 

No, me ne resi immediatamente conto. Anche il corpo di Gourry, al mio fianco, era teso, ora…

Ci scambiammo un’occhiata, e lentamente, molto lentamente, ci sollevammo in piedi… il rumore si stava facendo progressivamente più distinto, permettendoci ipotesi riguardo alla sua origine… qualcuno che si stava avvicinando, strisciando nella boscaglia. Non assassini esperti, stavano facendo troppo chiasso per esserlo… ma numerosi, sì… probabilmente TROPPO numerosi, se si trattava di soldati del nemico…

 

Ci ponemmo schiena contro schiena. “Una ventina, Lina…” Sussurrò il mio amico.

Lo sapevo. Purtroppo lo sapevo benissimo… “Non estrarre le armi.” Mi aggrappai alla speranza che non ci riconoscessero. “Forse ci lasceranno stare…”

 

“E allora, che cosa abbiamo qui?” Gli uomini, ora vicinissimi a noi, ma ancora celati dal sottobosco circostante la radura, non si preoccuparono di nascondersi ulteriormente… “Che ci fanno dei viandanti persi nel bosco a quest’ora della notte…?”

Quando l’uomo che aveva parlato apparve alla luce del fuoco, le mie speranze si riaccesero. Alla luce danzante delle fiamme,  la sua figura appariva tutto tranne che quella di un soldato… il suo corpo, forse un tempo muscoloso, ora portava le tracce di un dimagrimento repentino, il volto era scavato, gli occhi rientravano in modo innaturale nelle orbite… non era giovane, ma neppure anziano, e i suoi capelli apparivano precocemente incanutiti… le sue vesti non erano preziose, solamente una armatura di cuoio lacera, ed una sovratunica e un mantello consunti, a protezione dall’aria fredda della notte… solamente la sua spada stonava nell’insieme… un’arma di ottima fattura, per quanto semplice, e apparentemente fresca di forgia… supponevo, il frutto di qualche ruberia…

Fui io a prendere la parola… “Siamo solo dei comuni viaggiatori… non abbiamo interesse a essere coinvolti in faccende che non ci riguardano… se ci lascerete in pace, ce ne andremo per la nostra strada senza recarvi danno…” Con la coda dell’occhio, mi resi conto che anche Ainos si era svegliato… era rimasto immobile, però, all’interno del suo giaciglio, un incantesimo pronto sulle labbra… forse, i nostri assalitori non si erano nemmeno resi conto della sua presenza…

“Singolari, per essere semplici viaggiatori… dato che vi siete messi in allarme appena ci siamo avvicinati…” Fece un passo avanti, e lentamente gli uomini che lo accompagnavano ci circondarono… tutti guerrieri, ma nessuno con l’aspetto di chi si prepara a combattere… quelle persone parevano piuttosto un gruppo di mendicanti che una compagnia di soldati. Ma la cosa non mi portò ad abbassare la guardia. Da chi è disperato, come loro mi apparivano, ci si può aspettare prove di forza impensabili in una situazione normale…

“Il fatto che siamo normali viaggiatori non significa che non sappiamo difenderci…” Avevo steso un velo di minaccia su quelle parole… quella del resto era una situazione a cui ero fin troppo abituata… cominciavo a pensare che in fondo tutto si sarebbe risolto con una mia palla di fuoco… ero stata allarmista nel pensare subito a truppe di Oberon… in fondo, se in tempo di pace le foreste erano infestate da briganti, perché avrei dovuto stupirmi di incontrarne un gruppo durante una guerra sanguinosa come quella…?

“E ditemi…” L’uomo insistette, apparentemente troppo sicuro di sé, o troppo stupido per cogliere quello che le mie parole non troppo velatamente nascondevano… “Ai ‘normali viaggiatori’ capita di divenire i cani dell’invasore? Soppesate bene le parole con cui mi risponderete, perché quello sarà il peso della vostra vita ai miei occhi…”

Normalmente avrei sbuffato, declinato quella battuta come scontata, e risolto la questione con un paio di incantesimi… tuttavia, le sue parole, e il modo in cui erano state pronunciate, accesero un campanello nella mia mente… il linguaggio di quell’uomo mi pareva troppo elevato, per essere quello di un comune bandito da strada… quelli che normalmente incontravo avevano lo stesso vocabolario e la stessa originalità di un rinoceronte dislessico…

“Ma voi… chi siete, voi…?”

“Non hai risposto alla mia domanda, moccioso…”

Sospirai. Se era come pensavo, la ragione voleva che mantenessi la calma… “Noi non siamo alleati dell’invasore…” Decisi di rischiare. “Noi siamo alleati di Sailune. Stiamo portando un messaggio per conto del principe.”

Gourry, al mio fianco, si irrigidì per lo stupore. Persino Ainos, incurante della necessità di rimanere nascosto, si sollevò dal suo giaciglio, fissandomi con occhi pieni di accusa. Finsi di ignorarli. Rivelare la nostra missione a degli sconosciuti era un azzardo, lo sapevo… ma… se le cose stavano come credevo… forse avrebbe potuto aiutarci a risolvere la situazione senza spargimenti di sangue, e anzi tornarci utile in qualche modo… (inutile dire che in quel momento la mia testa andò al cibo che quegli uomini potevano avere in riserva, e il mio stomaco gorgogliò…)

Lo sconosciuto di fronte a me scoppiò in una risata tetra, senza gioia. “Messaggeri di Sailune! Una città sotto assedio! Come ho fatto a non pensarci? Questo bosco ne deve essere pieno! Come di fatine e gnomi, certo!” Il suo volto tornò improvvisamente serio, quasi minaccioso. “Ragazzo, vedi di non provare a prendermi in giro! Non sono disposto a bermi menzogne, sono l’ultima soluzione che puoi adottare per salvarti la vita!”

“Non sto mentendo.” Risposi, con calma. “Voi venite dai villaggi che sono stati saccheggiati, vero…? State cercando di fermare le truppe di Oberon che si avvicinano alla capitale…”

“Sono IO a fare le domande!!!” Lo sconosciuto levò la spada di fronte a sé e la avvicinò al mio collo. Gourry immediatamente fece per reagire, ma un mio gesto lo bloccò. L’uomo gli lanciò uno sguardo pieno di disprezzo. “Che c’è, guerriero? Perché è questo che sei, nonostante tu lo nasconda sotto abiti da mendicante… questo ragazzino ti sta tanto a cuore perché è il tuo piccolo trastullo da letto?”

Avvampai, e a stento mi trattenni dal porre fine a quella conversazione con un Dragon Slave di quelli meglio riusciti. A Gourry, al mio fianco, non sarebbero servite altre parole per attaccare. Unicamente la mia mano, stretta al suo braccio, lo frenò dal caricare…

“Io sono una DONNA…” Replicai, in tono decisamente non più amichevole… “…sono camuffata in questo modo per evitare di essere riconosciuta in caso di cattura. Mi chiamo Lina Inverse. Se siete nemici dell’invasore come affermate, dovreste conoscermi. Anche in passato ho combattuto per Sailune.”

Il volto dello sconosciuto si accigliò. “Lina Inverse, hai detto…?” Mi studiò. “Capelli rossi, esile, poco seno…” Le mie orecchie si fecero volontariamente sorde a questo commento… “…ed estremamente giovane, nonostante le sue capacità… la descrizione potrebbe anche corrispondere… ma in questo momento per quanto ne so quella donna si trova nel palazzo assediato… e tu mi pari tutto fuorché una ragazza… chi mi assicura che si tratti di te?”

Una voce volgare emerse dal gruppo degli uomini che lo accompagnavano. “Perché non le chiedi di farci verificare personalmente che si tratta di una donna??? Mi offro più che volentieri come ‘esaminatore’…” Un coro di risate sguaiate si sollevò a quella affermazione. Una decina di DOLOROSI incantesimi si accavallarono nella mia mente, mentre Gourry senza tanti complimenti lasciò scivolare il braccio via dalla mia mano, per portarlo all’elsa della spada, così repentinamente che non feci in tempo a fermarlo.

Tuttavia, fu la voce del nostro interlocutore a bloccarlo. “FATE SILENZIO!!!” Il suo tono era così rabbioso che fece sussultare entrambi, gelandoci nei nostri movimenti. “Dorack, tappati quella bocca!!! Tappatela, o ci penserà la mia spada, piantata nella tua gola!!!”

L’individuo che prima aveva scherzato parve spaventato… ma sul suo volto anche qualcos’altro emerse a quelle parole… non capivo per quale motivo… ma ai miei occhi appariva come senso di colpa… “Mi… mi dispiace, vecchio… io… io non ci ho pensato…”

“Mai! Tu non pensi mai!” L’uomo tornò a volgersi verso di noi. “In quanto a voi, ne ho abbastanza delle vostre frottole! Siete capitati nel luogo sbagliato, e al momento sbagliato. Non abbiamo altro tempo da perdere, questa notte…” Fece per sollevare la mano, e dare l’ordine di combattere… non ci lasciava scelta. Erano uomini disperati, in fuga, erano uomini che (fugaci pensieri omicidi a parte) non avrei voluto dover uccidere… ma era la loro vita, o la nostra. Decisi di fare solo un ultimo tentativo…

Mi piegai, mi sfilai lo stivale, e glielo lanciai. L’uomo lo afferrò al volo, per evitare che lo colpisse in volto. “Che significa?” Mi domandò, accigliato.

“Lì dentro ci sono le missive che dobbiamo recapitare per conto di Sailune. Recano il sigillo reale. Se non vi fidate della nostra parola, credete ai vostri occhi.”

L’uomo estrasse i fogli, e li squadrò… e si morse il labbro, come se fosse indeciso… “Sembrano autentici…” sollevò lo sguardo. “… ma se davvero sei Lina Inverse, perché non hai cercato di toglierci di mezzo con la tua magia…?” Sospirai. Se aveva bisogno di una dimostrazione…

Sollevai la mano, e, prima che chiunque di loro potesse reagire, richiamai alla mente una formula. Normali Frecce di Ghiaccio, nulla che potesse farci individuare, o recare danno serio alla foresta. Tuttavia, il lato del bosco alla mia destra, al di là delle figure degli uomini che ci circondavano, finì imprigionato in una morsa di gelo, ad un mio semplice gesto.

Mi volsi nuovamente verso il mio interlocutore. “Il fatto che non abbia usato la magia non significa che non ne sia in grado. Non vi ho attaccati semplicemente perché siamo tutti dalla stessa parte. E se gli alleati cominciano ad ostacolarsi a vicenda, allora la guerra è già persa in partenza.”

Lo straniero non pareva ancora convinto. “E allora come avete fatto ad uscire da Sailune…?”

Mi accigliai. “Questo è un segreto della fortezza che non posso rivelarvi.”

L’uomo tacque, per qualche istante, l’espressione accigliata. “Ci seguirete al nostro accampamento.” Concluse. “Voglio fare vedere queste lettere ad un amico, un notaio, che sicuramente, se si tratta di falsi, se ne renderà conto. Se dite la verità, non avrete nulla da temere…”

“Inverse, questa non mi sembra una…” Iniziò Ainos. Lo zittii con un gesto.

“Potete darci dei cavalli? La nostra meta è Raizerl, e i nostri tempi sono limitati. Continuando a piedi non faremo mai in tempo…”

“Avrete cavalli, avrete provviste, e vi indicheremo anche una via per giungere velocemente alla vostra destinazione. Ma prima abbiamo bisogno di conferme.”

Annuii. “Mi sta bene. Ma non accetteremo di essere legati.” Occhieggiai gli altri guerrieri, che ci fissavano con volti poco rassicuranti. “E tu dirai ai tuoi uomini di stare al loro posto…”

 

 

Fu una camminata breve, ma difficile. Risalimmo la fiancata della montagna lungo un percorso ripido, dove ad ogni passo, nel buio, si rischiava di mettere un piede in fallo, e precipitare lungo metri e metri di parete vuota di qualunque cosa se non di rocce e sempreverdi… ero certa che esistessero percorsi più agevoli verso la cima, ma forse erano più esposti… o forse semplicemente i nostri accompagnatori si muovevano con l’intenzione di farci perdere il senso dell’orientamento…

Quando ormai le mie gambe, indolenzite per la camminata della giornata precedente, avevano preso a vacillare, minacciando ad ogni passo di abbandonarmi, giungemmo in vista di una serie di deboli ma numerose luci… pressoché sulla cima della montagna, al riparo di una grande rientranza nella roccia e di un fitto intrico di vegetazione, una specie di piccolo villaggio si accerchiava attorno a un gruppo di piccoli falò, accesi per la difesa e la cucina… rifugi costruiti con mezzi di fortuna erano difesi da barricate di rocce e terra battuta, in quello che aveva tutto l’aspetto di uno strano connubio fra un accampamento militare ed un centro abitato… Nonostante ormai il sole fosse calato da diverse ore, il luogo era un formicaio di donne addette alla conservazione delle fiamme, uomini di guardia, bambini intenti ad affilare armi… le vesti erano lacere, gli sguardi stanchi, ma con una qualche determinazione, nascosta dall’ombra dello sfinimento, e di occhiaie accumulate in troppe notti di sonno perdute… nessuno si esimeva dal lavoro, nessuno mancava di contribuire alla sopravvivenza di quella piccola comunità… ero stupita…

 

L’uomo che ci aveva guidati, il cui nome ci era ancora ignoto, fece un cenno ad una delle guardie a difesa delle barricate.

“Serata tranquilla?” Rispose quello, con un cenno annoiato del capo.

“Diciamo di sì…” Replicò in tono sbrigativo il nostro accompagnatore. Quindi accennò a noi con un gesto della mano. “Queste tre persone saranno nostri ospiti… OSPITI, sono stato chiaro?” La sua voce aveva l’impostazione perentoria di un ordine… “Portali nella mia tenda, e fai avere loro qualcosa da mangiare… rimani tu con loro… io vi raggiungerò fra poco.” Fece per andarsene, ma all’improvviso si bloccò, tornando a volgersi verso la guardia. “Mia moglie…?”

La guardia tacque per un istante, quindi sospirò. “Al torrente. Carulan la sta aiutando a lavarsi… finché sei stato via non ha voluto toccare cibo…”

Ebbi l’impressione di cogliere un barlume di amarezza nel volto dell’uomo, ma immediatamente i suoi lineamenti tornarono ad indurirsi. “Passerò a recuperarla io… ma devo prima scambiare due parole col ‘Maestro’…”

La guardia annuì. “Ti aspetto alla tenda…”

Con modi bruschi, ci spinse a seguirlo nel cuore del piccolo accampamento. Sguardi interrogativi si posarono su di noi al nostro passaggio, ma nessuno si intromise per fare domande… l’uomo rivolse ordini ad un gruppo di donne accanto un fuoco al centro dell’abitato, affinché ci venisse servito qualcosa da mangiare… quindi, ci sospinse all’interno di una tenda militare, che recava all’entrata uno stemma con un cinghiale in campo viola… cercai di scorrere nella memoria per capire se conoscessi quel vessillo, ma la mia mente non collaborò… ero troppo stanca per riflettere, e l’odore di carne arrostita che si spandeva nell’aria attorno all’alloggio era più che sufficiente a guidare il mio cervello verso ben altri pensieri…

 

“Potete anche sedervi… Leonard ci raggiungerà fra poco…” Sedersi… quanto appariva dolce quella parola alle mie orecchie… La guardia non si prese la briga di farci accomodare verso il tavolo e le sedie, ma per quanto mi riguardava non ce n’era alcun bisogno. Mi avvicinai, e mi lasciai cadere sulla prima seggiola in legno che incontrai sul mio cammino. Ainos si strinse nelle spalle e si appoggiò ad uno sgabello poco lontano da me, e anche Gourry ci imitò, guardingo. Da quando ci eravamo introdotti nell’accampamento non aveva mai allontanato la mano dalla spada…

 

Dopo qualche istante di silenzio, mi stancai di quella atmosfera tesa… dato che in qualche modo avremmo dovuto collaborare, tanto valeva cercare di fare un po’ di conversazione…

“E allora… come siete finiti qui, voi tutti?”

La guardia mi lanciò un’occhiata poco amichevole… “Secondo te, ragazzo?” Si strinse nelle spalle. “La nostra città è stata attaccata, ma eravamo pronti. E siamo riusciti a scappare… ” Sputò al suolo. “Ringraziamo il cielo che il conte Leonard era al castello, e per malattia non aveva potuto raggiungere la capitale. Senza di lui a dirigere la resistenza, e a predisporre la fuga, ce la saremmo cavata molto peggio. Almeno così qualcuno è sopravvissuto…”

Mi accigliai. “Siete riusciti a sfuggire ai non morti?”

“Quali non morti?” La guardia mi lanciò uno sguardo truce. “Gli uomini che ci hanno attaccati erano più che vivi. Te lo dice uno che ha visto scorrere il loro sangue sulla propria lama…” Batté lievemente la mano sul fodero di quello che appariva come uno scramasax…

Vivi… quindi non erano solo truppe di non morti quelle in moto per Sailune… la cosa non mi piaceva per nulla…

Non ebbi modo di fare altre domande, però. La cena venne recata in tavola, e per un po’ fui impegnata in ben altro che soddisfare la mia curiosità… Carne arrostita, una zuppa densa ricavata da erbe di sottobosco con pezzi di pane abbrustolito all’interno, persino una caraffa di vino annacquato, addolcito col miele… probabilmente, tutto cibo che si erano procurati sul luogo, o che erano riusciti a portare con sé dalle riserve del castello, durante la loro fuga… erano stati fin troppo generosi per delle persone che ancora non erano nemmeno state scartate dalla lista dei nemici… Odorai attentamente ogni portata, prima di assaggiarla… non aveva senso arrivare fin lì per poi farsi avvelenare da un gruppo di uomini in fuga, nel bel mezzo di una foresta…

 

Fu mentre eravamo impegnati a divorare la carne che il nostro ospite fece il suo ingresso nella tenda… al suo braccio c’era una figura esile e slanciata di donna, che un tempo doveva essere apparsa di una bellezza regale… i capelli colore del miele, gli occhi chiari, avvolta in semplici ma eleganti vesti di lino, avanzava in modo in qualche modo nobile… ma anche il suo viso recava segni di sofferenza, ora, come quello di chiunque avessi incontrato, all’interno di quell’accampamento. Ed era il suo sguardo a turbarmi più di tutti… completamente, assurdamente inespressivo… come quello di chi non si rende nemmeno conto di quanto sta avvenendo attorno a lui…

Con una dolcezza di cui non lo avrei creduto capace, l’uomo chiamato Leonard la fece accomodare in una poltroncina a lato della tenda, e le sistemò un cuscino dietro la schiena, sussurrandole qualcosa in tono gentile… la donna che doveva essere sua moglie, però, non ebbe la minima reazione… fu come se un semplice alito di vento le avesse sibilato accanto. L’uomo sospirò, e la abbandonò lì adagiata, per avvicinarsi a noi…

Mi si pose di fronte, e mi porse le lettere, il sigillo intatto. “Mi è stato confermato che non mentivate. Mi dispiace per il trattamento che vi abbiamo riservato. Ma dovete capire che in questa situazione è l’unico modo per proteggerci.”

Annuii. “Lo so. Ed è per il nostro stesso motivo che voi lottate, e per questo vi comprendiamo. Non parliamone più.” Agitai la mano, in un gesto noncurante. Al mio fianco, avvertii anche Gourry rilassarsi. Evidentemente, a tutti era chiaro che la minaccia era terminata…

L’uomo mi rivolse un debole sorriso. “Per il resto della notte potete restare come ospiti qui, e riposarvi. Credo che una notte di sonno tranquillo farà bene a tutti… Domattina vi daremo i cavalli più veloci che possediamo… se seguirete i sentieri alla base delle montagne del confine viaggerete sicuri, e arriverete a Raizerl in meno di una settimana.”

Gli sorrisi, a mia volta. “Ti ringrazio. Quando tutto questo sarà finito, Philionel saprà dell’aiuto che ci avete dato…”

Il sorriso di Leonard assunse una sfumatura amara… “Mi basta che tutto questo finisca in fretta… nessun titolo mi ridarà quanto a causa di questa guerra ho gia perduto…” Lanciò un’occhiata alla moglie, quindi tornò a posare lo sguardo su di noi… “…e anche il principe dopo la guerra avrà i suoi grattacapi da affrontare… io rimango fedele al mio sovrano, ma fra alcuni degli uomini rimasti senza casa e famiglia, nel mio ed in altri gruppi, comincia a serpeggiare l’idea che se Philionel fosse stato più conciliante tutto questo si sarebbe potuto evitare… molti ritengono che in fondo non importi chi li governa, e che conti di più il mantenimento della pace…”

Gourry, al mio fianco, si incupì… “Ma sono stati Philionel, e i suoi predecessori prima di lui, a garantire questa pace e questa prosperità…”

Il conte si strinse nelle spalle. “Io questo lo so, guerriero… ma non tutti ricordano le valorose gesta degli avi di Philionel, o la saggezza di Eldoran… quello che tutti hanno bene in mente è che la loro casa è stata spazzata via da un’orda di guerrieri in marcia per spezzare la resistenza della capitale…”

Mi morsi il labbro. “Molte città hanno subito la vostra sorte, vero…?”

“Città, villaggi, qualunque cosa si trovasse sulla linea di marcia delle truppe nemiche, formate da soldati o da non morti che fossero…” Il conte raccolse una coperta da un angolo e la ripulì dalla polvere, per andare a porla sulle spalle della moglie… la donna non ebbe alcuna reazione, semplicemente continuò a fissare il vuoto, di fronte a sé… “Noi abbiamo avuto la fortuna di essere stati avvisati… un uccello messaggero, venuto da una città vicina… per questo avevo inviato un gruppo di civili a rifugiarsi sulle montagne, portando con sé delle vettovaglie… ho tenuto con me tutti gli uomini validi per difendere la città, e le donne in salute che potessero aiutarci nella gestione del castello durante l’assedio…” Il suo tono si tinse di un’amarezza indicibile… “Ma non c’è stato nessun assedio. Avevamo pensato di poter resistere, di poter almeno rallentare la loro marcia verso la capitale, trattandosi di truppe umane… ma non ci è voluta nemmeno mezza giornata perché ci espugnassero… molti soldati sono morti, noi stessi siamo riusciti a sfuggire a stento… ci hanno catturati fuori dalle mura, hanno preso mia figlia, l’hanno violentata e uccisa, davanti ai nostri occhi… avrebbero fatto lo stesso anche con mia moglie, se non avessi perso la testa… non so nemmeno come mi è stato possibile liberarmi, ricordo solo che i miei soldati mi hanno trascinato via a forza, mentre infierivo sui loro corpi, con una delle loro spade…” Lanciò un’occhiata al fodero che gli pendeva dal fianco, e i suoi pugni si strinsero… “Ho giurato che ne avrei uccisi altri, con questa spada… tutti i bastardi servi del nemico che fossero capitati sulla mia strada… per questo abbiamo organizzato questo accampamento, per resistere, con azioni di brigantaggio…” Occhieggiò la moglie, con tristezza… “Lyra però… lei non ha resistito allo shock… è da quando nostra figlia è stata uccisa che non ha aperto bocca…” Accarezzò la guancia della moglie, con tenerezza… “Lyra… queste persone sono qui per aiutarci… Anya sarà vendicata, vedrai…” La donna non emise più di un gemito sordo, e non mutò espressione… l’uomo non poté fare altro che allontanare le dita…

Tacqui, non sapendo come commentare… ecco perché la battuta del suo compagno, prima, doveva essere suonata così fuori luogo…

“Mia moglie ha bisogno di riposo, ora…” L’uomo sospirò, stanco. “E anche voi. Il mio uomo vi accompagnerà in una tenda dove potrete dormire… domattina, troverete tutto predisposto per la vostra partenza.”

Ci allontanammo, senza pronunciare una parola. Ripensare agli occhi della moglie del conte Leonard mi riempiva di un disagio che non ero del tutto in grado di definire, ma che decisamente mi toglieva la voglia di fare conversazione…

 

Venimmo lasciati in un’altra tenda, piuttosto ampia, dove erano stati disposti tre pagliericci… in un angolo, un catino colmo di acqua e un panno a testa, per ripulirci dalla polvere e dal sudore accumulati lungo la marcia… Ci sistemammo in silenzio, e quando finalmente fummo pronti a coricarci la mezzanotte doveva essere passata da un pezzo.

Mi abbandonai sul giaciglio. Ero stremata, dalla camminata e da ciò che avevo visto e sentito… le tempie mi pulsavano, e i miei sensi erano annebbiati… forse effettivamente non era stata un’ottima idea quella di partire prima di essermi completamente ripresa…

Gourry mi si avvicinò, sedendosi sul pagliericcio accanto al mio… “Tutto bene, Lina…?” Mi bisbigliò, sfilandosi i guanti…

“Mmm. Sono solo stanca…” Tagliai corto… Gourry tendeva a diventare un tantino pressante, quando si preoccupava…

Mi fissò per qualche istante, come per accertarsi che stessi dicendo la verità… quindi, abbassò lo sguardo, gli occhi accigliati… “Questo… tutto questo… sta diventando peggiore di quanto ci aspettassimo…” Sospirò e il suo tono di voce si incupì. “Io non lo so cosa farei se mi capitasse quello che è accaduto a quell’uomo… forse impazzirei…”

Gli strinsi il braccio con la mano. “Non succederà. Non succederà di nuovo, a nessuno..” Il tono della mia voce era determinato. “A costo di giocarmici la reputazione, lo impediremo, e fermeremo questa dannata guerra…” 

Sospirò. Quindi, le sue labbra si allargarono un debole sorriso.“Non credo che tu abbia poi ancora molto da giocarti…” Ehi, ehi, che vorresti dire…? “Ma sei stata abile, stasera, evitando di attaccare quegli uomini alla prima provocazione.” Sogghignò. “Potrei quasi definirti saggia, se non fosse per la tua tendenza un po’ perversa a lanciare incantesimi sovradimensionati…”

Gli mostrai la lingua. “Mi STUPISCO che tu sappia cosa significa ‘sovradimensionato’.” Sbottai. “Io sono SEMPRE saggia. E modero SEMPRE i miei incantesimi… è una TUA opinione distorta che io abbia bisogno di te per frenare i miei istinti distruttivi…”

Lo spadaccino vestì un sorriso noncurante, e mi batté la mano sulla testa. “Oh, anche se un giorno smetterai davvero di lanciare Dragon Slave ad ogni movimento di foglia –cosa su cui ho comunque qualche dubbio- ci saranno sempre le bande di banditi da proteggere dall’estinzione… come vedi, HAI bisogno di me, per un motivo o per l’altro…”

Sospirai, scuotendo la testa. “Immagino di sì…” Mascherai un sorriso. “E ora andiamocene a dormire, prima che la mia testa decida di scoppiare. Domani ci aspetta una marcia serrata.”

Gourry annuì, ed imitammo lo sciamano, che già sonnecchiava, avvolto nella sua coperta…

Mi rannicchiai nel tepore del giaciglio, e serrai gli occhi, vuotando la mente e cercando di allontanare gli incubi. Forse, una notte di sonno tranquillo avrebbe dissipato le ombre che quella poco felice giornata aveva accumulato… 

  
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