Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Segui la storia  |       
Autore: Ultimo bugiardo    25/02/2006    6 recensioni
Il ragazzo sostava immobile davanti ad un vecchio muretto. Il ragazzo non era una persona comune. Sulle conseguenze che il rischiare la vita per un mondo estraneo può avere su una persona, comune o non.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<b>L’ESTRO ARMONICO</b>

Capitolo primo

THOU TUN'S THIS WORLD

Il ragazzo sostava immobile davanti ad un vecchio, solitario muretto. Lo fissava assente. La nebbia calava pesante sull’ imbrunire annoiato, il ragazzo si sdraiò sul piccolo rudere posando la schiena. sulla fatiscente colonnina da cui esso pareva germinare, era freddo e bagnato Sapeva che il muschio e la vegetazione marcescente che lo circondava gli avrebbero irrimediabilmente sporcato la già provatissima tuta scatenando le più tempestose ire materne, ma non se ne curò. Il ragazzo odiava quel muretto, odiava la sua assoluta mancanza di significato, odiava quella quiete mortifera, così patetica, che ormai sempre più spesso lo conduceva lì. Un vecchio quotidiano fradicio giaceva a poca distanza dai suoi piedi, soppesò l’idea di sfogliarlo ma optò per un’arcaica caramellina senza destino che da eoni vagava per la sua tasca.

“All’eucalipto…, appiccicosa…” in effetti bastava solo evitare di pensare, se l’avesse fatto non sarebbe riuscito ad evitare la caduta, ad evitare il pensiero che in troppo tempo fossero successe troppo poche cose, anzi, che non ne fosse successa nessuna! Non che gli fosse fondamentale illudersi di poter vincere la noia del viver quotidiano senza aggirarla, aveva imparato a sue spese il ruolo della riflessione. La noia nasconde i più densi significati, i significati più intimi della natura umana… Ma lui non era una persona qualunque!

“Salvi il mondo, risalvi il mondo e poi ti si chiede di rimanere immoto ad aspettare la fine? Chi sono loro per arrogarsi questo diritto! Loro non conoscono un solo particolare di tutto ciò che ho fatto, nulla di ciò che sono… di ciò che ero…di ciò che sono e che non posso più essere!” Ma la cosa più frustrante è che il ragazzo sapeva che non c’era nessun loro, che non aveva interlocutori, che era solo. Non era però sempre stato così, aveva avuto certi amici lui! Aveva goduto di un’amicizia così vera! Ora però si era inaridita tristemente, come un bicchiere d’acqua lasciato all’aperto: senza che si possa rendersene conto, si svuota silenzioso. Non voleva ripensare ai suoi amici, erano l’emblema del suo passato, e per quanto questo fosse per il suo animo burrascoso l’ unico elemento a cui permettesse di definirlo, rievocarlo lo devastava. Odiava il tempo, lo odiava nonostante in passato lo avesse amato più d’ogni altra cosa.

Improvvisamente il gelo della notte invernale ormai prossima lo risvegliò con un brivido dal suo torpore. Dense nuvole di vapore fuoriuscivano dalle rosse labbra screpolate e violenti brividi sconquassarono il suo corpo sudato ed ingenuamente perfetto.

La caramella gli si ruppe tra i denti. Ci era ricascato. Era caduto di nuovo in quel baratro.

Che fine aveva fatto la sua tanto ostentata determinazione? Si chiese se non si fosse rammollito e capì di non essere mai stato più forte di così: in quel baratro lo aveva condotto proprio la sua forza d’animo. Ed in fondo a lui quel baratro piaceva, era anzi l’unica cosa che riuscisse, per quanto solo in piccola parte, a confortare la sua inquietudine; ma quel baratro era anche così profondamente diverso dal naturale scorrere della vita! Non poteva sopportare , uscendovi, di dover ammettere d’aver, in quegli istanti, solo pensato. Che quella pace, per quanto incompleta, fosse solo una parentesi fallace, addirittura colpevole. Lo sguardo gli si posò involontariamente sul rigonfio borsone sportivo che aveva poco prima lasciato sgraziatamente cadere per il fangoso sentierino che portava fin lì e gli fu impossibile trattenere un pesante sospiro di rassegnazione.

Il ragazzo cercava qual’cosa di mitico, di trascendente ed era un desiderio che nasceva da una remotissima parte di se, una parte sfuggente, dal sapore sovrumano… ne poteva assaporare la pienezza intrinseca, così… bellicosa! Sapeva di non averla ancora raggiunta, ma sapeva anche che in un solo dove quel mito poteva tornare a pulsare: Digiworld. Solo a Digiworld riusciva a sentirsi pieno, denso.

“E si può forse farmene una colpa? Come si può vivere le esperienze che vi ho vissuto io ed improvvisamente accettare il ritorno ad una realtà in cui i maggiori drammi sono i brutti voti, i professori e le figuracce davanti alle ragazze…?”

No, c’era qual’cosa di più, questa spiegazione non era abbastanza mitica. D’altronde i suoi compagni d’avventura, tutti, avevano cambiato vita già da un bel po’; avrebbe potuto farlo anche lui, ma in tutto questo tempo non c’era riuscito, anzi, sinceramente non aveva mai voluto nemmeno provarci! Digiworld infatti era collassato. Era probabilmente ancora vivo, ma non si poteva esserne certi: parevano essere stati esclusi dal suo divenire ed irrimediabilmente ormai. Spento ogni contatto, inerte il digivice ( non funzionava più nemmeno da orologio ), non rimaneva che dimenticare tutto a detta dei più, come una sorta di allucinazione collettiva, come un sogno imbarazzante, persino come una patologia. Si doveva andare avanti!

“Vigliacchi, Codardi, tutti loro!”

Gli occhi divennero lucidi, le gote si arrossirono, il busto s’irrigidì mentre i pugni si serrarono,il nodo alla gola morì in uno starnuto deforme.

“Tutti loro…” ripensò.

Realizzò di non avere le idee chiare su quello che provava per i suoi vecchi compagni d’avventura. Se la rabbia apriva le danze, poi tutto si confondeva. E qui la consueta dilatazione toracica, ancora volutamente incompresa, che fece come se gli fosse esploso il cuore sospingendogli lo spirito a fior di pelle.

“Oddio, che stupido…”

-E CHE CI FARESTI TU LI’?!-

Quell’urlo fece letteralmente volare il ragazzo oltre il muretto.

Quando, facendo capolino dagli umidi mattoni, riconobbe l’esile figura che, tra nebbia e oscurità rideva divertita, si sentì ancora più stupido.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: Ultimo bugiardo