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Autore: londonlilyt    25/02/2006    1 recensioni
"I loro sguardi si incontrano attraverso il salone affollato, quello di lui scuro e vellutato come la notte, quello di lei terso e chiaro come il cielo a primavera. Lui sorrise sicuro,facendo scorrere gli occhi lenti sulle curve di lei, come in una morbida carezza, mentre il sorriso si allargava facendogli brillare le pupille scure come il peccato...." L'idea di questa ff mi e' venuta dopo aver visto Mr.&Mrs Smith, quello con Angelina Jolie e Brad Pitt...non l'avete visto!! e che aspettate!! alla fine, indipendentemente dalle vostre preferenze sessuali, ve li fareste tutti e due! Quindi i nostri due protagonisti sono due spie, lei e' una freelance lui invece lavora per il governo inglese, le loro strade si incontrano un giorno per caso e da quel momento scoppia il putiferio.....
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Mark Hamilton entrò nel suo ufficio chiudendo piano la porta dietro di se, aveva ancora indosso il giubotto anti proiettile, non aveva pensato a toglierselo tanto era ancora sconvolto.

Quando quella mattina avevano organizzato la missione non si era aspettato che si concludesse in un tale disastro, e non si era aspettato di trovarsi faccia con lei, non più, non dopo tutto questo tempo.

Si sedette dietro la sua scrivania e si tolse il giubetto, era incredibilmente ingombrante l’affare, agitato si passò più volte le mani tra i corti capelli scuri, quando era nervoso lo faceva sempre. Fece scorrere lo sguardo sulla fila di cassetti che stavano alla sua immediata sinistra, ed i suoi occhi si posarono sull’ultimo. Titubante l’aprì e prese uno dei due fascicoli che vi erano conservati, un fascicolo che non vedeva da cinque anni.

Sulla copertina color crema c’era un nome: “Vivian Trent”

Sapeva a memoria quali informazioni erano contenute lì dentro, certificato di nascita, la lista delle varie scuole frequentate dalla ragazza, il suo curriculum nell’esercito, le varie specializzazzioni, esplosivi, armi, combattimento a mani nude, erano le cose che le riuscivano meglio, poche persone sapevano che lei quelle cose le sapeva fare già da quando aveva quindici anni.

Lentamente Mark continuò a sfogliare le pagine, sapeva anche cosa conteva l’ultimo foglio.

L’ultimo foglio era un certificato di morte, Vivian Trent era morta di incidente stradale il 12 Aprile del 1999, la sua macchina era volata dentro al fiume e il cadavere non era mai stato trovato.

Colpa delle correnti, aveva concluso la polizia e il caso era stato chiuso.

Prese la fotografia che era nascosta sotto al foglio, ritraeva lui e Vivian al mare, il sole splendeva e loro due ridevano spensierati mentre provavano ad abbronzarsi, lei cercava sempre di stare sotto al sole il più possibile.

Gli occhi le brillavano caldi in quella foto, di una vitalità che lui aveva visto scomparire senza che potesse fare nulla per evitarlo, lei non gliel’aveva permesso, aveva preferito scappare e lui era rimasto mesi ad affoggare nel senso di colpa.

Non aveva mai creduto alla storia dell’incidente, l’aveva cercata per diverso tempo dopo, ma senza risultati, era sparita e non aveva nessuna intenzione di farsi trovare.

Gli si era accapponata la pelle, quando, dopo due mesi, la storia di quello successo in Colombia alla villa di Ortega aveva iniziato a circolare, sapeva che era stata lei, era stata la messa opera della sua vendetta personale contro il trafficante, ma non credeva che sarebbe stata così sanguinosa, aveva fatto una strage.

Il bastardo se lo meritava però, chiuse gli occhi cercando di scacciare le immagini che avevano iniziato a vorticargli in testa, quelle di quando l’aveva salvata dopo tre settimane di prigionia per mano dei colombiani. Lo faceva ancora stare male pensarci.

Se Simon Kay non fosse già morto l’avrebbe ammazzato con le sue mani, quel verme schifoso! Era stata tutta colpa sua se le loro vite erano state sconvolte.

Mise il fascicolo da parte e prese l’altro, sulla copertina c’era scritto: “La Dea di Ghiaccio”

In quel fascicolo invece, erano contenute tutte informazioni non ufficiali, che aveva raccolto nel corso degli anni, era quasi sicuro dell’identità di questa spietata mercenaria comparsa sulla scena quattro anni fa, ma le descrizioni che aveva non riusciva a farle combaciare.

La Dea di Ghiaccio era fredda, crudele, senza un briciolo di compassione, si faceva pagare profumatamente per il suo aiuto ed erano pochi i lavori che disdegnava, una volta incontrato lo sguardo dei suoi occhi gelidi, non la si dimenticava facilmente, ed era un tipo di persona a cui non volevi assolutamente attravversare la strada.

Che cosa era diventata Vivian una volta lasciati gli Stati Uniti?

L’idea che lei facesse quel tipo di lavoro non faceva altro che aggiungere alle sue colpe, avrebbe dovuto salvarla, non solo dalla prigionia ma anche dai demoni che ora la perseguitavano.

Lo squillo del cellulare lo fece sussultare.

-Pronto- la voce gli tremava leggermente.

“Ciao amore! Come va in ufficio?”

-Annie- non riuscì a trattenre un sorriso di gratitudine, sua moglie l’aveva appena tirato fuori dal baratro dei ricordi.

“Hai una voce strana tesoro tutto bene?”

-Il solito non ti preoccupare, tu piuttosto come stai? Nausea?-

“Ho appena finito di vomitare mio caro se é quello che mi stai chiedendo” rispose allegra.

-Mi spiace amore, prova con del pane tostato- suggerì.

“Era del pane tostato quello che é appena finito nello scarico, comunque, mi chiedevo se ti andrebbe di non cenare stasera, in queste condizione la sola idea di preparare da mangiare mi fa aumentare i conati!”

-Non ti preoccupare- rispose ridendo –prendo qualcosa sulla via di casa-

“Mio eroe! Cosa farei senza di te!”

-Ti amo tanto lo sai?- disse all’improvviso.

“Anche io ti amo tanto...sei sicuro di stare bene?”

-Si sono solo molto impegnato, tutto qui-

“Allora ci vediamo stasera?”

-Certo a stasera-

“Non tardare, qui ci sono due persone...anzi, una e mezzo, che hanno assolutamente bisogno della tua presenza”

Mark chiuse la comunicazione e rimase qualche secondo a fissare la foto del suo matrimonio con Annie che teneva sulla scrivania.

Stavano aspettando il loro primo bimbo ed entrambi erano al settimo cielo.

La scomparsa di Vivian gli aveva spezzato il cuore, e gli ci erano voluti anni prima di decidersi ad uscire con un’altra donna, poi era comparsa Annie, era stata la sua salvezza, non le aveva mai raccontato i dettagli di cosa era successo, ma solo che la sua fidanzata era morta in un incidente, e lei aveva fatto di tutto per lenire le ferite che si era portato dentro per tanto tempo, e che ora minacciavano di riaprirsi.

Ma questa volta avrebbe fatto qualcosa di più, questa volta non le avrebbe permesso di tagliarlo fuori, ed avrebbe iniziato con lo scoprire cosa ci faceva in quell’edificio dove un gruppo di sud americani pericolosi stavano avendo un’incontro.

Etienne era sdraiato al buio a fissare il soffito, non riusciva a dormire, Sasha invece russava piano ranicchiata al suo fianco.

Era ancora pallida e due occhiai scure facevano bella mostra di se, aveva mangiato pochissimo nelle ultime ore, parlato ancora meno e in silenzio era andata a letto.

Non avevano avuto occasione di approfondire la conversazione avuta quel pomeriggio, erano stati impegnati a discutere la loro prossima mossa e le opzioni a disposizione, le quali non erano rosee al momento.

Ma lei era stata distratta e poco propensa a fornire un punto di vista, sembrava essere lontana chilometri. Chi era questo fantomatico fidanzato sbucato dal nulla?

Oggi si era drammaticamente reso conto di quanto poco la conoscesse, di come il suo passato era avvolto nel mistero e di quanto lei fosse restia a parlarne, se la comparsa di questo Mark, l’aveva fatta reagire in quel modo, quali altre sorprese l’aspettavano?

Istintivamente allungò un braccio e se la strinse contro.

I suoi limpidi occhi azzurri erano stati velati da qualcosa di cupo e turbolento per tutta la sera e lui, la grande spia, si era ritrovato a non sapere che pesci prendere.

Forse era arrivato il momento di guardare in faccia la realtà, ci teneva a lei e parecchio anche, l’aveva fatto ammattire come nessuno in vita sua, e anche se certe volte le avrebbe volentieri spaccato quel delicato cranietto, si era anche divertito, e si era trovato sempre più affascinato.

Quando si era svegliato nel letto di lei, aveva pensato contento che non gli sarebbe dispiaciuto svegliarsi a quel modo tutte le mattine, e poi quando l’aveva vista vicino alla finestra con indosso il suo maglione, i capelli arrufati, le guance rosse e quell’espressione assorta, gli si era fermato il cuore talmente era bella.

Provava la strana voglia di tenersela vicina e di proteggerla, una specie di “Tu Jane io Tarzan”, voleva saperla sana e salva e al sicuro, non gli andava di riprovare il senso di impotenza e disperazione che aveva sperimentato in ospedale, quello che voleva era che lei lo facesse entrare nel suo piccolo mondo e che non lo tenesse più a distanza.

Ia cosa stava iniziando a farlo arrabbiare, fino ad ora l’aveva solo infastidito, perché si era convinto che con un pò di persuazione avrebbe abbattuto tutte le sue difese, ma ultimamente... ultimamente si era reso conto che qualcosa di più profondo le si agitava dentro. Quali segreti stava cercando di nascondere con tanta tenacia?

Una cosa gli era chiara però, una volta venuti a galla avrebbero scatenato l’inferno tra loro due, e quello che sinceramente sperava di più era che lei gli consentisse di rimettre insieme i pezzi. Perché arrivati a questo punto, era sempre più convinto di essersi innamorato.

 

  
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