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Autore: Argorit    01/06/2011    4 recensioni
Poche settimane dopo gli eventi di Edoras, Fairy Tail è costretta a combattere una nuova minaccia. Heaven, una gilda oscura che sino a quel momento si era limitata ad agire nell'ombra, esce finalmente allo scoperto, ed in suo possesso vi è un'antica anfora dai poteri sconosciuti appartenuta a Zeref.
Per sconfiggere il nemico e riportare l'artefatto al sicuro, Makarov invia i suoi maghi con l'appoggio dell'alleanza tra gilde. Questa volta, però, un altro membro si unirà alla squadra, perchè il master di Fairy Tail ha chiesto l'aiuto della temutissima Dark Phoenix, la più potente organizzazione mercenaria di Fiore.
E loro hanno mandato il migliore.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                           Un brandello di passato
 
Sh:«Genso Doki. Kamikiri. Gokei Torikeshi (Sincronia elementale. Kamikiri. Annullamento totale)»
Shin conficcò Kamikiri nel terreno, esattamente al centro della linea di demarcazione del sigillo runico. Kamikiri arse come fuoco, e il sigillo che bloccava i poteri dei maghi di Fairy Tail esplose, dissolvendosi.
Sh:«Fatto. Va meglio Laxus?»
La:«Si, sento i miei poteri che tornano a circolare. In circa mezz’ora saremo a posto»
Il mercenario annuì, felice di essere riuscito a salvare i propri compagni ma rammaricato per non aver fatto in tempo a evitare che Erza fosse umiliata in quel modo.
Ka:«Ne sei proprio innamorato, eh?»
Sh:«Ovvio, o non mi spremerei in questo modo per salvarla»
Ka:«E come mai, di grazia, ti sei scelto proprio una maga? Tu non li odiavi, i maghi?»
Sh:«E’ solo uno il mago che odio, lo sai bene»
Ka:«Se vuoi il mio nobilissimo parere: dovresti perdonarlo quel mago. Non merita il tuo odio»
Sh:«Non posso. Quella è l’unica cosa che non posso fare»
Ka:«Fa come vuoi. Ora, però, va da Erza. Sai, mi piace quella ragazza: è forte, ma sa essere anche dolce»
Il biondo inarcò un sopracciglio, fingendosi offeso.
Sh:«Non ho certo bisogno che me lo dica tu»
Shin si incamminò verso la tenda dove avevano lasciato la rossa, bisognosa, a detta di Wendy, di riposo assoluto. Solo la piccola era rimasta nella tenda, pronta a sostenere Erza in caso di necessità.
Sh:«Ciao Wendy-chan. Posso entrare?»
W:«Si, fa pure. Solo, cerca di non farla agitare: è ancora scossa»
Il ragazzo sorrise, carezzandole la testa con dolcezza, gesto che Wendy apprezzò molto, visto e considerato che durante la loro battuta di caccia Shin si era dimostrato una persona deliziosa e divertente. Inoltre Shin, in quanto fidanzato non ufficiale e non dichiarato di Erza, per lei rappresentava una sorta di fratello maggiore acquisito.
Il biondo scostò uno dei lembi che chiudeva la tenda ed entrò.
Erza era stesa su una branda improvvisata, pallida come un cencio ma sveglia.
Sh:«Ciao Erza»
Er:«Ciao Shin»
Era felice di vederlo. Stare con lui le metteva allegria, il che era proprio quello di cui aveva più bisogno in quel momento.
Sh:«Come ti senti?»
Er:«Uno schifo. Sento ancora addosso le mani di quel…quel…»
Non riuscì a finire la frase, troppo adirata con se stessa e con quell’uomo per formulare una frase di senso compiuto.
Desideroso di consolarla, Shin le poggiò una mano sulla spalla, passandole poi delicatamente le dita tra i morbidi e serici capelli rossi della ragazza.
Sh:«Mi dispiace. Sarei dovuto arrivare prima»
Erza ridacchiò, sorridendo gentile verso il biondo.
Er:«Quante volte hai intenzione di ripeterlo? Te l’ho già detto: tu non hai colpe. Sono io quella da biasimare. Senza i miei poteri sono così inutile»
Sh:«Tu non sei inutile. Se lo fossi, Kamikiri non ti avrebbe mai parlato. Hai potenziale, come tutti gli altri. Se aveste dei buoni maestri diventereste fortissimi, te lo assicuro»
Er:«Grazie, e a proposito di Kamikiri-san, come l’hai avuta? È un’arma straordinaria»
Lo sguardo di Shin s’incupì per un istante, giusto il tempo di sbattere le palpebre e cancellare quell’ombra che non voleva che Erza vedesse.
Sh:«Me la regalò anni fa il mio patrigno, come dono d’arrivederci prima di mandarmi dall’uomo che mi ha insegnato kendo e Genso Doki»
Er:«Patrigno? Non padre?»
Il biondo scosse il capo.
Sh:«No, patrigno. Io sono come te, Erza. Quando avevo cinque anni, i miei genitori furono uccisi da un mago ed io rimasi solo»
Shin si fermò per un istante, in attesa che Erza dicesse qualcosa, domandasse, parlasse, ma la rossa si limitò a guardarlo, chiedendogli con i suoi meravigliosi occhi castani di continuare il suo racconto.
Sh:«Per quasi cinque mesi vissi da vagabondo, girando da città in città, rubacchiando ed elemosinando cibo per sopravvivere. Fu durante uno dei miei furti che incontrai Shirou-tousan. Avevo rubato del pane e stavo fuggendo verso la foresta, sperando di seminare i miei inseguitori. Un bambino, però, per quanto corra veloce non ha la falcata e la resistenza di un adulto, quindi non potei sfuggir loro a lungo. Se non fosse intervenuto Shirou-tousan, forse sarei stato pestato a sangue, come mi era già capitato altre volte»
Il mercenario emise un lungo sospiro carico di ricordo e inspirò, come se volesse incamerare più ossigeno possibile prima di proseguire.
Sh:«Rimasi con lui per più di sei anni, finché non dovette partire per un’importante missione. Mi salutò e mi mandò dal mio futuro maestro: uno straordinario spadaccino occidentale di grandissimo talento che mi tenne con sé per i successivi tre anni. Concluso il mio addestramento mi disse di unirmi ad una gilda, e di lì in poi iniziai a compiere missioni sempre più complesse, scalando in breve tempo le vette della scala gerarchica di Dark Phoenix. Al contempo cominciai a prendermi cura di ogni orfano che incontravo, così da evitare ad altri la mia stessa solitudine»
Terminò la sua storia, incorniciandone l’ultima parola con un sorriso triste, volgendo lo sguardo verso l’esterno della tenda, come se volesse scrutare l’immensità del cielo.
Sh:«Ecco perché mi sei piaciuta fin da subito. Non solo per la tua straordinaria bellezza né per la gentilezza e la forza che scorgevo nei tuoi occhi, bensì perché intuii che tu ed io eravamo simili. Condividevamo un passato simile, e portavamo sulle spalle un uguale fardello»
Due candide braccia lo circondarono, cingendogli la vita con delicatezza. Shin sentì con chiarezza cristallina la fronte della rossa adagiarsi sulla sua schiena, mentre la ragazza non accennava a voler sciogliere l’abbraccio che li univa.
Er:«Capisco»
Una semplice parola che ne valeva mille altre, e al cui suono Shin si voltò verso la rossa, fissandola dritta negli occhi castani.
Si fissarono per un istante che sembrò durare secoli interi, poi entrambi ridussero la distanza che li separava l’uno dall’altra e unirono le labbra in un bacio diverso dai precedenti: più dolce, perché non più unilaterale ma voluto da entrambi, e più profondo, perché non causato da semplice attrazione fisica e desiderio di contatto ma da un sentimento di comunione intimo e unanime.
Fu Shin a interrompere il contatto, troncando quel legame che stava nascendo tra di loro.
Erza lo guardò stupita, come per chiedergli perché l’avesse respinta proprio ora che si stava concedendo a lui.
Per tutta risposta il biondo le sorrise, sfiorandole le labbra con la punta delle dita.
Sh:«Perché non voglio che tu ti penta di ciò che farai. Sei così bella che una volta cominciato non riuscirei a fermarmi, e tu non sei ancora pronta»
Er:«Che intendi? Non sono mica una bambina»
Sh:«Non intendevo quello. Tu prima hai esitato. Per un solo istante ma l’hai fatto. Il tuo cuore non è ancora del tutto libero dal passato, per questo, se agissi dando retta al mio istinto farei qualcosa che a lungo andare ti ferirebbe, e non voglio che accada»
La rossa sgranò gli occhi, perdendosi nell’immensità di quelle iridi cremisi. Era vero che aveva esitato, per un attimo le erano tornati alla mente i volti di coloro che aveva amato e che l’avevano amata, e si era chiesta se ciò che stava facendo fosse giusto, se avesse davvero diritto a ricercare un rapporto che andava oltre la semplice amicizia.
Aveva esitato per un solo attimo, ma Shin se n’era accorto e aveva anteposto la felicità di Erza ai propri desideri, perché la felicità di Erza era il suo desiderio più grande.
Er:«Scusa, tu mi dici parole così belle, e io ti costringo ad attendere ancora»
Shin ridacchiò, e la rossa non scorse la più pallida ombra di rabbia o delusione sul volto del ragazzo.
Sh:«Te l’ho già detto: aspetterò anche per tutta l’eternità se necessario, perché so che ne vale la pena»
Le scompigliò i capelli con un rapido gesto della mano, ridendo delle sue proteste e minacce.
Sh:«Ora dormi. Wendy dice che devi recuperare le forze»
La rossa annuì, rimettendosi sotto le coperte, e Shin uscì dalla tenda, dirigendosi verso il bosco a passo spedito.
Ka:«Ormai è certo: sei stracotto»
Sh:«Già»
Ka:«Dove stiamo andando?»
Sh:«Nel bosco»
Ka:«Questo lo vedo. Intendevo dire: che ci andiamo a fare?»
Sh:«Mi servono dei fiori»
Ka:«Cos’è, hai finito i soldi e non puoi fare un regalo più decente ad Erza-chan?»
Con un movimento repentino, Shin sguainò Kamikiri, la sbatté di piatto contro un grosso macigno e la rinfoderò.
Ka:«Ouch! Ehi, mi hai fatto male. Diamine, con te non si può mai scherzare»
Sh:«Zitto idiota. Secondo te mi metto a regalare fiori di campo in un momento del genere?»
Ka:«E allora a che ti servono i fiori?»
Sh:«Certe volte dubito della tua intelligenza. Devo creare degli Oushitsu no Desutorakuta (Distruttori dell’autorità regia)»
Ka:«Aaaaah, e dillo prima. Si, in effetti potrebbe essere una buona idea, visto quanto è successo oggi»
Sh:«Infatti. Non posso più rischiare che capiti qualcosa ad Erza»
Girovagò tra gli alberi per quasi un’ora, finché non giunse in un punto che aveva il quantitativo di energia naturale giusto per quello che aveva in mente.
Ka:«E’ un ottimo posto, ma c’è un piccolo problema»
Sh:«Quale?»
Ka:«Qui non ci sono fiori»
Sh:«Le foglie degli alberi andranno bene lo stesso»
Sguainando di nuovo Kamikiri, stavolta con più lentezza e senza cattive intenzioni, tranciò tre rami carichi di piccole foglioline verdi, strappò le foglie ad una ad una e le dispose in un’ordinata montagnola accanto a se, poi si alzò, piazzandosi a gambe divaricate sopra di essa e, tendendovi contro il palmo della mano, cominciò ad irradiare energia.
Sh:«Genso Doki. Sora. Torikeshi no Nagare – Chikuseki (Sincronia elementale. Vuoto. Flusso dell’annullamento – Accumulo)»
Il mucchietto di foglie brillò di una luce intensa che scemò pian piano fino a divenire un fievole ma persistente bagliore.
Soddisfatto del proprio operato, Shin si chinò e cominciò ad infilare le foglie in una sacca.
Ka:«Non ne hai fatte un po’ troppe?»
Sh:«L’effetto di una singola dose non dura a lungo, e in ogni caso sai come si dice: melius abundare quam deficere»
Ka:«Ma parla come mangi»
Sh:«Taci, o ti vendo al primo banco dei pegni che trovo, chiaro?»
Ka:«Limpido!»
Sh:«Bene, sono contento che io e te ci intendiamo. Ora torniamo al campo base, che devo distribuire questa roba»
 


Ola cicos, come và. Sono tornato a scassarvi le balle.
Piaciuto il capitolo? Vi ha fatto schifo? Poteva andare meglio?
Lasciatemi una recensione e ditemelo, così posso migliorare o continuare su questa riga narrativa.
Sayonara.

  
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