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Autore: Slab    02/06/2011    6 recensioni
Minerva. Un salto nella sua mente, nel suo passato, per scoprire che...
Ha partecipato al contesto October&May.. purtroppo il contest è stato chiuso per poca affluenza :( ma mi era a cuore :) quindi ho pensato di condividerla :D
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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TITOLO DELLA STORIA:  In quanti modi si muore?
CONTENUTO DEL PACCHETTO 2. Minerva McGranitt. Prompt: lettera. Citazione: "Chi avrà visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile." Alessandro Baricco
TIPO/AVVERTIMENTI (drabble, long-fic, ecc.) long-fic
RATING verde
EVENTUALI NdA

In quanti modi si muore?

 
Era una mattinata movimentata, quando un gentiluomo imbarazzato bussò alla porta della sua stanza.
“Minerva, siamo pronti.”
Minerva lo guardò con gli occhi austeri che l’avevano identificata per anni. I capelli raccolti in uno chignon, il vestito nero, come richiesto dall’occasione. Gli occhi stanchi si staccarono dalla persona che aveva di fronte e ricaddero sulle pergamene che aveva davanti a sé.
“Un attimo solo, Aberforth.. sistemo solo le ultime sciocchezze. Non è poi così facile, fare il Preside.”
Sorrise lievemente,per mascherare il turbinio di emozioni che aveva dentro. Il suo interlocutore pensò allora di andarle incontro.
“Dirò giù che possiamo riposarci per qualche minuto, allora.”
“Riferisci che sarò lì tra 10 minuti.” Disse, infine, dopo una pausa di due minuti. Ringraziò mentalmente Aberforth e sospirò.
“Perfetto. A dopo.”
Minerva gli fece un cenno col capo. Per lei era estremamente difficile non far trapelare nulla di quello che provava in quel momento. Si sentiva schiacciata da una realtà che faticava ad accettare. Una realtà dura. Albus era morto. Severus era morto. Erano morti i figli dei suoi amici ed i suoi amici stessi. Nessun giorno si era rivelato più nefasto di quello della battaglia nella scuola. L’edificio era a pezzi. Ed a pezzi erano le anime di chi aveva ritrovato il cadavere di un suo parente, di un suo amico, di un suo conoscente tra le macerie. E quello che era venuto dopo era stato anche peggio. La realizzazione di quello che era successo venne solo dopo qualche giorno, quando ormai in attività gli elfi domestici di Hogwarts iniziarono a ripulire il tutto per rendere più accogliente la sala. E la disperazione divampò sui volti delle madri che avevano perso un figlio. Sui volti dei mariti che avevano perso le mogli. Sui volti dei figli che avevano perso i genitori. Era tutto così doloroso, si disse Minerva, ormai stanca delle tragedie che si erano susseguite nella sua vita. Aprì il cassetto e fece quello che faceva ogni volta che si sentiva persa. Prese un foglio di pergamena piegato in quattro. Una lettera. Quella lettera le dava la forza di andare avanti. Ormai ingiallita dal tempo e consumata nei lati per l’uso continuo. Le dava la forza ed il coraggio per affrontare tutto. Quella lettera, datata 31 Ottobre 1981. Diaciassette anni prima. La notte in cui il Signore Oscuro aveva cercato di uccidere,per la prima volta, Harry Potter.
Quel giorno, il 31 Ottobre 1981.
Se lo ricordava come se fosse stato ieri. Gli stessi sguardi pietrificati. Le stesse urla. Godric’s Hollow fu praticamente invasa da uno spettro di dolore misto a rassegnazione. Lily e James erano stati uccisi. E l’unica cosa che Minerva riusciva a percepire in quella circostanza era dolore e straniamento. Nient’altro. Il suo cuore era come una corazza. Restò immobile, vedendo Albus avanzare e circondarsi di gente. La stessa gente che al suo fianco aveva combattuto per mesi. La stessa gente che si era decimata con l’avanzare del tempo, delle morti. Erano morti tutti. E lei si chiedeva come mai non era venuto ancora il suo turno. Se lo chiedeva spesso e se lo chiedeva in silenzio senza che nessuno potesse leggerle gli occhi. Una sensazione di inquietudine le invase il petto. Non voleva sentire parlare ancora Albus di quella faccenda. Voleva solo sapere che fine aveva fatto l’uomo che amava. Se stava bene. Se era vivo. Voleva accertarsi che Lily E James fossero soli in quella casa, quella notte.
Minerva non era contenta. Aspettava di vedere Alastor da tre settimane ora, e non appena era arrivato non avevano nemmeno avuto il tempo di scambiarsi due parole che  Albus aveva convocato una riunione urgente dell'Ordine. Minerva sedeva con le braccia incrociate al petto sforzandosi di non mostrare il suo pessimo umore ed il suo animo in sussulto. Onestamente, tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento erano di minuti con l’uomo che amava. Era troppo da chiedere?
I suoi pensieri furono interrotti quando nella stanza improvvisamente cadde il silenzio. Alastor si sedette  di fronte a lei che lo guardò con un paio di occhi spenti. Guardandosi intorno vide dei volti familiari, la maggior parte annoiati e stanchi quanto lei. Shackelbot girava intorno alla stanza e non riusciva a restare fermo. Hagrid aveva in braccio un bambino minuscolo. La sua attenzione fu catturata dal Preside che ora stava in piedi di fronte ai pochi membri dell'Ordine. Albus Silente aveva un aspetto stanco e affaticato, proprio come tutti gli altri. Si schiarì la gola e la già silenziosa stanca cadde in completo silenzio. Poteva vedere le espressioni che la maggior parte dei presenti aveva; alcuni erano tramortiti dalla notizia della morte dei coniugi Potter. Altri erano immobili e fissavano il pavimento. Malocchio la guardò per qualche minuto poi si alzò e disse qualcosa al Preside, prendendolo in disparte.  Infine uscì dalla stanza senza guardare nessuno.
Minerva restò per un interminabile minuto a guardarlo uscire e non dire nulla. Ammutolita da quella indifferenza che le faceva male. Da quell’indifferenza che le falciava l’anima, che le stringeva il cuore.
Passarono giorni da quella notte. Passò del tempo. Il dolore per Lily e James iniziò a pulsarle nel cervello. Proprio come adesso. Si rese conto solo qualche giorno dopo di quello che veramente stava succedendo. Si rese conto solo dopo un po’ che quei due ragazzi erano morti. Lei, l’unica che sapeva del suo amore per Malocchio. Lui che aveva visto crescere negli anni ad Hogwarts. Passò del tempo, prima di ricevere un gufo. Il gufo che le cambiò la vita.
“Minerva,
sono sicuro che ti starai chiedendo cosa in questi giorni stia pensando. Cosa stia facendo. Dove sia andato. Minerva, mio amore. Sì, mio unico amore. In quanti modi si muore? Lo sai?me lo chiedo continuamente in questi giorni. Abbiamo visto morire i nostri amici, i nostri parenti. Abbiamo visto morire persone che ci erano accanto,ma anche persone che non conoscevamo bene. Ci siamo preoccupati l’un per l’altra e l’abbiamo fatto sempre, in qualunque momento. Quest’ansia che ci toglie il respiro e non ci dà tregua. Amore, se ami, devi amare forte. Se ami, devi amare forte. Le vie di mezzo non esistono. Ti logorano soltanto. Io non so amare forte.  La mia vita è un'altalena. Gioia. Tristezza. Dolore. Apatia. Speranza. Delusione. Alti. Bassi. Ci sarà sempre qualcosa che prenderà il tuo posto, sempre qualcosa che verrà prima di te. È questo l’amore che intendi ricevere da una persona?Oggi c'è un pallido sole dentro di me. Nonostante gli occhi abbiano  ancora la vista offuscata riesco a percepirne  il tenue calore. E' una sensazione che sconoscevo  da tempo ormai. E lo devo solo a te. Al tuo starmi accanto. Qualunque cosa accada, questo filo sottile che ci ha inspiegabilmente unito, lo custodirò come il dono più prezioso che potessi sperare di ricevere. Qualunque cosa accada, la parte di me  su cui ti sei affacciata dolcemente ti guarderà sempre con la stessa tenerezza di oggi. Ma tu, mia amata, tu amerai. Amerai forte, come io non ho saputo fare. Amerai forte. E andrai avanti. Oltre me, oltre le mie parole, oltre i miei gesti. Abbiamo vissuto in segreto il nostro amore. Ed in segreto mi ritrovo a rinnegartelo. Non riesco a vivere con l’incombente paura di perderti. Non posso più aver paura di trovarti morta, al mio risveglio. Se è meglio liberarmi di te per non soffrire, ti chiedi. È meglio, amore mio. È meglio lasciarti e farti vivere una vita d’amore, anziché opprimerti con le mie ansie continue.
Minerva, non odiarmi. 
In quanti modi si muore? Non so. Ma so che lasciarti sarà per me la morte più crudele.
Eternamente tuo.
Alastor.”
Le si spezzò il cuore. Gli avrebbe detto che lei sapeva amare forte. Gli avrebbe detto che avrebbe amato così forte, per tutt’e due. Le si spezzò il cuore. E tale sarebbe rimasto, per sempre.
Alastor  cambiò. Cambiarono i suoi modi di fare, cambiò il suo modo di parlare. C’è chi lo riteneva pazzo, chi lo riteneva uno scoppiato. Dicevano che aveva visto cose orribili. Dicevano che aveva visto cose inimmaginabili. Dicevano che aveva fatto cose brutte. Ma lei lo sapeva. Sapeva che il vero Alastor era lì dentro, da qualche parte. L’Alastor che lei aveva amato. L’Alastor di cui aveva conservato il ricordo.il vero Alastor. Non il Malocchio Moody a cui tutti erano abituati. Ma Alastor, solo Alastor. E per lei sarebbe rimasto sempre lui. Quello vero. Quello vecchio.
Minerva McGranitt posò la pergamena e chiuse il cassetto. Si alzò. L’animo turbolento, gli occhi di pietra, il sorriso austero di una donna sofferente ma forte.  Si guardò intorno. Sarebbe stato un giorno di dolore e malinconia. Ma lei era la donna giusta per portare avanti la scuola in quella situazione disperata. Sarebbe scesa a testa alta e avrebbe aperto il corteo per i funerali ai morti della Seconda Guerra Magica. Così come aveva fatto per  Lily e James. Così come aveva fatto per Alastor. Così come aveva fatto per Albus. Adesso toccava a lei. Avrebbe fatto risorgere Hogwarts. Avrebbe riportato il mondo magico alla tranquillità di cui aveva  bisogno. Perché lei sapeva amare. E sapeva amare forte.

Chi avrà visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile.
  
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